All Posts from November, 2005

Ci hanno davvero preso tutto

November 27th, 2005 | By benty in Senza categoria | 7 Comments »

Visto che Delio e Gecco latitano, nonostante novembre stia finendo, ci pensa il pozzo di Cabal a raccogliere classifiche musicali e bloggherecce provenienti dai blog.

Certe notti

November 18th, 2005 | By benty in Senza categoria | 5 Comments »

Infilarsi in macchina, di notte. A velocità moderata lasciarsi alle spalle le vie semivuote della città. Recarsi ad appuntamenti che di certo non daranno brividi. Non quei brividi, quelli non si sentono da un bel po’, e va benissimo così. Sentirsi a posto con sè stessi, per aver ridato un senso alla parola casa, fino al pomeriggio pericolosamente vicina all’idea di paesaggio post nucleare. Trovarsi per una volta presentabili, lavati e rasati. Per una volta, cazzo. Avere la strana sensazione di avere almeno il 40% delle cose da fare già fatte, o predisposte per essere risolte a breve. Compiacersi moderatamente con sè stessi. Essere consapevoli dell’arrivo un fine settimana morbido, in parte già iniziato. Considerarsi pienamente soddisfatti del circolo di affetti di cui ci si è circondati negli ultimi mesi e lasciarsi scaldare dall’area condizionata. Considerare che quest’anno pure il Natale farà meno schifo, alla fin fine, senza per questo sentirsi buonisti.

Certe notti la radio passa "Be thankful for what you’ve got" nella splendida versione degli Yo la tengo.

Sinapsi che si rammolliscono, tepore fuori e dentro, immotivati sorrisi. Stavo in macchina, da solo, di notte. Ero grato di ciò che avevo. E stavo bene.

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Sono sempre l’ultimo a sapere le cose qua dentro

November 16th, 2005 | By benty in Senza categoria | 3 Comments »

Se in questo blog si facessero le classifiche di fine anno (ma per politica aziendale non si sono mai fatte, e si aspettano comodamente le vostre) questo sarebbe uno dei dieci post più belli letti in giro quest’anno. Il diario del Dr. D. Non osate farvi scoraggiare dalla lunghezza.

Panagiotis e i Grovers

November 16th, 2005 | By benty in Senza categoria | 5 Comments »

Panagiotis è il proprietario del Kika, il bar dove metto musica il sabato sera, quasi da un paio di mesi. E’ basso, si veste da giovane nonostante sia vicinissimo alla quarantina ma riesce a non essere patetico, ha una testa spropositatamente grande per quel corpo e delle basette biasimevoli. Beve con continuità impressionante. E’ un eclettico ascoltatore e appassionato di musica. Io, da alcuni personaggi che circolano al bar, mi sono fatto l’idea che sotto ci dev’essere qualche traffico losco. Non c’è verso che si possa pagare un affitto in centro, per quanto microscopico il bar possa essere, quando per i cinque mesi estivi hai al bar tre persone, di cui due tuoi amici a cui offri la metà delle bevute. Non sono pochi i momenti in cui sparisce nel retrobottega con qualche sconosciuto e torna parecchio più allegro e in forma di quando vi era entrato. Ma queste sono solo congetture. Della vita segreta di Panagiotis ho scoperto qualcosa la settimana scorsa: ha una band, i Grovers. Quando gli ho chiesto che musica facessero mi ha risposto garage-punk. Sapendolo grande fan degli Stiff little fingers e dei Sonics la cosa mi aveva confortato  Simultaneamente mi informava che i Grovers avrebbero suonato il lunedì successivo. Un misto fra curiosità e piaggeria mi ha trascinato dunque ieri sera all’Idrogeio per vederlo all’opera.

Quando arrivo suonano i 77, un gruppo che vorrebbe essere i Tool ma con il violino. Grazie a Dio assisto solo alle ultime due canzoni. Fra i volti noti e meno noti incrocio una delle ragazze che lavora come segretaria a scuola, Alexandra. Donna tatuata che ispira simpatia a pochissima gente e che ha un’altissima concezione di sè stessa come intenditrice di musica. In realtà s’è fermata ai Depeche Mode. Mi informa che i Grovers sono un nome storico dell’underground cittadino. Non volevo infierire sul concetto di underground greco, ed ho annuito. La popolazione dell’Idrogeio è spaventosa e sorprendentemente numerosa. Si tratta di un coacervo di punk, punkabbestia, metallari, skinheads, e perfino qualche darkettone. Il tratto che li accomuna era un’atteggiamento minaccioso: più di uno ha desunto ascolti riprovevoli dal mio abbigliamento normale (e lì dentro assolutamente controcorrente) e mi ha guardato storto. Poco prima dell’inizio del concerto si sentono parecchi rumori di bottiglie, spaccate a terra. Mi spiega Evgenia, una delle cameriere del Kika, che "Sono punk, vogliono spaccare tutto".  Lo dice con certa preoccupante partecipazione emotiva. I camerieri del Kika ovviamente ci sono tutti, credo pena licenziamento. Ma non sono fuori luogo come me, anzi sembra non essere il primo concerto dei Grovers per loro, e sembrano felici di esserci e di sostenere il loro capo.

Panagiotis esce sul palco evidentemente ubriaco, i Grovers partono con quello che io suppongo uno dei loro cavalli di battaglia, visto che le parole le sanno in molti, tutti quelli davanti. Mi sbagliavo. Lo zoccolo duro dei fans conosce tutte le parole di tutte le canzoni, credo suonino una specie di best of. I pezzi hanno un ritmo flaccido, ma lo stesso spingono quegli scarti della società a pogare e fare stage diving manco avessero davanti una cover band dei Ramones.

I Grovers si compongono di un basso, tre chitarre di cui una corredata da chitarrista con pantaloni di pelle, e due chitarristi su tre capellonissimi, ben oltre i quaranta. Il batterista lo vedo poco, verso la fine del concerto mi accorgo di un altro capellone che suona le tastiere, udubili solo in un pezzo. E poi c’è Panagiotis, il frontman. Canta in greco, per quasi tutto il concerto a occhi chiusi, incita la folla che lo segue in uno stato di esaltazione non condiviso dalla maggior parte degli astanti. Si spara dell pose da punk indegne, si sgola davanti a quel microfono. Non ha voce, endemicamente, nemmeno quando parla. Ma quelli lì davanti sono ipercinetici, si tirano addosso birre che è un piacere, si scaraventano felici l’uno addosso all’altro, sono in stato estatico davanti alla band del mio capo, invadono il palco a più riprese, manco fossero gli Stooges. Un quarantenne piuttosto sfigato che esalta dei ventenni parecchio sfigati, penso. In realtà un po’ lo invidio Panagiotis, uno che le sue passioni (bicchiere e roccherolle) se le tiene strette, nonostante gli anni passino. E lo fa con discreto successo locale occorre dire per amor d’onestà.

Che musica fanno i Grovers? Beh, un misto malriuscito di rock che ricorda dei Guns & Roses sotto botta, una cosa che vorrebbe somigliare al punk, ma non c’è verso che quei quarantenni impresentabili sul palco riescano ad avvicinarsi nemmeno alla metà del ritmo e delle chitarre distorte che occorrerebbero. A tratti emergono delle venature metal che consentono ai tre inutili chitarristi capelloni di esibirsi in assoli che col punk ci dicono male. Una musica ecumenica, capace di inglobare tante influenze una peggio dell’altra, mischiarle male e riproporle peggio. Col merito di fare stare assieme felici sotto un palco metallari capelloni, punk crestati, skin col bomber, dark e camerieri del Kika. Potrei tranquillamente definirla una musica di merda.

Il siparietto finale mi vede soccorrere metà dei camerieri, che per un pelo non sono stati coinvolti in una rissa con dei punk in evidente cerca di rogne. Sedare risse fra punk e camerieri, un’ottimo diversivo per il lunedì sera, penso.

Due cosette serie

November 12th, 2005 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

Documentare la violenza della guerra, via Adayinthelife

Enzo Baldoni parla di Falluja (RealMedia)
Enzo Baldoni racconta di Falluja
(agosto 2004)

Giuliana Sgrena: Falluja, una strage al giorno
(settembre 2004)

Falluja: ieri e oggi
(novembre 2004, periodo del primo probabile attacco con MK-77)
Il video linkato nell’articolo si riferisce ad un attacco dell’aprile 2003: scaricatelo
qua (tasto destro, salva con nome)

Rapporto da Falluja 1 e 2
(gennaio 2005)

Napalm by any other name
(aprile 2005)

Il servizio di RaiNews24
(novembre 2005)

Cambiare faccia alla Sicilia, Rita Borsellino presidente

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Last days

November 8th, 2005 | By benty in Senza categoria | 12 Comments »

Torino

Ancora una vittima eccellente nel dorato mondo degli indieblog. A lasciare l’amata/odiata blogosfera è stavolta Milaus. Il blog sabaudo aveva già dato chiari segni di insofferenza verso il mondo dei blog, e non si avevano più sue notizie da alcuni mesi. Si temeva il peggio, ovvero che volesse chiudere coi diari online lasciandoli con un ultimo post su Ligabue. Ma questo sarebbe stato un modo troppo disonorevole di  andarsene dalla rete, anche per lui. Molte le ipotesi sulle motivazioni che avrebbero spinto il giovane blog all’insano gesto. Si parla di flessione degli ingressi, pressioni da parte del governo, mancanza di ispirazione, verruche sotto ai piedi. In realtà voci accreditate rivelano che Milaus non era più lo stesso già dopo la celebre partita di calcio fra blogger di questa estate, svoltasi a Urbino. Il match lo vide fra i protagonisti, ma finì con una sonante sconfitta per la formazione RDP di cui faceva parte. Da lì l’inizio del periodo buio, fino al tragico epilogo di oggi. La polizia ha ricostruito per noi i suoi ultimi tragici momenti di vita. Milaus dopo un letale cocktail di bagnacauda e sansimone caldo ha con lucida fermezza impugnato un post con il titolo di un pezzo dei Radiohead, se lo è puntato alla tempia e ha premuto il bottone cancella blog. Ripercorrendo la sua brillante carriera di blogger non si può dimenticare il geniale post che ha teorizzato due nuove categorie del pensiero indie, la celebre divisione fra cazziduri e frocetti , per cui passerà alla storia. 

Lascia, oltre ai numerosi fan, già da giorni in triste veglia sul suo template senza vita, anche 4 figli: ilcielosutorino.splinder.com, labalaestonda.splinder.com, ilcielosutorino.org , e l’esuberante ragazzadiblogger.splinder.com

Fu vera indieblogstar? Ai post l’ardua sentenza

 

Electrelane, that’s ammore

November 6th, 2005 | By benty in Senza categoria | 9 Comments »

Care Electrelane

Sono un vostro piccolo fan di appena 32 anni, che per un destino cinico e baro si trova a vivere a Salonicco, e non a Brighton a qualche isolato da casa vostra, come avrebbe voluto. Intanto volevo ringraziarvi di essere tornate qui dopo un anno e mezzo , mi eravate mancate, davvero. Io vi voglio bene, lo sapete. Poi volevo ringraziarvi anche per Axes, cosa che avrei dovuto forse fare prima, ma per fortuna c’è un sacco di gente più brava di me a scrivere di dischi che ci ha pensato come meglio non avrei potuto. Quando l’ho visto sullo scaffale, nello scorso giugno, mi sono limitato a comprarlo, senza prima aver letto quasi nulla. Un atto di fede, dopo la folgorazione dell’anno scorso. Ricompensato da un disco non facile, meno immediato di The power out, non solo per la mancanza dei testi nella maggior parte dei brani. Ma a me piace il rumore, e anche i suoni poco dritti, sennò non sarei un vostro piccolo fans. Un disco splendidamente complesso e scuro Axes. Poi volevo chiedervi scusa. Intanto per Kostas, che l’anno scorso era con me e ieri invece è stato costretto ad accompagnare la moglie al concerto degli gli A-ha. Però sono contento che certe cose vengano fuori, così mi do ragione da solo a rimanere felicemente single. Non divaghiamo. Volevo chiedervi scusa perchè a Benicassim nel 2004 non sono riuscito a vedere tutto il vostro set, che non avevo la compagnia idonea, ma il solo avervi visto – seppure da lontano – è stato un tuffo al cuore. Poi volevo chiedervi scusa per quello che ieri sera prima del vostro concerto ha risposto alla domanda del cantante del gruppo d’apertura (i 5 stars hotel, greci e sorprendentemente bravi) che chiedeva se dovessero smontare da soli la strumentazione. Uno dalla folla ha urlato "Lascia che questo lavoro lo facciano i maschi", riferendosi a voi e alle vostre presunte attitudini sessuali. Si è scatenata l’ilarità generale. Vabbè era una battuta. Di pessimo gusto, e avete ragione in pieno quando parlate di sessismo. Infine volevo chiedervi scusa per essermene andato prima degli encore, ma non siate severe con me, aver perso On Parade dal vivo è già una tremenda punizione. Purtroppo il sabato sera lavoro come dj, fra le mie mansioni c’è anche quella di condividere il piacere della vostra musica con quanti si vengono a bere una birra, e lo faccio sempre, ci mancherebbe altro. 

Ho visto un’oretta di concerto e ne sono uscito gongolante di gioia. Avrei voluto invitarvi a casa mia a fare due spaghi dopo, volevo stare ancora un po’ con voi, ero felice, volevo abbracciarvi proprio, se non fosse stato un gesto troppo da Benigni. Avete cominciato con One two three lots, e poi Bells, proprio come su Axes.  Avete un tiro dal vivo che mette spavento, soprattutto Emma vi trasforma sul palco, diventate adorabilmente toste, fate rumore, mi piacete tanto tanto tanto, come direbbe quello. Mi piace il ritmo crescente della maggior parte dei pezzi che cominciano ipnotici e poi accelerano, si induriscono, deflagrano, pistano. Come in Those pockets are people o in Two for Joy, che quando esplodono le chitarre mi viene da fare un headbanging selvaggio che però reprimo e resta interno, che eravamo davvero troppi ieri sera allo Xilourgeio. Ecco magari la prossima volta ci organizziamo meglio si fa una cosetta per pochi, tipo anche a casa mia eh? In mezzo ai nuovi pezzi di Axes avete infilato come perline i brani di The power out ( Birds, This Deed, Gone under the sea,Take a bit…) accolti sempre da un gridolino di gioia del pubblico pagante. Adoro anche l’attitudine misurata che avete on stage, sembrate non farvi sopraffare dall’energia che rilasciate in suoni, a parte la trance di Mia che suona a occhi chiusi, e Verity che a volte sembra trasformarsi in cugino It. La cover di Coehn, the Partisan, è stata resa dal vivo in maniera magistrale, parecchio meglio che su cd, fragorosa, feroce, eccellente. Voi siete post punk, vero? O new wave? O kraut art rock? O noise? Voi siete le nuove Sonic Youth, i nuovi Neu! o i nuovi Stereolab? E’ così che leggo in giro. Possono definirvi anche le nuove Lollipop, per me restate detentrici del titolo di miglior band femminile sulla faccia della terra. Titolo che vi verrà consegnato da me e Marina in persona. La cosa che mi ha più colpito ieri sera è realizzare quanto in un anno vi siate affiatate, e quanto il vostro suono stia diventando sempre più vostro, particolare, definito, riconoscibile. Il fatto che Axes vi allontanerà le favori del grande pubblico, mi fa anche piacere, così per una volta pure io posso fare lo snob che gli piacciono solo quelli sconosciuti o quasi. Che poi sconosciute non lo siete, visto che avete anche una pagina su Wiki .

In realtà questa è una lettera d’amore. Io vorrei adottarvi, perchè qui non ho una famiglia. Vorrei Verity come sorella maggiore saggia, colta e cool al contempo, Emma come sorellina minore, dolce, indie e caciarona. Ros a te ti conosco poco, che l’anno scorso c’era Rachel, (Ros e Rachel?) comunque sembri simpatica, potremmo anche essere amici, al limite una cugina. Adesso dovrei chiedervi il favore di lasciarmi un po’ solo con Mia, perchè le vorrei parlare in privato. Si, capisco che un blog non è il luogo più adatto, ma cercate di capirmi.

Cara Mia

tu mi hai spezzato il cuoricino con la tua faccia da bambola e il sorriso timido. Covo questa passione dall’anno scorso, dalla celebre performance senza reggiseno, e non posso più nascondermi. Io ti amo, vorrei sposarti e vivere per sempre con te, ecco l’ho detto. Si lo so, è un po’ prematuro, ma io intanto ho già pensato ai nomi da dare ai nostri figli, un paio sono addirittura negoziabili. Abbiamo così tante cose in comune Mia, te ne devi convincere, ti renderò una donna felice. Pensa che bello, andremo in tour e ti terrò i piccoli a bordo palco, sciogliendomi in sguardi di ammirazione e sospiri d’amore. Oppure ti farò diventare insegnante di inglese nella mia scuola tra un tour e l’altro, che ne dici? Ho letto che scrivi e che fai la dj. Anch’io scrivo, ho un blog , pensa. E anche io metto i dischi un bar proprio come te . Solo che tu lo fai a NY e io in una città appena meno a la page. Ah e poi a casa ci ho pure la chitarra elettrica e pure a me piace farci rumore. Si in effetti è perchè non so farci altro. Però vedi Mia, quante cose in comune? Lo vedi che siamo fatti l’una per l’altro? Ti sembrano coincidenze? Ti sembro adolescenziale? Solo per quella scritta "MIA I LUV U" davanti all’hotel? Ti sembro ossessivo? Solo per le minacce di morte settimanali che mi diverto a rinnovare alla famiglia di Amanda Moore? Ieri, quando tutta sudata e spettinata macinavi riff in accelerazione, senza scomporti troppo, ho cercato i tuoi occhi per vedere se anche tu mi amavi. Poi hai suonato per sbaglio l’attacco di Atom’s Tome,  Verity ti ha guardata storta, ti sei fermata, che c’era un altro pezzo in scaletta. Ed è stato lì che mi hai sorriso arrossendo, ne sono certo. Ormai ho capito che mi ami anche tu. Quando ti sentirai pronta fammi sapere che prenoto le fedi e la chiesa. Si, Verity può farti da testimone, se è così che desideri. Alle bomboniere pensaci tu.

tuo Benty