All Posts from December, 2004

Big fish small fish (of april?)

December 30th, 2004 | By benty in Senza categoria | 5 Comments »

Speriamo sia uno scherzo

Maremoti

December 27th, 2004 | By benty in Senza categoria | 6 Comments »

Lo tsunami ha travolto il sud est asiatico e ci ha restituito immagini e notizie raccapriccianti. Non so dirvi della disperazione che mi ha colto nell’apprendere che Maldini ha dovuto interrompere le vacanze in anticipo. Per fortuna che a Emilio Fede non è successo niente. E spero che neanche ai gruppi di italiani pedofili di stanza in Thailandia l’acqua non abbia bagnato che le caviglie, e che possano tornare alle loro famiglie sani e salvi. Ciò che conta, come molti hanno ripetuto nelle news di oggi, è che le borse di tutto il mondo abbiano retto bene. Per il resto mi sembra che i media, travolti dall’onda anomala, stiano dimenticando il vero grande incubo di questi giorni. Come passeranno il capodanno le migliaia di vip? E io?

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Christmas with the yours (Easter what you want)

December 23rd, 2004 | By benty in Senza categoria | 3 Comments »

Fedeli al richiamo del panettone, muniti di mutanda rossa in vista del capodanno in avvicinamento, pronti alle crudeli abbuffate delle feste. Si torna in patria, prevedibili come il tacchino a Natale e le lenticchie al veglione del 31. Magari ci si vede pure. Nel frattempo mi porto avanti con gli auguri, che in uno slancio ecumenico estendo a tutti, tranne a Rutelli e Prodi (che gli venga lo squaraus di Natale). Adesso lasciatemi in pace, che ancora devo preparare la valigia.

Twilight Singers a Salonicco

December 21st, 2004 | By benty in Senza categoria | 5 Comments »

Sabato scorso me ne sono andato a vedere Manuel Agnelli e i Twilight Singers. Si c’era anche Greg Dulli, in tutta la sua mole e voce. Conoscevo poco gli Afghan Whigs e meno ancora il nuovo gruppo di Dulli, ma sapevo che l’ulitmo album era tutto di covers e allora mi son detto, magari si canticchia pure. Il posto dove hanno suonato è nuovo, si chiama Vilka on Stage e lo hanno aperto proprio per questa occasione. Lo gestiscono i tipi della Encore, che è una neonata azienda di booking: gli ultimi concerti che ci sono stati ultimamente sono tutti opera loro. Ho parlato anche col responsabile del posto e mi ha detto che stanno provando a portare qui per l’estate nomi enormi (Cure, New Order, ma gli unici che verranno sono sicuro che saranno i Deep Purple che qui l’hard rock tira come un carro di buoi). Poca gente, mediamente quarantenne, il che mi ha riempito di sconforto e di gioia. Sconforto perchè non c’è ricambio all’ascolto di certa musica, significa che di gruppi così ne passeranno sempre di meno. Gioia perchè coi miei quasi trentadue anni ben portati è una delle poche situazioni in cui posso ancora passare da ragazzino. Delle cover che hanno fatto ne ho beccate giusto due o tre. Sia perchè stravolte dallo stravolto Dulli. Sia perchè bello il posto, bravi voi della Encore che ci portate i Twilight Singers, epperò l’acustica era veramente una schifezza. Summertime, All you need is love e Don’t fear the reaper, that’s it. Alle altre proprio non ci sono arrivato. Per la prima volta ho visto l’asta di un microfono munita di portabirra e posacenere. Agnelli adesso ha i baffi e somiglia un po’ a Ross di Friends in versione anni 80. Sembra in stato adorativo davanti a Dulli, si alza spesso dal suo sgabello nei momenti più intensi del concerto per pestare sui tasti, ridacchiano di continuo. D’altronde Dulli lo adorerei pure io se mi portasse in tour in America ed Europa. Male di Miele non ce l’hanno suonata però. Il cencerto ha vacillato da certi estremi di tensione emotiva, che comunque Dulli ci ha questa voce ferita e che ferisce, e di gran cazzeggio, che anche questo tour era l’ultimo del gruppo e si sono un po’ svaccati alla fine, tra handclapping e risatine con il management che era a bordo palco. Per la seconda parte del concerto si sono avvalsi dell’aiuto una bottiglia di champagne. Le tastiere di Manuel si sono sentite solo quando non coperte da basso e chitarre. Poi si è messo alla chitarra e Dulli alla tastiera (I can play with my one hand and keep drinking with the other) e magicamente si sentiva solo la tastiera e per niente la chitarra di Agnelli. Il batterista mi ricordava parecchio Sean Penn in Carlito’s Way, un cocainomane riccio, stempiato e frenetico. Alla lunga il tipo di interpretazione sofferta di Dulli un po’ appiattisce le canzoni, e ti sembra ti sentire sempre lo stesso pezzo dall’inizio a quasi. Però trasuda carisma e birra, ci si dimena un po’ sui pezzi più sostenuti, Dulli sale pure sulla grancassa proprio in chiusura di concerto e tutti temiamo per la sua vita. Parlavo della grancassa.


Ho concluso tradizionalmente la serata, andando a mettere musica (parecchia anche pessima) al Casablanca e prendendomi la solita schicchera low cost del sabato sera.

Seminario

December 20th, 2004 | By benty in Senza categoria | 3 Comments »

La scuola mi ha obbligato a partecipare ad un seminario presso il lugubre Istituto Italiano di Cultura cittadino, intitolato “Lessico mentale”, tenuto dal direttore del dipartimento di italianistica dell’università di Salonicco. Praticamente il proprietario plenipotenziario dell’Italiano da queste parti. Essendo sgattaiolato ad Atene in occasione del seminario del mese precedente la scuola mi ci ha spedito come misura pressochè punitiva. Cinque ore dalle dieci di mattina, unica consolazione un ricco buffet. Oltre a me una cinquantina di persone, tutti insegnanti di italiano.


Alcuni italiani, anzi alcune: tutte signore oltre la quarantina che vivono qua da anni, tutte risatine e ammiccamenti al professorone a cui si rivolgono dandogli del tu ostentatamente, ripetutamente e immotivatamente. Tutto uno sfoggio di lessico forbito, interventi inutili e fastidiosi, mani alzate da prime della classe. Gente che tiene i cellulari accesi durante la lezione, e quando squillano è il tipo di gente che risponde pure. Gente che forma una lobby che gestisce tutti i punti di contatto Italia-Grecia in città (Istituto di Cultura, Camera di Commercio italoellenica in primis). Gente veramente di merda, che ti fa vergognare di essere italiano, come capita purtroppo di sovente. Il resto tutti giovani (o quasi) greci, insegnanti di italiano o aspiranti tali. Mi sono rincuorato scrutando gli appunti della mia vicina che si era segnata “l’imbortansa dei paroli”. Siamo ancora una spanna sopra la concorrenza, se dio vuole. Peraltro anche il succitato padrone dell’italiano ha registrato un’indecente serie di scivoloni sulle preposizioni, su cui vigliaccamente non ho infierito in pubblico, come invece delle vocine in testa mi suggerivano maligne.


Ma la cosa davvero splendida sono stati gli ulitmi 45 minuti, in cui a gruppi venivamo invitati a tracciare le linee guida di una attività didattica di nostra invenzione, in base alle cose che si erano dette durante il seminario. Ci sarebbe anche stato un vincitore. Io venivo dapprima conteso dai vari greci, che mi imploravano di aggregarmi a loro per fare un gruppo. Sceglievo due ragazze di cui la più spigliata era soprattutto dotata di minigonna, tentando così di dare un senso a tutto ciò. Creavamo poi un gioco/attività strepitoso, basato sul glorioso “nomi-cose-città”, di cui abbiamo già depositato il copyright. Infine ogni gruppo era tenuto a presentare la propria creatura davanti agli altri. Ho candidato immediatamente la minigonnata come presentatrice, per accaparrarci i favori del pubblico e del professore, commettendo un grave errore strategico. Abbiamo ascoltato un paio di presentazioni di altri gruppi, attività al limite del paradossale, quando è venuto il turno della nostra, naturalmente destinata alla vittoria. E’ stato allora che le italiane petulanti, ossigenate e inacidite dal sontuoso sculettare della nostra presentatrice, hanno cominciato a fare interventi critici, schierandosi tutte contro di noi. A quel punto abbiamo cercato di difendere la indubbia superiorità della nostra creatura. E già lì gli animi si erano accesi. Poi è stata la volta loro di presentare e la nostra di fare osservazioni al vetriolo. Più che altro le abbiamo derise apertamente, perchè se lo meritavano. Il seminario fin lì noioso e seguito distrattamente si è trasformato in arena, sono volate parole grosse e tutto è festosamente finito fra gli insulti, le urla e le accuse.


Questo è stato il mio debutto in pubblico presso la comunità degli italiani che contano a Salonicco. Non ho potuto che complimentarmi con me stesso. Se ho vinto il premio come blogger più attaccabrighe ci sarà un perchè.

The winner takes it all

December 18th, 2004 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

Solita messe di premi per questo blog all’indieblog award, anche quest’anno. Perchè lo sappiamo che è tutto un magna magna, e i fratelli massoni delle conventivole premiano solo gli affiliati alle lobby mafiose. Rosicate pure, che io non sono manco indie e chi mi conosce un minimo se n’è accorto da mo.

Condivido con Rocco e Enverino questo award, per le tre verrsioni blogghiche di canti natalizi-umanitari, che trovate qui.

Io avevo scritto questa (per primo, va detto. Anche se il seme l’ha gettato Rocco e la migliore è probabilmente quella di Enver)

We Are The blog", U.S.A. for splinder

There comes a time when we read a certain post
When the blogs must come together as one
There are blogs dying
Oh, and it’s time to lend a comment or a link
The greatest gift of all

We can’t go on pretending day by day
That Delio, somehow will soon make a change (to the template)
We’re all a part of blogs great big family
And the truth – you know feed rss is all we need

( CHORUS )
We are the blogs, we are the splinder(s)
We are the ones who make a new template
so let’s start giving
There’s a post we’re making
We’re saving Maxcar lines
It’s true we’ll make a better day
Just Fio and Zazie

Well, send’em you your comment
So they know that someone cares
And their shynistat will be stronger and free
As La Branca has shown us
By turning stone to bread
And so we all must lend a link
( REPEAT CHORUS )

When you’re down and out
There seems no visitors at all
But if you just write a shit
There’s no way we can fall
Well, well, well, let’s realize
That one change can only come
When we stand together as one

( REPEAT CHORUS AND FADE )

Poi ho vinto anche il premio per la peggior iniziativa blogghica collettiva, ovvero la povera @lessandra che speriamo si riprenda. Anche se ci avevo scritto una volta sola, e quindi diciamo che me ne prendo un pezzettino piccolo

Poi ho vinto l’award come blogger più attaccabrighe. Embè? Cazzo vuoi? Non ti sta bene ? Allora vieni fuori che ti gonfio

Poi ho vinto l’award per il miglior indieblogger della Grecia settentrionale. Molti insinuano che sia una categoria creata ad hoc da Delio. Maligni, invidiosi e dietrologisti, ecco cosa siete. I più informati invece (ad esempio il giornalista di Rumore Fabio De Luca) avevano intravisto le potenzialità creative e la soverchiante indietudine di questi posti già dall’anno scorso. Dal confronto peraltro non ero uscito vincitore, avendo trovato in Grecia del Nord un antagonista irriducibile. Quest’anno l’ho sotterrato, quel bastardo.

Mi sono appena ripreso dalla sbornia che ho portato a termine per festeggiare degnamente l’evento. Ringrazio la mamma e il ghost writer che pago profumatamente per mettere insieme queste indi(e)menticabili pagine di letteratura ogni giorno. I premi sono anche un po’ merito loro.

Simpatia no, cortesia no

December 16th, 2004 | By benty in Senza categoria | 5 Comments »


Evabbè. Ci abbiamo provato, ma è andata male. Niente milione di euro, niente biglietto aereo per essere rimpatriati per il Natale. Con quello che costa l’Alitalia dalla Grecia… non è che a fare i professori si sguazzi nell’oro eh…. Poi per le feste bisogna fare pure i regali, quei soldi ci avrebbero fatto davvero comodo. Addirittura la Tim ha detto che non ci corrisponderà neanche una minima parte degli introiti derivanti da ore e ore di esposizione gratuita del logo sulle tv di tutto il mondo. Bastardi: e noi che l’avevamo scelto con tanta cura l’autobus da dirottare, come da accordi. L’importante è che rispettino quanto promesso: niente pubblicità di cani che parlano in dialetto qui. Almeno qualcosa abbiamo ottenuto, Cristo !!! Ma figuratevi se li facevamo saltare i passeggeri, e chi ce li dava i soldi per comprare l’esplosivo? Comunque non ci perdiamo d’animo, ci si riprova a Pasqua, magari con una nave: male che vada ci facciamo scappare una minicrociera, almeno si risparmiano un po’ di soldi per le vacanze estive…

Sunday bloody sunday

December 14th, 2004 | By benty in Senza categoria | 7 Comments »

Improvvisamente, mentre mi dedicavo alla rituale correzione domenicale dei test – fonte di innumerevoli frustrazioni professionali – succede l’inconcepibile. Facendo zapping fra i canali locali la settimana scorsa era stata permiata la mia incorollabile fiducia in questi palinsesti popolati perlopiù da cartomanti, con un commovente stralcio finale di Fantozzi contro tutti. Quindi vale la pena tentare, mi dico. Ed ecco che dal nulla, senza un apparente perchè, sul canale tredici dove è normalmente memorizzata Teleastra, mi appare Mara Venier. Qui, in Grecia, a casa mia. Mi blocco: la visione ha un effetto devastante, non mi permette di proseguire come al solito fino al numero 31, dove è memorizzato il canale con le pubblicità delle chat erotiche e ci sono sempre le donnine che si leccano in cucina. Poi sullo schermo si materializza Oddo che balla con una pensionata orrenda. Io Oddo in faccia non l’avevo neanche mai visto. Penso che potrebbe trattarsi degli effetti allucinogeni di qualche souvlaki andato a male mangiato ieri notte. Invece no. Ovviamente pianto i test e mi incollo al divano. Non è possibile. Faccio il conto, con la differenza di un’ora, fra circa tre ore ci sarà Novantesimo Minuto. A questo punto una lacrima mi solca la guancia destra. Anche le fattezze mostruose di Bisteccone mi sembrano amiche, adesso. Mi sorbisco un gioco crudele, in cui le madri devono far innamorare un povero ritardato delle proprie figlie. Le escluse hanno pianto, il ritardato le ha derise senza ritegno in diretta e mi è pure divenuto simpatico. Poi Paolo Limiti. Dispensa dall’alto del suo parrucchino dei brillanti aneddoti su Gilda, manda in onda due video raccapriccianti di Julio Iglesias, stroncandomi immediatamente l’entusiasmo. Ma devo resistere. Poi Bisteccone intona Se mi lasci non vale, e rischio di restarci secco. Nel seguito riesco a vedere finalmente chi cazzo sono ‘ste Lecciso, e ne desidero blandamente la morte, senza neanche sforzarmi in dettagli riguardo a come impalarle correttamente. Di Limiti no, non mi auguro la morte. Lui è una vecchia drag queen, mi fa ridere e vomitare, quindi mi dà delle emozioni. Pubblicità: arriva Banfi che chiede soldi per l’Unicef, e dopo fa lo stesso anche Limiti, e poi di nuovo la Venier che dice che Domenica In il ventisei sarà proprio dedicato ai bambini. Erode where are thou? Ormai resta poco. Fra un video delle Kesslerr e una riproposizione di Ci Sarà di Romina e Albano, Limiti che accenna passi di conga e una sequela di cantanti sessantenni ossigenati – spacciati per celeberrimi – ormai ci siamo quasi. E’ un delirio psichedelico, mi viene anche da fare dei piani per il futuro. In compagnia di una buona scorta di peyote potrei anche divertirmi la prossima volta. In Italia sono quasi le 17.45, questione di pochi minuti ancora. Invece, come d’incanto, Teleastra torna al suo posto e Domenica In scompare nel nulla. Niente calcio. E’ stato tutto inutile. Sprofondo nel divano con le mani tra i capelli e gli occhi sbarrati urlando ossessivamente a intervalli brevi.


Poi mi rilasso, mi accendo una sigaretta e mi riprendo. In fondo questa domenica italiana qualcosa mi ha lasciato. Oltre ad un pesante olezzo di spazzatura. Un messaggio subliminale di fondo. Una consapevolezza. Quando sarò direttore generale della Rai, raiuno sarà affidata ad Aiki, raidue a Livefast, raitre al Brullonulla. Spero che accetteranno le candidature. Esordio previsto come commentatori ai funerali del Papa. Un mondo migliore è possibile.

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Detroit Cobras: musica per cazzi decisamente duri

December 11th, 2004 | By benty in Senza categoria | 4 Comments »

L’altroieri dovevo iniziare il passato prossimo, che insomma non è proprio una passeggiata, soprattutto quando non ci hai presente la differenza fra verbo transitivo e intransitivo. Ma comunque, concentrare il passato prossimo in due ore e mezza scarse, – a te insegnante di idioma italico a cui piace il roccherolle – ti consente di ottenere quell’effetto di assoluto rigetto verso la lingua del Bel Paese da parte dei tuoi studenti, quella stanchezza insofferente, quella disattenzione generalizzata a cui punti dritto sin dall’inizio. Fino a portare l’intera classe, anche i soggetti più motivati, a implorarti di uscire dieci minuti prima. Anticipo che tu concedi con ostentata riluttanza mostrando al contempo: passione per il tuo lavoro, professionalità, ma soprattutto la comprensività che da sempre ti contraddistingue, rendendoti popolare fra i tuoi ragazzi.


Adesso – tu professore che vai a vedere quando ci sono quelli che suonano il roccherolle- hai ottenuto ciò che volevi: arrivare in tempo al concerto dei Detroit Cobras, che si tiene all’Hidrogeio. Il giorno dopo sarà la volta di Lydia Lunch, ma non è che mi posso fare un concerto al giorno eh. I Detroit Cobras fanno scontato, vero, puro roccherolle e soprattutto coverizzano. Sono la personificazione di un certo tipo di immaginario machista ammeregano: la classica band da far suonare in uno di quei bar fumosi sulle routes del Michigan, dove si beve birra Bud, ci sono i bikers minacciosi e barbuti e si trova almeno un biliardo. Canzoni senza troppe pretese, brevi, ruvide ma canticchiabili, impregnate fino al midollo di Little Richard e Chuck Berry e con una blanda parentela con i concittadini Iguana e Strisce Bianche. Se vogliamo per una vaga attitudine garage, come da clichè. (Detroit = garage, la città delle molte macchine e dei molti garage, immagino, no?). Si destreggiano fra cover di twist e pezzi piuttosto festaioli. Si concedono pure una ballata blueseggiante.


La cantante, Rachel, è stravolta di ouzo, ci fa vedere di continuo la pancia, bella rotondetta e flaccida e si tira su la felpa, che inneggia guardacaso a Detroit, quasi fino a farci vedere le tette. Accusa di tutto il cibo greco, che -sostiene- l’ha fatta repentinamente ingrassare, suscitando l’ilarità delle 250 persone presenti. Lei ci ha questa frangetta assolutamente non trendy, non molla un attimo la sua birra e le sue sigarette, barcolla e ci ha questa voce che potrebbe essere la voce di un altro milione di cantanti di gruppi “roots rock” negli USA. A voler essere blasfemi ricorda un po’ Janis, per la raucedine. Fanno finta di andarsene un paio di volte, poi suonano un pezzo quasi country, e infine se ne vanno (we’re scrapping the bottom if you didn’t realize, ci informa Rachel) con tutti i loro tatuaggi tamarri e i loro capelli sporchi. Un’ora e poco più di concerto, divertente, con la premessa di non aspettarsi nulla di originale, se non del caro vecchio buon roccherolle, come non se ne fanno più.


Ehm…poi ho letto questo. Vabbè un minimo influsso Motown, proprio a sforzarti, ce lo puoi anche trovare ascoltando i Cobras. Ma del famigerato suono “Indie” (tanto per trattare un tema appena appena inflazionato sui blog) non vi è davvero traccia, manco se lo cerchi col lumicino. Anzi, sono proprio la classica band che fa musica fuori moda da sempre, credo. Oppure degli evergreen. Insomma dei veri cazzi duri , altro che indie.

Here we are now, entertain us

December 8th, 2004 | By benty in Senza categoria | 1 Comment »

Per la serie "Che fine hanno fatto ?". Dopo i fasti dei Nirvana, e gli scialbi Sweet 75, dopo averci provato in politica, dopo il NO WTO Combo con Yellow Biafra, ecco oggi come si guadagna da campare l’ex bassista dei Nirvana , Krist Novoselic. Più dignitoso Repetto degli 883 che fa il ripieno dell’orso Baloo all’Eurodisney, allora. Anche se sembra che l’anno prima facesse il più quotato ripieno di Pippo.