All Posts from May, 2007

Quindici anni

May 23rd, 2007 | By benty in Senza categoria | 7 Comments »

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Una piazza, due misure

May 21st, 2007 | By benty in Senza categoria | 18 Comments »

L’Osservatore Romano cosi si esprimenva sulle piazze, il due maggio 2007, in riferimento alle polemiche del conduttore del concertone, Rivera

"E’ terrorismo alimentare furori ciechi e irrazionali contro chi parla sempre in nome dell’amore. E’ vile e terroristico lanciare sassi, questa volta addirittura contro il Papa, sentendosi coperti dalle grida di approvazione di una folla facilmente eccitabile".

Mons. Bagnasco oggi cosi si esprime sulle piazze, in riferimento al Family Day

"E’ stata concepita come un’autentica festa di popolo. Voleva essere ed è stata una testimonianza forte e corale a favore del matrimonio quale nucleo fondante e ineguagliabile per la società".

 "È la società civile infatti – scandisce l’arcivescovo – che si è espressa in maniera inequivocabile e che ora attende un’interlocuzione istituzionale commisurata alla gravità dei problemi segnalati".

Secondo me anche le "grida di approvazione della folla facilmente eccitabile" del concertone del Primo Maggio esprimevano inequivocabilmente una testimonianza forte e corale. Contro la Chiesa. Strano che Bagnasco e co. non l’abbiano esattamente interpretata cosi.

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La coppia komboloi (™)

May 19th, 2007 | By benty in Senza categoria | 5 Comments »

In principio era “l’uomo komboloi” (™). Innanzi tutto abbiamo bisogno di sapere che cosa è un Komboloi. Dicesi Komboloi una specie di rosario, però più corto e svincolato da tematiche religiose. Tipo così:

un vero esemplare di uomo komboloi, con in mano il suo komboloi

La funzione primaria, o supposta tale, sarebbe quella di gingillino antistress, da roteare in momenti di tedio o ansia, sgranandolo con le dita. Comprenderete facilmente quanto sia indispensabile questo oggetto, baluardo nazionale contro il principale problema che affligge il popolo greco, ovvero lo stress. Stiamo parlando di gente che per bere un caffè ci mette tre ore. In realtà il komboloi è ormai strumento che dà una precisa connotazione antropologico-sociale. E’ in dotazione ai greci “vecchio stampo”, vecchie volpi scafate e indifferenti a tutto. Quelli che ti squadrano per un millisecondo dall’alto verso il basso, magari sorseggiando un frappè. Sono quelli che la sanno lunga e le hanno già viste e passate tutte. Da notare che il nostro uomo komboloi (™) nonostante l’aspetto non conforti tale dato, non ha più di trentacinque anni. L’uomo komboloi (™) è l’espressione greca del machismo ed illustre esponente del cosiddetto campanilismo ondivago (™). Dicesi campanilismo ondivago quella forma di esaltazione del proprio luogo di provenienza, alternata a lunghe parentesi di grande sconforto, sempre riguardanti il proprio luogo di provenienza. Tali oscillazioni di umore fanno spesso sfociare il campanilismo nel suo opposto, ovvero l’esaltazione aprioristica di ogni realtà diversa e straniera, in cui lo stesso campanilista ondivago è in grado di esternare pareri di incredibile durezza sul suo paese. Se però si azzarda a farlo uno straniero, anche muovendo dalle stesse posizioni del campanilista ondivago, allora apriticielo. Di nuovo il paese di provenienza diviene il paradiso in terra, e tutto il resto è merda e dovete tutto a noi e agli antichi greci che quando i nostri avi discettavano di filosofia i vostri ancora vivevano arrampicati sulle piante, altrochè. E’ affetto da questa patologia approssimativamente il 95% della popolazione greca maschile sopra i sei anni. L’uomo komboloi risulta anche a pieno titolo ascrivibile alla categoria transnazionale e transpartitica dei “maestri di vita”(™). Essi sono uomini che sanno avere sempre un’opinione su tutto, che padroneggiano sicuri qualunque argomento, dai prezzi delle case di Shanghai all’economia agraria Neo Zelandese. E che qualunque cosa tu gli racconti, per quanto si tratti di storie originali, bizzarre, affascinanti o rare, loro faranno spallucce, le avranno già viste, vissute, assimilate, sviscerate, al limite replicate, fino a stufarsene da tempo. Vorremmo illuminarvi con un esempio.

uomo della strada: ho visto navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione… e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser…

risposta dell’uomo Komboloi: si si, viste le porte di tannhauser, anche se non sono certo come le porte di Edessa e in genere non ci sono più le porte che facevano una volta, e nemmeno i raggi B se è per questo, anche se conosco un posto vicino casa mia, che li mette a mezzo euro al chilo in meno, e sono freschi freschi, non come quelli del supermercato che non sanno più di niente.

Costoro, riconoscibili dall’aria perennemente scocciata, hanno a noia la vita, la loro e quella altrui, sono una specie di riedizione allo tsatsiki di Verdone in “Un sacco forte”, quello che a un certo punto “l’anaconda je dava ‘na scarica de mozzichi tattattattattà”.

L’uomo komboloi (™) è accompagnato nella vita dalla “donna komboloi “(™), remissiva e servizievole, votata in eterno alla venerazione acritica del suo padrone. Costei per stargli vicino ha rinunciato a superflue velleità come avere una personalità propria, e al contempo ha dovuto negli anni sviluppare doti di adattamento degne di uno zelig. Sempre sorridente, eternamente disposta a fargli da claque entusiasta, a magnificare pubblicamente i suoi successi e minimizzare le sue debacle. Fa tenerezza quando a volte non consente all’uomo komboloi di finire la frase per il troppo entusiasmo di farlo lei, avendo già ascoltato quella discussione qualche centinaio di volte. Nei casi più estremi, come quello della coppia presente nella gita a Barcellona, lei arriva fino al punto di dichiarare una passione sfrenata per il calcio, unico vero interesse del “komboloi man”(™) nella vita e campo su cui, in particolare, si ritiene un vero e proprio luminare. La “donna komboloi”(™), per ostentare disperatamente a tutti quanto ami il suo uomo komboloi(™), tende a imadronirsi dei desideri del suo compagno e ad autoconvincersi che siano sempre stati anche i suoi. Sarà infatti lei per tutto il viaggio ad insistere petulante per effettuare la gita al Camp Nou (stadio del Barcellona) e per assistere alla partita fra Barcellona e Casacastaldas, sciorinando a conferma del suo inusitato entusiasmo le formazioni titolari di entrambe le squadre, la loro disposizione sul campo, e il modulo difensivo che avrebbero adottato. Il suo è un tentativo inutile e disperato di attirare l’attenzione e l’ammirazione del suo uomo. Frattanto l’uomo komboloi non la degnerà di uno sguardo, rivolto verso il finestrino dell’autobus con gli occhi persi nel vuoto, roteando il suo rosario, mastica la sua gomma a tutta ganascia e se ne esce con frasi increspate da una certa rassegnazione, del tipo "Mh, secondo me in questa città (Barcellona ndB) non ci sono molte chiese, niente a che vedere con  X". Sostituire alla X una qualunque città, verosimilmente posta dentro i confini del territorio nazionale greco.

We’re all from Barcelona, step four: giorno 2.1 – Montjuic, stadio dell’Espanyol

May 19th, 2007 | By benty in Senza categoria | 7 Comments »

Il programma della giornata prevede un giro alla collina del Montjuic, la visita della fondazione Mirò, un giro al Peublo Espanol, e la sera è prevista la temibilissima serata flamenco, a soli 35 euros a cabeza. Sin dal mattino si insinua nella mia testa di conducador il seguente dilemma “Dare 35 euro per una manifestazione da vecchie turiste babbione o provare a capire dove si trova la sala Apolon, per vedere il concerto delle Coco Rosie a dodici euro ?".

Intanto piove, e la fantozziana nuvoletta non ci abbandonerà praticamente mai per tutto il viaggio, mentre ci arrivano notizie che pure in Islanda si fanno il bagno al mare e nel resto dell’Europa il sole spacca le pietre. Soprattuto in Grecia, ovviamente, il che non può non alimentare ulteriori lamentele e nostalgie dei simpatici gitanti discendenti di Omero. Al Montjuic tira pioggia a vento freddo, e c’è una commovente ostinazione in quei sorrisi tirati degli studenti, che si sforzano per mettersi in posa felici con lo sfondo di una Barcellona angustiata dalla foschia, nonostante il maltempo li fustighi impietoso. L’imprinting è chiaro: noi c’eravamo e dobbiamo testimoniarlo, costi quel che costi, anche se il fato c’è avverso e padre Zeus ci dà contro, noi, eroica stirpe di Leonida e dei trecento spartani, sopravvivremo. Ad aggiungere tristezza al tutto succede che non ci accettano come gruppo, alla fondazione Mirò. Un atto di vile ostracismo antiellenico, motivato pretestuosamente da futili discorsi di prenotazioni da effettuare mesi prima. Peraltro pretesa irrealizzabile in Grecia, avendo noialtri ricevuto adesioni fino al giorno prima di partire, e non prima degli ultimi 10 giorni della data fissata per la partenza. Quindi si opta per un giro all’insignificante stadio dell’Espanyol, dove i gitanti, genie eletta di Socrate il maieuta, hanno una prima possibilità di sfogare i loro istinti da heavy shoppers. C’è un modestissimo chioschetto di squallide cartoline, che in uno scenario surreale viene istericamente saccheggiato, roba che si fatica a farli risalire sull’autobus, gli ossessi, e si tenta invano di convincerli che Barcellona avrebbe, volendo, anche altro da offrire. Poi a coronare la giornata c’è il giro all’aquarium, con istantaneo cambio di programma e che vedrà presto la rivolta popolare contro tutto il direttorio e il violento giro di vite del conducador, in evidente difficoltà.

Ma, prima di continuare nella disamina di questa amena gita catalana, concediamoci una digressione antropologica di un certo livello. Andiamo ad analizzarne qualcuno di questi greci in gita, uomini oberati dal fardello dell’eredità culturale di una Grecia classica al suo apice, lontani nipoti di chi, a suo tempo, donò al mondo occidentale il teatro, la retorica, la filosofia, lo sport con corollario di spirito olimpico, mezzo vocabolario, nonché il centravanti Anastopoulos all’Avellino degli anni 80. Le categorie umane presenti sono varie, le dinamiche che li muovono risultano morbosamente interessanti, i loro profili agghiaccianti, provocano al sottoscritto profondi turbamenti, anche a distanza di settimane.

Uno degli inestimabili lasciti della cultura classica greca a quella italiana, Nikos Anastopoulos

Whatever happened to our rock’n’roll

May 14th, 2007 | By benty in Senza categoria | 7 Comments »

L’alieno e le sue catene di sant’ Antonio maledette, (Disorder, pagherai per avermici tirato dentro) che questo blog in genere rifugge, hanno attecchito. Ho visto un po’ di liste in giro, quasi tutti gli stessi nomi. Embe’ allora pure io, e mi sono ripromesso di liquidare la faccenda in meno di dieci minuti, senza ripensamenti. Via alla sagra dell’ovvio. It’s only rock’n’roll but i like it.

1) Led Zeppelin – Whole lotta love

2) Jimi Hendrix – Hey Joe

3) Clash – Clash city rockers

4) Sex Pistols – Holyday in the sun

5) Iggy pop – I wanna be your dog

6) Undertones – Teenage kicks

7) Ramones – Blitzkrieg bop

8) Joy DIvision –  Warsaw

9) The Sound – I can’t escape myself

10) Pixies – Debaser

11) Cake  – The distance

12) Run Dmc vs Aerosmith – Walk this way

13) Velvet Underground – Run run run

14) Rage againts the machine – Killing in the name of

15) Chuck Berry – Johnny B. Goode

16) Beatles – Daytripper

17) Elvis Presley – Jailhouse rock

18) Sonic Youth – Teenage riot

19) Pavement – Stereo

20) Rolling stones – Sympathy for the devil

21) Nirvana – Lounge act

22) Sonics – Strychnine

23) Neil Young – Keep on rockin in a free world

24) R.E.M. – It’s the end of the world as we know it (and I feel fine)

25) David Bowie – Queen bitch

Ergo, il rock e’ morto. Viva il rock. Passo inutilmente la palla a Enver, Scum, ElRocco e Bop, che giustamente ignoreranno me e l’ennesima catena in cui tento invano di coinvolgerli.

Die hard – affittasi ubiquità greche e pure fegati seminuovi

May 12th, 2007 | By benty in Senza categoria | 5 Comments »

Martedì vengo convocato in fretta e furia da una conoscente di un’amica di un’amica per debuttare come interprete. Una delegazione di arrogantissimi manager italiani si trova a Salonicco per valutare alcuni terreni su cui far sorgere alcuni nuovi giganteschi centri commerciali. L’inglese dei grandi investitori italiani, emanazioni di chissà quale miliardaria corporation multinazionale è, al solito, ridicolo. Il comitato di architetti greci che sta presentando i progetti opta per un traduttore madrlingua, ovvero io, per ribadire senza tema d’errori che sono disposti a tutto pur di avere quei soldi. Gli ellenici sono molto agitati. Appena arrivo, con la barba e i pantaloni di un mese e la maglietta dei Marlene Kuntz, non posso ignorare i loro occhi disperati levarsi al cielo, ma ormai è tardi. Mi spiegano il da farsi, sono peraltro a mia insaputa invitato a cena presso l’Hyatt resort, l’hotel più caro della città. Roba che passa la cameriera a metterti il tovagliolo sulle gambe e io invece credevo volesse farmi delle avances sessuali, la spudorata in alta uniforme. Da ricordare alcune frasi tradotte che non avrei mai pensato potessero uscire dalla mia bocca, quali "Se occorre fare una telefonata al primo ministro belga me ne occupo io, entro mercoledì potrebbe intervenire per sbloccare la situazione" oppure "Credo che con otto milioni di euro dovremmo farcela, al massimo otto e mezzo". Da notare che in quel momento nel portafoglio non avevo soldi a sufficienza per le sigarette, ergo ero lì che traducevo e ingollavo vino bianco in quantità industriali, per dimenticare. Alla fine si dicono tutti soddisfatti, gli italiani addirittura mi chiedono un biglietto da visita, che da vero straccione, non ho. Poi continuo allegramente la serata alcolica, andandomi a sputtanare i soldi appena guadagnati in birre medie.

Mercoledì arriva mio cugino dall’Olanda. Vado all’aeroporto a prenderlo alle due di notte, alle due e mezza siamo al primo bar con la prima birra in mano, alle sei usciamo a brandelli dal quarto locale e decidiamo di fare ritorno a casa. Il giorno dopo nessuno ricorda dove abbiamo parcheggiato l’auto poche ore prima. Era sotto casa, ovviamente.

Giovedì, dopo aver pasteggiato a ouzo nel pomeriggio, si va al ristorante dove lavora la mia fidanzata e ormai più che degli habituè siamo dei figli adottivi. Partono due bocce di barolo, una di barbaresco e una brocca di vino sfuso. La serata finisce che facciamo dei balli con tanto di caschè sulle note di Loretta Goggi e Gianna Nannini, credo di ricordare.

Venerdì debutta Tolis, l’amico dj sulla nave, la già citata nave-rock-bar Arabella, e ovviamente ai debutti non si può mancare, quindi tre birre medie e molta bella musica dopo, torno a casa,  in bici dal centro, che la macchina se l’è fottuta mio cugino per andare al mare. Esperienza quantomeno rischiosa, la mia.

Stasera invece debutto io a mescere musiche sulla nave, orario preventivato dalle 22.30 alle 7.30 del mattino. Ma di certo non finisce lì. Alle 8.30 della stessa domenica mattina, darò l’esame di greco, essendo io un insegnante a tutt’oggi abbastanza abusivo. Finirò alle 14 circa. Poi la sera dovremmo andare in taverna, con il fermo scopo di ubriacarci. 

Volevo solo dire che vi ho voluto bene e che autorizzo l’espianto dei miei organi, ma mi sa che il fegato non sarà utilizzabile. Forse come cibo per gatti amanti del pericolo.

Spider-Man 3 – Gesù Cristo 0

May 5th, 2007 | By benty in Senza categoria | 4 Comments »

Sottotitolo "La tremenda piaga dei blog: tuttologo (o terrorista) per un giorno anch’io"

E’ da un po’ che i simpatici amici vaticani starnazzano isterici. Sono arrivati a delirare di terrorismo davanti alle battute facili di comici tristi, solo perchè questi raccolgono da un palco il consenso di ampie folle e loro invece non più tanto. Che ormai basta motteggiare in modo fine ed arguto "Chiesa Merda" e un applauso non te lo nega più nessuno, specie se il pubblico è classificabile come "abbastanza giovane&ribelle". C’è da capirla la Chiesa: reagisce come una qualunque azienda a cui tira un po’ il culo per avere sbagliato gli ultimi 50 anni di campagna marketing, per aver perso di recente le elezioni, parte dei finanziamenti statali, una rockstar come Woytila e soprattutto per non avere più nessun appeal sulla fetta di mercato più ambita da tutte le corporation del mondo, i giovani. Giovani che – incredibile a dirsi – sono a volte diversi dai Papa-boys, lo zoccolo duro e fidelizzato più efficacemente al brand cattolico. Sì vabbè, stimati amici cattolici, capisco non essere abituati alle scritte sui muri e ai proiettili imbustati, ma pure voi ragazzi, non è che ultimamente ci siate andati proprio leggeri quando mi equiparate assassinio e aborto, coppie di fatto e pedofilia, no? Poi certo che il giovane d’oggi mi si lascia sedurre da concorrenti più fascinosi di voi, chessò, la camorra. Forse non andrebbe sottovalutata l’idea di un buon investimento nell’ammodernamento del vostro ufficio stampa. Provate magari a sbarazzarvi di qualche cilicio e dei poster autografati di Torquemada, oppure ingaggiate Fiorello al posto di Ruini, che ne so, mica posso dirvi tutto io. 

Ieri sera, schiantandomi in maniera risoluta la confezione jumbo di popcorn in una multisala di Salonicco, davanti a Spider Man 3, m’è arrivata l’epifania: quando il fotografo odiosetto biondino va in chiesa e chiede a Cristo aiuto per uccidere Peter Parker, il suo desiderio  – in un minuto circa  – viene esaudito. Una tale solerzia non si vedeva dai tempi della fata di Cenerentola, fa la magia tutto quel che vuoi tu, bibidibobidibù. Ho pensato "Ci siamo: ecco la controffensiva del clero"; altro che aspettare la ricompensa nella vita ultraterrena, questa sì che si chiama piena e immediata soddisfazione dei bisogni del cliente. Customer care e Just in time in una sola scena, brillante immagine aziendale piazzata nel blockbuster dell’anno; bene, bravi, bis! Tu preghi e Jesus Christ, in men che non si dica, ti fa diventare Venom, ti anabolizza  i muscoli, ti cuce addosso un costume fichissimo, ti regala poteri sensazionali, e simbolicamente proprio davanti all’altare, ti dà strumenti e benedizione: vai figliolo e rompigli il culo a quel ragno di merda.

Ma è una sfida rischiosa quella lanciata all’Uomo Ragno, mito di uominidonnebambini. E’ inutile nascondersi: dietro lo scontro fra Uomo Sabbia, Venom e Spider Man c’è l’intervento diretto del Vaticano, nella persona di uno dei suoi più illustri consiglieri d’amministrazione, un uomo-immagine da secoli, praticamente il Lapo Elkan della Chiesa. Le carte in regola per fare bene ce le avrebbe tutte: morto giovane in circostanze tutte da chiarire (a 33 anni siamo ancora giovani, è un dato di fatto) capellone e dalle idee strane: Gesù di Nazareth. Ma il Ragno è un osso duro e le cose si mettono subito male. Come si nota dal finale i cattolici rappresentati dal prestanome Venom perdono anche sul grande schermo e per ben due volte. Basta pensare alla finaccia che fa e al fatto che nel finale-polpettone Spidey si appropria sfacciatamente anche di un paio di slogan pubblicitari cattolici parecchio efficaci. Non da Cristo-Venom, ma  da Peter Parker ci arriva il predicozzo che ammorba, con due dei messaggi da sempre utilizzati nelle campagne di advertising della religione cattolica che ha per target i gggiovani. Come se la Coca Cola pubblicizzasse le sue lattine recitando "Just do it", ovvero:

a) ti perdono perchè sono buono

b) ognuno può scegliere, e deve scegliere il bene, sennò sono cazzi amari

Non capisco cosa attenda l’Osservatore Romano – dopo la facile levata di scudi contro l’inoffensivo Rivera – a scagliarsi ufficialmente contro Spider Man. Perchè non sono ancora stati accusati di terrorismo il film, il fumetto, il regista, gli attori? Quale sarà la loro prossima mossa?

disclaimer – lo spunto per questo post viene da quella demone anticlericale (ma anche lei alla fin fine cripto-cattolica) della mia fidanzata. Quindi se gli avvocati vaticani si facessero avanti, sappiano che è tutta colpa sua. E poi comunque è solo satira e non terrorismo, perciò pretendo l’immediata solidarietà di Daniele Luttazzi, Luca Sofri , Ivan Scalfarotto, Beppe Grillo e della blogosfera tutta, che se l’hanno data a Rivera possono darla anche a me. Grazie ho finito.

We’re all from Barcelona, step three: giorno uno, Sagrada Familia e Parque Guell

May 4th, 2007 | By benty in Senza categoria | 1 Comment »

Si parte per verso la Sagrada Familia, cullati dalle ipnotiche delucidazioni storiche e architettoniche di Giorgos, la guida-volpe dalla voce oppiacea. Appena scendiamo dall’autobus, nel piazzale antistante l’opera di Gaudi’, faccio in tempo a perdere un gruppetto di sfaccendati. I quali mi importunano presto al cellulare, gravandomi delle spese di una chiamata che parte dalla Grecia, rimbalza in Spagna e infine torna al mio cellulare greco. Ma sono il lider maximo della temeraria spedizione, e un buon Lider deve sapersi accollare anche i costi della societa’, senza nemmeno inarcare un sopracciglio. Segue il costosissimo dialogo telefonico.

Lider Maximo "Dove siete?"

Dispersi "Siamo qui!"

Lider Maximo "Ah bene. Qui dove? Ancora in Spagna , tipo?"

Dispersi "Qui; dov’eravamo prima"

Lider Maximo "Prima di cosa?"

Dispersi "Dove ci ha lasciato l’autobus"

Lider Maximo "Ma siete sicuri? Non per contraddirvi, ma l’autobus e’ qui davanti"

Dispersi "Ma dove siete voi?"

LIder Maximo "All’entrata"

Dispersi "Ma anche noi, guarda si vede un chiosco da qui e anche degli alberi"

Lider Maximo "Certo, capisco. Vabbe’ fermi dove state vengo a prendervi"

(parte la colonna sonora di Indiana Jones, il Lider Maximo si acciglia, arrotola le maniche della immaginaria camicia-in realta’ la solita t-shirt dei Pixies – e bestemmiando sommessamente in vari idiomi si lancia alla ricerca dei dispersi)

Ovviamente non so nemmeno che faccia abbiano, li riconosco perche’ continuano istericamente a fotografare e fotografarsi. Una volta riportate le pecorelle smarrite al gregge mi devo sorbire pure le loro lamentele. Si erano persi per colpa nostra, secondo loro. "Non ci avete aspettati", dicono indignati mentre non smettono di immortalare con le loro fotocamere digitali i celebri marciapiedi catalani- cosi’ diversi da quelli greci d’altronde, e quando gli ricapita di vederne? Io, sulle ragioni del loro momentaneo perdersi,  ho una teoria diversa dalla loro, ma la tengo per me. Un buon Lider Maximo deve saper introiettare anche le colpe altrui, ma senza prendersi meriti o rivendicare alcunche’. Tornato al gruppo, invece che tributarmi un applauso per aver portato a termine la missione di recupero incapaci con successo, arrivano altri mugugni. L’entrata e’ di 10 euro. La gente mi guarda storto. Forse avremmo dovuto specificare meglio nel programma che ingressi a musei e monumenti erano da considerarsi extra. Essendo questa la prassi abbiamo pensato fosse superfluo. Evidentemente sbagliavamo.

Guida e accompagnatore fischiettano e guardano stupefatti verso l’alto, raccolgono rapidamente i soldi e si dileguano. Intanto iniziano a girare voci che per i gruppi il biglietto d’ingresso dovrebbe essere piu’ economico. Altri giurano di aver letto che c’erano group-ticket a tre euro e mezzo. Il malumore serpeggia incontrollabile. Ma un buon lider Maximo deve saper sopportare le piu’ basse insinuazioni senza tremare, essendo mondo dai peccati della corruzione. Io pero’ sudo.

Finalmente entriamo. La guida, nel percorso dall’aeroporto, aveva accennato al fatto che all’interno della Sagrada Familia i lavori erano in corso da anni. La gente pero’ era evidentemente intenta a fotografare i poggiatesta dei sedili dell’autobus, o preda di lapsus collettivi, o narcotizzata dai soporiferi excursus in greco. Entrati nel tempio, le espressioni piu’ tenere che colgo da parte degli studenti sono "Ma che cazzo e’ sta cosa?" oppure "Ma guarda ‘sti stronzi se ci tocca pagare dieci euro per vedere un cantiere!". La situazione e’ quasi fuori controllo. Realizzo che l’odio e’ equamente ripartito fra guida, accompagnatore accompagnato dell’agenzia, e direzione ovvero: io, fidanzata e parenti della socia.

Quando a un tratto, la rottura. La rabbia esplode davanti alla richiesta di ulteriori due euro per l’ascesa alle torri con l’ascensore. Peraltro unica via possibile, poiche’, recita un cartello, le scale sono chiuse per motivi di sicurezza. I due euro in piu’ fanno traboccare il vaso. Gli altri visitatori, diligentemente in fila, osservano allibiti e divertiti lo spettacolo di trenta persone che urlano, si accapigliano, discutono, insultano in una lingua alle loro orecchie incomprensibile.

Ma un buon Lider Maximo deve saper tenere i nervi saldi in ogni situazione. Davanti alle insurrezioni popolari ho sempre avuto una certa inclinazione per la soluzione piu’ cruenta. In questo caso pero’ e’ difficile reprimere la rivolta nel sangue, poiche’ anche parte della direzione mi tradisce. Infatti improvisamente anche le parenti della socia, serpi in seno, mi si rivoltano contro. Iniziano a inverire verso di me, riversandomi improperi rivolti solo nominalmente verso guida e accompagnatore, al momento stranamente irreperibili. Sembra che si sentano abbandonati, abbiamo pagato per entrare, non e’ cosi’ che si fa, pare proprio che abbiano bisogno di una guida pure per mettersi in fila e pagare due euro. Due cazzo di euro, avro’ a ripensare nei giorni seguenti, quando li vedro’ sperperare interi stipendi in introvabili cartoline nere recitanti "Barcelona by night".

Ma il Lider Maximo di polso si riconosce nei momenti piu’ delicati. Pur meditando per un attimo una rovinosa fuga, mi assumo le mie onerose responsabilita’ e mi metto in cerca dei due elementi ritenuti responsabili diretti dal pueblo en revuelta, ossia guida e accompagnatore. Figuratevi se li trovo. Il tempo scorre intanto. L’appuntamento all’autobus e’ fissato fra mezz’ora, ma la fila per gli ascensori e’ interminabile. Alcuni studenti sono gia’ in coda. Altri continuano a sbraitare. Altri mi implorano con lo sguardo, incerti sul  da farsi. E qui prendo per la prima volta le redini in mano, sedando la rivolta. "Facciamo che l’appuntamento e’ spostato di mezz’ora, adesso fate come cazzo vi pare, io salgo a vedermi Barcelona dall’alto, a dopo".

Sull’autobus, al ritorno, la tensione e’ palpabile. Non posso ignorare i commenti di scherno quando la guida inizia di nuovo a parlare. L’autista-Spartaco-Sacchi-tamburella nervoso le dita e fuma l’ennesima sigaretta mentre, come sempre, attendiamo gli ultimi arrivi con la canonica mezz’ora di ritardo.

Ci dirigiamo verso lo splendido Parque Guell. Appeno sceso fingo che non sia successo niente e tento delle rapide indagini sul gradimento della prima tappa da parte dei malmostosi gitanti. Ottengo in risposta grugniti, sguardi colmi di commiserazione e irrisione.

Ma l’autentico Lider Maximo, sicuro del suo retto operato, sa tirare dritto anche fra le perplessita’ del pueblo. Dentro al giardino la guida parla, ma non se lo incula piu’ nessuno, e il branco si disperde sparlando malevolo. A quel punto sviluppo, insieme alla mia consorte, un forte odio per i greci in gita, e numerose teorie sulla loro assoluta non idoneita’ ai viaggi, in particolare quelli di gruppo. Sto quasi per dichiarare la superiorita’ della razza italica, quando mi imbatto in un paio di gite scolastiche provenienti da varie parti del Belpaese. Suddette formazioni si gemellano casiniste e monopolizzano l’attenzione dei presenti cantando l’inno nazionale italiano, ovvero il Poppopopopopoopooo di whitestripesiana memoria. Rimpicciolisco dalla vergogna, comincio a parlare a voce alta solo in greco e mi sento molto molto molto apolide. Un lider Maximo sa pure nascondersi e rinnegare le proprie appartenenze quando occorre, altroche’.

Segue ritorno in hotel, durante il quale realizziamo presto che quando il programma della gita indica Casa Mila’ e casa Battlo’ non signfica "visiteremo" , bensi’ "passeremo rapidamente con l’autobus davanti a". Infine arriviamo in stanza e crolliamo esamini, colti da ineluttabile abbiocco: ci ridesteremo solo la mattina seguente.

Quando le giornate cominciate malino volgono subito al meglio

May 3rd, 2007 | By benty in Senza categoria | Comments Off on Quando le giornate cominciate malino volgono subito al meglio

E’ tornato il guru esistenziale de noantri e lo ha fatto a suo modo, ovvero con un colpo di classe inconfondibile, indiscutibile, impermeabile. Leggete, bestie.