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We’re all from Barcelona, step two: l’arrivo

April 29th, 2007 | By benty in Senza categoria | 1 Comment »

Solo per uscire dall’aeroporto ci vuole un’ora poichè gli allegri vacanzieri sono in grado di perdersi a tempo di record, anche in spazi ristretti. Ragion per cui mi immolo al visibile ruolo del cane pastore affetto da retaggio cattolico: aspettare gli ultimi perchè saranno i primi. I primi che vorrei strangolare. Nemmeno siamo arrivati e trovo già straniante il vederli sciamare lentamente mentre fanno inutili fotografie e riprese con le loro telecamere, anche se ancora ci troviamo nel parcheggio dell’aeroporto.

Ad attenderci c’è l’autobus dell’agenzia, che ci porterà all’albergo solo a prendere possesso delle camere, per poi condurci al classico tour barcellonese. Sagrada familia, casa Milà e Battlò, Parque Guell. Questo recitava il programma, gonfiato ad arte dall’agenzia. Nel pullmann facciamo conoscenza con due figuri importanti per il prosieguo della gita catalana: il gatto e la volpe, ovvero autista e guida.

Giorgos, la guida greca, che dichiara di essersi trasferito da otto anni a Barcellona ma parla uno spagnolo alquanto stentato, roba che a confronto mi sento Cervantes. Lo sorprenderemo spesso a dialogare in un altrettanto discutibile inglese con il personale catalano agli sportelli dei musei, che è un po’ come tentare di parlare arabo in Austria. Dice di vivere accompagnando gruppi ellenici in vacanza, anche se ciò suona inizialmente strano. Capiremo presto che spennare polli in ferie all’estero può essere redditizio. Una psicopatologia interessante quella che lo affligge: disprezza profondamente i greci come popolo, in privato ne dice tutto il peggio possibile, ma pubblicamente non lo dà a vedere poichè essi gli danno da mangiare. I suoi cantilenati racconti sono efficientissimi surrogati del Valium: ridondanti, spesso inutili e disseminati di sfacciati "restaurant & bar placement" – (tutti locali con cui aveva precedenti accordi a da cui prendeva indubbiamente le sue brave mazzette entravano magicamente a far parte delle descrizioni storiche su Barcellona e la Spagna). Ben presto s’attirerà l’astio di gran parte dei pochi studenti rimasti svegli durante le sue letali litanie nozionistiche. Il suo fare finto-remissivo ne fa una vittima predestinata dal perfetto phisique du role.

Solomos, l’autista greco e non si sa a che titolo al volante fra le calles di Barcellona. Voi lettori di una certa età, come il sottoscritto, ricorderete perfettamente quell’ignobile telefilm che davano su italia 1 verso la fine degli anni 80, i ragazzi della terza C. Io e la mia fidanzata letteralmente trasaliamo realizzando che Solomos non è altro che la reincarnazione grecizzata, con tutto ciò che ne consegue in termini di rozzezza, di Spartaco Sacchi, padre di Bruno Sacchi. Permanentemente di malumore, sigaretta sempre in bocca, caffè-frappè in mano, cova in silenzio il suo rancore sordo ma nemmeno lontanamente mascherato per i gitanti, la Spagna, la Grecia e ogni forma di vita in genere. Il suo posacenere non verrà mai svuotato per l’intera durata della gita. Il suo cellulare squillerà di continuo, lasciando intuire traffici illegali di varia natura. Impone a tutta la compagnia la solita inascoltabile sequela di becerissime hit greche a tutto volume, così, per farci sentire a casa. Naturalmente ogni volta che lo vediamo, noi figli degli eighties, non possiamo che esclamare "Ahò, a Bbbruno, ma che ffai? Diggiuni?!", anche se lui stranamente non reagisce. Presto prende quota la teoria che si tratti proprio di Spartaco che ha improvvisamente deciso di cambiare vita e adesso, infastidito dall’essere stato scoperto, fa lo gnorri.

Arriviamo all’hotel che miracolosamente si rivela più che discreto, ma va anche detto che a noi europei occidentali l’insolita presenza di un bidè al bagno ci emoziona sempre. Peccato solo che l’albergo si trovasse ai confini con il Portogallo. Affrontiamo le prime lamentele con scioltezza, riassegnamo i posti in camera, dispensiamo chiavi e sorrisi e registriamo la fisiologica mezz’ora di ritardo, che sarà una costante di ogni appuntamento. Poi partiamo intrepidi alla volta della città. L’avventura è appena cominciata.

nella foto: il nostro autista in un momento di relax

We’re all from Barcelona, step one: la partenza

April 26th, 2007 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

Le indicazioni della mia socia per il viaggio erano state chiare "Se le cose si mettono bene vanta e decanta pubblicamente i meriti della scuola, se si mettono male e i bastardi iniziano a lamentarsi, e credimi succederà, dai tutta la colpa all’agenzia che organizza il viaggio". Sembrava facile sulla carta, essendo presente anche uno dell’agenzia succitata, tale Kostas, con donna al seguito. Il mio capro espiatorio, pensavo, che si porta pure l’accompagno a nostre spese. Bersaglio sin troppo scontato. Al mio fianco nel ruolo dirigenziale, oltre alla mia dolce metà, anche dei parenti stretti della socia, nella figura di

a)sua sorella caffeina-nicotina dipendente

b)sua nipote-che-lavora-alla-scuola-centrale-come-segretaria. Almeno lei avrebbe saputo riconoscere le facce degli studenti. E inoltre, pensavo, l’avrei sfruttata per tediose mansioni quali raccogliere soldi per i musei, le adesioni e per effettuare conta del gregge. Oltre che per sollevare la cartellina riportante l’effigie della scuola, simbolo effettivo del potere, durante i movimenti di massa. Un po’ come l’ombrellino colorato per i gruppi di turisti giapponesi, ecco. Brandirlo è sempre stato uno dei miei incubi ricorrenti.

Sempre in teoria noi quattro, il gruppo di comando, non avremmo dovuto cacciare una lira per quanto riguardava musei, gite turistiche, etc. Ci saremmo accorti presto di quanto la realtà sarebbe stata esosamente diversa, maledetta Catalogna.

All’aeroporto l’appuntamento era alle 5.30, per prendere un charter che sarebbe partito alle 7. Che in Grecia significa le otto e mezza, ma non importa. Inizialmente si fatica a raggrupparci all’aeroporto. Si formano i primi gruppetti spontanei di gente sperduta, che teme di restare appiedata, e li vedi in giro che chiedono a chiunque se sanno niente di una gita con una scuola. Impietosito mi attivo in fase di catalizzazione, si siamo noi, non temete, o popolo predestinato. Come già un mio celebre predecessore vi porterò alla terra promessa, senza manco bisogno di aprire il mar Rosso. Già dalle 5.45 comincio a ricevere telefonate di gente in panico, alcuni già in procinto di imbarcarsi, "Ma dove siete?", e dire che l’aereoporto Makedonias di Salonicco non è esattamente gigantesco. Ci sono personaggi già pronti da tre ore al check-in, anche se il volo è ben lungi dall’essere annunciato. Altri che si apprestavano a salire le scalette di aerei in partenza. Peccato che non avessero ancora nemmeno i biglietti.

Piano piano ci si raggruppa. La visione d’insieme è raccapricciante. Dal numero e dalla dimensione delle valige di alcuni inizio a pensare che almeno una trentina di essi abbia deciso di trasferirsi a Barcellona in pianta stabile, anzichè permanere i cinque giorni scarsi che erano in progetto. Vengo presentato a tutti come il "responsabile" del viaggio, etichetta pesante da scrollarsi di dosso e davanti a cui la mia stessa madre si sarebbe sbellicata dalle risate, per il solo tentativo di associarvi un debosciato del mio calibro. Certo mamma che potevi pure sforzarti di più per contribuire ad accrescere la mia scarsa autostima.

Potete capire l’effetto di essere presentato alle 6 di mattina a 50 sconosciuti, fra cui parecchi scalmanati che iniziano a farvi domande sul flamenco, sul programma della gita, su Ronaldinho, sul modernismo, sui prezzi dei biglietti, sui monumenti, cogliendomi del tutto impreparato. Capacità percettive azzerate, confusione mentale sui nomi, sonno incipiente: tutto ciò che cerco è un caffè e un posto dove inaugurare il primo pacchetto. Ma d’altra parte vivo la dicotomia di dovermi improvvisare consumato accompagnatore di gite greche. Tranquillizzare, erudire, stuzzicare, coinvolgere. Inizio a dare informazioni random sulla Spagna, che spaziano dalla paella a las fiestas,dalla corrida a vamos a  la playa, sciorinando una conoscenza vistosamente artefatta della città (a Barcellona c’ero stato una volta quattro anni fa per due giorni, figuratevi) e anche un minimo sindacale di spagnolo, per vedere se abboccano. In realtà devo fare attenzione, che in mezzo a quella infida massa di gitanti ci sono anche persone che lo spagnolo lo sanno davvero. Inizio a sudare copiosamente. Dopo un’infinita attesa riusciamo a imbarcare tutta la sciamannata truppa sul charter di compagnia incerta. Inizialmente si dice spagnola, poi Yugoslava, infine si vocifera che nella notte la flotta sia stata ceduta per un imprecisato numero di barili di aringhe affumicate a un losco faccendiere vietnamita. Sarà una lungua giornata. Vedrai mamma, stavolta ce la farò.

We’re all from Barcelona, step zero: prologo, prima della partenza

April 24th, 2007 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

Un po’ la connessione ballerina un po’ il tempo bello hanno finora sabotato l’uscita di questo post-testimonianza sull’agghiacciante viaggio della scuola a Barcellona. Affrettiamoci dunque, prima che salti di nuovo l’adsl.

Prima della partenza si approntano tutte le liste necessarie, si individuano i casi problematici. La maggior parte dei partecipanti nemmeno la conosco, che vengono tutti dalla scuola centrale, non dalla succursale di Kalamarià che gestisco io. I nodi vengono al pettine manco tentassimo di riordinare la capigliatura di un rasta. Manco siamo partiti e già rogne come se piovesse.

C’è quello che scopre di avere la carta d’identità scaduta la sera prima di partire. C’è quella che rinuncia al viaggio, già pagato, senza degnarsi di avvertire nessuno e semplicemente scollegando per tre giorni il suo cellulare, rendendosi irreperibile. C’è una che dice che non può arrivare in tempo all’aeroporto la mattina, in quanto ha un problema insormontabile. Deve dormire, per questo motivo si presenterà al check-in non prima di un’ora dal decollo.

Questi piccoli dettagli mi danno già la misura di quanto questo viaggio non sarà esattamente una scampagnata per me, lider maximo della temeraria impresa. Un italiano a capo di 50 greci che vanno in Spagna: pare una barzelletta. Per gran parte si tratta di gente che mette per la prima volta il naso fuori di casa, e ciò non facilita le cose.

Riusciranno i nostri eroi a sopravvivere senza feta e frappè per quattro giorni? Riuscirà il conducador a riportarli tutti sani e salvi a casa? Riuscirà la spudorata bellezza di Barcellona a sedare rivolte interne, sopire malumori, calmare gli animi? Queste e altre rivelazioni nei prossimi avvincenti capitoli.

Ora capisco perchè gli insegnanti non volevano mai accompagnarci in gita al liceo

April 19th, 2007 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

La voce di chi vi parla non è quella dello stesso uomo che, tramite le pagine di questo blog, avete imparato a conoscere. La disumana esperienza di mettersi a capo di una delegazione di 50 greci in vacanza all’estero non può lasciare una psiche umana inalterata. E’ una cosa che ti tocca, ti segna, e ti cambia. Il lungo silenzio mantenuto finora è dovuto solo a un difficile tentativo di mettere insieme i tanti flash, e tentare di trarne delle parole che possano darvi una idea di ciò che questa traumatica "gita all’estero" ha potuto significare. Insomma, le temutissime diapositive delle vacanze stanno per arrivare. Mettetevi comodi.

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Gita scolastica

April 6th, 2007 | By benty in Senza categoria | 8 Comments »

Fine della breve permanenza italica, domattina si riparte verso la Grecia. Mercoledì il sottoscritto si troverà in quel di Barcellona a capeggiare una visita guidata di 50 studenti ellenici. Quando comunicavo agli scapestrati che sarei stato io il responsabile della gita si illuminavano in volto, i malvagi. Comunque è sempre stato il mio sogno fare il giro delle camere dell’albergo per sgamarli mentre si fumano le canne. ‘Sto lavoro mi da soddisfazioni enormi, come vedete. 

Ovviamente mi pareva troppo mainstream andare a Barcellona in periodi di Sonar o Primaverasound, tsè, son capaci tutti, noi quegli eventi mondani da finti indiekids li rifuggiamo ben volentieri. Da veri indipendenti ortodossi, saremo a Barcellona in una data completamente a cazzo. Meglio ancora, poco prima di quei festival, così da non trovare un concerto in tutta la Catalogna, manco a pagarlo oro (forse le Cocorosie, forse). In compenso l’organizzazione del viaggio è stata un brillante esempio di efficienza greca, il che significa che non si sa ancora se ci abbiamo un albergo prenotato oppure no, e se si trova a 10 o 20 km dal centro della ciudad.

Se dalle parti della Sagrada Famiglia o delle Rambals, vedete uno adirato con un ombrellino issato verso il cielo che urla bestemmie in greco e inveisce verso una cinquantina di studentesse ubriache, avvicinatevi: avrete buone probabilità di conoscermi. Una caña e una tapa ce la potremmo sempre fare, basta che offrite voi.

Ah sì, buona Pasqua. Qui osserviamo il digiuno del venerdì santo con estremo rigore, come ogni anno. In programma per la cena agnello al forno. Che toglie i peccati dal mondo.

Quattro stracci

April 5th, 2007 | By benty in Senza categoria | Comments Off on Quattro stracci

clicca, per Dio

Any given 03.04

April 3rd, 2007 | By benty in Senza categoria | 6 Comments »

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Solite fisime da emigrante, ma a punti e dal paisello

April 2nd, 2007 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

L’incremento di extracomunitari va di pari passo con manifesti e adesivi di Forza Nuova, che sono attaccati ovunque in città. Due cose di cui precedentemente non mi ero accorto.

Le Iene non fa (più) ridere e non ha senso, non lo baratterei con mezza puntata settimanale sul GF che fa Zoro.

E’ bastato guardare blob per imprimermi in mente il diktat morale "Mai più deridere la tv greca, mai più".

Ancora esiste Alda D’Eusanio. Come anche Intini e De Michelis. Fatico a capire.

Trovo assolutamente consolatorio che Barbareschi sia tutt’ora considerato un intellettuale di destra.

Sono quasi sicuro che quando domani chiederò all’unico rivenditore di musica locale il nuovo degli A toys orchestra mi guarderà inebetito come fece 12 anni fa. L’album era Catartica dei Marlene Kuntz.