All Posts from January, 2005

Le caprette ci facevano ciao (nostalgia canaglia)

January 29th, 2005 | By benty in Senza categoria | 9 Comments »

 Mi arriva dall’Italia questa email, a cui sono allegate le sottostanti foto

"Le foto le ho fatte io. Beccatele così ti senti a casa. Nostalgia di quando al liceo non si andava in classe e si fuggiva col bob sui monti"

Kape

  

  

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“Classe really operaia” meets “I grandi classici”

January 26th, 2005 | By benty in Senza categoria | 7 Comments »

Ieri ero bello tranquillo a casa che cazzeggiavo di fronte al pc ed era da poco arrivata Eleni, la signora che ci viene a dare un verso alla casa ogni due settimane. Risparmiatevi i commenti sull’imborghesimento del sottoscritto e sull’etica DIY, per cortesia. Insomma mi irrompe in camera Eleni mentre passa l’aspirapolvere e mi fa "Ma che musica fantastica stai ascoltando, è davvero bellissima". Io ci sono rimasto:mai avrei pensato di poter incontrare i gusti di una greca quarantenne. La cosa mi ha sorpreso, ma in maniera positiva. E mi ha anche fatto fare due pensieri rapidi sul valore assoluto che raggiungono alcune forme d’arte, riuscendo a passare trasversalemente, generazioni, culture, livello di istruzione. Ieri il miracolo l’ha fatto Nick Drake, con Bryter Layter.

Cuervo nights

January 23rd, 2005 | By benty in Senza categoria | 8 Comments »

Il Cuervo si definisce cafè-bar. Da due settimane ci lavoro il sabato in pianta stabile come dj; mi avevano contattato prima delle feste. Le premesse erano state eccezionali. Carta bianca sulla musica da passare, volume a volontà che qui è tutto insonorizzzato mica si scherza, 35-40 euro a notte sia sabato che venerdì. Dopo le vacanze di Natale le cose sono leggermente cambiate. Sarebbe meglio solo il sabato per iniziare. E va bene, non c’è problema. Il volume tienilo basso per carità, che i vicini si sono già lamentati due volte. Ma non era isolato acusticamente? Eh si, ma ci dev’essere qualche perdita. Ah, già che ci siamo, non è che potresti passare anche un’oretta di musica commerciale? No. Ma sai, sarebbe per i clienti più giovani …. No. Ma che ti costa? Non ne ho, non ne suono, non ne voglio ascoltare. Se volete ve ne procuro un po’ e ve la mettete sul pc, io mi faccio una pausa e voi suonate quello che vi pare. (e così inizia il viaggio di Benty nel fantastico mondo della musica commerciale sul p2p, nomi mai sentiti, sigle sconosciute, discomania hit e buddha bar come se piovesse, Molella a farla da padrone). E al primo pagamento ho anche realizzato che si erano fatti lo sconto, scendendo a trenta euro. Vabbè che se ci sommiamo quello che mi bevo e quello che offro in giro dovrei lasciare una quindicina di euro io ogni volta. E la mia donna inoltre non paga ed esce ubriaca da quel posto, tutte le volte.

Il Cuervo è stato aperto circa tre mesi fa da Ievsi e Abraam. Ievsi vuol dire "sapore" in greco, e ditemi voi se ci si può chiamare così. E’ una bionda ossigenata, truccata in maniera pesante, credo sia più giovane di me e gestisce, oltre al bar, anche un negozio di abbigliamento. Dà pochissima confidenza, ha un’espressione perennemente annoiata/disgustata ma esegue immediatamente ordini del tipo "Offri un giro di sfinnakia (*) ai ragazzi laggiù". Quindi non posso dire che mi dispiaccia. Abraam è un presunto trentenne, che però di anni ne dimostra almeno dieci di più, mica come il sottoscritto. Ha dei capelli assurdi che non riesco neanche a definire: stempiatura alta, lunghi dietro, vagamente ricci e unticci, mi ricorda qualcuno, ma non so chi. Vive angosciato da fantasmi che non ho ancora bene interpretato, morirà di cirrosi, che è la stessa fine che farei io se lavorassi in un bar tutte le sere.

Ha un sacco di difetti il Cuervo: luce troppo alta, tavolini in mezzo (eh ma d’altronde è un caffè), clientela del vicinato parecchio discutibile, mobilia anonima, ampie vetrate sulla strada che mostrano impietosamente quanto sia spesso vuoto. E com’è noto la gente non entra volentieri in un locale vuoto. Per non parlare dell’impianto stereo, che di per sè sarebbe anche discreto, se non fosse che non esiste nè mixer, nè ingresso per le cuffie, impossibilitando il preascolto. Alla fine il mixer l’ho portato io, proprio come le cuffie, lo aggiusteranno e temo che mi verranno addebitate pure le spese. Quindi anche ieri sera per il secondo sabato consecutivo, mi sono dovuto arrangiare a mischiare musica (senza cuffie nè mixer), giocando con le minuscole manopolette dei volumi, sfumando un cd nell’altro. Dopo ogni birra diventavano sempre più piccole e confuse e difficili da trovare, le dannate manopole.

Il Cuervo vive una situazione lievemente schizofrenica, soprattutto dopo il mio recente arrivo. La fase caffè, ovvero quella di giorno e prima serata, è desolante. Pochi tavoli, gente che gioca a tavli (una specie di backgammon locale) mentre sorbisce un caffè. E’ quella la situazione che trovo quando arrivo verso le 9 e mezza il sabato, una visione straziante.

I camerieri in quei momenti propendono al suicidio per la noia. Ce ne sono due: Iotis e Rania. Iotis ha vent’anni e ha appena finito di fare il soldato, non va all’università, non legge libri. Lo raccontava ieri sera a due che volevano rifilarci una enciclopedia sul sesso e sul pronto soccorso a soli 500 euro al mese per il resto della nostra vita. Mi avevano quasi convinto, gli abbiamo offerto uno sfinnaki e si sono finalmente tolti dalle palle. Rania, l’altra cameriera, ha ventiquattro anni, credo che abbia vissuto in Germania ed Inghilterra, ha degli occhi vispi e si lascerebbe volentieri andare all’arte dell bondage quando le metto i Cure. (parentesi per gli indiesnob: Oh non mi rompete il cazzo, io Cure li metto e volentieri, altrochè). L’importante è che sono celeri nel dissetare il bravo dj.

La seconda fase è quella bar, quando verso mezzanotte e mezza il posto comincia a riempirsi, io approfittando della confusione aumento il volume. Tutto diventa più bello, i giri di shottini diventano continui e arrivano a sovrapporsi, la musica migliore, le ragazze più belle, l’ambiente più figo. In genere sono già alla quinta birra quando comincia questa fase. Ieri a un certo punto c’era gente che ballava e cantava, Abraam e Ievsi sembravano molto soddisfatti, anche perchè il 70% della gente l’avevo portata io, dalla scuola e non solo.

La popolazione tipo del Cuervo nella fase tranquilla è composta da clienti o molto giovani o abbastanza avanti con gli anni, tutti residenti nelle vicinanze o semplici e casuali passanti. Fra i "residents" vale la pena ricordare il Mago, un ragazzone che va in giro in maniche corte in pieno gennaio (e non è caldo) ed è specializzato in giochi di prestigio con cui sa strappare anche applausi. C’è Katerina, dotata di un seno assolutamente felliniano. C’è Olga, praticamente una modella, che si aggira nelle vicinanze della postazione del dj, facendogli sbagliare i mix con quel pancino scoperto e la scollatura generosa. C’è Nikos, il primo fan dei Ramones che lavora nel campo della vendita piscine, credo. C’è la bionda misteriosa, non se ne sa il nome, amica dei capi, una donna bellissima circondata da un alone misterioso, accompagnata ad un uomo inutile, come tutte le belle donne del mondo. A volte canticchia, quando mi guarda mi guarda storto. Poi ci sono gli adolescenti, accaniti giocatori di carte e altri ameni giocarelli, che mi hanno scannerizzato all’arrivo, senza rivolgermi la parola. Probabilmente mi odiano per il mio tentativo di cambiare il tipo di musica (prima si sentiva solo dell’orrenda musica greca o della house-commerciale) e anche il tipo di clienti. Non più tranquilli giocatori e sorbitori di caffè del quartiere, ma appassionati rockers ubriaconi e rumorosi provenienti da tutta la città, donne devastate dall’alcol, freak di varia natura. E’ in atto una guerra intestina al Cuervo, ma non se n’è accorto quasi nessuno.

Nel frattempo, forse per paura di perdermi come munifico cliente, quelli del Casablanca si sono ri-fatti sotto, proponendomi semi-ufficialmente il venerdì come resident. Questo significherebbe in parole povere il harakiri del mio fegato e il mio ritorno al celibato, in quanto la mia ragazza mi ha già minacciato. Ovviamente accetterò.

(*) sfinnaki: lo shottino, che qui è tradizione offrire dopo la seconda/terza consumazione

Rumors

January 20th, 2005 | By benty in Senza categoria | 5 Comments »

Da queste parti gira una voce insistente che siano stati contattati i Franz Ferdinand per rappresentare la Grecia (!?!) all’edizione dell’Eurovision del 2006. Questi, si dice, dovrebbero partecipare alla gara canora europea ( che vide trionfare a suo tempo Cutugno e Raf, e concorrere perfino i Jalisse) con un riadattamento di una canzone tradizionale greca. Il tutto perchè il cantante, Alex Kapranos, aveva un nonno greco, a cui deve il suo cognome. Vi metto pure il link ad un articolo che ne parla, ma tanto è in greco e quindi dovete fidarvi di me.

 

update: la proposta era stata veramente fatta, i FF hanno gentilmente declinato l’invito

Benty vs Salonika city vs GdM

January 17th, 2005 | By benty in Senza categoria | 8 Comments »

Il mio rapporto con questa città si sta tramutando in una sorta di amicizia di lunga data. Non è passione, che quella fragorosa, totalizzante, giovanile, irripetibile, si prova poche volte nella vita. Con Salonicco abbiamo imparato a conoscerci dopo anni di reciproca diffidenza e dispetti, a sopportarci, a tollerarci, a prenderci per il culo e alla fine anche a volerci bene. Magari non in pubblico, ecco. Quando vengono a trovarmi gli italiani le impressioni che ricevo su questa città sono sempre simili, abbastanza superficiali e decisamente condizionate dalla convinzione che per vivere decentemente bisogna abitare in Italia, mentre nel resto del mondo non ci capisce un cazzo nessuno. Cosa che accade puntualmente speculare quando mi devo sorbire i resoconti dei greci che vengono in italia. Un festival incrociato di luoghi comuni e anelasticità mentale. Ho imparato ad ignorare, annuire e tirare avanti senza buttarmi in dibattiti polemici fini a sè stessi. Raramente mi capita invece di imbattermi in persone che sappianonno fornire un punto di vista sulla città in cui vivo che mi sorprenda. Un punto di vista che non avevo pensato, magari improntato a sensazioni immediate, da vero ‘passenger’ e a rimandi istintivi più che ragionati. Però un punto di vista che alla fine ci azzecca parecchio e sa spiegare anche a te, che ci campi da quasi tre anni, i motivi per cui alla fine a ‘sta cazzo di città ti stai abituando, e probabilmente ti sarebbe difficile rinunciarvi senza rimpianti. I punti di vista di cui vi parlo sono peraltro forniti dagli illustrissimi Alessandro Raina e Jukka Reverberi dei Giardini di Mirò, dopo un mini tour che li ha visti a Salonicco ( e io li ho persi che ero ancora in Italia, mangiandomi i gomiti) a Patrasso e ad Atene. Sotto vi pubblico stralci di due loro email riguardanti Salonika City. Io la chiamo completezza dell’informazione (courtesy of Giardini di Mirò).

Alessandro Raina

A saperli interpretare i segnali ci sono eccome. Salonicco e Patrasso hanno un loro fascino, povero ma bello (di Atene abbiamo conosciuto solo un ristorante e il Cozito, il caramel macchiato greco). A Salonicco, fra negozi di vestiti orrendi e supermercati molto carini vale la pena passare per la casba del mercato, un luogo dove un agnello penzolante con la gola squarciata non è solo un agnello penzolante con la gola squarciata anche se potrebbe sembrare solo un agnello penzolante con la gola squarciata.ma di questo potrà parlare meglio Jukka, così come del simbolismo della macellazione, del souvlaki e delle influenze slave e turche e bulgare. Io dirò solo che a Salonicco, se si ha tempo di cercarli, ci sono negozi di dischi deliziosi, specie
se il vostro nuovo hobby è fare dj set di sei ore e avete pochi soldi. Così in mezzo a immondizia disco italiana e a vhs con i documentari naturalistici si
trovano compilation piuttosto rare dei Pulp.tutta la discografia degli Suede..singoli degli House of Love e retrospettive della JBO.tutto a non piu’ di 4 o 5 euro. Inoltre, a Salonicco, vendono la lacca piu’ afrodisiaca del mondo.

Jukka Reverberi

lo dico subito.i greci in buona parte mi stanno simpatici.
hanno un modo di essere mediterranei ed europei molto dignitoso. una dignita’ che da queste parti faccio fatica a trovare. e forse pure nel cercarla nel dizionario della lingua italiana la parola dignita’ non la si trova piu’. passero’ come sembre per un imbecille antiitaliano. pronto a sputare sulla terra che mi ha dato le origini. ma non e’ cosi’, sputo sulla terra di oggi. quella spazzata dai mille venti del nord e non … quello schifo di non cultura antimodernista ma brillantinista che e’ il bel paese di ora.
si perche’ l’italia di oggi e’ tutto fuorche’ moderna. e’ solo brillantini e paillettes…e’ un paese da bere. la capitale morale ha vinto. noi tutti, no.

e quindi ve lo ripeto i greci mi stanno simpatici perche’ dopo tutto hanno salvato in modo decoroso il loro essere mediterranei ed europei, con una dignita’ che molto probabilmente quel cretino che ha immaginato il mio grosso grasso matrimonio greco neppure si ricorda piu’.

(e poi c’e’ dell’altro. in un piccolo spazio della mia mente sono tutte li la spagna l’italia la grecia la yugoslavia….. abbiamo sofferto il male incurabile….lo abbiamo combattutto….sappiamo cos’e’…. ci abbiamo provato…abbiamo sognato il sol …abbiamo vinto e perso….. ero anche io la in quei posti, in quei giorni…ero con loro…lo ripetero’ sempre…ero proprio la a huesca, sulle foci della neretva, sull’appennino, bevevo l’ultimo goccio di ouzo guardando i maledetti inglesi arrivare per dare inizio alla restaurazione.eh si.. saro’ sempre con tutti loro.)

la prima volta che sono atterrato in grecia ero dieci anni piu’ giovane, mese piu’ mese meno….l’estate del novantacinque….il dopo maturita’… un’estate assolutamente non ancora digerita.
ricordo di essere stato in pieno periodo british….i casi della vita…alessandro…io naturamente vedevo come sempre tutto da un’altra angolatura…mi interessava solo la musica…e mi consideravo in quel preciso istante uno sxemod…ovvero braghe da skate e fred’s perry. dischi ebullition e blur come se piovesse…. olympian dei gene fu il disco piu’ suonato ( se vi siete persi quel disco…permettetemelo …siete dei puri fessi…) di tutta la vacanza (una vacanza cosi da beautiful loser morrisey se la sogna)…ma sono pasati dieci anni…

i tempi sono andati….o almeno, per me la poesia a l’allegra baldanza e’finita…pero’ leggere absolute beginners vi assicuro rimette in moto sentimenti andati e il cuore si emoziona ancora. e qundi ti capisco e ti approvo…

la mia grecia di oggi…..e’ splendida. magnifica.

salonicco ha un fascino strano…. ma ha fascino che che ne dica chi abita là. ha quel fascino che colpisce chiunque si dedichi al passeggio, per il suo lungomare e per le sue vie immense e i palazzi ammassati. e’ un po barcellona ed un po’ spalato, vagamente beirut leggermente lecce ma sopratutto molto solonicco.
la notte come sempre porta le senzazioni migliori…quando tutto e’ chiuso…e non si e’ distratti da altro che il proprio mal di piedi e dai netturbini.
quante ne vedeno, se ne vedono, i netturbini dell’europa mediterranea in una notte qualsiasi. di sicuro un paio di loro ci hanno visto pascolare  in tre alla ricerca di un gyros, ci hanno visto mangiare parlando di registrazioni in posti esotici….qualcuno ci ha quasi investito mentre mordevamo un pezzo di torta iperzuccherina….e qualcuno non ha nemmeno notato che alle 4 di notte ero, forse, l’unico sud europeo ad aver comperato quattro biscotti burrosissimi con le mandorle…e me ne andavo in giro con la confezione in mano…felice di sentirmi come se fossi a parigi con una baguette sotto il braccio. la cosa piu’ normale del mondo.

il giorno dopo.. abbiamo deliziato un glorisoso pasto nelle viuzze del mercato di thessaloniki….ottimi calamari, souvlaki, crocchette di formaggio(unisco tutto il sud d’europa le crocchette…e le ritrovate pure nel gran fritto italiano…di piemontese tradizione), feta, insalate grece con cipolle dolcissime che a casa non mangerei mai….polpi alla piastra…
una fame cresciuta a dismisura, come dicevo, all’interno dle mercato di salonicco… il mercato piu’ medioorientale in cu sia mai stato dopo quello di palermo…io che il medio oriente lo ho vissuto solo attraverso i racconti dei miei genitori. e quindi le teste di maialino, le oche spennate con la gola squarciata,  le costolette di agnello, il bacalao sopra il ghiaccio e sotto il sale…i calamari e gli octpus….le spezie…la paprika…la paprika la cannella la cannella…i loro profumi…non so ad un certo punto dovevo mangiare…ed ho mangiato. si tratta di curiosita culturale culinaria…conoscere un posto anch attraverso cio’ che si mangia. Poi con i miei soci sono uscito dal ristorante per ritrovarmi a port de glignacourt(se cosi si scrive…per intenderci il mercatino delle pulci parigino)….

il pomeriggio e’ trascorso tra le viuzze ed i negozzietti di dischi… dove per sei euro lola dei kings originale e’ arrivato a casa mia….e per non dimenticare il nostro mare…amato mare…."venice"  ha finito per riunirci con il desiderio mai celato degli austriaci per un’accesso al mare. a quel mare…il mediterraneo…

la sera del concerto mi sono costretto ad assaggiare un’involtino di pastrani…insomma il nome proprio non lo ricordo…ma sembrava un involtino primavera con ripieno di formaggio e questo prosciutto …teoricamente di cammello…un’esperienza gratificante…il compagno vasquez montalban credo avrebbe apprezzato la mia scelta…anche se avrebbe criticato l’assenza di ouzo dalla tavola… ma del resto ognuno di noi deve seguire la sua strada… anche sulla tavola…

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Cinghie Arabe

January 17th, 2005 | By benty in Senza categoria | 3 Comments »

 Aidan Moffat non potrebbe non starmi simpatico. E’ alticcio, brutto, barbuto, pienotto, poco elegante, fa il suo ingresso birretta in mano, con un eskimo e un maglione, come se fosse appena sceso dal taxi che arrivava dall’aereoporto directly from Scotland, con una pancetta da alcolista che la camiciona larga e fuori dai pantaloni non riesce a nascondere. Ci sarebbe secondo me anche una alopecia incipiente, ma non vorrei infierire troppo, che poi sembra che esagero. Questo per quanto riguarda le apparenze. Se uno spulcia nel suo passato ci trova oltre ai conosciuti eccessi di sostanze alcoliche e psicotrope, una carriera premusicale costellata di lavori di merda, corredata da salari di merda, il tutto condito da ordinaria disperazione da provincia che abbrutisce e l’aggravante di un clima che non spinge esattamente verso la gioia di vivere. Metteteci una serie mirabolante di lovestory iniziate male e finite peggio (o sarà sempre la stessa?), una insofferenza mai nascosta verso Falkirk, suo luogo d’origine, e la sua gente e ci avrete un quadretto più o meno plausibile di quelle che sono alcune fonti di ispirazione degli Arab Strap. Insomma ci troviamo davanto ad un working class hero+loser+mezzo tossico lunatico, di indole parecchio malinconica. L’amore dovrebbe scattare immediato.

E invece così non è. L’amore scatta, ma ci mette un po’. Un concerto come quello di ieri, come al solito gli arguti gestori del Mylos hanno scelto la peggiore di tutte le location possibili, cade in un periodo della mia vita fin troppo positivo. Che adesso non sto a dirvi nei dettagli, perchè vi devo parlare degli Arab Strap per contratto. Se avessi assistito ad un concerto del genere un anno e mezzo/ due anni fa ci sarei rimasto sotto come un treno. Un trip scuro, fra sbronze, funerali, pioggia, sesso con tutte sindromi postcoitali immaginabili, flashback, amici che tradiscono, sangue e merda, pessimismo, rassegnazione quotidiana, tristi conflitti di coppia, darsi per vinti, invecchiamento e altri ammenicoli (Mad for Sadness, no?). Insomma ci ho messo un po’ a entrare in sintonia con il cupo mood arabstrapiano. Poi però era inevitabile che ci entrassi, perchè sepppure non ti aspetti che trasudino energia in un live set, quella che invece non manca è l’intensità e arriva molto più diretta rispetto ai lavori su disco. E alla fine ti coinvolge, sia nei pezzi acustici che nei pochi con la drum machine, sia in quelli più aggressivi dove le chitarre rumoreggiano, che in quelli in cui domina una sezione archi che ti sbuccia l’anima o occasionalmente spunta una tromba. La voce di Moffat non sembra sempre farcela, canta a occhi chiusi e li apre solo quando ci parla dell’ulitma volta che è venuto a Salonicco quattro anni fa. Di cui ovviamente non si ricorda una mazza perchè era totalmente ubriaco. Delle restanti cose che dice si capisce poco e nulla, perchè questi parlano comunque scozzese, ovvero una lingua che non appartiene a questo pianeta. Siparietto: a un certo punto Middleton cambia chitarra e Moffat crede che tocchi a lui suonarla, quindi si reca verso Middleton  braccia protese, Middleton lo fissa gelido Moffati si blocca, si gira, fa finta di niente, si tortura un po’ la barba e poi parte il pezzo.

Inoltre, come in un pub fumoso di Flakirk dopo la sesta pinta, alla fine sono rimasti sul palco solo Middleton e Moffat, voce e chitarra acustica, hanno fatto tre pezzi che il pubblico ha richiesto (fra cui Piglet). All’uscita il bassista in persona, mi ha venduto l’ultima maglietta a 15 euri, ed era molto gentile e sprizzava attitudine DIY da tutti i pori, nonostante siano sempre gli Arab Strap, mica noccioline.

Vi posto la scaletta gentilmente regalatami da John il loro tecnico del suono (mancano i tre pezzi acustici finali)

I titoli della Repubblica di oggi

January 16th, 2005 | By benty in Senza categoria | 7 Comments »

 Berlusconi: con la sinistra miseria, terrore, morte.

Non riesco nenche più a dargli torto al Nano, credo che ormai abbia vinto. Guardateli in faccia i sinistri sinistrati, i Boselli, i Rutelli, i Bertinotti, i Pecorari Scanii, i Prodi i Fassini, i D’Alemi. Voglia di fare festa o anche solo di sorridere ne viene davvero poca a me, non so a voi. Se questo è il futuro della sinistra almeno. Chi è che diceva che demonizzare l’avversario ci ha fatto perdere le elezioni del 94? Questi termini concilianti, rassicuranti e distensivi utilizzati dal Nano invece come mai lo fanno stare al governo da una immensità di tempo? E fra le righe si può comunque leggere che la prossima campagna elettorale di Forza Italia sarà incentrata sulla promessa dell’opposto del trittico che accompagnerebbe la sinistra al governo. Ovvero ricchezza (carta già giocata con poco successo), fiducia (in Previti?!), e soprattutto la carta vincente e definitiva, l’immortalità. Non si è a caso Unti del Signore.

Prodi pace fatta con Rutelli "Ma usiamo le nostre parole".

Appunto: terrore miseria e morte, o per lo meno voglia di morire. O voglia di ucciderli, latentemente. Chissà se avranno anche usato formule come "Mannaggia al diavoletto che ci ha fatto litigar oilì oilà, pesce fritto e baccalà" cantalenando a mignoli congiunti e dondolanti. Probabilmente e bastato a Rutelli restituire il Big Jim safari che aveva sottratto a Prodi mentre era a fare merenda a casa di Veltroni con del buon panenutella, per tornare a dialogare. Intanto c’è gente che si sorprende se abbiamo la destra al governo. E riguardo alle parole, ne avrei pure io un paio mie, da usare nei loro confronti. Ma ho già avuto problemi per oltraggio a pubblico ufficiale, e dunque mi astengo. Per ora.

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Rock dj

January 15th, 2005 | By benty in Senza categoria | 9 Comments »

Il sottoscritto inizia fra un’ora la sua carriera come resident dj presso il bar-cafè di nuova apertura Cuervo. Si promette un set incendiario che andrà dagli !!! a Raffaella Carrà, passando per i Radio Dept. Vi direi anche di intervenire numerosi, ma non è che vi troviate proprio nei paraggi. Quando dico resident intendo che credo sopravviverò un paio di settimane prima di farmi cacciare a calci, come al solito. Tanto per dirne una, non ci avevano manco le cuffie e me le devo portare da casa e non ho ancora capito se abbiano o meno un mixer. Questo passa il convento. A bientot e incrociate le dita. E domani me ne vado a vedere gli Arab Strap.

Mamma Italia

January 11th, 2005 | By benty in Senza categoria | 23 Comments »

ispirato a Remo Remotti, ascoltando i Recycle (correttore di bozze Enver)


Nell’anno 2005 io me ne andai, come oggi i ragazzi vanno in Thailandia col Last minute a metà prezzo, vanno via, anch’io me ne andai nauseato, stanco da questa Italia del dopo Trapattoni, io allora a trentun’anni, mi trovavo di fronte a questa situazione, andai via da questa italia nell’anno 2005.

E me ne andavo da quell’Italia teleaddormentata, da quell’Italia puttanona, borghese, fascistoide, razzista e arrogante, quell’Italia in cui "Lo Stato mi si mangia tutto con le tasse", e "non funziona niente", quella Italia di Cogne in prima serata, dei centri commerciali che adesso si chiamano outlet, del sistema radiotelevisivo in mano a una persona sola  – ma va bene lo stesso, dei ministri che mettono le taglie sui criminali come nel far west, delle droghe leggere equiparate a quelle pesanti, quella Italia della sinistra inguardabile di Prodi e Rutelli, del calcio sull’orlo del fallimento, della Lega Nord, dei mercenari che diventano eroi, e dei giornalisti coraggiosi che diventano "coglioni", senza pietà, senza ricevere scuse, quell’Italia senza memoria

me ne andavo da quella Italia dei libri delle barzellette sempre best seller, l’Italia che non parla altre lingue, l’Italia delle ragazze che vogliono diventare veline, del Grande Fratello, dei treni che si schiantano per colpa della sinistra, di Andreotti innocente perchè il reato cade in prescrizione e Berlusconi pure, degli imbrogli, del superenalotto, delle mattanze di Napoli, l’Italia di Tronchetti Provera, quell’Italia dei treppiede, del businness di Padre Pio, dei co. co.co. e del lavoro in nero, di Tiziano Ferro e Gigi D’ Alessio in testa alle classifiche di dischi venduti, di Baggio che lascia il calcio, quella Italia dove le domande erano sempre già chiuse, dove ce voleva ‘na raccomandazione (E sono venuto in Grecia che è uguale).

me ne andavo da quella Italia delle curve ultrà naziste, del G8 a Genova, della scuola Diaz, di Omar e Erika, dei messaggini con le kappa, quell’Italia che fa pena tanto a destra quanto a sinistra, delle mille chiese, dell’Opus Dei, della P2, quell’Italia che si è dimenticata di Falcone e Borsellino, di Berlinguer, di Ilaria Alpi, che nega i finanziamenti ai partigiani, che si riscrive la costituzione su misura, l’Italia dei consigli per gli acquisti, l’Italia che rema contro gli Unti dal signore, l’Italia che scende in campo per fare e per crescere, che si autoassolve sempre,che la colpa è dell’arbitro Moreno, l’Italia che se contraddici sei solo un comunista di merda 

me ne andavo da quella Italia delle ville con l’anfiteatro e l’ingresso per il sottomarino dentro i parchi protetti, l’Italia della strage irrisolta della stazione di Bologna, di piazza Fontana, di Ustica, dell’Italicus, quella democristiana, quella pronta a riabilitare Craxi, quella delle villette, delle fabbrichette, delle Jeeppone, l’Italia che lecca il culo di chi vince e umilia che non ce la fa, quella della Moratti, quella della finanziaria che taglia i fondi alla ricerca, l’Italia che va in guerra per fare piacere a quel cerebroleso di Bush, l’Italia che "Deve imparare a convivere con la mafia", di Gladio, l’Italia fascista der Pecora 

me ne andavo da quella Italia che ci invidiano tutti, il Bel Paese, del Colosseo, delle Lecciso, della moda, degli stilisti, del design, della buona cucina, l’Italia di santipoetinavigatori, quell’Italia sempre col sole estate e inverno, quell’Italia ch’è meglio della Francia (e quindi figurati della Grecia)

me ne andavo da quella Italia dove la gente votava Berlusconi, quella Italia fetente e imprenditrice, dei mille bottegai, degli evasori, dei voltagabbana, quell’Italia sempre sul carro del vincitore, l’Italia di Calderoli, della Ventura, di Vieri che è più uomo di tutti voi messi insieme, di Fede, di Biscardi, di Bonolis, di Baget Bozzo, di Costanzo, di Dell’Utri, di Briatore, di Totti che sputa, di Ferrara, della Merz, di Belpietro, di Diaco, di Bertinotti, di Fiorello, di Schifani, di Del Piero che parla con gli uccelli, della Clerici, di Feltri, di Bondi, quell’Italia dove c’è un sacco di lavoro, dove i salari sono il doppio che qui, quella Italia che è il paese più bello del mondo

me ne andavo da quella Italia che non legge, che non si informa, che fa spallucce, che tollera Luttazzi lontano dagli schermi e così chiunque la pensi diversamente dal Nano, L’Italia di Sanremo a febbraio, dei Vanzina Boldi e De Sica a Natale, delle discariche abusive al sud, quell’Italia dove non si può più fumare una sigaretta, ma a proibirle non ci pensano nemmeno coi soldi che ci fa lo Stato, quell’Italia di Alberoni, di Panariello, di Previti, quell’Italia dei saluti romani, del mio idolo di gioventù Paolo Di Canio che portava e porta ancora il tatuaggio di Mussolini, me n’andavo da quell’Italia di merda !

Mamma Italia !
Addio.

Cominciamo bene

January 4th, 2005 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

Ecco a voi il 2005 in tutto suo splendore: Leonardo molla il blog. (segue silenzio triste e attonito, poi una bestemmia qualunque. Ciao Leo e grazie)