All Posts from November, 2003

Siparietto: tutti i retroscena dello scandalo degli indieblogawards

November 30th, 2003 | By benty in Senza categoria | 9 Comments »

Ah, le matte risate !!! Ah, come ci siamo divertiti col mio blog-fratello di Tubingen !! Se facessero un DVD dell’indieblog awards ci sarebbe un sacco di materiale , extra footage e backstage, da vedere. Ma non vi fermate alle apparenze: dietro alla indegna pseudo-gazzarra tirata su in quattr’e quattr’otto dai due funambolici bloggers abroad, c’è anche un duro messaggio di denuncia sociale. No, non è vero, era solo una terribile pagliacciata in realtà. Però, tanto per esser chiari, sono pressochè sicuro che gli indieblog awards non volevano essere e non sono mai stati una parodia di altri blog awards considerati da alcuni "più ufficiali". Dal mio punto di vista gli indieblogawards sono stati una specie di "finto-spocchiosa e allegra proclamazione di identità", di una piccola, cazzeggiona e bellissima comunità di bloggers, i cui confini, assolutamente non rigidi, erano già tracciati. Bastava dare uno sguardo alle colonne dei link dei vari candidati, ben prima degli awards. Questi hanno dato solo una sorta di ufficialità. Non so perchè, ma quello che ho appena scritto mi ricorda vagamente la gioiosa macchina da guerra di occhettiana memoria, ma come se a scriverne fosse stato Vincenzo Crostino, e mi viene da vomitare per la tristezza. La parte della presa per il culo a Gnu, improvvisata nel giro di un pomeriggio, a breve giro di email grecia-germania, l’abbiamo lasciata per la chiusura polemica. Partecipanti dati per vincenti sicuri che invece perdevano inspiegabilmente, le modalità di voto che cambiano d’improvviso, gli insulti all’organizzatore, che inizia una specie di delirio di onnipotenza (con tanto di citazioni !) , i nuovi indie-blog emergenti che scalpitano ed oscurano le vecchie cariatidi, i post di protesta, di sottofondo il borbottio del pueblo, fratellanze che finiscono e lacrimose carrambate finali. Meglio di quelli veri !!! E’ chiaro che non c’è caduto nessuno : ma vi pare davvero che io e Delio potremmo mai recitare così male? In realtà con quest’interpretazione sopra le righe, volevamo solo regalarvi un finale di cerimonia scoppiettante, un ultimo lungo brivido, un vero e proprio tripudio di miccètte. Anche se direi che Simona è riuscita (giustamente) ad oscurare il tutto e ad attirare i riflettori su di sè, con un solo meraviglioso click, di bellezza ( e anche di dimensione…) non inferiore alle cose scritte a cui ci ha abituato finora. In ultimo lasciatemi spendere due parole sul giovane greciadelnord: a parte ribadire la mia incapacità nella gestione di due account contemporaneamente, vorrei dire che quel blog ha fatto più ingressi e raccolto più consensi in due giorni che Tragedie Greche in 5 mesi. Ho anche pensato di dedicarmi solamente a lui per un attimo. Da ieri il cellulare non smette infatti di squillare, e non sono i soliti creditori o l’ufficio immigrazione. Piovono richieste di collaborazioni, di link o anche solo di sesso estremo. Ciò vale a sottolineare quanto quella categoria fosse voluta dal popolo e quanto il ruolo centrale della Grecia settentrionale nel mondo di oggi meriti di essere riconosciuto anche a livello ufficiale. Non si trattava dunque di una categoria farsa, inventata solo per soddisfare i capriccetti di un blogger emigrato. E per la cronaca: il primo commento al primo post di greciadelnord – vero tocco di realismo alla fiction – non è stata opera nè mia, nè di Delio.

Ed ora che ci siamo finlmente tolti i nasi rossi di plastica, possono scorrere i titoli di coda e partire gli scroscianti applausi

Delio nella parte di Delio

Benty nella parte di Benty

Benty (ma con il trucco) nella parte di grecia del nord

Premi da lustrare in bacheca

miglior indiepost che racconta di una propria sbornia, meglio se durante una serata passata a ballare gli strokes reperibile qui

 

migliore aforisma contenuto in un indiepost o in un commento lasciato da un indieblogger su un indieblog reperibile qui

 

miglior indieblog italiano in grecia settentrionale vinto negli insospettabili panni di grecia del nord

e ricordate, oggi è San Benty, patrono degli emigranti per amore

Scandalo al sole

November 28th, 2003 | By benty in Senza categoria | 20 Comments »

E poi dicevano del weblog award di Gnu che fosse tutto un magna magna: escono i risultati dal sito del mio ex-blogbrother Delio e cosa ti vedo ? La categoria che sembrava essere fatta su misura per me, quella che davvero contava (miglior blog della grecia settentrionale) viene vinta, contro ogni pronostico e contro la volontà popolare, da un certo greciadelnord. Mai visto e mai sentito prima. E dire che avevo fatto ben presente quanto ci tenessi a primeggiare in quella categoria. Resto con l’amaro in bocca per due ragioni. Non aver vinto brucia eccome. Ma ancora peggiore mi sembra che nessun indiebloggers mi abbia attestato la propria solidarietà per questo furto. Il titolo doveva essere mio e lo sapevano tutti. Chissà che pastette ci stanno dietro. Mi dispiace solo aver perso un blog brother. Ho solo chiesto chiarimenti a Delio e ,lui sui commenti alla premiazione, mi ha pubblicamente sputtanato dicendo che lo minacciavo o insultavo. Non mi importa niente di aver vinto due awards. Adesso voglio solo dimenticare questa tristissima vicenda. Sto seriamente riflettendo sull’opportunità di appendere il template al chiodo, tanta è la delusione che provo.

Benty sempre sulla notizia : breaking news !!!

November 26th, 2003 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »



Gerusalemme Il segretario di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, fra una rinnegazione e l’altra si aggira, indossando una maglietta del Che tra le rigogliose piantagioni di marijuana di Israele, con fare diteso.”Vedete – mostra con orgoglio di coltivatore innamorato delle sue piantine – il raccolto di questo ettaro di terreno l’ho prenotato da un mese. Mi è costato un occhio della testa, ma dovrebbe venir su dell’ottima White Widow, semi di origine giamaicana trattati in Olanda, roba da stendere pure quel tossico di Emilio Colombo”. A chi lo incalza riguardo alle sue recenti posizioni repressive in tema di stupefacenti il vice premier risponde “E’ che ho cambiato idea anche sulle droghe leggere”. Dopo aver ammesso che il fascismo è stato parte del male assoluto e di aver cambiato idea su Mussolini, sembra che al volubile leader della casa delle libertà si sia spalancato tutto un mondo nuovo davanti. “Io e Daniela abbiamo già disdetto il nostro abbonamento per le partite della Lazio e abbiamo comperato i season ticket per vedere la Roma. E poi non vi ho ancora illustrato tutti i dettagli dell’accordo politico con l’Ulivo per battere Berlusconi alle prossime elezioni politiche”. I giornalisti rimangono allibiti, ma Gianfranco, finendo di rollarsi una canna aggiunge “Razzismo ed antisemitismo sono ancora presenti in certe pieghe della sociertà italiana ed europea (*)”. A quanti gli fanno notare che fra quelle pieghe rientra anche il partito da lui capeggiato, Gianfranco risponde calmo, soffiando grosse boccate di fumo “Quale partito ? Ma come, non vi ho ancora fatto vedere la mia tessera di Rifondazione ?!”


(*) dall’Unità

A proposito di playlist e nastroni

November 23rd, 2003 | By benty in Senza categoria | 22 Comments »

Chiedo una gentile consulenza musicale (anzi due) ai lettori di questo blog

  1. I miei studenti, piuttosto disinteressati alla musica, mi chiedono con insistenza da qualche tempo di fargli ascoltare un cd di musica italiana. Occorre assemblare un nastrone didattico per tenere alto il buon nome della musica italiana. Chiedo al generoso popolo degli indie-nastronauti di venirmi incontro dandomi qualche suggerimento. Partendo dalla scontata inclusione di brani di De Andrè, Capossela e Conte, la sola condizione posta è che si tratti di canzoni cantate in italiano, contando che si arriverà ad una ventina di pezzi circa.
  2. Il trenta novembre è il mio onomastico: qui in Grecia è parecchio più importante del compleanno. Ciò mi darà la scusa per organizzare un festino e ubriacarmi, probabilmente in qualche bar del centro, dove mi metterò anche alla consolle a dispensare musica e sorrisi. Dato per scontato che i pezzi elencati da Achille nella playlist del perfetto veglione di S. Silvestro sono già tutti presenti nella scaletta che proporrò e che mi fregio di essere un diggei-prostituta (ovvero mi piego discretamente alle esigenze del pubblico), potrei concludere che "spazio fra diversi generi" (ohmygod). Tali suddetti generi sono quelli che vanno per la maggiore nei locali indie-rock (ska, reggae, punk, etc..) ma poichè mi ritenengo un essere umano sempre aperto a nuove esperienze, invece di farmi delle proposte di gay-gang-bang, fate emergere il diggei che è in voi e passatemi qualche dritta per far muovere il culo a questi fottuti greci, senza che dalle casse esca il solito sirtaky di Zorba. Ah, se passate da queste parti siete anche invitati, sempre ammesso che io riesca ad organizzarla questa festa.

Mark Lanegan 21.11.03 – Thessaloniki, Mylos.

November 22nd, 2003 | By benty in Senza categoria | 5 Comments »

(attenzione, solito post prolisso che solo incidentalmente parla di musica. Ed aggiungo che, no, non è una parodia -volontaria- del giornalismo musicale)


Finita l’ultima lezione della settimana, in cui veniva affrontato con piglio deciso il tema scottante della differenza fra “Tutto” ed “Ogni”, ho avuto giusto il tempo per passare un attimo da casa in modo da prepararmi spiritualmente al ritorno sotto ad un palco. Alle 22.30 al Mylos era in programma il concerto di Mark Lanegan, il primo live act visto a Salonicco da giungo ad oggi. Con tutta probabilità anche l’ultimo per quest’anno, visto che di qui passano in pochi e i prezzi sono un insulto alle tasche di un professore proletario (28 euri, cazzo!). A tal propostio la mia dolce metà decideva saggiamente di sacrificare la sua inutile partecipazione, tanto per salvaguardare il claudicante bilancio familiare, quanto perchè non gliene sarebbe potuto fregare di meno di Lanegan,soprattutto. Non sono riuscito a rimediare nessun’altra anima pia che si offrisse di accompagnarmi: ok ho fatto solo due telefonate, ma a questo si riducono i miei potenziali sodali da concerto in questa metropoli. Qui scatterebbe una complessa riflessione sulla “inguaribile solitudine dell’emigrato” e sulla “condizione esistenziale di chi si reca da solo ai concerti” che però ho il buon cuore di risparmiarvi, almeno in questa sede.


Arrivo al Mylos con un anticipo minimo, faccio una fila di trentacinque secondi, giusto il tempo di bestemmiare perchè realizzo che nel prezzo del biglietto non è incluso neanche un misero drink , e gli Enemy (la band del chitarrista Troy Van Leeuwen, già nei QOTSA e negli A Perfect Circle) hanno attaccato. La support band, è composta da tre elementi, basso-chitarra-batteria. Il bassista capellone e Troy sono anche nella Mark Lanegan band, quindi possiamo concludere che ci hanno fregato anche sulla support band, oltre che sul drink. Hanno suonato per una decina di minuti un roccherolle pesante e cupo, parecchio debitore ai Nirvana di Bleach. Ma è quel tipo di musica che, ad anni di distanza, al sottoscritto non smette di piacere, soprattutto se dentro vi si rinvengono vaghe tracce di Pixies e Led Zeppelin e nulla invece della disgustosa scena cosiddetta neo-grunge (figuranti tipo Nickleback o Staind per intenderci). Insomma degli onesti rocchettari californiani, piuttosto rispettosi dei loro predecessori, che hanno proposto un pugno di canzoni potenti, caratterizzate da un cantato sufficientemente melodico e da riffettoni belli distorti.


Poi, per una mezz’oretta abbondante si sta in attesa. Nel frattempo il locale si riempie gradualmente, ma lasciando abbastanza spazio per muoversi comodi. Per i Mogwai l’anno scorso era stato molto più duro sopravvivere alla calca. Due parole sul locale. Il Mylos è uno dei club storici della scena rock della città e , fino a qualche anno fa (parecchi anni fa) , erano di casa Nick Cave, Iggy Pop, Sonic Youth, Massive Attack, Radiohead e compagnia bella. Purtroppo le nuove generazioni elleniche sembrano apprezzare sempre meno certa musica, e orientarsi sempre più verso il pop-greco, che è quanto di peggio si possa musicalmente concepire. Il Mylos si è adeguato, ed ha iniziato a proporre musica qualitativamente accettabile (come ieri sera) molto di rado. Adesso dunque, quando passano da Salonicco gruppi tipo i Cardigans, oltre a pagare i canonici “trentaeuritonditondiesenzadrink”, occorre glorificare Iddio per tanta grazia. Il pubblico non è molto eterogeneo e risulta abbastanza grandicello: parecchie chiome brizzolate, t-shirt che svariano dagli Hellacopters ai QOTSA, i soliti capelloni ed heavy rockers foderati di pelle, i presenzialisti, che parleranno invariabilmente durante tutto il concerto. Le stesse facce dei (pochi) concerti visti fin qui. Credevo che vedere sempre la stessa gente ai concerti fosse una prerogativa di posti tipo le Marche, ma invece no.


Mr Lanegan si presenta sul palco poco dopo le 23, non saluta e comincia a cantare. Ha le mani tatuate con delle stelline su tutte le dita, indossa una camicia nera, ciondola la testa, se ne sta perlopiù ad occhi chiusi, beve molta acqua fra un brano e l’altro e fuma circa duecento sigarette. In genere ne prende una, fa due tiri e la spegne. Si vede che dà retta alle scritte sul pacchetto, e che ci tiene alla salute. Rilevo per la cronaca che sfoggia un taglio di capelli più improponibile del mio , e ciò mi solleva. Una sigaretta se l’è anche posizionata strategicamente dietro l’orecchio, rivalutando in un sol gesto una certa bistrattata estetica tamarra. La formazione è composta da due chitarre, basso batteria. E al 90 % dalla sua voce. I commenti che raccolgo appena sale on stage sono del tenore “E’ ubriaco che fa schifo”. Invece mi sa proprio di no, anche se sembra barcollare. Almeno la sua musica non ne risente affatto. O forse si, ma credo che si facciano sentire tutto l’alcol, i tormenti e le sigarette di una vita, e non quelli di stasera solamente. La sua voce ruvida fa tremare il locale e le gambe, e potrei giurarci che scalda parecchio le bimbe estasiate che sono appollaiate in prima fila. Questo qui sembra davvero il figlio di Tom Waits, quello che dice di aver tradito il blues per il roccherolle, ma invece di nascosto da papà, la musica dei negri ancora gli piace, eccome. Il suono della sua band è scarno ed essenziale, se si eccettuano due o tre assoli che si concede Troy. La loro musica (ma che è? Folk? Blues? Rock? Boh?!) ci arriva dritta fra l’anima e le budella, calda, scura e pesante come un caffè allungato col whiskey. Ad un tratto, per un attimo solo, questi matti americani mi erigono anche una barricata sonica degna di certi Velluti Sotterranei, mica chiacchiere. Poi Mr lanegan li riconduce alle ballate intrise di Jack Daniels, ad un certo southern mood di frontiera, alle atmosfere dense e malinconiche, portandoci a spasso fra le desolate routes americane, in bar poco raccomandabili e fumosi, a parlarci di donne e di Dio fino all’alba. Con la bottiglia sempre in mano, sia chiaro. Tutto già scritto e già detto, ma sul serio la voce di Lanegan sembra uscire da posti abbastanza profondi, tipo l’inferno o le sue viscere. In tutto il concerto Mr Lanegan ci dice tre volte “thanks” e una “goodnight”, a parte la più svogliata presentazione della propria band che ricordi in 12 anni di concerti. Dopo un’ora scarsa il gruppo si concede un break, poi tornano per altri tre pezzi, Lanegan esce definitivamente (di nuovo senza salutare) mentre la band continua a suonare per qualche altro minuto. Non ci è stato concesso un accenno di sorriso in tutto il set, il che mi dà proprio l’impressione di uno che con la sua musica sofferta e il suo aspetto da maudit non finge, o almeno me ne illudo volentieri.


La mia approssimativa conoscenza del repertorio di Lanegan, il riarrangiamento di alcune canzoni in chiave più elettrica, i nuovi pezzi estratti dall’EP di prossima uscita e anche l’acustica pessima del locale, fanno si che, nell’ora e dieci scarsa di concerto, il sottoscritto sia riuscito a riconoscere si e no la metà delle canzoni. Si certo, tutte scuse, ci si dovrebbe vergognare, altrochè. Fra queste una “Don’t forget me” che ha acceso parecchio gli animi, una tiratissima “Borracho” e “Pendulum” se non ricordo male posta in apertura di concerto. Mi aspettavo “Day and night” e “Resurrection song” ma niente da fare. Mi aspettavo la celebre cover di Leadbelly e invece n’è saltata fuori una di Captain Beefheart , “Clear Spot” (l’ho scoperto a posteriori, non sono mica così indie …)


E con questo mio primo ( e probabilmente ultimo) post-recensione di un concerto, do il mio tacito benestare a Delio per la creazione della categoria “peggior descrizione di miglior concerto visto all’estero” per gli indieblogaward. Vincerò, lo sento.

Vote for the ants !!!

November 21st, 2003 | By benty in Senza categoria | 9 Comments »

Copio e incollo una segnalazione di Corrado, chitarrista dei Giardini di Mirò postata nella mailing list del gruppo omonimo

http://www.bbc.co.uk/6music/music/playlist.shtml

Yuppie flu in rotazione su questa prestigiosa emittente radiofonica.
C’è la possibilità di votare la canzone ‘food for the ants" che poi è anche lo spot della replay. Credo che molti di voi l’abbiano sentita.La canzone è una figata, per cui chi di voi volesse mettere il proprio voto alla combricola del conero non farebbe per nulla una cosa sciocca. Anche perchè hanno già abbastanza sciagure calcistiche quest’anno.. Che si divertano con l’indie rock, poveri cristi. Se aspettano un goal dei Dario Hubner…

Vota antonio! dunque.

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A volte ritornano

November 21st, 2003 | By benty in Senza categoria | Comments Off on A volte ritornano

Grazie ad una idea del solito vulcanico Delio riparte l’arte del nastrone in versione 2.0, storico blog creato dal benemerito 4 Banalitaten, in cui si raccoglievano le mix-tapes inviate da vari bloggers. Assemblare il nastrone è (appunto) un’arte, le cui regole fondamentali furono formalizzate da Nick Hornby in quel gran libro che è High Fidelity. Ma chi di noi non ha mai registrato un nastrone, destinato ad una ragazza ? Chi di noi non ha mai provato a far parlare il proprio cuore attraverso una lista di canzoni, semplicemente per presentarsi meglio (si è quello che si ascolta?) ? Chi di noi non ha mai detto, con un cassetone da 90, quello che le parole da sole non avrebbero potuto esprimere con la stessa forza ? Ma soprattutto chi di voi, non sapendo più da quale barile raschiare il fondo, ha mai infilato così tanti luoghi comuni sui nastroni in un solo post ? Piuttosto andatevi a leggere lo splendido post di Simona. E comunque, fra i nastronauti, compare anche questo indegno blog, anche se non si sa ancora bene a che titolo. Si sussurra che avrò l’onore di portare il caffè durante i brainstorming degli altri nastronisti. Usi ad obbedir tacendo, ci sediamo in panchina in attesa di istruzioni da parte del mister.

Quesiti

November 19th, 2003 | By benty in Senza categoria | 6 Comments »


Chissà se Bossi ha ancora bisogno di una bandiera italiana? Questa di La Russa, forse, potrebbe fare al caso suo. Qualcuno ha detto che la destra strumentalizza i morti ? Cosa andate a pensare, maligni che non siete altro…


 

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L’avevo detto

November 17th, 2003 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

Soliti scenari di guerriglia urbana. La polizia più discreta del solito, quasi invisibile durante il corteo di diverse migliaia di persone, si è concentrata solo sugli anarchici. I quali, come sempre, hanno pensato bene di ravvivare la serata a suon di molotov, andandosi poi a rifugiare dentro l’università. Anche se ho partecipato al corteo principale non sono mancati i soliti slogan antiamericani (fra cui un "L.A. L.A. fuck the USA" di cui non ho mai ben capito il senso, rima a parte). Tuttavia annuncio con gaudio che venerdì sera me ne vado a vedere il concerto dello statunitense Mark Lanegan. Che il movimento non me ne voglia.

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Pane educazione libertà

November 17th, 2003 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

30 anni fa, il 17 novembre 1973, i militari greci ricevevano l’ordine dal colonnello Ioanidis di irrompere con i carrarmati nell’università di Atene, da giorni occupata da migliaia di studenti che protestavano contro la dittatura di Papadopoulos. Fu una strage. Il numero preciso dei morti non venne mai accertato (dai 60 ai 73 , contro i 13 ammessi dalle fonti informative del regime). La società greca fu molto scossa. La dittatura cadde circa un anno dopo, non prima dell’esplosione del caso Cipro, con l’avanzata dei turchi e di molti altri lutti. La protesta degli studenti ad Atene fu il secondo eclatante gesto di insofferenza verso i golpisti del ’67, dopo l’attentato fallito da Panagoulis su cui la sua allora compagna, Oriana Fallaci, scrisse il libro “Un uomo”. C’è anche gente in Grecia che afferma che al Politecnico, quel giorno, non avvenne nulla, che nessuno perse la vita. Recentemente su uno dei quotidiani più importanti, Bima, è stata pubblicata l’intervista all’ex soldato che guidava il carrarmato che sfondò i cancelli dell’ateneo quella notte. Non esattamente un pentito “Quelli erano arrampicati sul cancello e mi chiamavano ‘fratello’ e mi dicevano di fermarmi. Me li sarei mangiati. Per me erano tutti parassiti, io ero un fascista”. Questa non è una ricorrenza di tutta la Grecia. Anzi. Innanzitutto non è una festa ma una commemorazione funebre: solo le scuole chiudono, il resto del paese lavora normalmente. Si tratta di una ferita aperta che divide questo paese ancora oggi. Ieri ad esempio gli studenti della destra (non post-fascista come AN in Italia) che hanno provato a deporre fiori fuori dall’università, sono stati ricacciati indietro a bastonate dai tolleranti studenti della sinistra, che , come ogni anno in questo periodo, occupano di nuovo le facoltà e organizzano dibattiti e varie altre attività “per non dimenticare”. Della manifestazione del 17 novembre scorso a Salonicco le cose che ricordo con più imbarazzo sono le scazzottate, le sassaiole e i rispettivi insulti fra sinistra estrema e lo”pseudo-centro-sinistra-di-governo” (PASOK). Personalmente non credo che queste diatribe c’entrino molto con gli ideali degli studenti morti per protestare contro i dittatori, ma forse non sono ancora abbastanza dentro lo spleen greco e dunque non capisco. So però di parecchia gente che ha smesso di partecipare alla commemorazione a causa del continuo ripetersi di questi fastidiosi episodi, di anno in anno. Per domani di nuovo ci si prepara a sfilare e a recitare i soliti slogan triti e ritriti. Girano insistentemente voci di “grossi casini” che scoppieranno durante i cortei. Gli anarchici sono molto caldi, i 7 arrestati a giugno dopo gli scontri avvenuti durante il summit dei leaders europei, sono arrivati al sessantesimo giorno di sciopero della fame, e versano in condizioni critiche. La città è tappezzata di manifesti e i muri imbrattati di slogan che inneggiano alla loro liberazione. In date come il 17 novembre il sentimento di anti-americanismo dei greci diviene più evidente. Si tratta di una antipatia forte e ancora molto diffusa che non riguarda solo le fasce più estreme della sinistra. Tutti i cortei raggiungeranno il loro apice davanti alle ambasciate USA: è lì che verranno urlati gli slogan a squarciagola, è lì che tutti gli scontri in genere avvengono, dove la polizia attende in massa i manifestanti, dapprima si becca insulti e qualche oggetto. Poi arrivano i veri facinorosi, iniziano a sfasciare gli sportelli delle banche e la pula carica. A tre manifestazioni (per differenti motivi) ho partecipato l’anno scorso e sempre così è andata, un dejà vu. Perchè tanto odio? Gli USA, tramite la CIA, finanziarono la dittatura e Washington riconobbe come legittimo il governo instaurato dai colonnelli con il golpe del ’67. Il partito comunista non a caso venne legalizzato solo dopo l’abbattimento del regime dei colonnelli. Ecco perchè questo è l’unico paese dei Balcani dove non hanno attecchito i regimi comunisti. Ce ne erano semplicemente degli altri. Non so come fossero davvero i regimi comunisti: la dittatura greca, per quel che mi hanno raccontato, viene ricordata come uno fra i più sanguinari e cupi periodi storici. Storie di torture e persecuzioni, esili e carcerazioni che anche gente della famiglia della mia ragazza ha vissuto. Gente ancora in vita. 30 anni sono davvero pochi, credo che sia per questo che qui il senso della democrazia, anche se anestetizzato dai media, è ancora molto vivo. Credo sia per questo che fenomeni da noi tollerati, come gli scandalosi revisionismi storici o la presa del potere pubblico e privato da parte di un solo discutibile personaggio (non faccio nomi), non vengono del tutto compresi. Il 17 novembre è anche la sigla utilizzata dai gruppi terroristici nati all’indomani della caduta del regime; questi gruppi sono stati sgominati definitivamente l’anno scorso, in curiosa concomitanza con le lamentele degli Stati Uniti sulle condizioni di sicurezza assicurate dalla Grecia durante i giochi olimpici di Atene 2004. Il titolo del post è lo slogan più famoso che si trovava dipinto su tutti i muri in quei giorni di rivoluzione.

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