All Posts from July, 2004

Chiuso per ferie (o anche

July 30th, 2004 | By benty in Senza categoria | 6 Comments »

Stasera c’è ‘sto chiacchierato Toga party, che sancirà il mio trionfale (?!) rientro nelle scene mondane del paisello, ad un mese di distanza dal ritorno alla chetichella in terra marchisciana. Parecchi amici miei non sanno neanche che sono qui, per dirvi del livello di popolarità attuale vissuta dal sottoscritto. Dopodichè Tragedie Greche se ne rimarrà chiuso fino al tardo agosto, perchè il richiamo dell’Iberia si fa sempre più forte, e dunque "andiamo , è tempo di migrare" come diceva quello. Mi inquieta la scarsa corrispondenza dei miei stati d’animo. Il "com’è" rispetto al "come dovrebbe essere" (aka "com’era"), che mi porta, fra l’altro, a generare post involuti e illeggibili come questo. Non fa niente, posso sempre incolparne il caldo, o i comunisti che va abbastanza di moda. Crediateci o meno non c’ho nenanche voglia di bere – e guardate che alla festa di stasera non sono previsti neanche salatini o noccioline, bensì SOLO spropositati quantitativi di superalcolici. Non me ne va di fumarmi le solite mille sigarette e di tornare a casa a brandelli. Non me ne va di traslocare in mia assenza (ma che frase è questa?). Non me ne va per niente neanche di mettermi in toga. Non me ne va di rispondere a duecento persone che mi chiederanno "come ti trovi in Grecia?", che in genere io non mi trovo più, mi sono perso – probabilmente nascosto da qualche parte. Non me ne va di dover assecondare richieste musicali improponibili, e lo so che se stasera quei bastardi vestiti in toga non mi ballano i Joy Division (che quando li metto al Casablanca la gente fa la ola) allora il pezzo successivo sarà l’Ombelico del mondo oppure i Mogwai per punizione (ve lo meritate Jovanotti, tra l’altro – che Marina P abbia pietà di me). E c’è anche un’altra serie di cose che non mi va di fare, ma non starò qui a menarvela tanto a lungo. E quindi, carissimi i miei amici immaginari di internet, passatevi una buona estate e staccatevi da quei cacchio computer se potete, che fuori c’è il sole.

Elogio del bar Farnese

July 29th, 2004 | By benty in Senza categoria | 8 Comments »

Il bar Farnese è probabilmente l’ultimo bastione veracemente anticapitalista di Roma. Non c’è centro sociale che regga il confronto, non c’è antagonismo di facciata che ne possa mettere in discussione il valore. Il bar Farnese lotta il neoliberismo rampante e le multinazionali sul loro stesso campo, filosofico ed economico. La sua stessa esistenza è una contraddizione, la sua fiera resistenza manda in cortocircuito le logiche di profitto che accettiamo ormai passivamente. Si staglia imperioso e combattivo in una traversa di piazza Campo dei fiori, fra ambiziose vetrine trendy nel pieno centro storico ormai in mano alle corporation straniere. Davanti ai bar fighetti sempre pieni, nel cuore turistico della città, laddove torme di giovani stranieri prosciugano riserve di birra pari al fabbisogno idrico di paesi come l’Ungheria, il bar Farnese conduce la sua lotta senza quartiere e senza clamori. Una battaglia portata avanti a colpi di birre vendute a tre euro al massimo, contro i cinque-sei di media dei bar capitalisti. Pura eresia. E non è un caso che Giordano Bruno si trovi lì vicino, a proteggere dall’alto. La gestione pervicacemente familiare splende orgogliosa contro le assurde diciture del tipo "Food and excitement" degli american bar, degli wine bar, degli irish bar. Il bar Farnese è solo un Bar. Anzi è solo IL Bar. Non troverete cameriere glamour col tanga in bellavista, ma signore esauste, modeste e vagamente baffute a servirvi della proletaria birra sarda Ichnausa al bicchiere. Pensate che tutto il piano superiore, una sessantina di metriquadri, è tenuto vuoto, e serve solo perchè è lì che si trovano i bagni. Tutto un piano, al centro di Roma, valore commerciale stimabile in milioni di euro, per tenere un bagno, il resto adibito a "passaggio per andare al bagno". Io lo trovo assolutamente epico e commovente, un nonsense economico che odora di romanticismo e di piscio. Se ci riflettete, nel 2004, è una cosa assolutamente strabiliante.

Toga party volume II

July 22nd, 2004 | By benty in Senza categoria | 11 Comments »

L’anno scorso io non c’ero alla prima edizione del Toga Party, e ancora mi mangio le mani. Mi hanno narrato scene d’altri tempi, bagni d’alcool, donne lascive, orge colossali e multicolori, lanciatissime carriere stroncate sul nascere, spettacoli d’arte varia. Quest’anno invece ci sarò. Per un breve periodo anche dietro i piatti, nella brillante figura del dj venuto da lontano, pronto ad esibirmi nel mio celebre set alcolico, che passa dai Clash al Ballo del Qua Qua con raccapricciante disinvoltura. Tanto, ammesso che ci veniate, non vi ricorderete una mazza. La toga è obbligatoria, il biglietto no: l’unica alternativa ammessa è presentarsi muniti di un cadeaux dal contenuto alcolico maggiore di 20 gradi. Se ci venite vi divertite secondo me. Qui il trailer, da antologia (by Vertebra – the official dj).

Questo fine settimana sarò a Roma e poi a Salonicco, poi torno, poi Toga Party e poi riparto e vado in Spagna, probabilmente Benicassim e se dio vuole torno no meu querido Portugal, poi torno, poi vado in Sicilia sotto il nespolo, poi torno, poi Bologna all’Indipendent, poi riparto per la Grecia, poi basta. Oppure abbattetemi.

Memoranda. Genova, 20 Luglio, 2001

July 21st, 2004 | By benty in Senza categoria | 3 Comments »

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Fascisti su marte

July 15th, 2004 | By benty in Senza categoria | 7 Comments »

Arrivano lui e signora, annunciati da diverse telefonate nei giorni precedenti. Avevano già messo in chiaro il loro stato di persone abbienti. Benissimo. A riguardo non avevamo dubbi, nè particolari motivazioni per chiederne conferma. Ma evidentemente lui ci teneva a rammentarcelo, nel caso in cui ce ne fossimo disgraziatamente scordati. Io ho 1200 dipendenti. OK. Io ho quattro agenzie SNAI. OK. Io sono nel consiglio d’amministrazione della holding. OK. Lo sai cos’è una holding vero? Si lo so, OK. Io ho 1000 metriquadri di uffici. OK. Io li ho pagati cinquemiliardi, nel 95. (Addirittura?OK). Io amo l’Africa, la Namibia, l’Egitto. OK. Guarda questa è casa mia (estrae foto con villona in cima ad una collina con vista mare). OK. Vedi questa che penna è ? (l’avvicina per lasciar verificare che si tratti realmente di una Montblanc). OK. Mia moglie è appena tornata dall’America. OK. Lì abbiamo una casa da 400 metriquadri. OK. I nostri nipoti li abbiamo fatti nascere in USA, così hanno il doppio passaporto. OK. Io non sono di centrodestra, io il mio voto lo do a Rauti. OK. ma rispetto tutti, sia chiaro. OK. Quanto viene il frigorifero? COSA ?! CINQUECENTONAVANTASETTEURI ?! Dai, facciamo cinquecentonovanta. Dai cinque e ottanta.

Signore e signori, credo di aver capito perchè non diventerò mai ricco. Avanti così.

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Benty vs indietronica

July 14th, 2004 | By benty in Senza categoria | 24 Comments »

Il colpo d’occhio di piazza della Repubblica, ieri sera a Jesi, gelava il sangue. Mi succede sempre quando vado a vedere un concerto all’aperto in estate e ci trovo le sedie, con i vecchietti che mangiano il gelato e allora "tanto vale sedersi a vedere il concerto che è gratis". Facciamo una premessa doverosa: i Telefon Tel Aviv li avevo più che altro sentiti nominare, scaricati e ascoltati forse un paio di volte. Facciamo un’altra premessa, doverosa quanto inutile ai miei più fedeli lettori: nella vasta ignoranza musicale che da sempre mi contraddistingue, brillano alcune lacune di cui vado particolarmente fiero. Ad esempio la musica elettronica. Non mi venite a parlare di Warp, e abbastanza poco anche di Morr. Orizzonti limitati, lo so. E dire che ci ho anche provato, ma proprio niente, non riesco a far finta di gradire questo genere musicale, fatte le dovute eccezioni (frase salvaculo). A me, perlomeno dal vivo, datemi basso, batteria e chitarra, meglio se distorta. Non sono un metallaro, nè un punk. Però è così. A questo punto mi spezzo da solo una lancia a favore sulla schiena, perchè, pur ammettendo le mie lacune e le mie idiosincrasie, ieri mi sono fatto 40 km per andare a vedere da solo ‘sto concerto. Se volessi conquistare i cuori di pulzelle indie e ancor meglio indietroniche, potrei parlarvi di un concerto di atmosfere rarefatte, di psichedelia del nuovo millennio, di musica a tratti cinematografica, musica tecnologica sensibile, musica dei giorni nostri, in grado di galleggiare fra certo ambient (mai sentito l’ambient) e le cose migliori paragonabili a degli Zero 7 in salsa di glitch e droni (qualcuno mi vuole spiegare una volta per tutte che cazzo sono ‘sti droni, che su google non me ne va di cercare ?). Ma come voi saprete una donna ce l’ho, e quindi non mi resta che dirvi la verità. Mi ha lasciato totalmente indifferente vedere quei due seduti, o al massimo in piedi, immobili, davanti ai loro stracazzo di laptop della Apple, fighettissimi, neanche sudati un minimo sindacale, neanche parlavano, neanche smanettavano. Ho passato i 40 minuti del concerto a fare ipotesi su cosa stessero facendo in realtà. Eccovi i risultati

a) scaricare porno ed eccitarsi davanti al pubblico (ecco perchè ogni tanto si alzavano in piedi)

b) finire la fatturazione del trimestre aziendale (in realtà sono due ragionieri ed hanno suonato degli mp3 scaricati su soulseek mentre lavoravano alacremente)

c) sfidarsi ad Age of empires in rete, fine partita = fine concerto (ci è andata bene).

Se avessi pagato un biglietto mi sa proprio che mi sarei incazzato a vedere un set del genere, talmente privo di passione e apparentemente di sforzo. Forse c’era eleganza, ma l’ho scambiata per freddezza artica. Anche se posso ammettere che, prima di abbioccarmi, un paio di pezzi li ho trovati addirittura decenti. Però dopo un po’, tutto ‘sto glitch straccia i maroni, non ce n’è. Un po’ meglio Dani Siciliano, che voci informate mi hanno spacciato per la vocalist di Herbert, uno di quelli che , anche se fa musica elettronica, quasi lo tollero. I veri motivi di gaudio nel presenziare un concerto del genere sono stati rivedere due che conosco da prima che i blog ci fossero, una che organizza concerti fichissimi, l‘altro che sorseggia estathè. E adesso ci ho pure la maglietta più indie del mondo, altro che indietronica live.

Paura e delirio a Torino

July 12th, 2004 | By benty in Senza categoria | 18 Comments »

Per comodità divideremo il seguente racconto in capitoli, tanto è il classico interminabile racconto di una sbornia eccezionale, di un concerto eccezionale e di persone eccezionali, figuratevi che ve ne frega a voialtri. Purissima autoreferenzialità, perdonerete nevvero?

L’arrivo a Torino

Fottuta globalizzazione: un incendio in Molise può rompere le palle ad un neolaureato a Torino la sera della sua festa di laurea, soprattutto se deve andare a raccattare alla stazione un blogger greco che arriva con due ore di ritardo. Non c’è ghiaccio da rompere, non c’è imbarazzo da vincere, solo bella gente da conoscere e birra da bere, una casa che mi evoca ricordi universitari e la punta della Mole di sfondo. Il Raw Power gioca un ruolo basilare nell’opera di velocizzazione della socializzazione. L’odore di Zippo che sprigiona non deve trarre in inganno: d’altronde la qualità del rhum Iguana (testuale!) parla da sè, e il suo gusto inconfondibile si sposa talmente bene col ginger (a base di coloranti fieramente cancerogeni) , che si manda giù di un fiato, anche senza bisogno di infilare dei cubetti di ghiaccio dal collo della bottiglia. Nel dubbio ci abbiamo provato lo stesso, ma non ci entravano. Poi, dopo una operaçao saudade, condotta quasi con le lacrime agli occhi insieme alla dolcissima Roberta, ce ne siamo andati ai Murazzi, non privi del nostro carburante preferito. Adesso voi penserete che si scherzi, ma se quel genio del male decidesse realmente di commercializzare la sua creatura (a cui affiancare presto il gemello El Motherfucker, di cui non vi svelerò qui la ricetta), la Bacardi con i suoi breezers e tutte quelle altre pisciatine di bevandine pseudoalcoliche potrebbero chiudere la baracca a farsi da parte. Ci manca solo un testimonial. Nota per i sommelier: il Raw Power è l’ideale per i panini dello zozzone, in particolare le deliccatessen per palati fini quali salsiccia e melanzana e wurstel e crauti, sui quali, come scopriremo solo all’indomani, c’è peraltro molto da imparare. All’improvviso mi appare in tutta la sua magnificenza anche il Cielo su Torino, ed è l’apoteosi. Chiaramente andiamo a letto a brandelli, definitivamente zuppi d’alcol. E non è che l’inizio.

L’arrivo di Bop

Quando Bop è arrivato, all’indomani, io m’ero da poco alzato e stavo inzuppando un cornetto in una tazzina di latte su cui giravano voci preoccupanti. Sulla prima birra che abbiamo provato a servirgli, invece, voci non ne circolavano affatto, ma l’evidenza di un ragno marino casualmente cresciuto durante la notte nella lattina stappata, ci ha immediatamente precipitato in un momentaneo sconforto. Bop poi se l’è stappata una birra, io praticamente ho lasciato il latte e l’ho seguito quasi a ruota. Bop si dichiara uno straight edge, ma curiosamente beve come un cammello assetato. Erano le 11 della mattina, e da lì è iniziato l’ininterrotto vortice alcolico che avrebbe risucchiato i presenti, restituendone i corpi esanimi verso le due di notte. Una delle cose per cui valeva la pena esserci, avevo pensato spesso prima della trasferta, sarebbe stato farsi incantare dalle storie di seminali gruppi di garage punk e sui segreti della vita di Ron Asheton che ci avrebbe regalato Bop, o dagli aneddoti su Johnny Thunders di Atrocity. E infatti. Se poi pensiamo al tutto davanti a del vino alla mandorla ghiacciato mentre il pesce rinoceronte impazza sui teleschermi, potreste andare vicini a comprendere parte del mio entusiasmo. Le cose hanno iniziato presto a perdere il loro contorni, si è fatta la spesa perchè mai ci venisse a mancare del Raw Power (decisamente la bevanda del vero indieblogger per l’estate 2004) e poi, in clamoroso anticipo, siamo partiti verso la Pellerina, in clima di fratellanza universale solo in parte dovuto agli eccessi di home-made cocktail.

L’arrivo alla Pellerina

Se arrivando alla Pellerina per il concerto degli Stooges, già in evidente surplus alcolico, vi imbatteste in un furgoncino reclamizzato AC/DC IMPIANTI ELETTRICI, non vi scenderebbero delle lacrime di gioia? A noi si. La fauna presente per l’Iguana, ivi raggruppatasi sin dal primo pomeriggio è composita e variegata: c’è di tutto, dallo strafattone che cerca fumo, passa tre volte, ma ci tiene a chiarire che lui vende solo cocaina, ai punk crestati, dalle gothic girlz, alle famigliole con bambini al seguito in odor di flower power, dagli pseudososia di Robert Smith ai fratelli gemelli in acido di John Belushi. Il campionario di magliette di gruppi viste in giro non era riconducibile a nessun filone specifico (dai Franz Ferdinand agli Slipknot, passando per i Pet Shop Boys), ma possiamo aggiudicare senza tema di smentita il premio peggior t-shirt (quella di Iggy Pop in vendita a 15 euro ai banchetti) a quello miglior t-shirt (quella che Enzo ha regalato a Stefano degli Xiu Xiu – davvero la più bella). Ci piazziamo rilassati su una collinetta, fino all’esaurimento delle scorte alcoliche, in fuffosissimo cazzeggio. Intanto si materializzano nel loro splendore Pulsatilla (che oltretutto quello che già si sa di lei c’ha due occhi che dovreste solo vederli) con lo yo-yo, il delfino-massaggino e il cugino timido, e addirittura Maxcar, che me lo immaginavo del tutto diverso, fisicamente enorme come la mole del suo sapere musicale, e invece no, e sta molto meglio così secondo me. Ammetto che in quel momento il mio cervello galleggiava leggero su un corposo strato di Raw Power. Nel frattempo un mio blog fratello che non citerò, ma ringrazio di cuore, mi ha offerto delle sigarette magiche, mi ha presentato addirittura la sua amica Angelica che citava a braccio dei miei post. Se avessi avuto ancora il controllo dei muscoli facciali mi sarei commosso, ma invece credo che sia riuscito ad impastare dei concetti tortuosi ed poco comprensibili. Viene messo a segno da Stefano l’investimento alcolico dell’anno (un tempismo da rapace della finanza, tre birre da 50 cl fredde a 5 euro) e si fa conoscenza con un paninaro (nel senso di quello che fa i panini) filosofo minimalista, con master in wurstelologia in Germania, che ci illumina sulle differenze fra le salsicce e non ci permette di aggiungere il ketchup ai panini con crauti, salsiccia e peperoni. Dopo diventano troppo pesanti, almeno alla salute teneteci, visto che già andate a ‘sti concerti. Così ci ha detto. Il livello alcolico cresceva inarrestabile, straripava, debordava, i produttori di birra festeggiavano a reti unificate, la gente affluiva imperterrita. Stavo per assistere al concerto degli Stooges con gente meravigliosa e meravigliosamente ubriaca. Ero in estasi e non facevo che sorridere. Poi è arrivato il momento di avvicinarci al palco.

L’arrivo dell’Iguana

L’irritazione che ci hanno provocano i Dirty Americans, paragonati da Sadnessafterthestooges al petting – ovvero fastidiosi convenevoli da sbrigare prima di arrivare al sodo – è stata notevole. Bop li ha insultati giustamente dall’inizio, invitandoli a tornare a far panini, il pubblico non faceva neanche finta di gradire.Sarebbe stato il primo concerto punk da migliaia di persone in cui sarei riuscito a fumarmi in santa pace una sigaretta a due metri dal palco, ho pensato. Una tristissima mistura di Def Leppard, Bon Jovi e Europe appena ad un volume e ritmo più alti. I jeans con lo strass e il giacchetto con le maniche tagliate del cantante non lasciavano spazio alla pietà, neanche una cover dei Led Zeppelin li ha potuti trarre in salvo. Hanno suonato per un tempo interminabile, in cui il vero miracolo è stato che non si siano presi delle bottigliate in faccia. Max ha fatto un sacco di foto, se proprio vi interessano.

Poi è arrivata l’Iguana, all’improvviso, ce l’avevo davanti, la leggenda a tre metri, la storia del garage punk, l’ho visto in faccia da vicino il motherfucker. Ed è stato immediatamente il finimondo. Partono con Loose, e parte il delirio, Iggy (anzi fucking Iggy) si dimena, vola da una parte all’altra del palco, Asheton è immane e immobile e stasera ha deciso di portarsi a casa i nostri timpani (ancora mi fischiano le orecchie) la ressa fa paura, io raccatto Stefano trascinato a terra da un punk che non si reggeva dritto (mi devi la vita ndB), Watt saltella e fa headbanging con i baffi al posto della zazzera, l’altro Asheton picchia sulla batteria con violenza e precisione, dopo arriva anche il sax di Mc Key, si perde il controllo della situazione quando la chitarra di Ron Asheton (è il mio Dio, urlava qualcuno) attacca No Fun, un sacco di gente che sale sul palco, Iggy cravattato a terra, ma solo per eccesso d’amore, da un punk esagitato. Momento di panico. Si trasforma tutto in un karaoke, con Iggy che prende in mano la situazione, e passa tranquillamentre il microfono agli squilibrati sul palco (Bop dice che lui la sopra non c’era, ma per me è salito anche lui e poi si è nascosto facilmente dietro Ron Asheton). Poi l’ha rifatta nel bis.

Di Iggy che cazzo volete che vi dica? Che ci ha mostrato come si scopa a pecorina su delle montagne di ampli? Che balla come un ossesso anche quando non c’è la musica? Che ha dominato la scena in una maniera che non credevo fosse umanamente possibile? Che ha un fisico perfetto, fascio di nervi, muscoli ed eroina? Che ci ha insultati e violentati ed amati per tutta la sera (un’ora e poco più)? Che ci ha fatto vedere il culo e quasi l’uccello? Che ha martoriato il microfono sbattendolo sui cartelloni degli sponsor urlando "Fuuuuuuuuuuuuuuuuuuck !"? E che poi l’ha gettato tra la folla? Che è una furia scatenata incontenibile? Che non ha cantato niente di Raw Power? Che si è versato una bottiglia di acqua in testa, che ha sputato, che si è arrampicato, che si è gettato a terra, che ha sprigionato sesso, perdizione, energia primordiale, spirito punk, droga, per un’ora e poco più con una foga da ventenne ed un mestiere da veterano animale da palco? Che c’ha una voce che fa impressione per come sa essere acida, scura, potente, isterica, tagliente? Che non è per niente la macchietta di sè stesso, come inconsciamente temevo? Che a sessant’anni spacca ancora il culo a tutte le garage-punk-numetal band di pischelli del mondo? Che prima di 1969 ha detto adesso vi canto un pezzo che nel titolo "has a lovely number" e io già saltavo? Che mi veniva da piangere dalla felicità mentre urlavo "now I wanna be your dog"? Embè mo ve l’ho detto. E’ tutta pura verità.

L’arrivo del down da Raw Power

Subito dopo il concerto è arrivato un crollo verticale delle forze, le 12 ore no-stop drinking si sono fatte sentire all’improvviso, tagliandoci le gambe. Le orecchie tutt’ora fischiano, e non solo a me da quel che ho sentito. Si resta ancora un po’ sulla collinetta con Pulsatilla che intona i Jefferson Airplane, Max che tenta di spiegarci il suo master (con poco successo, ma ora so che esiste la Meccatronica), Enzo che si lascia massaggiare dal delfino e un sentimento diffuso di catalessi collettiva. Saluti commossi, e poi è già ritorno.

E per finire, titoli di coda, baci e abbracci sparsi a tutta la cricca di Ste, Roberta, Tatiana, Manu, Kaiser, Gigi, Luca,e Luca, Fede e gli altri di cui non ricordo i nomi, per la splendida accoglienza. Tutto quello che avrei voluto dire io sulla gioia che mi ha dato conoscere alcuni fra i miei scrittori preferiti l’ha già detto il goblin siculo.

p.s. giuro che domani, con calma lo metto a posto ‘sto post

In Iggy we trust

July 9th, 2004 | By benty in Senza categoria | 3 Comments »

Si parte fra poco alla volta di Torino, per via dell’iguana, fiduciosi oltretutto di conoscere schiere di blogger famosi. Pesa un po’ rinunciare ai Blonde redhead al Mamamia. Ma se ho ancora le forze Suzanne Vega a Sanseverino marche domenica sera, non me la perdo. In cammino.

Degli Europei di calcio (3): De bello lusitano

July 5th, 2004 | By benty in Senza categoria | 11 Comments »

La Grecia favola, sorpresa, il miracolo, l’evento storico, la storia incredibile, la Grecia come la Danimarca, il pronostico sovvertito, sul tetto dell’Europa, l’Europa si inchina alla Grecia, la piccola che bastona le grandi, la Grecia che fa ballare il syrtaky, la Grecia che fa quello che può, che si arrangia con quello che ha, la Grecia squadra simpatia, la Grecia che brilla senza stelle, senza dive, senza campioni, senza capricci, senza treccine, senza cipolle, senza sponsor, la Grecia che gli stipendi di tutti i giocatori insieme non fanno quello di Totti, la Grecia dei panchinari, la Grecia è nel mito, sull’Olimpo del calcio, gli eroi, i semidei, gli atleti olimpici, l’urlo di Filippide, le sette fatiche di Ercole, i pelidi guerrieri, la Grecia umile, semplice, seria, organizzata, combattiva, testarda, anti-diva, concentrata, sfacciata, fortunata, cinica, decisa, la Grecia che corre, che gioca, che si impegna, che non molla, che lotta, che vince, che trionfa, la Grecia esalta la squadra, il senso di appartenenza alla squadra, lo spirito di squadra, che cazzo di squadra, il collettivo, Otto Rehagel, il condottiero tuetonico, il tedesco per niente freddo, il grande tattico, il geniale stratega, l’artefice della vittoria, il creatore del gruppo, il catenaccio, il calcio all’italiana, il trapattonismo, cambia il modulo e vince, mette il libero e vince, gioca a uomo, gioca a zona, la Grecia esempio ai Beckham, lezione per tutti, epica, mitologica, sensazionale, la Grecia difensivista, l’antigioco, la morte del calcio, l’antispettacolo, il pressing, i raddoppi, le sovrapposizioni, il sacrificio, le marcature asfissianti, l’inestricabile tela di centrocampo, l’allegria greca, la felicità di un popolo, il delirio ad Atene, la follia ellenica.

Ammazza che palle che hanno fatto già co’ sta Grecia.

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Save the private Benty

July 2nd, 2004 | By benty in Senza categoria | 18 Comments »

Rubacchio minuti di connessione ad un pc momentaneamente incustodito per lanciare un sos. Aiuto. Ventite a liberarmi. Ormai da giorni sono ingabbiato in un duro esilio dorato sulla costa orientale siciliana. Lanciate una petizione, informate gli organismi di tutela internazionale dei diritti umani. Di umano qui non c’è nulla. Ogni mattina sono obbligato ad ingurgitare delle granite freschissime con brioche, a soffrire l’umiliazione di non muovere un dito, costretto a rosolarmi al sole davanti al panorama del golfo di Catania, prigioniero di una sedia sdraio. Quando all’ombra del nespolo, con gli occhi tristi che ammirano la maestà dell’Etna fumigante devo addirittura subire il martirio di una brezza che mi rinfresca penso : perchè a me? Perchè dovrei subire ingiustamente e senza possibilità di reagire delle grigliate di carne da leccarsi i baffi? Perchè patire l’ingiustizia di limonate insostenibilmente gelate, ottenute da limoni freschi appena colti dall’albero? E Amnesty cosa fa per quelli come me? Chi farà sapere al mondo com’è crudele dover passare interminabili minuti a rimirare i tramonti rosa del sole di Sicilia, che si spegne mesto tra gli aranceti tutte le dannate sere? Figuratevi che cosa me ne può importare della Grecia che arriva trionfalmente in finale con un modulo di gioco del paleolitico, sovvertendo tutti i pronostici. Aiutatemi, vi prego, non so quanto resisterò ancora in queste condizioni disumane.