All Posts from July, 2006

Nè triste, nè solitario, nè final

July 25th, 2006 | By benty in Senza categoria | 31 Comments »

Vedi amore, una volta io avevo un blog. Una di quelle paginette, tipo diario online, non so se hai presente, ecco. Andavano di moda fra il 2003 e il 2006. Scrivevo di cose varie, che riguardavano cavoli miei, tutta robetta abbastanza inutile, ma che a un certo punto radunava ogni giorno fino a una una cinquantina di scansafatiche che lo leggevano. Gente a cui sono affezionato come a dei cugini, ad alcuni perfino come dei fratelli.

Poi d’improvviso sei arrivata tu, come uno tsunami. Tu con i tuoi occhi che si sono presi in ostaggio cervello, cuore, tutto, anche le frattaglie. E i pensieri che mi servivano per mettere in piedi quelle misere due idee settimanali dentro il blog, ti sei presa pure quelli. Tutti per te, come il resto. Che poi non è che sei arrivata e ti sei fermata, come si potrebbe pensare. Così magari qualche forza mi sarebbe rimasta, forse. No no. Sei arrivata, hai stravolto tutto, e poi te ne sei andata. Lo so, mica potevi rimanere di più. Troppo bello, troppo facile, troppo scontato sarebbe risultato l’happy ending, e tutti vissero felici e contenti. No. E tutti sopravvissero a stento invece, pagando col sangue le esose bollette telefoniche, affannandosi dietro email, SMS, lettere, plichi, piccioni viaggiatori e accontentandosi di incontri sempre troppo fugaci. Maledizione.

Te ne sei andata da dove sei venuta, che poi, ironia della sorte, è da dove vengo anch’io, più o meno. Solo che adesso io lì non ci abito più, da quattro anni. Forte, no? Cioè, abbiamo inscenato il capolavoro definitivo che può essere espresso dalla nobile "arte di complicarsi la vita" (usciranno presto i fascicoli mensili con gadget incluso, una palla antistress, a cura di Edizioni Tagedie Greche/De Agostini). Ovvero riuscire ad avere una relazione internazionale a distanza con una che, se non è porprio della tua stessa città d’origine, abita a meno di un’ora di distanza. Forte, troppo forte.

Eppure, sai, l’amore è così, non guarda in faccia a niente e a nessuno: lo dicono i baci Perugina e spesso anche il nostro mentore Paolo Crepet. Semplicemente accade, stravolge, fa più danni di Mastella alla Giustizia, ma in effetti ti fa stare parecchio meglio e meno in tensione. Io per esempio me l’ero scordato che l’amore facesse tali sfracelli, e ancora me ne capacito poco a dire il vero, mica ci ero più abituato. Quello ci mette un niente e da trentatreenne scafato che eri ti spacca esattamente in due, ottenendo due quasi diciassettenni scemi. Non si cura di tragedie che forse un giorno, nemmeno tanto lontano, così greche potrebbero non essere più. Figurati se guarda in faccia a un blog.

Io a questo blog denutrito gli voglio anche bene, lo sai. Però sono arrivato a un punto che non lo riconosco mica più tanto il mio pargolo. Una volta ci scrivevo di sensazioni, storie, pensieri pure se filtrati. Adesso che tutto quello che penso e che sento è diretto verso te, qua dentro ci finiscono gli avanzi, brandelli di racconti, resti di ispirazioncine. Ormai parlare di me, cosa che finora ho fatto nel blog  in vario modo, senza parlare di te, e di quella cosa totalizzante e magnifica che rappresenti nella mia vita, sarebbe come leggere un articolo della Fallaci senza dentro insulti agli arabi, come un’intervista a Emilio Fede che non loda Berlusconi o che non smerda la sinistra. Altamente improbabile, ed evidentemente non sentito fino in fondo. Si corre pure il rischio che il blog mi diventi uno di quelli adolescenziali-amorosi-monotematici, del tipo che quando li apri parte un midi di laura pausini, mio dio che orrore (minuscole intenzionali). Meglio un blog di destra, che adolescenziale. Non se la merita una fine del genere la mia creatura. Che forse era un blog del cacchio, ma almeno due pregi ce li aveva: era sincero e a tratti dignitoso, quello si. Dunque sarebbe meglio staccare la spina che vederlo rantolare così.

Ma non ho cuore di farlo e so che tornerei a vederlo, a parlarci, a tirarlo su di morale. Magari a scriverci anche solo di che tempo fa. E allora facciamo che mi prendo una pausa da lui a tempo indeterminato e torno quando avrò qualcosa di qualche pubblico interesse da dire. Che tanto conoscendomi sarà prima di quello che intendo, sono un debole.

E dunque buona estate a voi che vi ostinate a leggere; io per adesso non ho più forze per il blog, che come diceva la pubblicità dei Pavesini, chi ama brucia.

Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo

July 21st, 2006 | By benty in Senza categoria | 1 Comment »

Che fossi un accanito lettore di lungo corso di Akille è cosa di cui non faccio mistero. La segnalazione che Akille elargisce munificamente oggi però è strepitosa, merita di essere ripresa e diffusa. Troppo bella per essere vera. E io dico che è in momenti come questi che occorre benedire la rete di esistere, altrimenti come faremmo, non me ne capacito. Dal sito http://www.fidst.net/ (free.it.discussioni.seduzione.tecniche) mi limito a segnalare due perle di rara brillantezza, informazioni che vi aiuteranno a passare un’estate sicuramente più soddisfacente e decisamente in linea coi dettami di Santa Madre Chiesa

Come migliorare il sapore del proprio sperma e mi sorge spontaneo chiedere se a tali risultati l’impagabile sperimentatore sia arrivato per via empirica e in tal caso se abbia verificato personalmente o avvalendosi dell’aiuto di qualche assistente. Me li immagino ad annotare variazioni di sapore a seconda degli alimenti, uno scenario davvero fantastico.

Piccola guida al cunnilingus in cui quello che mi preme sottolineare è l’incipit, in particolare, laddove si recita

"Quando una donna trova un uomo che lavora di bocca egregiamente, trova un tesoro che non è disposta a mollare facilmente. È un cliente raro e lei lo sa bene.Per cui terrà nascosto il suo pregio a tutte le sue amiche per non correre il rischio di farlo diventare il ganzo più popolare in città. "

La cosa sconvolgente credo sia il fatto che, nell’anno del Signore 2006, esistano parti del mondo in cui si utilizza ancora la parola ganzo.

Iannis il Matto

July 20th, 2006 | By benty in Senza categoria | Comments Off on Iannis il Matto

Che Iannis fosse diventato completamente matto ormai l’avevamo capito. Come fosse successo, da quali eventi fosse stato scandito il percorso che lo aveva portato alla follia, il mistero era tutto lì. Che non avesse mai brillato particolarmente per intelligenza divenne chiaro presto, a me perlomeno. Me lo ricordo benissimo, una triste celebrazione per il mio compleanno di qualche anno fa, a casa mia, quando ancora la pazzia non si era manifestata completamente. Se ne uscì con una frase completamente fuori luogo, che congelò almeno la metà degli astanti, del tipo "Adesso puoi dimenticarteli i tuoi amici in Italia, adesso i tuoi nuovi amici siamo noi, adesso hai noi, non è così?". Era la seconda volta che lo vedevo. Annuii sgranando gli occhi, come mi capita spesso quando vivo uno sdoppiamento della personalità. Iannis era l’amico del cuore di Kostas, cresciuti praticamente assieme. Poi quando Iannis tornò dal servizio militare qualcosa era evidentemente cambiato in lui, ma ancora si trattava di una persona frequentabile. Noiosa e banale, ma frequentabile. Poi si mise con Eleni, la migliore amica della mia ex, da lì l’inusitato invito a casa mia, mai più rinnovato peraltro. Quegli occhi sporgenti dalle orbite e con la palpebra semichiusa mi inquietavano, le conversazioni con lui erano poco meno che dei tentativi di divincolarsi dalla stretta di un boa. Soffocanti. Poi la follia iniziò a fare capolino. Europei del 2004, a casa mia per l’esordio della Grecia, Iannis si autoinvita, c’è anche Eleni, sembra calmo, ma veniamo a sapere dopo che lui ha visto distintamente almeno tre maschi provarci con Eleni. Ora, oggettivamente. Eleni è una cara amica, ma quanto di più lontano dall’essere attraente. Ma mettiamo lo fosse stata, uno schermo che trasmette competizioni continentali di calcio, in cui gioca la tua nazionale, è infinitamente più attraente, soprattutto se la scorta di birre gelate è ancora nutrita. Invece no, secondo lui eravamo lì lì per metterle le mani addosso, tutti i maschi. Anche io, di fronte alla mia ex ragazza ovviamente presente. Con Eleni le cose peggiorarono e finì presto, lui venne risucchiato dal gorgo della sua mente. Iniziò a credere che anche suo fratello aveva scopato Eleni, poi che i suoi colleghi gli avvelenassero il caffè, e per questo aveva portato la tazza killer a un laboratorio analisi. I suoi genitori furono invitati dagli amici a farlo vedere da un dottore, ma invece si barricarono nella negazione più classica, nostro figlio non è matto, semmai un po’ stressato. Si, certo, stressato. Ormai la quantità minima d’alcol lo mandava fuori controllo, continuava a pedinare Eleni, una volta le mandò un mazzo di rose recise. A volte si faceva vivo nei bar dove mettevo i dischi, e allora iniziavo a tremare, che essendo identificato come mio amico mi sentivo responsabile. Una di quelle volte un posacenere di vetro mi sfiorò la testa, e l’aveva scagliato inviperito contro il sistema, contro le banche che ci rubavano i soldi e contro quel povero martire di Kostas, che invece si lasciarlo al suo destino gli faceva da punching ball. Tre mesi fa è morto suo padre, e sembrava essersi calmato. Sembrava, appunto. La povera Eleni vive nel terrore, Kostas nella certezza che prima o poi il ragazzo combinerà qualcosa di brutto. Lui,Iannis, si trova ancora nella sua bolla immaginaria, dove Eleni lo ama disperatamente e siamo noi, tutti gli altri, che stiamo impedendo a questo amore di sbocciare di nuovo, forse per colpa e per conto dei servizi segreti israeliani, vai a sapere. Io ho ancora il suo numero di cellulare, memorizzato come il Matto; dopo l’ultima volta che provò a chiamarmi qualcosa come 15 volte in un’ora non rispondo nemmeno più.

Se ci fossi ci andassi, voi andreteci (2)

July 17th, 2006 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

Italia e Francia, di nuovo a confronto. Dice che Gallas non ci vuole menare più e che Zizou terrà la testa a posto. Garantisce my bro, recatevici. Si.

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E poi basta pero’

July 12th, 2006 | By benty in Senza categoria | 1 Comment »

I tre post definitivi sul mondiale

 

Scum su doppiavuemme

Leonardo

Facci su Macchianera (post su Totti che condivido al 100%)

Rock my boat: Arabella nights

July 11th, 2006 | By benty in Senza categoria | 6 Comments »

Voi, appassionati e fedeli nullafacenti che vi dilettate nella lettura di codesta infame paginetta antinazionalistica, ricorderete che per un certo periodo questo e’ stato un blog "imbarcato", come recitava il sottotitolo in alto a sinistra. 

A proposito di nazionalismi, vorrei menzionare il simpatico striscione che faceva bella mostra di se’ ieri sera dal palco del circo massimo, recitante FIERI DI ESSERE ITALIANI, scritto a caratteri stranamente somiglianti a quelli che usano certe curve nazistoidi, e che guarda caso si trovava porprio vicino a Buffon con tanto di benemerita croce celtica, in basso a destra. Complimentoni, davvero fiero di essere dei vostri, pure io, come no.

Comunque.  Adesso questo e’ un blog infradito per via di certi discorsi sulla felicita’ che vi risparmio. E poi e’ anche estate, magari fra un po’ mi diventa un blog ciabatta, chi puo’ dirlo. Torniamo a noi.

La stagione djeistica invernale al Kika si chiuse a fine maggio, in anticipo di un mese rispetto a quello che desiderava il mio datore di lavoro Panagiotis, che ha continuato a tenere il bar aperto ( e semivuoto) anche per il mese di giugno pur senza il mio nome di prestigio in cartellone ogni sabato. C’erano dei motivi, come risultava da certe intercettazioni telefoniche fra Moggi e El Rocco. Mi era stato proposto di iniziare a mettere dischi in uno dei bar estivi piu’ frequentati dagli indirocchers cittadini, l’Arabella, nome che riporta piu’ alla coniuge di Orazio, residente a Topolinia, che a un rock bar. Non vi fate fuorviare. Qui giova una digressione.

D’estate i millemila bar di Salonicco, che sono sempre pieni d’inverno, chiudono quasi tutti. La citta’, prettamente studentesca, si svuota e tutti si riversano nella meravigliosa e misconosciuta penisola Calcidica ad affollare campeggi studenteschi e beach bar d’un certo livello, dove peraltro si esibiscono dj abbastanza di grido e gruppi niente male (Frank Popp Ensamble, Federico Aubele, Kid 606 etc…). Pero’ in citta’, per i residenti a oltranza, aprono "ta karavia", ovvero le navi. Sono queste delle imbarcazioni di varia foggia riadattate a bar estivi urbani, in numero di tre-quattro, attraccate tutte nei pressi del lungomare cittadino, a poca distanza l’una dall’altra, all’altezza del monumento ad Alessandro Magno. Esse riescono ad ospitare alcune centinaia di persone l’una e offrono selezioni musicali piuttosto diversificate. Non si paga l’entrata, ma si pagano care birre e drinks. A orari prefissati le navi fanno un rinfrescante giretto del golfo, di una mezz’ora tre quarti d’ora. Va detto che la vista della Salonicco by night dal mare e’ indubbiamente molto affascinante.

C’e’ il Clio’, la nave che ha aperto per prima, dove suonano solo reggae, ed e’ il termomentro di come vanno gli affari in genere, non vi si trova posto a sedere quasi mai e il fine settimana viene presa d’assalto che manco certi gommoni da Tirana per Bari. Ce ne sono, di queste navi, un paio orrende a connotazione musicale greco-discotecara, che lavorano anche d’inverno come veri e propri club afterhour, fino a mattina inoltrata e dispongono anche di piste al chiuso. C’e’ un classic rock bar, che non mi ricordo come si chiama, relativamente nuovo, dove la scelta musicale va dai Bon Jovi ai Guns’n’Roses, Dio ce ne scampi. E poi c’e’ l’Arabella, l’unica nave a offrire rock di stampo indipendente, a seconda dei dj che vi si trovano. Lo conobbi l’anno scorso quando inizio’ a lavorarvi il mio amico nonche’ mischiadischi di fiducia Tolis, di venerdi’, e fu cosi’ che divenni cliente fisso per tutta l’estate. Ma e’ un posto in cui si capita volentieri anche in altri giorni della settimana, ad ascoltare musica che altrove difficilmente passano, soprattutto d’estate.

Fattosta’ che il mio dj del cuore nonche’ sodale, quest’anno a fine maggio menziona il mio augusto nominativo ai tipi dell’Arabella, poiche’ costoro cercano nuovi dj. Accertato che non suonassi solo pezzi di Eros Ramazzotti, i proprietari mostrano interesse e, sempre tramite il mio amico, mi fanno sapere di tenermi disponibile gia’ dagli inizi di giugno, che si comincia, forse addirittura anche due volte a settimana. Gioia alle stelle, che si lavora anche d’estate, in un posto dove la gente e’ piu’ sciolta, tende a ballicchiare, e’ parecchia di piu’ (fino a 200 persone sicure ogni sera del fine settimana). Per non parlare dei soldi, il doppio di quello che prendo al Kika, anche se per qualche ora in piu’ (a volte si finisce alle 8 di mattina, col sole gia’ alto, e comunque sempre di giorno).

Poi pero’ i tipi dell’Arabella – dopo che m.ero dimesso dal Kika –  si tirano indietro. Si parla di una mezza cospirazione della lobby dei dj locali, che non ci stanno a perdere tre serate su sette, di cui due fra quelle dell’affollato fine settimana, che vengono pagate 20 euro di piu’. Cosi’ mi dicono, io stento a crederci, ma mi ritrovo a giungo senza nulla da fare il sabato e un po’ immalinconito a vedere altri che suonano, lo sapete come sono questi dj.

Poi ci ripensano, e un venerdi’ mi chiedono di cominciare a mettere i dischi la domenica. Proprio da domenica scorsa, serata passata alla storia per una certa finale di calcio, non so se ne avete sentito parlare. Accetto con riserva, dico vengo, ma dopo la partita, senno’ niente. Cioe’ cosi’ spocchioso da dettare condizioni prima di iniziare. Nonostante cio’ accettano. E ovviamente la finale non poteva che finire dopo supplementari e rigori.

Passo una giornata in ansia, con tanto di temporale pomeridiano che avrebbe pregiudicato questo atteso esordio, teso a riorganizzare i dischi che non sistemavo da fine maggio, a preparare qualche cd con band relativamente nuove (tipo i Beirut, che qui arriveranno fra un paio d’anni, immagino), parto presto, trovo un baretto dotato di megaschermo nei pressi della nave, vinco il mondiale, mi alzo a braccia in aria urlando "Campioni del mondo" arricchito da alcune forti invocazioni a divinita’ cattoliche davanti a una cinquantina di greci allibiti, e poi corro a imbarcarmi, senza nemmeno vedere Cannavaro che tira su la Coppa del mondo.

La serata si preannuncia moscia e subito vessata da inconvenienti tecnici (un cdj che si rifiuta a tratti di restituirmi i miei preziosi cd e all’uopo va spento e riacceso ogni cinque pezzi) . Le cameriere mi trascurano, e fatico a farmi irrorare di birra, cosa che al Kika sarebbe impensabile (prima regola innaffiare il dj, dice il mio capo), dei milioni di euro spesi in messaggi per radunare una piccola folla di amicicolleghistudenti si fanno vivi in due, uno dei quali un cliente fisso, quindi non conta. ‘Na traggedia. Metto pezzi senza entusiasmo, roba che in teoria dovrebbe riempire piste, invece non c’e’ materiale umano per riempire alcunche’. A un certo punto uno mi chiede i Kiss, e quasi decido di buttarmi a mare.

Invece poi qualcosa, sul tardi, cambia. Arriva un gruppo di nemmeno dieci persone determinato a far casino. Cominciano subito a fare richieste che decido di accontentare volentieri, costituendo i tipi quasi la meta’ della clientela presente. Roba che mi riporta alla gioventu’ flanellata, si dipana poi per le vie del punk, dello ska, del rock steady, fino ad arrivare in qualche modo ai mano Negra e Los Fabulosos Cadillacs, passando da tutti i luoghi comuni musicali da rockparty, Violent Femmes, Pixies, Clash, Cure, Joy Division, Depeche Mode, una sorta di greatest hits, che di interrompere il flow con gli Art Brut oggi proprio no. Metto da parte velleita’ snobistiche, e mi appare come sempre in questi casi San De Luca evangelista, che dall’alto della sua nuvoletta, ammantato di luci strobo e stringendo un Techics 1200 sulla destra e il suo ultimo libro sulla sinistra, mi dice "Falli ballare ragazzo e avrai sempre ragione. O quasi". Mi rincuoro. Quelli mi si entusiasmano, ballano, saltano, offrono sfinnakia da bere, urlano di gioia ad ogni pezzo di loro gradimento, contagiano i baristi (il mio personale termometro su come va la serata sono loro, contenti i baristi contenti tutti), che a loro volta offrono da bere al bravo dj, le cameriere sorridono, i padroni vengono a farmi i complimenti, i clienti pure, arriva altra gente, nulla di che’, ma sempre meglio di prima, guardo le luci della citta’, la luna rossissima, sono pure campione del mondo stasera, sorrido soddisfatto.

Fino alle sette di mattina non smetto di suonare, anche a nave abbandonata, e mi congedo dai capi fra promesse di conferme, e promozioni a serate da fine settimana. C’e’ poco da crederci, che sono sempre dei greci. Pero’ intanto ci suono di nuovo venerdi’, e se passate da queste parti fate un fischio, che si brinda.

Io tifo Baggio

July 10th, 2006 | By benty in Senza categoria | 3 Comments »

Fui profetico, circa un mese fa. Parlai di giocatori coi piedi quadrati, e figuratevi se vincono questi, ahaha, ve lo meritate Gattuso. Vabbe’, il pronostico me l’hanno ricacciato in gola, siamo d’accordo. Sulla squadra pero’ , a mente fredda, non faccio passi indietro. L’Italia ha espresso calcio per circa 30 minuti in sette gare. Un po’ pochino. Passiamo all’analisi dei calciatori.

Totti s-c-a-n-d-a-l-o-s-o, ha dato prova in tutto il mondiale di non essere assolutamente all’altezza della fama che lo accompagna. Inutile quando non irritante. Ha dimostrato anche di non saper vincere con stile, dicendo che non perdonera’ i suoi detrattori nemmeno ora. Spero avra’ la pazienza di rivedersi in cassetta, nelle partite di questo mondiale, senza per questo venire stroncato da un attacco di orchite. Noi sappiamo perdonare a differenza sua.

Del Piero, tolti i supplementari coi tedeschi, e’ simbolo di una squadra che dalla metacampo in su, tutt’ora che abbiamo le mani sulla coppa, mi fa abbastanza tristezza. Spento, stanco anche se entra solo nella ripresa. Solo a sprazzi son venuti fuori questi freschi campioni del mondo, con singole sporadiche giocate peraltro, mai prestazioni rimarchevoli, mai nessuno che sia stato capace di mantenere un ritmo decente per una gara intera. Chiaro che il Ghana non conta. Lo stesso Pirlo non e’ stato sempre determinante.

La difesa e’ stata monumentale, quello si, non si discute. Anche se purtroppo Cannavaro (quello delle flebo e delle proteste contro la giustizia sportiva) e Buffon oltre a giocare a calcio tendono a esprimere delle idee. Una di quelle espresse da Buffon era "boia chi molla" mi pare.

Ma i vari Camoranesi, Perrotta, Toni, non valevano tecnicamente le nazionali di Paolo Rossi, ne’ quelle di Baggio. Il simbolo di questa nazionale sono i vari Gattuso, Grosso (lui una sorpresa, si) gente umile, di fatica, anche simpatica alla fine. Ma nulla a che vedere con la poesia espressa in campo da Roberto Baggio. In quel mentre, col divin codino a seminare avversari con leggiadria, a discapito di un governo a me inviso, avevo dentro un certo qual timido orgoglio italico che affiorava a tratti. Come si puo’ andare moderatamente orgogliosi della propria storia, della propria cultura. Io tifero’ sempre per il Baggio triste di Pasadena, quello del rigore sopra la traversa.

E poi questa e’ l’Italia di Materazzi. Uno che, da vero uomo, da’ del terrorista a Zidane – se la versione del Guardian verra’ confermata (update)-. Uno che a Zidane non sarebbe degno di lucidargli i tacchetti. Se ve la sentite di essere rappresentati da Materazzi, uno che invoca la giustizia divina a spiegazione del suo gol (d’altronde l’irrazionale, cosa altrimenti?), un  razzista ignorante (se i fatti verranno confermati), uno che rappresenta l’antitesi del calcio (anche senza conferma dei fatti di Berlino), accomodatevi. E gia’ che ci siete cominciate pure a invocare l’amnistia insieme a Mastella e ai democristiani per Juvemilanlazio. Il sistema Moggi ha creato questi campioni del mondo. Luciano santo subito.

La ballata delle prugne secche

July 8th, 2006 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

Il blog di Pulsatilla, e’ nato un giorno dopo il mio, tre anni e poco piu’ di un mese fa. A voi sembrera’ un caso, e a me pure a dire il vero, me ne sono accorto solo ora. Forte come coincidenza pero’, no? Certo, Pulsatilla non scriverebbe mai la parola pero’ con l’apostrofo al posto della o accentata, ma lei non deve combattere mica con le tastiere greche. Anzi, una volta si. Fu cosi che conobbi il suo blog, che scriveva robe sulla Grecia. Leggevo e ridevo. E non ho piu’ smesso di leggerlo. Poi siamo diventati blogfratelli, tramite Delio. Ma voi che ne potete sapere… Poi l’ho anche conosciuta di persona, ci ho visto insieme Iggy Pop a Torino e ci ho passato un capodanno a Roma, un paio d’anni fa, dove parlammo un po’, seduti su degli scalini di una scuola, bevendo rum e pera, credo. E voi invece no, papapa’. Per inciso, Pulsatilla ci ha anche gli occhi bellissimi.

Ma veniamo al dunque. Lei ha scritto un libro, che si chiama La ballata delle prugne secche, edito Castelvecchi, e io l’ho letto. Il libro costa solo 10 euro, quindi compratevelo anche voi bestie. Ha un solo difetto, mi si e’ scollata la copertina, ma per 10 euro ci puo’ anche stare. Questo libro si butta giu’ d’un fiato, come una birra piccola quando hai sete ad agosto, anche se adesso e’ luglio, ma non importa, che ad agosto fa piu’ caldo, ecco, cosi’ capite meglio. Si si, da’ proprio lo stesso tipo di soddisfazione e gioia leggerlo. Solo che in piu’ si ridacchia un bel po’. Non solo, ma soprattutto. Io invece la birra Pulsatilla me la sono sorseggiata piano piano, per tre giorni, che senno’ l’effetto godurioso mi finiva troppo presto. Il libro di Pulsatilla parla essenzialmente di Pulsatilla, come anche il suo blog. Ma dall’universo pulsatilliano si passa in un batter d’occhio ai massimi sistemi, alla sociologia for dummies, ci sono rivelazioni sull’universo femminile (cfr Elio), soprattutto per dei maschietti fondamentalmente ignoranti come me. Tre anni e passa di convivenza con una donna non mi hanno potuto aprire gli occhi sulla dolorosa pratica delle depilazione femminile quanto il capitolo dedicato a questa tortura da Pulsatilla. Ho sofferto e solidarizzato con tutto il genere femminile, per la prima volta in vita mia, credo. Il libro di Pulsatilla e’ come il blog di Pulsatilla, bello. Scusate se non mi ingegno alla ricerca di aggettivi da critico letterario ma io non sono ne’ critico ne’ letterario. Io sono uno che ha letto Pulsatilla e vuole dire al mondo che legge questa paginetta, uscite e compratevelo, perche’ e’ proprio bello bello bello. Continuando con l’originale marchettone vorrei dire che Pulsatilla ha una caratteristica peculiare, secondo me. Scrive molto molto molto bene. Voi direte, ammazza che sforzo, hai detto che ha gli occhi belli, che il libro e’ bello e che lei scrive bene. E pero’ e’ cosi’, c’e’ poco da fare. Avrei potuto dire che e’ scritto in modo esilarante, fresco, feroce, delizioso, acuto, ironico, leggero, beffardo, spietato, spassoso, gustoso, smaliziato, autentico, tagliente, travolgente, coraggioso, sarcastico, sfacciato, da sbellicarsi, coi controcazzi insomma. Sarebbe peraltro tutto vero, ma Pulsatilla scrive dannatamente bene, questa e’ la cosa che si deve ribadire, secondo me. Quindi andate in libreria e arricchitela vergognosamente, che se lo merita e basta.

Proud to be italian – (se ci fossi ci andassi, voi andreteci)

July 7th, 2006 | By benty in Senza categoria | Comments Off on Proud to be italian – (se ci fossi ci andassi, voi andreteci)

A noi l’orgoglio di essere italiani, checche’ se ne scriva, ci viene molto di piu’ per i Le man avec les lunettes che fanno uscire uno split con le Rough Bunnies, e quest’estate fanno con loro alcune date in giro per la penisola, piuttosto che per Totti e Del Piero. Believe it or not.

 

15 agosto Maniago (pn) acoustic show (www.knifeville.it)

16 agosto – Brescia, Festa di Radio onda d’urto

17 agosto – Marina di Ravenna – Hana Bi

18 agosto – Emilia (somewhere in Emilia) – www.fooltribe.com

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Alitalia vs Benty

July 4th, 2006 | By benty in Senza categoria | 9 Comments »

Aeroporto di Fiumicino, ennesimo ritorno, mi reco al banco per il check-in, la signorina Alessandra mi dice spavalda "Prima di tutto vorrei farle un’offerta. Il suo volo e’ in overbooking, (tutta questa gente che vuole andare a Salonicco? ndB) quindi cerchiamo volontari che rinuncino al viaggio di stasera. In cambio le offriamo una notte all’Hilton e 350 euro da spendere in voli Alitalia. Domani sara’ a Salonicco alle 13. Le interessa?".

Probabilmente il mio leggero entusiasmo trapela dal fatto che inizio a fare capriole urlando "Urrah!",  e facendo la danza del Moonwalk. Mi vedo gia’ in vasca idromassaggio a fare aromaterapia mentre mi portano la cena in camera, e soprattutto un biglietto gratis per questa estate, la fantasia galoppa.

Mi dice la signorina, soddisfatta di aver trovato un altro cliente disponibile a rinunciare al biglietto, di ripassare fra mezz’oretta, che sistemiamo tutto. Nel frattempo spendo fortune in carte telefoniche, devo dirlo a tutti, guardate cosa m’e’ successo, che cosa fantastica, la fortuna mi arride, mamma’ ho fatto bingo quest’estate torno con l’aereo e non pago, amore mio quest’estate ce ne veniamo in Grecia gratis,  zia aspettatemi che stasera mi fermo a Roma di’ a mia cugina di prepararsi che stasera ce ne andiamo a bere e non sai cosa mi e’ successo, la vita e’ meravigliosa. A Dio se esiste devo cominciare ad essere simpatico. Questo penso.

Torno al desk dopo mezz’ora, la signorina mi dice di aspettare ancora tre quarti d’ora, ma di non preoccuparmi, che all’hotel mi portano loro. Tanto e’ tutto a posto. Questo mi dice.

Girovago felice per l’aeroporto, che non mi e’ sembrato mai cosi’ bello e colorato. Evivva l’Alitalia, evviva l’Italia, evviva gli aerei e gli alberghi di lusso e i biglietti gratuiti. Ma che cosa fantastica, va a finire che vinciamo pure il mondiale.

Se avessi una memoria storica mi sarei fermato a pensare. Mi sarei insospettito. Al netto di un sano vittimismo dovrei essere consapevole che a me queste fortune non capitano. Mai. Quindi c’e’ qualcosa che non va. Avrei dovuto restare calmo. Ma la mente era gia’ rivolta ai miei conti in banca salvati dall’Alitalia, almeno per questa estate. Troppa grazia.

Al terzo ritorno al desk la signorina Alessandra, un po’ meno sorridente, mi dice che l’emergenza overbooking non c’e’ piu’, e che l’aereo parte fra diedci minuti e che quindi avrei dovuto fare in fretta. Non ho tempo nemmeno per bestemmiare a dovere, nemmeno per dire, "Ma come? Mi aveva detto che…". Cellulare senza batterie, impossibilita’ di avvertire tutti quelli che avevo messo in all’erta. Nervi, odio per l’Alitalia, per gli aerei, per tutti.

Come per Fantozzi in una celebre scena scomparivano il ficus benjamin dall’ufficio, e la poltrona in pelle umana, cosi’ i miei sogni si sgretolano mentre corro angosciato e amareggiato verso il cancello 8. Niente aromaterapia, niente drinks romani, niente viaggi estivi a carico dell’Alitalia, niente cena in camera. Corri e zitto.

Arrivato li’ il volo viene ritardato prima a terra, di mezz’ora, fra gli insulti di greci diretti a Salonicco, portoghesi diretti a Lisbona e spagnoli diretti a Barcellona. I voli si erano sovrapposti, le uscite cambiavano ogni dieci minuti, le traduzioni (solo in inglese) dei comunicati approssimative e come sempre inascoltabili. Nell’aereo abbiamo aspettato un’altra mezz’oretta, con navette che portavano ogni 10 minuti dalle tre alle quattro persone, famiglie dislocate negli ultimi posti disponibili a macchia, roba che manco alle gite delle elementari, fra le urla strazianti dei bambini che volevano stare vicino a papa’ e invece venivano dirottati su altri posti, valigie che non entravano piu’ da nessuna parte, gente in piedi che urlava, panico organizzativo gestito da personale provato, comprensibilmente nervoso e su cui i passeggeri hanno pensato bene di scaricare ogni sorta di improperi.

Nessuna spiegazione da parte dei piloti, ci hanno detto solo scusate il ritardo, ma non e’ colpa nostra, in inglese non hanno tradotto manco quello, solo Thanks for your patience. Evidentemente non capivano gli insulti in greco, altro che patience.

Ovviamente non ci servono la cena nell viaggio di due ore (anche se l’ora sarebbe adatta) ma degli schifidi paninetti con la sottiletta, a differenza di tutte le altre compagnie greche che fanno quella tratta.

Arriviamo tardissimo, tutti arrabbiatissimi e stravolti e io di piu’, che ho capito anche che nella vita non faro’ mai l’aromaterapia e l’idromassaggio e anzi sono tutto sudato da far schifo. Se ricordo bene non hanno tradotto in inglese neppure il tipico messaggio che fanno in genere dopo lo sbarco "Speriamo di avervi presto di nuovo a bordo". Li avrebbero impalati, giustamente.