Panagiotis e i Grovers

16 November 2005 | By benty in Senza categoria

Panagiotis è il proprietario del Kika, il bar dove metto musica il sabato sera, quasi da un paio di mesi. E’ basso, si veste da giovane nonostante sia vicinissimo alla quarantina ma riesce a non essere patetico, ha una testa spropositatamente grande per quel corpo e delle basette biasimevoli. Beve con continuità impressionante. E’ un eclettico ascoltatore e appassionato di musica. Io, da alcuni personaggi che circolano al bar, mi sono fatto l’idea che sotto ci dev’essere qualche traffico losco. Non c’è verso che si possa pagare un affitto in centro, per quanto microscopico il bar possa essere, quando per i cinque mesi estivi hai al bar tre persone, di cui due tuoi amici a cui offri la metà delle bevute. Non sono pochi i momenti in cui sparisce nel retrobottega con qualche sconosciuto e torna parecchio più allegro e in forma di quando vi era entrato. Ma queste sono solo congetture. Della vita segreta di Panagiotis ho scoperto qualcosa la settimana scorsa: ha una band, i Grovers. Quando gli ho chiesto che musica facessero mi ha risposto garage-punk. Sapendolo grande fan degli Stiff little fingers e dei Sonics la cosa mi aveva confortato  Simultaneamente mi informava che i Grovers avrebbero suonato il lunedì successivo. Un misto fra curiosità e piaggeria mi ha trascinato dunque ieri sera all’Idrogeio per vederlo all’opera.

Quando arrivo suonano i 77, un gruppo che vorrebbe essere i Tool ma con il violino. Grazie a Dio assisto solo alle ultime due canzoni. Fra i volti noti e meno noti incrocio una delle ragazze che lavora come segretaria a scuola, Alexandra. Donna tatuata che ispira simpatia a pochissima gente e che ha un’altissima concezione di sè stessa come intenditrice di musica. In realtà s’è fermata ai Depeche Mode. Mi informa che i Grovers sono un nome storico dell’underground cittadino. Non volevo infierire sul concetto di underground greco, ed ho annuito. La popolazione dell’Idrogeio è spaventosa e sorprendentemente numerosa. Si tratta di un coacervo di punk, punkabbestia, metallari, skinheads, e perfino qualche darkettone. Il tratto che li accomuna era un’atteggiamento minaccioso: più di uno ha desunto ascolti riprovevoli dal mio abbigliamento normale (e lì dentro assolutamente controcorrente) e mi ha guardato storto. Poco prima dell’inizio del concerto si sentono parecchi rumori di bottiglie, spaccate a terra. Mi spiega Evgenia, una delle cameriere del Kika, che "Sono punk, vogliono spaccare tutto".  Lo dice con certa preoccupante partecipazione emotiva. I camerieri del Kika ovviamente ci sono tutti, credo pena licenziamento. Ma non sono fuori luogo come me, anzi sembra non essere il primo concerto dei Grovers per loro, e sembrano felici di esserci e di sostenere il loro capo.

Panagiotis esce sul palco evidentemente ubriaco, i Grovers partono con quello che io suppongo uno dei loro cavalli di battaglia, visto che le parole le sanno in molti, tutti quelli davanti. Mi sbagliavo. Lo zoccolo duro dei fans conosce tutte le parole di tutte le canzoni, credo suonino una specie di best of. I pezzi hanno un ritmo flaccido, ma lo stesso spingono quegli scarti della società a pogare e fare stage diving manco avessero davanti una cover band dei Ramones.

I Grovers si compongono di un basso, tre chitarre di cui una corredata da chitarrista con pantaloni di pelle, e due chitarristi su tre capellonissimi, ben oltre i quaranta. Il batterista lo vedo poco, verso la fine del concerto mi accorgo di un altro capellone che suona le tastiere, udubili solo in un pezzo. E poi c’è Panagiotis, il frontman. Canta in greco, per quasi tutto il concerto a occhi chiusi, incita la folla che lo segue in uno stato di esaltazione non condiviso dalla maggior parte degli astanti. Si spara dell pose da punk indegne, si sgola davanti a quel microfono. Non ha voce, endemicamente, nemmeno quando parla. Ma quelli lì davanti sono ipercinetici, si tirano addosso birre che è un piacere, si scaraventano felici l’uno addosso all’altro, sono in stato estatico davanti alla band del mio capo, invadono il palco a più riprese, manco fossero gli Stooges. Un quarantenne piuttosto sfigato che esalta dei ventenni parecchio sfigati, penso. In realtà un po’ lo invidio Panagiotis, uno che le sue passioni (bicchiere e roccherolle) se le tiene strette, nonostante gli anni passino. E lo fa con discreto successo locale occorre dire per amor d’onestà.

Che musica fanno i Grovers? Beh, un misto malriuscito di rock che ricorda dei Guns & Roses sotto botta, una cosa che vorrebbe somigliare al punk, ma non c’è verso che quei quarantenni impresentabili sul palco riescano ad avvicinarsi nemmeno alla metà del ritmo e delle chitarre distorte che occorrerebbero. A tratti emergono delle venature metal che consentono ai tre inutili chitarristi capelloni di esibirsi in assoli che col punk ci dicono male. Una musica ecumenica, capace di inglobare tante influenze una peggio dell’altra, mischiarle male e riproporle peggio. Col merito di fare stare assieme felici sotto un palco metallari capelloni, punk crestati, skin col bomber, dark e camerieri del Kika. Potrei tranquillamente definirla una musica di merda.

Il siparietto finale mi vede soccorrere metà dei camerieri, che per un pelo non sono stati coinvolti in una rissa con dei punk in evidente cerca di rogne. Sedare risse fra punk e camerieri, un’ottimo diversivo per il lunedì sera, penso.

5 Comments on “Panagiotis e i Grovers”

  1. “un gruppo che vorrebbe essere i Tool ma con il violino”. mi piacerebbe ascoltarli! 🙂

     

  2. grande! bellissimo report! mi sono immaginato la scena pari pari.

    e pure la tua faccia perplessa

    ahaha!

    w.z.

     

  3. si vede che sono quarantenni piuttosto sfigati che esaltano dei ventenni parecchio sfigati: non sono su Myspace e tu hai scritto liberamente di loro conscio che non si cercheranno su Google e Technorati

     

  4. Max, non credo che Panagiotis e i suoi Grover siano tutt’ora consci dell’esistenza di internet, altro che Myspace. si dice abbiano pubblicato una volta un vinile

     

  5. che bello non essere mai stato punk, nè dark, nè metal.