Posts Tagged ‘alcolismi’

Perchè carine sono tante, tutte simpatiche, ma lei è proprio gnocca

September 5th, 2004 | By benty in Senza categoria | 27 Comments »

(La redazione di Tragedie Greche si dissocia dal titolo sovrastante diramato a blog unificati, ma si vede costretta ad adottarlo per paura di ritorsioni da parte della temibile mafia venetopiemontese)

Arrivo all’Indiependent days verso le quattro di pomeriggio, m’accatto una maglietta con la copertina di Goo dalle bancarelle abusive (bellissima però, me l’ha detto pure Marina P, anche se ancora mi deve una playlist) e punto l’ingresso dell’arena. Caldo fottuto. Già mi sono perso i Julie’s Haircut, ma l’entusiasmo per l’incontro coi miei fratelli di blog e loro compari di viaggio cancella ogni minimo accenno di delusione. La storia si ripete uguale a sè stessa, come a Torino così a Bologna. Veniamo investiti in pieno da una cascata di birre che volendo, con quei soldi avremmo potuto diventare azionisti di maggioranza della Nastro Azzurro. Ci mettiamo all’ombra, lasciando scorrere in sottofondo la musica dei gruppi pomeridiani. C’è giusto il tempo di sdoganare Max Pezzali e subito dopo accordarsi su una sanissima avversione per i revisionismi, in particolare sugli anni 80. Nel frattempo arrivano torme di bloggers: Uliva e C. dove scopro fra le altre cose che Uliva è alta, ha un sorriso bellissimo e non dovrebbe far parte della lobby delle 2 torri, Marinap e Fio che ci raccontano di essere entrambe in partenza per l’estero -beate loro -, Giulia e Colas che vanno in giro con i passerottini in stile Disney a cinguettargli giulivi sopra le capoccette, Brian Jones e la sua cascata di ricci ed Enver che sfoggia spillette labranchiane con nonchalance, dispensa cd, e mi spiega la complessa fenomenologia dello Spritz (lo Spritz al Cynar non me lo sarei mai immaginato), la Fagotta che prima di salutarla ho verificato che ci fosse il tatuaggino come trademark sul pancino e mi stava per vendere delle riviste con Britney Spears e Cristina Aguilera e invece poi mi sono accontentato di alleggerirla di qualche spilletta dei Libertines, Chiarabimbazazie che m’ha addirittura ammollato un suo biglietto da visita, e quindi mo’ mi vedo a costretto a trovarle un lavoro in Grecia, dove notoriamente abbondano posizioni di un certo rilievo per i giornalisti musicali. A un certo punto, quando già surfavamo audaci fra onde anomale di birra, fanno la comparsa Mark Lanegan sul palco con gli inutili Mondo Generator e, soprattutto, l’amaro San Simone, l’unico erede al trono del mai abbastanza osannato Raw Power. Poi abbiamo pure avvistato Valido, da lontano o almeno così il San Simone ci ha lasciato credere.

Quando Lanegan sale sul palco per il suo set veniamo purtroppo distratti dall’arrivo dell’avvenente Ragazza di blogger, (a cui il titolo di questo post fa chiaro riferimento) che grazie all’ausilio dell’amaro San Simone e di spezie orientali ben confezionate, ha il potere di farci dimenticare di tutto ciò che ci accade attorno. Solo più tardi avrò finalmente modo di conoscere A day in the life costretto a fare la radiocronaca del concerto e impossibilitato a mischiarsi alla festosa bolgia, rivedere dopo un anno in tutto il suo splendore il grande Paso, che può vantarsi di non avermi mai visto sobrio, Carlo che confondo con Marco, ma a quel punto avevo seri problemi anche ad articolare i movimenti e le parole. Ne fa le spese la povera second sight, che oltre a doversi sorbire tutta la storia della mia vita, e una dettagliata spegazione del sistema educativo greco, tenta disperatamente di convincermi che lei e secondavisione non sono sono neanche lontani parenti. Ed io insistevo "Si ma quei bellissimi post sul cinema…". Non ha quasi avuto il coraggio di contraddirmi, le devo ancora delle scuse per la figura barbina.

Nel frattempo abbiamo avuto modo di ignorare pressochè totalmente i Libertines (io Vertigo me la sono andata a sentire e ballicchiare e poi sembra che in realtà non siano "omini de panza").

Quando cominciano i Franz Ferdinand siamo già in preda all’euforia più assoluta, con Enzo accenniamo addirittura Born to be alive e Ramaya, ho costretto la Fagotta a ballare fra l’invidia malcelata degli altri bloggers, causandole un giramento di testa e anche il voltastomaco. Divertenti e autorevoli sul palco. Se volete un resoconto sui FF chiedete pure a Mammara: ci ha confessato che per lui è stato un concerto da sogno. Vabbè dai lo ammetto, mi è scattato anche il momento "cellulare" su Take me Out, ma che volete sono un tenerone. Enzo non mi ha rivolto più la parola, a ragione.

Sui Sonic Youth sono andato visibilmente in estasi, del tutto azzerato dal mero evento della loro presenza, vittima di una specie di sindrome di Stendhal, li ho ammirati a bocca aperta, ne ho respirato le aggressioni soniche fino a stordirmi di nuovo. Averli a dieci metri, vedere Moore che armeggia con la chitarra su 100% come farebbe un adolescente in cameretta, lasciandola in mezzo al pubblico, poi scendere dal palco, portarla a passeggio col cavo a mo’ di guinzaglio, lasciarsi inondare la testa dai loro intermezzi stordenti, Kim che volteggia divina e leggera, Drunken Butterfly (c’era eccome se c’era, l’ho realizzato solo stamattina all’altezza di Forlì), O’Rourke in seconda linea e la sua cravattina precisina, Teenage riot e poi un finale maestoso sancito da Rain on tin. Sono ancora totalmente appagato, per me è stata un’esperienza a metà tra l’apparizione ultraterrena e l’iniziazione ai piaceri del sesso tantrico, che anche senza i precedentemente illustrati abusi alcolici non avrebbe potuto sortire su di me nient’altro che quell’effetto devastante. Ho sentito uno che parlava di "scaletta debole", e gli ho risparmiato la vita, pensate.

Ho tentato inutilmente di convincere Fio con l’accento sulla "o" finale, (mi raccomando), a riaprire un blog, ho inutilmente provato a convincere la Fagotta di aver davanti un grandissimo calciatore, ho inutilmente spiegato ad Enzo che non stavo baccagliando nessuna bloggher e poi è stato il momento dei saluti. E pensare che se solo non avessero una vita loro me li sarei messi uno per uno dentro lo zaino ‘sta manica di blogger e me li sarei portati volentieri tutti in gita premio in Grecia. Io li ho invitati tutti, ma tanto non vengono, credo anche perchè atterriti dalla mia sbalorditiva logorrea alcolica, che poi loro non sanno essere del tutto indipendente dall’alcol. In realtà l’alcol mi inibisce e mi fa diventare ancora più timido di quel che sono già.

Elogio del bar Farnese

July 29th, 2004 | By benty in Senza categoria | 8 Comments »

Il bar Farnese è probabilmente l’ultimo bastione veracemente anticapitalista di Roma. Non c’è centro sociale che regga il confronto, non c’è antagonismo di facciata che ne possa mettere in discussione il valore. Il bar Farnese lotta il neoliberismo rampante e le multinazionali sul loro stesso campo, filosofico ed economico. La sua stessa esistenza è una contraddizione, la sua fiera resistenza manda in cortocircuito le logiche di profitto che accettiamo ormai passivamente. Si staglia imperioso e combattivo in una traversa di piazza Campo dei fiori, fra ambiziose vetrine trendy nel pieno centro storico ormai in mano alle corporation straniere. Davanti ai bar fighetti sempre pieni, nel cuore turistico della città, laddove torme di giovani stranieri prosciugano riserve di birra pari al fabbisogno idrico di paesi come l’Ungheria, il bar Farnese conduce la sua lotta senza quartiere e senza clamori. Una battaglia portata avanti a colpi di birre vendute a tre euro al massimo, contro i cinque-sei di media dei bar capitalisti. Pura eresia. E non è un caso che Giordano Bruno si trovi lì vicino, a proteggere dall’alto. La gestione pervicacemente familiare splende orgogliosa contro le assurde diciture del tipo "Food and excitement" degli american bar, degli wine bar, degli irish bar. Il bar Farnese è solo un Bar. Anzi è solo IL Bar. Non troverete cameriere glamour col tanga in bellavista, ma signore esauste, modeste e vagamente baffute a servirvi della proletaria birra sarda Ichnausa al bicchiere. Pensate che tutto il piano superiore, una sessantina di metriquadri, è tenuto vuoto, e serve solo perchè è lì che si trovano i bagni. Tutto un piano, al centro di Roma, valore commerciale stimabile in milioni di euro, per tenere un bagno, il resto adibito a "passaggio per andare al bagno". Io lo trovo assolutamente epico e commovente, un nonsense economico che odora di romanticismo e di piscio. Se ci riflettete, nel 2004, è una cosa assolutamente strabiliante.

Toga party volume II

July 22nd, 2004 | By benty in Senza categoria | 11 Comments »

L’anno scorso io non c’ero alla prima edizione del Toga Party, e ancora mi mangio le mani. Mi hanno narrato scene d’altri tempi, bagni d’alcool, donne lascive, orge colossali e multicolori, lanciatissime carriere stroncate sul nascere, spettacoli d’arte varia. Quest’anno invece ci sarò. Per un breve periodo anche dietro i piatti, nella brillante figura del dj venuto da lontano, pronto ad esibirmi nel mio celebre set alcolico, che passa dai Clash al Ballo del Qua Qua con raccapricciante disinvoltura. Tanto, ammesso che ci veniate, non vi ricorderete una mazza. La toga è obbligatoria, il biglietto no: l’unica alternativa ammessa è presentarsi muniti di un cadeaux dal contenuto alcolico maggiore di 20 gradi. Se ci venite vi divertite secondo me. Qui il trailer, da antologia (by Vertebra – the official dj).

Questo fine settimana sarò a Roma e poi a Salonicco, poi torno, poi Toga Party e poi riparto e vado in Spagna, probabilmente Benicassim e se dio vuole torno no meu querido Portugal, poi torno, poi vado in Sicilia sotto il nespolo, poi torno, poi Bologna all’Indipendent, poi riparto per la Grecia, poi basta. Oppure abbattetemi.

Paura e delirio a Torino

July 12th, 2004 | By benty in Senza categoria | 18 Comments »

Per comodità divideremo il seguente racconto in capitoli, tanto è il classico interminabile racconto di una sbornia eccezionale, di un concerto eccezionale e di persone eccezionali, figuratevi che ve ne frega a voialtri. Purissima autoreferenzialità, perdonerete nevvero?

L’arrivo a Torino

Fottuta globalizzazione: un incendio in Molise può rompere le palle ad un neolaureato a Torino la sera della sua festa di laurea, soprattutto se deve andare a raccattare alla stazione un blogger greco che arriva con due ore di ritardo. Non c’è ghiaccio da rompere, non c’è imbarazzo da vincere, solo bella gente da conoscere e birra da bere, una casa che mi evoca ricordi universitari e la punta della Mole di sfondo. Il Raw Power gioca un ruolo basilare nell’opera di velocizzazione della socializzazione. L’odore di Zippo che sprigiona non deve trarre in inganno: d’altronde la qualità del rhum Iguana (testuale!) parla da sè, e il suo gusto inconfondibile si sposa talmente bene col ginger (a base di coloranti fieramente cancerogeni) , che si manda giù di un fiato, anche senza bisogno di infilare dei cubetti di ghiaccio dal collo della bottiglia. Nel dubbio ci abbiamo provato lo stesso, ma non ci entravano. Poi, dopo una operaçao saudade, condotta quasi con le lacrime agli occhi insieme alla dolcissima Roberta, ce ne siamo andati ai Murazzi, non privi del nostro carburante preferito. Adesso voi penserete che si scherzi, ma se quel genio del male decidesse realmente di commercializzare la sua creatura (a cui affiancare presto il gemello El Motherfucker, di cui non vi svelerò qui la ricetta), la Bacardi con i suoi breezers e tutte quelle altre pisciatine di bevandine pseudoalcoliche potrebbero chiudere la baracca a farsi da parte. Ci manca solo un testimonial. Nota per i sommelier: il Raw Power è l’ideale per i panini dello zozzone, in particolare le deliccatessen per palati fini quali salsiccia e melanzana e wurstel e crauti, sui quali, come scopriremo solo all’indomani, c’è peraltro molto da imparare. All’improvviso mi appare in tutta la sua magnificenza anche il Cielo su Torino, ed è l’apoteosi. Chiaramente andiamo a letto a brandelli, definitivamente zuppi d’alcol. E non è che l’inizio.

L’arrivo di Bop

Quando Bop è arrivato, all’indomani, io m’ero da poco alzato e stavo inzuppando un cornetto in una tazzina di latte su cui giravano voci preoccupanti. Sulla prima birra che abbiamo provato a servirgli, invece, voci non ne circolavano affatto, ma l’evidenza di un ragno marino casualmente cresciuto durante la notte nella lattina stappata, ci ha immediatamente precipitato in un momentaneo sconforto. Bop poi se l’è stappata una birra, io praticamente ho lasciato il latte e l’ho seguito quasi a ruota. Bop si dichiara uno straight edge, ma curiosamente beve come un cammello assetato. Erano le 11 della mattina, e da lì è iniziato l’ininterrotto vortice alcolico che avrebbe risucchiato i presenti, restituendone i corpi esanimi verso le due di notte. Una delle cose per cui valeva la pena esserci, avevo pensato spesso prima della trasferta, sarebbe stato farsi incantare dalle storie di seminali gruppi di garage punk e sui segreti della vita di Ron Asheton che ci avrebbe regalato Bop, o dagli aneddoti su Johnny Thunders di Atrocity. E infatti. Se poi pensiamo al tutto davanti a del vino alla mandorla ghiacciato mentre il pesce rinoceronte impazza sui teleschermi, potreste andare vicini a comprendere parte del mio entusiasmo. Le cose hanno iniziato presto a perdere il loro contorni, si è fatta la spesa perchè mai ci venisse a mancare del Raw Power (decisamente la bevanda del vero indieblogger per l’estate 2004) e poi, in clamoroso anticipo, siamo partiti verso la Pellerina, in clima di fratellanza universale solo in parte dovuto agli eccessi di home-made cocktail.

L’arrivo alla Pellerina

Se arrivando alla Pellerina per il concerto degli Stooges, già in evidente surplus alcolico, vi imbatteste in un furgoncino reclamizzato AC/DC IMPIANTI ELETTRICI, non vi scenderebbero delle lacrime di gioia? A noi si. La fauna presente per l’Iguana, ivi raggruppatasi sin dal primo pomeriggio è composita e variegata: c’è di tutto, dallo strafattone che cerca fumo, passa tre volte, ma ci tiene a chiarire che lui vende solo cocaina, ai punk crestati, dalle gothic girlz, alle famigliole con bambini al seguito in odor di flower power, dagli pseudososia di Robert Smith ai fratelli gemelli in acido di John Belushi. Il campionario di magliette di gruppi viste in giro non era riconducibile a nessun filone specifico (dai Franz Ferdinand agli Slipknot, passando per i Pet Shop Boys), ma possiamo aggiudicare senza tema di smentita il premio peggior t-shirt (quella di Iggy Pop in vendita a 15 euro ai banchetti) a quello miglior t-shirt (quella che Enzo ha regalato a Stefano degli Xiu Xiu – davvero la più bella). Ci piazziamo rilassati su una collinetta, fino all’esaurimento delle scorte alcoliche, in fuffosissimo cazzeggio. Intanto si materializzano nel loro splendore Pulsatilla (che oltretutto quello che già si sa di lei c’ha due occhi che dovreste solo vederli) con lo yo-yo, il delfino-massaggino e il cugino timido, e addirittura Maxcar, che me lo immaginavo del tutto diverso, fisicamente enorme come la mole del suo sapere musicale, e invece no, e sta molto meglio così secondo me. Ammetto che in quel momento il mio cervello galleggiava leggero su un corposo strato di Raw Power. Nel frattempo un mio blog fratello che non citerò, ma ringrazio di cuore, mi ha offerto delle sigarette magiche, mi ha presentato addirittura la sua amica Angelica che citava a braccio dei miei post. Se avessi avuto ancora il controllo dei muscoli facciali mi sarei commosso, ma invece credo che sia riuscito ad impastare dei concetti tortuosi ed poco comprensibili. Viene messo a segno da Stefano l’investimento alcolico dell’anno (un tempismo da rapace della finanza, tre birre da 50 cl fredde a 5 euro) e si fa conoscenza con un paninaro (nel senso di quello che fa i panini) filosofo minimalista, con master in wurstelologia in Germania, che ci illumina sulle differenze fra le salsicce e non ci permette di aggiungere il ketchup ai panini con crauti, salsiccia e peperoni. Dopo diventano troppo pesanti, almeno alla salute teneteci, visto che già andate a ‘sti concerti. Così ci ha detto. Il livello alcolico cresceva inarrestabile, straripava, debordava, i produttori di birra festeggiavano a reti unificate, la gente affluiva imperterrita. Stavo per assistere al concerto degli Stooges con gente meravigliosa e meravigliosamente ubriaca. Ero in estasi e non facevo che sorridere. Poi è arrivato il momento di avvicinarci al palco.

L’arrivo dell’Iguana

L’irritazione che ci hanno provocano i Dirty Americans, paragonati da Sadnessafterthestooges al petting – ovvero fastidiosi convenevoli da sbrigare prima di arrivare al sodo – è stata notevole. Bop li ha insultati giustamente dall’inizio, invitandoli a tornare a far panini, il pubblico non faceva neanche finta di gradire.Sarebbe stato il primo concerto punk da migliaia di persone in cui sarei riuscito a fumarmi in santa pace una sigaretta a due metri dal palco, ho pensato. Una tristissima mistura di Def Leppard, Bon Jovi e Europe appena ad un volume e ritmo più alti. I jeans con lo strass e il giacchetto con le maniche tagliate del cantante non lasciavano spazio alla pietà, neanche una cover dei Led Zeppelin li ha potuti trarre in salvo. Hanno suonato per un tempo interminabile, in cui il vero miracolo è stato che non si siano presi delle bottigliate in faccia. Max ha fatto un sacco di foto, se proprio vi interessano.

Poi è arrivata l’Iguana, all’improvviso, ce l’avevo davanti, la leggenda a tre metri, la storia del garage punk, l’ho visto in faccia da vicino il motherfucker. Ed è stato immediatamente il finimondo. Partono con Loose, e parte il delirio, Iggy (anzi fucking Iggy) si dimena, vola da una parte all’altra del palco, Asheton è immane e immobile e stasera ha deciso di portarsi a casa i nostri timpani (ancora mi fischiano le orecchie) la ressa fa paura, io raccatto Stefano trascinato a terra da un punk che non si reggeva dritto (mi devi la vita ndB), Watt saltella e fa headbanging con i baffi al posto della zazzera, l’altro Asheton picchia sulla batteria con violenza e precisione, dopo arriva anche il sax di Mc Key, si perde il controllo della situazione quando la chitarra di Ron Asheton (è il mio Dio, urlava qualcuno) attacca No Fun, un sacco di gente che sale sul palco, Iggy cravattato a terra, ma solo per eccesso d’amore, da un punk esagitato. Momento di panico. Si trasforma tutto in un karaoke, con Iggy che prende in mano la situazione, e passa tranquillamentre il microfono agli squilibrati sul palco (Bop dice che lui la sopra non c’era, ma per me è salito anche lui e poi si è nascosto facilmente dietro Ron Asheton). Poi l’ha rifatta nel bis.

Di Iggy che cazzo volete che vi dica? Che ci ha mostrato come si scopa a pecorina su delle montagne di ampli? Che balla come un ossesso anche quando non c’è la musica? Che ha dominato la scena in una maniera che non credevo fosse umanamente possibile? Che ha un fisico perfetto, fascio di nervi, muscoli ed eroina? Che ci ha insultati e violentati ed amati per tutta la sera (un’ora e poco più)? Che ci ha fatto vedere il culo e quasi l’uccello? Che ha martoriato il microfono sbattendolo sui cartelloni degli sponsor urlando "Fuuuuuuuuuuuuuuuuuuck !"? E che poi l’ha gettato tra la folla? Che è una furia scatenata incontenibile? Che non ha cantato niente di Raw Power? Che si è versato una bottiglia di acqua in testa, che ha sputato, che si è arrampicato, che si è gettato a terra, che ha sprigionato sesso, perdizione, energia primordiale, spirito punk, droga, per un’ora e poco più con una foga da ventenne ed un mestiere da veterano animale da palco? Che c’ha una voce che fa impressione per come sa essere acida, scura, potente, isterica, tagliente? Che non è per niente la macchietta di sè stesso, come inconsciamente temevo? Che a sessant’anni spacca ancora il culo a tutte le garage-punk-numetal band di pischelli del mondo? Che prima di 1969 ha detto adesso vi canto un pezzo che nel titolo "has a lovely number" e io già saltavo? Che mi veniva da piangere dalla felicità mentre urlavo "now I wanna be your dog"? Embè mo ve l’ho detto. E’ tutta pura verità.

L’arrivo del down da Raw Power

Subito dopo il concerto è arrivato un crollo verticale delle forze, le 12 ore no-stop drinking si sono fatte sentire all’improvviso, tagliandoci le gambe. Le orecchie tutt’ora fischiano, e non solo a me da quel che ho sentito. Si resta ancora un po’ sulla collinetta con Pulsatilla che intona i Jefferson Airplane, Max che tenta di spiegarci il suo master (con poco successo, ma ora so che esiste la Meccatronica), Enzo che si lascia massaggiare dal delfino e un sentimento diffuso di catalessi collettiva. Saluti commossi, e poi è già ritorno.

E per finire, titoli di coda, baci e abbracci sparsi a tutta la cricca di Ste, Roberta, Tatiana, Manu, Kaiser, Gigi, Luca,e Luca, Fede e gli altri di cui non ricordo i nomi, per la splendida accoglienza. Tutto quello che avrei voluto dire io sulla gioia che mi ha dato conoscere alcuni fra i miei scrittori preferiti l’ha già detto il goblin siculo.

p.s. giuro che domani, con calma lo metto a posto ‘sto post

Benty’s readers digest

June 26th, 2004 | By benty in Senza categoria | 14 Comments »

Ultimi giorni greci

1000 kilometri in 30 ore per vedere dei Pixies con un Frank Black in forma assoluta, forse la nascita di una vera amicizia ed infine un assaggio dell’assurdo traffico ateniese. Adesso sono pronto per affrontare Città del Messico, credo. Poi giusto il tempo di fare le valigie e togliersi dai piedi. Volevo scommettere dieci euro sul passaggio della Grecia contro la Francia all’europeo, ma poi ho desistito. Soldi buttati, credo di aver detto. I Mogwai hanno hanno dedicato un brano alla Grecia "…in particular if you beat England". Ma poi ci ha pensato il Portogallo, per fortuna.

Day one

Quella che doveva essere la serata clou dell’evento dell’anno a Fabriano city, la notte prima del Palio (un giorno ci scriverò un post nostalgico, siete avvertiti), si è rivelato un flop, come in tutti gli ultimi anni. Il declino inesorabile di una manifestazione e per riflesso di una popolazione giovanile, per cui la massima forma di divertimento resta la serata pizza e dvd; il cui assessore alla cultura e alle politiche giovanili proclama dalle pagine del giornale di sinistra locale che portare qui per la data zero artisti come Vasco Rossi e i Lunapop ha dato grande lustro a questa città, utilizzando termini come fermento culturale. E noi, anche chi non vive più qui, ancora a lamentarci e a lambiccarci il cervello, a maledire la mentalità di questo buco di culo di paesello. Mai fatto un cazzo a riguardo però eh… In realtà dilaga ancora l’alcolismo, grazie a Dio.

Sara

Sara è bellissima, lo è da sempre. Il fatto che fosse scomparsa in seguito a relazioni pluriennali extracittadine e non, non le ha tolto un briciolo del suo splendore. Un corpo da togliere il sonno e le movenze da gatta, occhi azzurri in cui annegare dolcemente. Mi ha stupito quella confidenza che ha mostrato verso di me, dopo che non ci parlavamo da anni. Mi ha sorpreso la sua insistenza nello sfiorarmi, la sua dolcezza un po’ posticcia e un po’ alticcia, come se quel furtivo bacio sulle scale, ad un capodanno di otto o nove anni fa, fosse successo ieri, come i suoi ricordi ancora ben freschi del liceo. Sara sostiene che dovremmo esserci tutti al matrimonio della sua amica, e dovremmo tornare a formare quel fantastico gruppo di amici che eravamo. Un gruppo di merda, come si è visto chiaramente, scioltosi fra recriminazioni e ripicche, pettegolezzi e malevolenze. Tenuto in piedi da uno sputo alla vodka. Ma tanti anni devono averglielo fatto dimenticare. Ho dovuto mentirti Saretta, mentre mi imploravi con gli occhi, e tu non lo sai. Ma quel giorno ci sono i Sonic Youth a Bologna, e non credo che mi avresti mai potuto capire.

Day two

Il delirio alcolico inizia presto e finisce presto. Trovo irritante che continuino a sbatterci fuori dai bar per il coprifuoco indetto proprio in occasione del Palio (hai visto mai che dovessimo pure divertirci). Rivaluto di colpo anche la fottutissima Grecia. Del Palio neanche ci accorgiamo, ebbri di gioia che siamo per la vittoria do Portugal contra dos fodidos inglesos (messaggio in lingua originale arrivatomi in nottata). Vedere quella mezzasega di Beckham che fallisce il rigore e si inchina davanti ai miei lusitani mi ha fatto godere come poche altre donne hanno saputo fare.

Day three: degli europei di calcio (3). L’uomo giusto nel posto sbagliato.

Non c’entra nulla immagino, ma quando nel 98 i Sonic Youth erano in tour estivo in Europa io sarei stato in tre dei paesi in cui avrebbero suonato. Stavo finendo l’Erasmus a Lisbona, sarei tornato per un breve periodo in Italia, sarei subito ripartito per andare per la prima volta Grecia, da lei. Ci sarebbero stati tre concerti a cui sognavo di andare. Riuscii a perderli tutti e tre per pochi giorni, ero sempre nel posto sbagliato. Ecco, ora la Grecia e il Portogallo festeggiano in strada, ed io sono qui ad imbarcarmi in ulteriori imprese a sfondo etilico, sul cui inviolabile segreto vige un patto di ferro. Potrei finire incaprettato, questi non scherzano mica. Sui miracol(at)i greci non ho parole, ma mi dà tanto il sapore dei poveri e piccoli che vincono contro ogni pronostico sui grandi e ricchi, come in certi stupidi film americani e devo dire che sarà pure retorica a basso costo, ma mi piace, mi piace davvero.

Benty vs people/ Benty meets the bloggerz

Su gente che si compra kit per produrre birra in casa, gente che si sta ingozzando di tapas a Granada fra chicas andaluse e una pioggia di chupitos, su gente che celebra i ritorni di vecchi pirlas, o che strappa allegramente carte di identità, su gente che si sposa per la seconda volta con la stessa donna, su gente che va a Cuba con la ragazza, sulla giovane Angelina e su altre persone di cui aspetto con ansia pacchetti regalo e di cui non ho ancora colpevolmente promosso le ultime fatiche: beh, su questa gente non ho ancora nulla di preciso da dire se non esprimere un confuso sentimento di amore e affetto incondizionato. In compenso me ne scompaio volentieri in Sicilia, per poco, abbastanza pronto ad incontrare giovani bloggers sotto il palco dell’iguana il 10 luglio a Torino. Preparatevi all’evento. A presto ladies and genltemen, riguardatevi.

Incontri troppo ravvicinati – post locale

April 9th, 2004 | By benty in Senza categoria | 4 Comments »

Si era già parlato di localizzazione dei blog. Anche se non credo che intendessero esattamente questo, eccovene un assaggio, così ci ripensate. Le ultime dalla ridente città della carta:

La ex dell’amico stava al pub con la ex dell’altro amico, io ed entrambi gli amici seduti a qualche tavolo di distanza. Piccolo il mondo. Giochi di doppi sguardi incrociati, propositi di abbandonare il locale, poi abortiti. Benty aveva fino ad allora finto di non conoscere/non riconoscere/ aver improvvisamente perso la vista. Quando poi c’è stato l’imbarazzante contatto. Drammatiche parole di circostanza, pronunciate praticamente in stato catalettico. Ricordo solo di aver ripetuto tre volte in una frase le parole "Vacanze di Pasqua" ed aver augurato per sbaglio "Buon Sesso" a entrambe le ex. Momenti di notevole ilarità.

La figlia di un ex candidato sindaco trombato che ieri sembrava avere tutte le intenzioni di seguire le orme del padre. Non tanto nella politica, quanto nel farsi trombare nel succitato pub, da un giocatore della squadra locale di basket ( a cura del comitato "Bagaglino: scuola di fine umorismo"). Insistenti le voci che circolavano a proposito di piercing vaginali e di scambismo di giovani donne fra i cestiti locali. Inquiteudine fra i suppporters per la tenuta fisica dei giocatori in vista dei possibili play-off.

Piero, che non arriva a farsi la seconda birra, fra gli insulti giustificati del pubblico pagante. Buccetto che confessa a Piero i trascorsi sessuali della sua attuale donna, rivelando delle tresche fin lì ignote al povero Piero. Piero che invece di farsi un’altra birra corre a casa con propositi di violenza coniugale (bei momenti davvero).

Una giovane donna che ha scatenato nella truppa veri ormoni da quindicenni, esibendo inavvertitamente ma per lungo tempo, le sue mutandine rosa istoriate da Teddy Bear o Winnie the Pooh.

Allo stesso tavolo una giovane donna sfoggiava una scritta in paillettes sui jeans recitante la parola "KATTIVA" mandando in visibilio orde di trentenni ancora fermi alla seconda birra, ma immediatamente pronti per la terza. Si è vero ci basta poco. In particolare si rimaneva perplessi per le reazioni scomposte di un direttore finanziario legato al fosco mondo delle cooperative che, sull’onda dell’entusiasmo per la sua momentanea condizione da single, proponeva per la serata successiva il revival di antichi costumi postadolescenziali, quali i rinomati puttan tour. Ferma opposizione del gruppo fino alla terza birra. Poi un cauto apprezzamento dell’iniziativa alla luce di nuove considerazioni a latere.

Girovagando affrante in cerca di una terza birra, le truppe venivano decimate e si approdava ad un ristorante riconvertito a pub. Musica dal vivo, repertorio dai Police ai Pink Floyd. Pubblico acclamante, in particolare una giovane donna che puntava dritto al cantante, sfoderando come fine arma di seduzione un tanga (serata di mutande, mi limito a riportare i fatti ben separati dalle opinioni) che fuoriusciva abbondantemente dai pantaloni a cavallo basso. Sarebbe riuscita a baciarlo sull’angolo della bocca a fine serata, "Ma non farti delle idee" le abbiamo suggerito all’unanimità.

Terza ex di un altro amico (era serata anche di ex altrui, evidentemente): pur di evitarla Benty aveva imbastito una improbabile discussione musicale col barista.

Il gruppo di musica dal vivo era composto da due elementi: chitarrista che sbagliava gli accordi di Wish you were here (si proprio quella) cantante come il rasta di Ovosodo, possibile protagonista di @lessandra, che scordava le parole di Wish you were here (si sempre quella). Pubblico in visibilio incontrollabile.

Finale glorioso con incontro fra fabrianesi emigrati. Uno ero io. L’altro oltre ad essere il cantante degli osannati Motozzappa , gruppo di rock-blues agricolo demenziale, vanto della scena musicale cittadina, è attualmente un giornalista di Rainews24 che vive in America da 7 anni, dopo aver lavorato in Italia per l’Herald Tribune a Milano. Nella pagina linkata è ovviamente quello con la pancia di fuori: mai lasciarsi ingannare dall’apparenza.

Le tavole della legge

March 27th, 2004 | By benty in Senza categoria | 1 Comment »

 


Le 40 cose che ogni vero ubriacone dovrebbe fare prima di morire. (Benty:solo un deludente 15 su 40, ma di strada da fare ce n’è ancora tanta, finchè il fegato regge)

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Babel nights

January 23rd, 2004 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

Dovreste apprezzare gli sforzi di un uomo che, primo vive all’estero, secondo è ubriaco come una campana (come si dice da queste parti) e terzo sono anche le 4 e un quarto, e poi c’ha il singhiozzo, come gli ubriachi quelli veri. E con il singhiozzo non è un cazzo facile scrivere . La serata di rodaggio alla festa è iniziata così. Fino a mezzanotte solo uomini e anche abbastanza tristi; primo diggei. Poi arrivano delle donne. Poi, molto dopo, tipo dopo 4 birre medie,  parlo col secondo diggei ufficiale e mi dice "Ancora sette-otto pezzi e poi tocca a te" . E comincia il countdown. Patti Smith e uno. Ramones e due. Arriviamo fino ai Beatles e cinque. La gente ballicchia. Io già mi scaldo a bordocampo. E puf. Salta la corrente, tutto d’un tratto. In tutto il quartiere. Per venti interminabili minuti. Poi torna la corrente. Esordisco con i Joy Division, i Cure, Iggy Pop, e degli U2 d’annata. Dopo un’ora abbondante dobbiamo andare, col gestore del posto che viene di continuo ad abbassarmi il volume. Su Seven nation army , ciò non si fa. Passo ai Mano Negra e ai Negresse Vertes, un minimo di New order, e già tocca davvero andare. Tutto ciò mi è valso un ingaggio, da domani, al Casablanca, ogni giovedì. Va bene, va bene, va bene. Va bene così. Adesso a nanna, che domani, c’è la riunione degli insegnangti. Hic.

p.s. so benissimo che il mio successo è dovuto soltanto al fatto che indossavo la maglietta di Loser che ha letteralmente fatto furore, dalla scuola, fino al bar dove ho suonato. Rendiamo grazie al demiurgo.

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Homesleep night two (part 1)

August 24th, 2003 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

Ah, magari ricordarsi qualcosa. Cioè, ok gli Yuppie Flu, a parte i guai iniziali di non so che tipo, ma poi eccellenti, come sempre. I Quickspace per me rivelazione, incantevoli davvero (dei Pavement dal suono più sporco ebbe a definirli il nostro diggei del corazon : non amarli ?) e poi vengo a scoprire che una canzone che Pandolfi e De Luca a Suoni e Ultrasuoni (ma tipo del 96) programmarono per un mese di seguito e che mi si era agganciata in testa era proprio dei Quickspace. Poi ancora Re Inkiostro e Reginetta Elis , prima a falar do Portugal e depois addirittura alle danze. Ed io sommerso da ettolitri di birra che sembravano piovere da ognidove. Al punto di spingermi , nel delirio al doppio malto, a rompere le palle senza un motivo nell’ordine a Burro batterista dei GdM, al cantante dei Quickspace stessi, al povero Paso.E credo anche a varia altra gente ignara e inoffensiva. Personaggio della serata Mone, un grande e forse non basta dire grande. Location-mito della serata, il Bukowskiano Bar del disco (caffè del disco per l’esattezza), bar corrotto, sporco, decadente ma vivo e losco, aperto fino a tarda notte, popolato da personaggi inverosimili (un vecchio zoppo che alle tre e mezzo di notte, si avvelena di birra, fra puttane e spacciatori ancora svegli) e soprattutto fornito di pizzette salvifiche e very very cheap. E poi, come era doveroso, la solita birra alle 4 (am) bprima di mettersi in viaggio. Domani, se emergono ricordi più lucidi dal maremoto di chiare-medie, al limite, posto qualcosa di significativo. Adesso nanna, che non oso immaginare con che grammatica ho massacrato questa testimonianza alticcia. Il diggei mi disse stasera, "Devo dirti una cosa". Poi me lo sono perso. Magari me lo dice domani.

Beerhunter

July 27th, 2003 | By benty in Senza categoria | Comments Off on Beerhunter

Ho capito tutto. Questa è la mia strada, altro che Grecia. Io sarò al suo fianco, in giro per il mondo, a caccia di birre con lui, Michael Jackson. Quello giusto però. Questo è un curriculum da invidiare.

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