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Il sogno di Mary

April 16th, 2010 | By benty in Senza categoria | 8 Comments »

Mary, che prende delle lezioni private di italiano da me, parla sempre cantilenando come fosse una bambina ma non riesce ad essere fstidiosa.  E' sempre allegra ed impara davvero in fretta. Forse perchè il motivo principale per cui studia italiano è Alessio, sardo in missione di pace non mi ricordo bene dove. Come tutte le coppie internazionali a distanza per ora parlano in inglese, perlopiù su skype. Mary vive con la mamma che deve essere un po' malata, lavora in una specie di fnac qui a Salonicco, fa orari pesanti ed è pagata male. La costringono inoltre a cambiare i turni di continuo, per questo dobbiamo aspettare che tutte le settimane i suoi datori di lavoro le diano il programma, e solo dopo possiamo fissare le nostre lezioni. Lei non si perde mai di coraggio e non si perde una lezione nonostante gli orari disgraziati.

Oggi Mary viene a scuola e sprizza più allegria del solito. Si siede e mi fa "Ho comprato un biglietto per l'Italia, mi fermo almeno un mese". Le faccio i miei complimenti, fingo di darle due rudimenti di sardo (metti il verbo sempre alla fine, "Mary mi chiamo", e aggiungi alla fine "ajò!"), le chiedo quando tornerà. Mi dice che il biglietto è di sola andata. Che da quel lavoro di merda l'hanno cacciata, perchè dice che i soldi per aprire la sede al centro di cui si parla da quando è stata assunta, non ci sono e che forse chissà, a settembre. "Allora mi sono detta, intanto passo un mese intero col mio ragazzo a Cagliari, poi imparo meglio la lingua e già che ci sono cerco qualche master o ancora meglio un lavoro. Meglio di questo lo trovo sicuro". Le ho detto che fa bene, che sicuramente ce la farà, che è la scelta migliore e visto che anche la sua mamma la sprona verso l'Italia lei è al settimo cielo. Ho aggiunto che nonostante tutte le cose che ne dico io l'Italia non è poi così male e gli italiani nemmeno e che poi la Sardegna è meravigliosa e si mangia divinamente. Che forse il mare è pure più bello di quello greco. Ho solo omesso di dirle che io in Sardegna non ci sono stato mai, ma credo che sia meglio così.

Meanwhile in Greece

April 11th, 2010 | By benty in Senza categoria | 4 Comments »

E’ iniziato il processo per l’uccisione del 15enne Alexis Grigoropoulos da parte di un poliziotto in servizio, che fu la scintilla che fece scoppiare in tutta la Grecia gravissimi disordini durati per giorni nel dicembre 2008. Il processo si svolge ad Amfissa, ad alcune centinaia di kilometri da Atene.

L’avvocato difensore dei poliziotti è il celebre Kougias, una specie di personaggio televisivo, ben oltre il limite del ridicolo, un essere umano disgustoso. Vi ricordate l’avvocato Taormina? Ecco, simile ma peggio, uno che basta  sceglierlo come avvocato difensore per confermare i sospetti sulla colpevolezza del cliente. Ha definito tutti i testimoni del delitto come pericolosi anarchici indegni d’essere ascoltati e creduti (appena accettò il caso, col cadavere del ragazzino ancora caldo, gli devastarono l’ufficio, se volete comprendetelo, io lo detesto).

Il testimone chiave, il diciassettenne amico di Alexis che si trovava a fianco a lui al momento della sparatoria, si è rifiutato di deporre, ha scritto una email al padre in cui afferma di non credere nella giustizia, ha scollegato il cellulare e sembrerebbe essere scomparso da qualche giorno in circostanze poco chiare .

La ricostruzione da parte di uno dei primi poliziotti ascoltati dal giudice si è rivelata fasulla.

Mercoledì continuano dopo la pausa pasquale. Vista la situazione di tensione sociale, visto che ora (rispetto al 2008) la crisi morde davvero, la situazione è davvero pesante, ci sono stati rincari enormi e rapidissimi, visti scioperi, proteste in atto, manifestazioni, bombe e attentati, io non ho un buon presentimento e spero davvero di sbagliarmi.

Rock this town

April 6th, 2010 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

Di nuovo pronti al peggio

February 21st, 2010 | By benty in Senza categoria | Comments Off on Di nuovo pronti al peggio

Stiamo tornando. Pronti Al Peggio? from prontialpeggio on Vimeo.

Kiriakos e le aquile

February 17th, 2010 | By benty in Senza categoria | 3 Comments »

Kiriakos è ormai un trentenne montanaro segaligno e scapigliato, ha una barba folta, occhi azzurri spiritati da matto e un grosso becco di rapace al posto del naso. Non dev’essere un caso che di lavoro studiava falchi e nibbi e per farlo se n’era andato da Salonicco ed era venuto ad Aetochori, il villaggio delle aquile, un paesino piccolo piccolo aggrappato alle montagne che confinano a nord con Skopje. Poi aveva conosciuto Etelle, parigina, biondina, carina che faceva l’erasmus in Grecia. Scoppiato l’amore internazionale avevano provato a vivere in Francia, ma qualcosa non tornava, e poi alla fine sono tornati loro, ma in tre stavolta, con il loro piccolo Ilias, biondo e scatenato. Da agosto hanno preso in gestione la vecchia scuola abbandonata del paese delle aquile e ne hanno fatto il kafenìo del villaggio. Hanno mantenuto un po’ dell’arredamento, i vecchi banchi e i manifesti delle classi elementari stile anni 60, hanno messo una stufa a legna al centro e spignattano in cucina mentre Ilias vestito da tartaruga per il carnevale scorrazza fra i tavoli. Fuori dal piazzale ci sono parcheggiati i pick-up e i trattori dei montanari che vengono a farsi la birra dela staffa. La filosofia del locale è che o hai pazienza e aspetti di essere servito o dai una mano ad apparecchiare e portare ai tavoli. Con il risultato che alla fine le birre te le vai a prendere da solo e devi pure tenerti il conto, che loro si fidano. Ci siamo stati domenica e lunedì, abbiamo mangiato e bevuto per ore, fino a non poterne più, pochi piatti semplici e deliziosi e abbiamo pagato 5 euro a testa. E mentre ce ne andavamo dalle grosse finestre del Krifo Scholio (così si chiama il loro kafenìo, la Scuola Nascosta), abbiamo visto i primi fiocchi di neve che iniziavano a cadere.

Non ora, non qui

February 16th, 2010 | By benty in Senza categoria | Comments Off on Non ora, non qui

Qui si latita e non si scrive ma, se proprio proprio morite dalla voglia di leggere frivolezze ellinomarchisciane, questo post vi segnala un po´di imperdibili interventi del sottoscritto sparsi in rete, gentilmente ospitati su blog assai piú prestigiosi e dignitosi

  1. Psicopatologia spicciola del dj pretenzioso 1 la variante strappona
  2. Psicopatologia spicciola del dj pretenzioso 2 dj taliban vs dj sbracato

Kaiadas nights

January 31st, 2010 | By benty in Senza categoria | 3 Comments »

Il Kaiadas (pron. Kiàdas ovvero la Rupe) è il bar dove suono quest’anno, tutti i venerdì e qualche volta pure il sabato. Si trova in centro, a destra di piazza Aristotele, in un quartiere di palazzi antichi dove una volta stavano gli ebrei che, fino a prima della deportazione, a Salonicco erano una comunità molto nutrita, ricca e potente. Quel quartiere fino a tre anni fa contava solo un kafenìo, lo storico Tesseris Epohes (4 stagioni) sorta di bar per anziani e soprattutto giovani anarchici, con birre economiche, musica rebetika e rakì di scarsa qualità. Il resto, tutto attorno, erano edifici mezzi diroccati, vecchi magazzini e piccole manifatture che di notte restavano ovviamente chiuse. Uno dei primi bar a credere in questa zona fu il Kaiadas. Poi lo chiusero, credo per una mezza bancarotta, ma se mi avessero detto che era per questioni igieniche o per droga ci avrei creduto senza battere ciglio.

All’entrata non ci sono insegne, sembra più l’ingresso di un centro sociale. Al primo piano c’è lo Sknipa, bar che alterna reggae e electro, assai di moda tra i nottambuli salonicchesi. Sui muri campeggiano murales e vecchi manifesti strappati di dj set e concerti. Al secondo piano c’è il Kaiadas il bar più scrauso e anacronisticamente anarchico della città. Vi accoglie all’entrata la zona chill out, ovvero un divano che deve aver visto tempi migliori e un flipper scassato. Il Kaiadas è tutto colorato, con motivi mezzi etnici e mezzi no, lucette rosse, macchinine incollate al bancone, grandi finestre, uno xilofono, soffitti alti tre metri, foto ingiallite, vetri pitturati, divani e lampade che sembrano usciti dallo sgombero della soffitta della nonna. Una mezza meraviglia secondo me. Il Kaiadas ce l’hanno Thanassis e Giorgos, due cinquantenni a cui non daresti un soldo di fiducia. Accomunati dalla fede nel Paok (squadra cittadina a tifoseria prevalentemente popolare) hanno messo su una squadra multietnica di cui io sono il tassello più recente. Baristi del Mali, cameriere albanesi e ucraine, tutti rigidamente alternativi (you know what i mean, tatuati, pierce-ati, abbigliati molto anni 90). Io sembro l’unico borghesotto della ballotta, e infatti sto pensando di rispolverare perlomeno le mie ammuffite camicie flanellate.

La clientela del Kaiadas vanta frequentazioni che vanno da una foltissima comunità africana (il barista del Mali sta con la figlia del capo) a strafattoni e personaggi equivoci, soprattutto dopo una certa ora. É un bar che ospita spesso dei concerti, quindi i musicisti circolano allo stato brado. Inoltre fanno capo al locale anche un paio di comunità fortemente connotate. Una di rasta che si riuniscono tutti i mercoledì per il dj set dei Moca Juniors e una di Goth-Medieval-Emo che invece hanno la serata il martedì. Quando si dice un bar eclettico.  Capite che è gente diversa e che spesso tende a mescolarsi, con effetto cromatico e visivo perlomeno interessante. Inoltre il Kaiadas è per antonomasia un bar afterhours, semivuoto almeno fino alle 2, quindi ci capita spesso gente che ha trovato chiusi tutti gli altri locali verso le 5.

Da nemmeno un anno ad oggi sono circa decuplicati i locali del quartiere ebraico. Io stesso, che ci passo davanti tutti i venerdì, non mi ero minimimente accorto che, come i proverbiali funghi, dalla sera alla mattina fossero spuntati decine di bar nuovi, perlopiù simili. Posti da tamarri omologati, gli stessi che si trovano sul lungomare, che pompano a volumi inverosimili musica che si può pacificamente definire di merda. Il Kaiadas è un posto da tamarri alternativi con musica decente, e lo dico perchè parte in causa. Il quartiere dunque è diventato "il nuovo quartiere dei locali" e l’ufficializazione è stata conferita dall’ arrivo della piazzola dei taxi. Ma il Kaiadas tiene botta, che le clientele di quei locali non hanno nulla a che vedere con l’atmosfera che si respira lì dentro, un po’ da oppieria. Che si mischino non c’è rischio.

La prima serata di prova, ormai qualche mese fa, entro nell’ ufficio del capo, Thanassis un omone dai capelli radi, unticci e lunghetti, piuttosto obeso. Questo caratterista da film di Bud Spencer mi accoglie con un generoso cannone in mano e prima ancora di dirmi ciao me lo porge. Dopodichè inizia dei discorsi poco coerenti sul fatto di essere come una famiglia, che lì non si corre dietro alle mode, sul fatto che le banche sono il male e verso il finale credo mi stesse parlando anche dell’importanza del vivere in mezzo alla natura. Cercare alla voce motivational speech sotto botta. Come non volergli bene? Certo, se ci tenesse di più all’igiene personale ne gioverebbe tutto il locale.

L’altro capo, Giorgos, si definisce "un ex eroinamane, ma ora ora pulito", a parte qualche canna, quelche pasticca ogni tanto e un po’ di coca una o due volte al mese. Il suo ruolo nel locale è abbastanza incomprensibile. Fino alle due vaga con gli occhi semichiusi, sempre con gli stessi vestiti lerci, attorniato costantemente da gente losca. Poi scompare. L’unica volta che doveva pagarmi lui, anzichè Thanassis, credo si sia intascato i soldi, che a tutt’oggi non ho ancora visto. Parlarci significa farsi di nuovo ripetere le stesse tre storie sulle sue trasferte tossiche in Italia, negli anni 80. É come parlare col nonno che ha l’Alzheimer, quindi ci ho rinunciato e mi limito e salutarlo. Ieri mi ha salutato due o tre volte, per dire. D’altra parte è anche quello che ha dato gratuita ospitalità (vitto e alloggio) a un ragazzo somalo credo clandestino, Ibrahim, un rasta dall’inglese incomprensibile. Si era sistemato presso i magazzini del locale finchè non ha trovato un tetto sotto cui vivere. Questo spiega abbastanza sulla filosofia anticapitalista del locale (che, lo ricordo, sembra uno squat ma non lo è).

Una volta arrivo un venerdì e trovo la consolle letteralmente devastata, il pavimento ricoperto da cicche, cd rotti, scorze di limone e bucce di pistacchi, il tutto vischiosamente  innaffiato da qualche bicchiere di rum e coperto di cenere. C’era stata la sera prima una festa di tifosi del Paok, ma nessuno si lamentava dei vandalismi, erano tutti tranquilli a pulire.

Ricordo che inizialmente Thanassis per telefono ci tenne a definire lo stile musicale che cercava per il venerdì come "sporco": garage, rockabilly, punk, robe forti, robe da maschi. Dico ok. Una volta osai mettere gli Offspring (era una richiesta abbastanza minacciosa di un cliente alticcio, ma tutto sommato ci poteva anche stare) e a fine serata venni ripreso dal capo, che quella era musica commerciale e da noi non si dovrebbe mettere. Inoltre dopo Natale entrambi i capi mi vollero nel loro studio (con la canna d’ordinanza) a spiegarmi che la mia musica era ok, ma c’era troppo britpop da fichette, e che la gente si voleva divertire, e che era quella lagna, e quindi di fare qualcosa e che però attenzione, loro avevano il massimo rispetto per la libertà di scegliere del dj, figuriamoci, e che mai si sarebbero sognati di interferire con la volontà dell’esperto, che capivano quanto potesse risultare fastidioso, per carità. Ci ripensavo proprio l’altroieri sera, quando Thanassis mi è piombato in consolle e mi ha imposto il best of delle Spice Girls ed è rimasto a guardarmi con la faccia di quello che "Ciccio tu sarai anche un dj ma io la so lunga chetticredi?". 

Bar eclettico, dicevamo. Ieri sera per esempio prima uno mi dà il tormento per due ore che voleva la musica balcanica e invece in quel momento c’era il punk e altri generi poco attinenti alla sua richiesta. Alla fine, stremato, gli ho detto I’m not a Juke Box. Poi un altro ragazzo si è alzato ed è venuto commosso a farmi i complimenti per aver messo Black Lips, Girls e Let’s Wrestle. Gli ho offerto uno sfinnaki*.

*shottino greco

Greek riots for dummies – (fai poco il figo, you could be next) parte II

December 10th, 2009 | By benty in Senza categoria | 1 Comment »

Per quanto riguarda invece i quattro coglioni di cui sopra, i koukoulofori, (ovvero gli incappucciati), quelli che l´anno scorso hanno tenuto per le palle un paese intero per tre settimane, per iniziare vi assicuro che non sono quattro. Sono molti molti di più. Sono quasi tutti ragazzi, sono organizzati, non sono solo greci, sono spericolati, determinati, violenti, incazzati ma assai lucidi. Disclaimer: questa non é un´apologia dell´anarchico, é un tentativo di analisi di chi li ha visti da vicino.

Viene da chiedersi se siano davvero solo dei poveri coglioni disposti a rischiare galera e percosse ogni volta per divertirsi un po´ a giocare a guardie e ladri per le vie delle cittá. Può essere che questi incappucciati abbiano tutti il culo ben parato, come i figli di un parlamentare della maggioranza che sono stati arrestati l’altro ieri fra i black bloc? Oppure si tratta di una generazione che non ha più niente da perdere, non vede un futuro dal basso dei suoi 700 euro al mese (manco mille!), ha capito che non verrà mai ascoltata e prova a farsi sentire e vedere nell’unico modo che gli rimane, ovvero creando dell´immane scompiglio? Si tratta solo di persone pesantemente ideologizzate che credono sia questo l’unico modo per abbattere il sistema capitalistico? Sicuramente fra di loro ci sono anche degli esaltati a cui non interessa altro che far casino, degli emarginati che danno sfogo al loro disagio e alla loro rabbia, fra cui molti immigrati. Ma limitarsi a considerarli solo dei vandali e pensare a come punirli senza interrogarsi su cosa spinga cosí tanti giovani ad agire in modo cosí violento e determinato, mi sembra un errore abbastanza grossolano. Se ci avevi il malessere giavanile una volta ti facevi le seghe o al peggio ti drogavi. Oggi questi scatenano ogni volta con successo la guerra, quindi mi sa che non é il generico e crepetiano malessere giovanile, manco per il cazzo.

Se ¨fare l´anarchico¨ puó esercitare fra gli adolescenti il sempiterno fascino della ribellione, bisogna anche dire che ormai gli ¨incappucciati¨ in Grecia sono i nemici pubblici numero uno, e rischiano sempre di piú, visto anche l´irrigidimento delle misure previste nei loro confronti oltre a quello dell´opinione pubblica. É proibito espressamente indossare cappucci e coprirsi la faccia durante le manifestazioni e i cortei (ma visto lo spreco di lacrimogeni che fanno i ΜΑΤ vedrete poca gente a volto scoperto a marciare). Li odiano le forze dell’ordine, li demonizzano i media insinuando che siano collegati ad associazioni criminali, li stigmatizzano apertamente perfino partiti come quello comunista greco (KKE), con la sola eccezione della coalizione di sinistra Syriza, li temono i cittadini moderati e ovviamente quelli di destra.
 
Le novitá di questo movimento sono molte. Primo i black bloc sono sempre di piú: gli anarchici sono sempre esistiti e sono sempre stati molto attivi da queste parti, ma mai con questa consistenza numerica. Secondo, non sono mai stati un movimento cosí internazionale. Ovviamente si organizzano in rete, sanno dove andare, come colpire, come fuggire. Ma oltre a greci e immigrati locali, annoverano persone che si sobbarcano viaggi da tutta l´Europa. Terza novitá sono le loro azioni di guerriglia. Qui in Grecia hanno raggiunto un livello di violenza inusuale, si rivolgono per la prima volta verso obiettivi diversi dalle tradizionali banche, Mc Donalds, negozi di articoli religiosi e le multinazionali. Dall´anno scorso attaccano tutto quello che si può attaccare, sia esso edificio pubblico, caserma, chiosco di giornali, caffetterie, camionette dei pompieri, hanno ridotto a un cumulo di macerie bruciacchiate interi dipartimenti universitari, hanno attaccato edicole e asl. Hanno alzato il livello dello scontro. Unici bersagli umani i poliziotti, ovviamente. Domenica scorsa prima di dare alle fiamme lo Starbucks a Salonicco hanno fatto uscire il personale.

Il perché dell’escalation della violenza sembra risiedere in un insieme di cause, ma ridurre tutto alla sola crisi economica, come hanno fatto i media un po’ ovunque, fa quasi ridere. Direi che prevale invece una forte insofferenza a una lunghissima serie di pesanti abusi della polizia, mai davvero puniti. Non se n´é parlato molto. Cercate su Google o su Youtube l´episodio della ¨Giardiniera¨ avvenuto qui a Salonicco qualche anno fa. Basta sentire gli slogan che cantano in corteo, tutti non solo gli anarchici, basta vedere che la metá degli striscioni parla di ¨terrorismo di stato¨ (e qui non hanno avuto stragi di stato, solo singoli assassinii). Certo, urlano contro il governo, ma soprattutto contro i batsi, cioé gli sbirri. 

In tutta la Grecia c´é sicuramente un profondo malcontento verso la classe politica, anche qui corrottissima, che non ha mostrato grandi miglioramenti passando dalla destra di Karamanlis al centro di Papandreou. C´é senza dubbio un atteggiamento di disperazione verso le prospettive economiche e lavorative che il paese può offrire, verso la virata sempre piú decisa a un abbandono dello statalismo (ci sono state privatizzazioni anche qui, i governi da anni tentano di togliere privilegi come l´educazione pubblica gratuita e anche la recente riforma delle pensioni é stata un bagno di sangue). La delusione verso la classe politica precedente e attuale peraltro era assolutamente giustificata anche alla luce delle scoperte sulla possibile bancarotta del sistema bancario nazionale, notizie fresche dei giorni scorsi.

Ma soprattutto ad animare le gesta vandaliche di questi ragazzi sembra esserci una consapevolezza incrollabile, la loro, che le cose si iniziano a cambiare così, con la forza e la violenza. Volevano reagire agli abusi della polizia, attirare l´attenzione e mostrare che non scherzano: missione compiuta in maniera eccellente. Dategli torto.

Questo paese dopo i fatti dell´anno scorso si é irrigidito tanto da iniziare somigliare da vicino a uno stato di polizia. Uno dei motivi per cui il precedente governo -di destra – ha perso le elezioni é stata l’incapacitá di gestire la situazione di emergenza dello scorso dicembre. Troppo morbidi gli interventi della polizia, secondo alcuni. E dire che erano finite le scorte nazionali di lacrimogeni in quel periodo. Quindi il governo dei socialisti (PASOK) eletto a ottobre, che aveva criticato aspramente l´operato della destra in quel frangente, ha promesso maggiore durezza per scoraggiare e prevenire altri episodi simili. Il risultato è stato che ad Atene, in previsione delle manifestazioni di novembre e dicembre si sono ripetute nei mesi scorsi vere e proprie retate, scene di interi quartieri setacciati a tappeto, perquisizioni personali per strada, fermi a centinaia (300 persone dopo i cortei del 17 novembre, 80 la sera prima dell’anniversario della morte di Alexis, centinaia anche in questi giorni), ingiustificati sgomeberi di centri sociali, come il Resalto a Keratsini. Il governo ha schierato 12.000 poliziotti ad Atene in vista del 6 dicembre e per la prima volta in varie cittá si é verificata la gravissima violazione del perimetro universitario, che per legge é interdetto alle forze dell´ordine.

A un anno dalle devastazioni del dicembre scorso i temutissimi ¨koukoulofori¨ sono comunque tornati rumorosamente in scena. Non che si fossero mai davvero fermati. Da allora continuano infatti attacchi sistematici alle banche, c´é stato un attentato alla Borsa di Atene, assalti armati alle caserme (ultimo episodio di un mese fa con vari poliziotti feriti) e le relative rivendicazioni di formazioni anarchiche sovversive. Nell´ultimo mese i black bloc hanno prima offerto un assaggio delle loro intenzioni dopo i cortei del 17 novembre, poi sono tornati il 6 e 7 e l´8 dicembre 2009 per mostrare alla polizia che loro non hanno dimenticato. Si dice siano pronti a scatenare di nuovo il finimondo in tutta la Grecia se la sentenza di condanna per il poliziotto sará meno che esemplare (le istituzioni hanno peraltro pensato bene di allontanare il processo da Atene e dalla data dell´anniversario della morte di Alexis, surriscaldando ulteriormente gli animi). Molti manifesti filoanarchici in giro per Salonicco recitavano che il dicembre del 2008 non ricomincia, continua. (continua anche questo interminabile pippone socio politico)

Greek riots for dummies – (fai poco il figo, you could be next) parte I

December 9th, 2009 | By benty in Senza categoria | 1 Comment »

Sei anni fa, poco dopo aver aperto questo blog, mi sono ritrovato a raccontarvi gli incidenti avvenuti a Salonicco in occasione del g8 del 2003 che era stato organizzato da queste parti. C’erano state manifestazioni pacifiche a cui avevano partecipato migliaia di persone e poi c’erano stati gravi scontri in centro con cariche dei poliziotti in tenuta antisommossa, i MAT, molotov, lacrimogeni, vetrine in frantumi, manganellate, negozi incendiati, barricate, auto e cassonetti in fiamme, piena guerriglia urbana. Pensavo allora che l’intensità degli episodi fosse dovuta al richiamo dell’evento mondiale, per il quale erano accorsi black bloc da tutta Europa.

Negli anni successivi ho partecipato ad altre manifestazioni qui a Salonicco, gli scontri fra polizia e koukoulofori (gli incappucciati) continuavano, anche se con violenza e frequenza diverse. Pensavo che questo fosse dovuto alla nota brutalità della polizia greca (salita recentemente agli onori delle cronache per aver malmenato una zingara con un bimbo di un anno in braccio) e agli anarchici greci, fra i più aggressivi e facinorosi.

Poi l´anno scorso ci sono state delle vere e proprie sommosse di durata e durezza mai viste che hanno interessato tutte le cittá della Grecia, con picchi ad Atene e Salonicco. Qualcosa era evidentemente cambiato.

Una cosa che ho sempre ammirato nei greci é la capacità di indignarsi e reagire, anche per fatti che non li coinvolgono direttamente o individualmente. E’ un aspetto che cozza apertamente con la loro notoria flemma levantina, l’impassibilità di quelli che tutto hanno già visto e niente li tocca, l’indifferenza fastidiosa che a volte sconfina nel rassegnato fatalismo. Quando c’è da incazzarsi seriamente però il greco molla il bicchierino di ouzo in taverna, scuote la sua coscienza civile intorpidita dallo tsatsiki e scende in strada, mettendosi a urlare, per giorni, settimane, mesi. Da qui ho raccontato spesso di proteste, manifestazioni, cortei, iniziative che hanno portato al blocco di intere istituzioni (come l’università).

L’impietoso paragone con il l’Italia, ormai in stato di ipnosi collettiva da tre lustri, ve lo risparmio. Vedo i greci, capaci come francesi, spagnoli e americani, almeno di scrollarsi di dosso governi inefficienti e corrotti con il voto e poi vedo l’Italia, povera patria.

Tento di immaginare cosa succederebbe in Grecia a ogni tentativo del governo di far passare un lodo Alfano, una legge Cirami o Gasparri, un decreto salvaladri, un indulto, una operazione White Christmas, una proposta di istituire le ronde, cosa capiterebbe a ogni sfondone di Berlusconi su Eluana, cosa accadrebbe a ogni Cucchi, Aldovrandi, Sandri ammazzato da un poliziotto (vedete che bravo che sono? Ho evitato di metterci pure Giuliani così vi evito di ricordarmi che però lui se l’è cercata). E non é che qui la politica sia di altissimo profilo o manchi il malgoverno, intendiamoci.

Il 6 dicembre è stato il primo anniversario della morte di Alexandros Grigoropoulos, 15enne ucciso dalla polizia greca. Breve riassunto: é successo che quel sabato sera passava una volante davanti a un bar nel quartiere di Exarchia ad Atene. Alexis e i suoi amici hanno provocato gli agenti, forse lanciando lattine vuote verso l’auto. Gli agenti hanno proseguito, poi hanno parcheggiato, sono tornati indietro a piedi, si è acceso un diverbio e un agente ha sparato tre colpi, uno dei quali ha raggiunto al petto Alexandros, uccidendolo.

A quel punto la Grecia ha reagito. Non proprio compatta, non tutta allo stesso modo, ma ha reagito in maniera impressionante e improvvisa. A voi hanno fatto probabilmente vedere nelle TV solo gli spettacolari saccheggi, la messa a ferro e fuoco dei maggiori centri greci, avrete pensato ai soliti quattro coglioni che non vedono l’ora di fare casino. É passato il messaggio che i giovani greci sono teppisti. Non vi avranno mostrato le immagini delle centinaia di imponenti manifestazioni di protesta dura ma pacifica svoltesi in quei giorni in tutta la Grecia a cui partecipavano in massa gli studenti, i loro professori, i loro genitori, i sindacati, le associazioni, i partiti, gli intellettuali, la "gente comune", i pensionati, gli artisti. Non vi avranno raccontato  della mobilitazione, la commozione, l’indignazione e la dignità, la partecipazione sincera e toccante di una enorme fetta di Grecia civile e appassionata. Non vi avranno detto della bellezza e dell´emozione di vedere in strada nuovissime generazioni politicamente consapevoli, determinate a farsi ascoltare, ferite ma coraggiose. L´antitesi della bimbominkia generation, in pratica, che, lo dico per rassicurarvi, é ben presente anche nella versione greca. (continua)

Corteo in memoria di Alexis, ucciso dalla polizia un anno fa. Scontri a Salonicco, guerra ad Atene

December 6th, 2009 | By benty in Senza categoria | Comments Off on Corteo in memoria di Alexis, ucciso dalla polizia un anno fa. Scontri a Salonicco, guerra ad Atene