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Debitocrazia

June 7th, 2011 | By benty in Senza categoria | 13 Comments »

In Grecia è già estate, ma l'atmosfera non è per niente quella leggera di qualche anno fa, quando all'inizio di giugno il problema maggiore sembrava essere su quale isola passare le vacanze. La gente, quella che conosco, quella che non conosco e ho sentito parlare in giro, quella che occupa da giorni le piazze (senza bandiere politiche) è depressa, disperata, capisce di avere davanti il nulla. E il nulla fa paura. E la paura li unisce, li fa uscire di casa dove la tv resta accesa a parlare d'altro mentre 200.000 persone si riuniscono pacificamente in piazza Syntagma ad Atene a protestare. Non sono i "soliti" anarchici, i "soliti" studenti , nè i sindacati o i partiti di sinistra che li portano in strada. È la paura di perdere tutto il poco che gli resta, li fa sentire popolo, li avvicina, li fa parlare, anche se non si conoscono, li porta a scambiarsi opinioni sull'economia e a discutere di politica, degli errori del passato e di futuro. Li fa stare a Salonicco, sotto la Torre Bianca simbolo della città davanti a un documentario che parla di finanza e "debito detestabile" a centinaia a tentare di capire cosa cazzo sta succedendo. Chiedono di azzerare una classe politica che li ha portati sul baratro, che li ha costretti ad indebitarsi alla chetichella, che ha mentito sullo stato dell'economia, li ha oberati di costi giganteschi e inutili come l'organizzazione dei giochi olimpici del 2004. Ma non sanno cosa avverrà dopo, non sanno cosa proporre per ricominciare. Non sanno immaginare cosa li potrebbe aspettare. Non sanno come finirà la corsa, sanno però che finirà molto presto. Urlano che loro non pagheranno, ce l'hanno col FMI e con la Germania. Sentono di vivere un momento storico, hanno davanti a loro un grande cambio che potrebbe finire molto male, d'altronde vengono da esperienze di dittature militari che non hanno nemmeno quarant'anni. Sanno che le promesse del governo attuale, che ha chiesto altri soldi alla troika (BCE, UE e FMI) ovvero che restituiranno tutto il debito, non hanno nessun fondamento. Mentre lo dice non ci crede nemmeno Papandreu, il primo ministro fantoccio. Sanno che sono destinati alla bancarotta, ma non hanno intenzione di vendere nemmeno un pezzettino della loro terra meravigliosa. Non vogliono smantellare aziende pubbliche, svenderle a privati e stranieri, anche se la svalutazione di questi enti è di fatto già iniziata, così i politici avranno delle ottime ragioni per fare un buon prezzo agli amici. Sanno che li sta strozzando la finanza selvaggia e neoliberista. La loro classe politica inetta, corrotta e colpevole di aver truccato i conti per lungo tempo assieme a consulenti pagati a peso d'oro (come la Goldman & Sachs) è ovviamente impotente e di fatto desautorata. La destra e i socialdemocratici si sono alternati dal 1974 alla guida del paese, quindi non esistono colpevoli che facciano parte di una sola parte politica. Ora il cerino è rimasto in mano al goveno Papandreu che sta attuando politiche sociali durissime, impone sacrifici, pur sapendo che tutto ciò sarà inutile e non basterà nemmeno a rimoborsare gli interessi dei presiti concessi. Alcuni politici ora incolpano il popolo greco riferendosi alle assunzioni pubbliche eccessive e all'evasione fiscale fuori controllo, oltre a uno stato sociale insostenibile. Sostengono che politici e popolo hanno banchettato insieme. E intanto il paese è rimasto senza infrastrutture e stanno per togliere anche il contentino di sanità e istruzione gratuita. Gli ultimi 108 miliardi presi in prestito dal governo greco verrano girati praticamente tutti alle banche. Nel frattempo le aziende continuano a chiudere e quelle che restano aperte hanno le mani libere sui licenziamenti, i giovani continuano a non trovare lavoro, il debito pubblico continua a crescere. I tedeschi per concedere la loro disponibilità al prestito hanno imposto tagli feroci allo stato sociale greco, (diminuite bruscamente le pensioni e gli stipendi pubblici, i sostegni alla disoccupazione, il salario minimo per i lavoratori del settore privato è stato abbassato a 500 euro al mese)  ma hanno imposto anche che non avvenissero simili tagli alle importazioni di armi, guardacaso, tedesche.

Se vi interessa capirci un po' di più qua sotto vi linko Debtocracy, documentario schierato ma assai ben realizzato, con sottotitoli in italiano e un link a un po' di foto delle manifestazioni imponenti ignorate dai media di tutta l'Europa, o quasi. 

Debtocracy
http://www.debtocracy.gr/indexen.html

Pitsirikos pubblica un po' di foto

http://pitsirikos.net/2011/06/my-big-greek-summer/

Meanwhile in Greece

April 11th, 2010 | By benty in Senza categoria | 4 Comments »

E’ iniziato il processo per l’uccisione del 15enne Alexis Grigoropoulos da parte di un poliziotto in servizio, che fu la scintilla che fece scoppiare in tutta la Grecia gravissimi disordini durati per giorni nel dicembre 2008. Il processo si svolge ad Amfissa, ad alcune centinaia di kilometri da Atene.

L’avvocato difensore dei poliziotti è il celebre Kougias, una specie di personaggio televisivo, ben oltre il limite del ridicolo, un essere umano disgustoso. Vi ricordate l’avvocato Taormina? Ecco, simile ma peggio, uno che basta  sceglierlo come avvocato difensore per confermare i sospetti sulla colpevolezza del cliente. Ha definito tutti i testimoni del delitto come pericolosi anarchici indegni d’essere ascoltati e creduti (appena accettò il caso, col cadavere del ragazzino ancora caldo, gli devastarono l’ufficio, se volete comprendetelo, io lo detesto).

Il testimone chiave, il diciassettenne amico di Alexis che si trovava a fianco a lui al momento della sparatoria, si è rifiutato di deporre, ha scritto una email al padre in cui afferma di non credere nella giustizia, ha scollegato il cellulare e sembrerebbe essere scomparso da qualche giorno in circostanze poco chiare .

La ricostruzione da parte di uno dei primi poliziotti ascoltati dal giudice si è rivelata fasulla.

Mercoledì continuano dopo la pausa pasquale. Vista la situazione di tensione sociale, visto che ora (rispetto al 2008) la crisi morde davvero, la situazione è davvero pesante, ci sono stati rincari enormi e rapidissimi, visti scioperi, proteste in atto, manifestazioni, bombe e attentati, io non ho un buon presentimento e spero davvero di sbagliarmi.

Greek riots for dummies – (fai poco il figo, you could be next) parte II

December 10th, 2009 | By benty in Senza categoria | 1 Comment »

Per quanto riguarda invece i quattro coglioni di cui sopra, i koukoulofori, (ovvero gli incappucciati), quelli che l´anno scorso hanno tenuto per le palle un paese intero per tre settimane, per iniziare vi assicuro che non sono quattro. Sono molti molti di più. Sono quasi tutti ragazzi, sono organizzati, non sono solo greci, sono spericolati, determinati, violenti, incazzati ma assai lucidi. Disclaimer: questa non é un´apologia dell´anarchico, é un tentativo di analisi di chi li ha visti da vicino.

Viene da chiedersi se siano davvero solo dei poveri coglioni disposti a rischiare galera e percosse ogni volta per divertirsi un po´ a giocare a guardie e ladri per le vie delle cittá. Può essere che questi incappucciati abbiano tutti il culo ben parato, come i figli di un parlamentare della maggioranza che sono stati arrestati l’altro ieri fra i black bloc? Oppure si tratta di una generazione che non ha più niente da perdere, non vede un futuro dal basso dei suoi 700 euro al mese (manco mille!), ha capito che non verrà mai ascoltata e prova a farsi sentire e vedere nell’unico modo che gli rimane, ovvero creando dell´immane scompiglio? Si tratta solo di persone pesantemente ideologizzate che credono sia questo l’unico modo per abbattere il sistema capitalistico? Sicuramente fra di loro ci sono anche degli esaltati a cui non interessa altro che far casino, degli emarginati che danno sfogo al loro disagio e alla loro rabbia, fra cui molti immigrati. Ma limitarsi a considerarli solo dei vandali e pensare a come punirli senza interrogarsi su cosa spinga cosí tanti giovani ad agire in modo cosí violento e determinato, mi sembra un errore abbastanza grossolano. Se ci avevi il malessere giavanile una volta ti facevi le seghe o al peggio ti drogavi. Oggi questi scatenano ogni volta con successo la guerra, quindi mi sa che non é il generico e crepetiano malessere giovanile, manco per il cazzo.

Se ¨fare l´anarchico¨ puó esercitare fra gli adolescenti il sempiterno fascino della ribellione, bisogna anche dire che ormai gli ¨incappucciati¨ in Grecia sono i nemici pubblici numero uno, e rischiano sempre di piú, visto anche l´irrigidimento delle misure previste nei loro confronti oltre a quello dell´opinione pubblica. É proibito espressamente indossare cappucci e coprirsi la faccia durante le manifestazioni e i cortei (ma visto lo spreco di lacrimogeni che fanno i ΜΑΤ vedrete poca gente a volto scoperto a marciare). Li odiano le forze dell’ordine, li demonizzano i media insinuando che siano collegati ad associazioni criminali, li stigmatizzano apertamente perfino partiti come quello comunista greco (KKE), con la sola eccezione della coalizione di sinistra Syriza, li temono i cittadini moderati e ovviamente quelli di destra.
 
Le novitá di questo movimento sono molte. Primo i black bloc sono sempre di piú: gli anarchici sono sempre esistiti e sono sempre stati molto attivi da queste parti, ma mai con questa consistenza numerica. Secondo, non sono mai stati un movimento cosí internazionale. Ovviamente si organizzano in rete, sanno dove andare, come colpire, come fuggire. Ma oltre a greci e immigrati locali, annoverano persone che si sobbarcano viaggi da tutta l´Europa. Terza novitá sono le loro azioni di guerriglia. Qui in Grecia hanno raggiunto un livello di violenza inusuale, si rivolgono per la prima volta verso obiettivi diversi dalle tradizionali banche, Mc Donalds, negozi di articoli religiosi e le multinazionali. Dall´anno scorso attaccano tutto quello che si può attaccare, sia esso edificio pubblico, caserma, chiosco di giornali, caffetterie, camionette dei pompieri, hanno ridotto a un cumulo di macerie bruciacchiate interi dipartimenti universitari, hanno attaccato edicole e asl. Hanno alzato il livello dello scontro. Unici bersagli umani i poliziotti, ovviamente. Domenica scorsa prima di dare alle fiamme lo Starbucks a Salonicco hanno fatto uscire il personale.

Il perché dell’escalation della violenza sembra risiedere in un insieme di cause, ma ridurre tutto alla sola crisi economica, come hanno fatto i media un po’ ovunque, fa quasi ridere. Direi che prevale invece una forte insofferenza a una lunghissima serie di pesanti abusi della polizia, mai davvero puniti. Non se n´é parlato molto. Cercate su Google o su Youtube l´episodio della ¨Giardiniera¨ avvenuto qui a Salonicco qualche anno fa. Basta sentire gli slogan che cantano in corteo, tutti non solo gli anarchici, basta vedere che la metá degli striscioni parla di ¨terrorismo di stato¨ (e qui non hanno avuto stragi di stato, solo singoli assassinii). Certo, urlano contro il governo, ma soprattutto contro i batsi, cioé gli sbirri. 

In tutta la Grecia c´é sicuramente un profondo malcontento verso la classe politica, anche qui corrottissima, che non ha mostrato grandi miglioramenti passando dalla destra di Karamanlis al centro di Papandreou. C´é senza dubbio un atteggiamento di disperazione verso le prospettive economiche e lavorative che il paese può offrire, verso la virata sempre piú decisa a un abbandono dello statalismo (ci sono state privatizzazioni anche qui, i governi da anni tentano di togliere privilegi come l´educazione pubblica gratuita e anche la recente riforma delle pensioni é stata un bagno di sangue). La delusione verso la classe politica precedente e attuale peraltro era assolutamente giustificata anche alla luce delle scoperte sulla possibile bancarotta del sistema bancario nazionale, notizie fresche dei giorni scorsi.

Ma soprattutto ad animare le gesta vandaliche di questi ragazzi sembra esserci una consapevolezza incrollabile, la loro, che le cose si iniziano a cambiare così, con la forza e la violenza. Volevano reagire agli abusi della polizia, attirare l´attenzione e mostrare che non scherzano: missione compiuta in maniera eccellente. Dategli torto.

Questo paese dopo i fatti dell´anno scorso si é irrigidito tanto da iniziare somigliare da vicino a uno stato di polizia. Uno dei motivi per cui il precedente governo -di destra – ha perso le elezioni é stata l’incapacitá di gestire la situazione di emergenza dello scorso dicembre. Troppo morbidi gli interventi della polizia, secondo alcuni. E dire che erano finite le scorte nazionali di lacrimogeni in quel periodo. Quindi il governo dei socialisti (PASOK) eletto a ottobre, che aveva criticato aspramente l´operato della destra in quel frangente, ha promesso maggiore durezza per scoraggiare e prevenire altri episodi simili. Il risultato è stato che ad Atene, in previsione delle manifestazioni di novembre e dicembre si sono ripetute nei mesi scorsi vere e proprie retate, scene di interi quartieri setacciati a tappeto, perquisizioni personali per strada, fermi a centinaia (300 persone dopo i cortei del 17 novembre, 80 la sera prima dell’anniversario della morte di Alexis, centinaia anche in questi giorni), ingiustificati sgomeberi di centri sociali, come il Resalto a Keratsini. Il governo ha schierato 12.000 poliziotti ad Atene in vista del 6 dicembre e per la prima volta in varie cittá si é verificata la gravissima violazione del perimetro universitario, che per legge é interdetto alle forze dell´ordine.

A un anno dalle devastazioni del dicembre scorso i temutissimi ¨koukoulofori¨ sono comunque tornati rumorosamente in scena. Non che si fossero mai davvero fermati. Da allora continuano infatti attacchi sistematici alle banche, c´é stato un attentato alla Borsa di Atene, assalti armati alle caserme (ultimo episodio di un mese fa con vari poliziotti feriti) e le relative rivendicazioni di formazioni anarchiche sovversive. Nell´ultimo mese i black bloc hanno prima offerto un assaggio delle loro intenzioni dopo i cortei del 17 novembre, poi sono tornati il 6 e 7 e l´8 dicembre 2009 per mostrare alla polizia che loro non hanno dimenticato. Si dice siano pronti a scatenare di nuovo il finimondo in tutta la Grecia se la sentenza di condanna per il poliziotto sará meno che esemplare (le istituzioni hanno peraltro pensato bene di allontanare il processo da Atene e dalla data dell´anniversario della morte di Alexis, surriscaldando ulteriormente gli animi). Molti manifesti filoanarchici in giro per Salonicco recitavano che il dicembre del 2008 non ricomincia, continua. (continua anche questo interminabile pippone socio politico)

Greek riots for dummies – (fai poco il figo, you could be next) parte I

December 9th, 2009 | By benty in Senza categoria | 1 Comment »

Sei anni fa, poco dopo aver aperto questo blog, mi sono ritrovato a raccontarvi gli incidenti avvenuti a Salonicco in occasione del g8 del 2003 che era stato organizzato da queste parti. C’erano state manifestazioni pacifiche a cui avevano partecipato migliaia di persone e poi c’erano stati gravi scontri in centro con cariche dei poliziotti in tenuta antisommossa, i MAT, molotov, lacrimogeni, vetrine in frantumi, manganellate, negozi incendiati, barricate, auto e cassonetti in fiamme, piena guerriglia urbana. Pensavo allora che l’intensità degli episodi fosse dovuta al richiamo dell’evento mondiale, per il quale erano accorsi black bloc da tutta Europa.

Negli anni successivi ho partecipato ad altre manifestazioni qui a Salonicco, gli scontri fra polizia e koukoulofori (gli incappucciati) continuavano, anche se con violenza e frequenza diverse. Pensavo che questo fosse dovuto alla nota brutalità della polizia greca (salita recentemente agli onori delle cronache per aver malmenato una zingara con un bimbo di un anno in braccio) e agli anarchici greci, fra i più aggressivi e facinorosi.

Poi l´anno scorso ci sono state delle vere e proprie sommosse di durata e durezza mai viste che hanno interessato tutte le cittá della Grecia, con picchi ad Atene e Salonicco. Qualcosa era evidentemente cambiato.

Una cosa che ho sempre ammirato nei greci é la capacità di indignarsi e reagire, anche per fatti che non li coinvolgono direttamente o individualmente. E’ un aspetto che cozza apertamente con la loro notoria flemma levantina, l’impassibilità di quelli che tutto hanno già visto e niente li tocca, l’indifferenza fastidiosa che a volte sconfina nel rassegnato fatalismo. Quando c’è da incazzarsi seriamente però il greco molla il bicchierino di ouzo in taverna, scuote la sua coscienza civile intorpidita dallo tsatsiki e scende in strada, mettendosi a urlare, per giorni, settimane, mesi. Da qui ho raccontato spesso di proteste, manifestazioni, cortei, iniziative che hanno portato al blocco di intere istituzioni (come l’università).

L’impietoso paragone con il l’Italia, ormai in stato di ipnosi collettiva da tre lustri, ve lo risparmio. Vedo i greci, capaci come francesi, spagnoli e americani, almeno di scrollarsi di dosso governi inefficienti e corrotti con il voto e poi vedo l’Italia, povera patria.

Tento di immaginare cosa succederebbe in Grecia a ogni tentativo del governo di far passare un lodo Alfano, una legge Cirami o Gasparri, un decreto salvaladri, un indulto, una operazione White Christmas, una proposta di istituire le ronde, cosa capiterebbe a ogni sfondone di Berlusconi su Eluana, cosa accadrebbe a ogni Cucchi, Aldovrandi, Sandri ammazzato da un poliziotto (vedete che bravo che sono? Ho evitato di metterci pure Giuliani così vi evito di ricordarmi che però lui se l’è cercata). E non é che qui la politica sia di altissimo profilo o manchi il malgoverno, intendiamoci.

Il 6 dicembre è stato il primo anniversario della morte di Alexandros Grigoropoulos, 15enne ucciso dalla polizia greca. Breve riassunto: é successo che quel sabato sera passava una volante davanti a un bar nel quartiere di Exarchia ad Atene. Alexis e i suoi amici hanno provocato gli agenti, forse lanciando lattine vuote verso l’auto. Gli agenti hanno proseguito, poi hanno parcheggiato, sono tornati indietro a piedi, si è acceso un diverbio e un agente ha sparato tre colpi, uno dei quali ha raggiunto al petto Alexandros, uccidendolo.

A quel punto la Grecia ha reagito. Non proprio compatta, non tutta allo stesso modo, ma ha reagito in maniera impressionante e improvvisa. A voi hanno fatto probabilmente vedere nelle TV solo gli spettacolari saccheggi, la messa a ferro e fuoco dei maggiori centri greci, avrete pensato ai soliti quattro coglioni che non vedono l’ora di fare casino. É passato il messaggio che i giovani greci sono teppisti. Non vi avranno mostrato le immagini delle centinaia di imponenti manifestazioni di protesta dura ma pacifica svoltesi in quei giorni in tutta la Grecia a cui partecipavano in massa gli studenti, i loro professori, i loro genitori, i sindacati, le associazioni, i partiti, gli intellettuali, la "gente comune", i pensionati, gli artisti. Non vi avranno raccontato  della mobilitazione, la commozione, l’indignazione e la dignità, la partecipazione sincera e toccante di una enorme fetta di Grecia civile e appassionata. Non vi avranno detto della bellezza e dell´emozione di vedere in strada nuovissime generazioni politicamente consapevoli, determinate a farsi ascoltare, ferite ma coraggiose. L´antitesi della bimbominkia generation, in pratica, che, lo dico per rassicurarvi, é ben presente anche nella versione greca. (continua)

Corteo in memoria di Alexis, ucciso dalla polizia un anno fa. Scontri a Salonicco, guerra ad Atene

December 6th, 2009 | By benty in Senza categoria | Comments Off on Corteo in memoria di Alexis, ucciso dalla polizia un anno fa. Scontri a Salonicco, guerra ad Atene

Da Yann Tiersen all´inverno caldo: sprazzi di un impegnato novembre salonicchese.

November 19th, 2009 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

Mi lagno quasi sempre che non c´é niente da fare e poi arriva novembre. A Salonicco comincia il festival internazionale del film, la cittá ribolle di proiezioni, concerti ed eventi. Inoltre il 17 novembre come sempre c´é stato il corteo per la commemorazione dell´entrata dei carriarmati dei dittatori dentro il politecnico di Atene occupato, che causó feriti e morti.

Lunedi siamo andati a vedere al Principal Yann Tiersen: non mi ero mai soffermato sulla sua opera a parte qualcosa della colonna sonora di Amelie e Goodbye Lenin. Mi aspettavo un Principal vuoto, certo di spaparanzarmi sui divanetti e gustarmi un´oretta di fisarmonichine tanto colte e radicalchic, violini struggenti, atmosfere da sbadiglio. Quello che ci vuole dopo una dura giornata di lavoro. Conteplavo persino la possibilitá di schiacciare un pisolino. Invece mi ritrovo il locale pieno (capienza un migliaio di posti) come quando venne Morrissey (nonostante sia lunedí e il biglietto costi 30 euri a capoccia), tanto che abbiamo trovato solo uno strapuntino in alto, defilati e accalcati. Yann Tiersen, la fotocopia di Mastrandrea, si presenta con una maglietta rossa con la falce e il martello che non puoi non volergli bene e attacca a suonare. Parte lento e poi continua in crescendo, quasi senza interruzioni, sfumando spesso un pezzo nell´altro. Una tirata eclettica ed elettrica, con pochi passaggi piú atmosferici, un po´di elettronica, tre chitarre (due elettriche, che diventano una quando si mette a dare qualche strapazzata geniale al violino). Ma si tratta per la maggior parte dei pezzi di indie.pop.rock pulito pulito (whatever it means) che ricorda un po´ troppo da vicino gli Arcade Fire, certe intro sembrano addirittura pinkfloydiane, mia moglie ci vede un tiro un po´ alla Baustelle, io piú gli A toys orchestra, certa roba di Graham Coxon e i Grandaddy. Comunque bravo anche se me lo aspettavo meno pestone e assolutamente privo di qualunque piglio punk o rock. E invece gli piace fare casino, schitarrare col distorsore a manetta e creare finali sonici di rumore orchestrato.  Poi quando si mette al violino tende a violare analmente dei passeracei.

Martedí giornata piena. Scuola chiusa per la commemorazione di cui sopra, nel pomeriggio abbiamo visto un film scelto completamente a caso dal nutrito programma del festival, El Ultimo Verano de la Boyita, coproduzione spagnola argentina e francese. Bello, delicato, colorato, non scontato, attori meravigliosi, insomma parecchio apprezzato; se potete andatevelo a vedere. Il solito culo nostro nella ricerca random dei film, applicato alla probabilitá sempre alta di beccare un buon film ispanico al festival. Per la cronaca l´Italia partecipava con the Dreamers di Bertolucci (roba di tre anni fa) e un paio di opere di Carmelo Bene. Per il resto, come sempre, dal nuovo cinema italiano qui non arriva una mazza (ultima presenza ´ragguardevole´ La meglio gioventú e mi pare che basti). E non é proprio un festivalino ignobile questo, per dire che Tony Manero film dell´anno scorso che ha mietuto parecchi premi in seguito, prima era passato da qui. Ecco.

Dopo il film cominciavano i tradizionali cortei del 17 novembre di cui ho giá parlato. Migliaia di persone perlopiú pacifiche (organizzazioni politiche e studentesche e semplici cittadini) hanno sfilato per le vie del centro, fermandosi davanti all´ambasciata americana, inneggiando contro gli USA, colpevoli di essere dietro al regime dei colonnelli, per poi finire il corteo davanti al Politechnio ovvero la facoltá di Ingegneria. Come prevedibile, viste anche le sommosse dell´anno scorso, alla fine del corteo sono scattati duri scontri fra manifestanti e forze dell´ordine, con lanci di pietre, cariche, cassonetti e auto bruciate, spreco di lacrimogeni, vetrine rotte, centro cittadino militarizzato, esplosioni di granate luminose da parte dei MAT (le truppe antisommossa) e molotov lanciate dai manifestanti barricati all´interno della Universitá, che é asilo politico. Oviamente é saltato anche il concerto gratuito nell´aula magna, o almeno crediamo visto che non ci hanno lasciato passare.

Da quando il Pasok, che di socialista ha solo la sigla, ha vinto le elezioni l´atteggiamento della polizia -in particolare verso gli anarchici- si é fatto piú duro. Come se dovessero dimostrare che non é solo la destra ad avere le palle e che sanno manganellare pure loro a dovere questi scapestrati. Ad Atene hanno fermato 280 persone dopo le manifestazioni. Mesi fa hanno effettuato retate a tappeto senza motivo nei quartieri piú rossi della capitale, come Exarchia. I media dipingono Exarchia come una specie di favela dove se entri non esci vivo, quando invece si tratta di un posto dove la gente del quartiere crea parchi pubblici occupando terreni destinati a garage e li autogestisce come in una comune. Non si respira un bel clima in Grecia, soprattutto in vista del 6 dicembre, primo anniversario della morte di Alexis Grigoropoulos, il 15enne ammazzato proprio nel cuore di Exarchia dai proiettili della polizia. E hanno posticipato a poco dopo l´anniversario il verdetto sull´omicidio,  tentando inutilmente di portare il processo lontano da Atene. L´anno scorso ci furono sommosse e manifestazioni che durarono giorni in tutte le maggiori cittá greche dopo l´omicidio. La polizia aveva finito le scorte (nazionali) di gas lacrimogeno. Vediamo quest´anno che succede, ma non ho un buon presentimento.

Riabilitazioni, revisionismi, sdoganamenti e la morte ti fa bella

July 30th, 2009 | By benty in Senza categoria | 4 Comments »

Allora, togliamoci subito il prevedibile trittico di frasi fatte che uccidono questo genere di discussioni: il mondo e’ bello perche’ e’ vario, de gustibus non disputandum est, mi farei uccidere per difendere la tua liberta’ di esprimere un’idea diversa dalla mia. Bene, ok, siamo tutti d’accordo, poi vi dico anche quella delle mezze stagioni. Ora proviamo ad andare avanti.

Il problema e’ che a un certo punto della tua vita ti imbatti in Diaco, in Ferrara, Gasparri, Gigi D’Alessio,  Darko Pancev e devi prendere posizione. Ti piacciono? Li rispetti? Devi dire cosa ne pensi, devi tuo malgrado schierarti. Ignorarli non vale, le sfumature qui non esistono, non ci provare nemmeno. Sono espressioni assolute del male, declinato in vari campi dell’esistenza umana. So di essere manicheo, so anche che solo gli stupidi non cambiano mai opinione. Pero’ a volte occorre fissare dei paletti. Qualche giorno fa Veltroni riabilitava Craxi, D’Addario la madonna. Sul Guardian invece Alan Mc Gee (mica Luzzato Fegiz) riabilitava nientepopodimeno che i Bon Jovi. Allora, dove vogliamo arrivare?

Il continuo e ciclico riproporsi di mondezza culturale e politica della nostra societa’ e la sua conseguente elevazione a modello "da seguire" sembra essere lo sport preferito dei media (per una voltra non solo dei nostri). Mi vengono in mente innumerevoli episodi e personaggi: da Robbie Williams a Michael Jackson (che per vent’anni nessuno ha cagato o difeso, a parte Dispenser), da Goffredo Fofi che sdogana Nino D’Angelo a tutto lo scolo di fogna riesumato da Fabio Fazio con la sua nostaglia del passato e i suoi programmi di merda. Pensate alle mirabili operazioni "simpatia" che hanno permesso a gruppi come i Cugini di campagna di poter ancora andare in giro a definirsi musicisti, anziche’ pulire cessi.

Non e’ il tipo di riabilitazione che si effettua dicendo che anche Hitler innaffiava con amore le sue piantine, o che Mussolini ha bonificato l’Agro Pontino e faceva arrivare i treni in orario. Quelle sono argomentazioni di persone che prendono frasi fatte e scorciatoie cerebrali, persone prive della capacita’ stessa di argomentare. Rivalutare Jovanotti, alla luce del percorso artistico che ha compiuto, magari non lo condivido, ma lo posso anche capire, al limite. Riabilitare qualunque artista o politico caduto in disgrazia solo perche’ muore o perche’ e’ passato tempo sufficiente per parlarne -per qualche motivo – bene e’ un’operazione che mi ha francamente sbrindellato i coglioni. Oggi riabilitiamo Craxi e domani riabilitiamo pure Berlusconi, Alberoni, Minghi e Renato Portaluppi.

Ecco chi vincera’ le elezioni e perche’

June 5th, 2009 | By benty in Senza categoria | 1 Comment »

Praticamente il teorema Gasparri con soli trent’anni di anticipo  e in lingua italiana (trad in gasparrese: amo vinto pecche’ infatti aggente havvotato annoi e infatti significa che mmo famo er cazzo che cce pare annoi  e voi zitti e rosicate astronzi comunisti demmerda pecche’ aggente e come annoi aho’ mica come avvoi infatti) . Profetico non basta, inquietante forse; chirurgico direi.

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I miei ragguardevoli venerdì sera

May 30th, 2009 | By benty in Senza categoria | 10 Comments »

Ormai – per motivi che non sto qui a spiegarvi – siamo pappa e ciccia con dei pezzi grossi dell’ "Italia a Salonicco". La solita insopprimibile vena mafiosa di noi italiani all’estero. Una di questi è arrivata addirittura a chiamarmi "Amore mio" davanti alla augusta presenza di mia moglie, peraltro. Ciò significa che ogni volta che in questa città si verifica qualcosa che ha a che fare con l’Italia mi arrivano gli inviti a casa. 2 novembre, 2 giugno e altre simpatiche feste sempre snobbate in patria, qui mi vedono a volte in prima fila. Si tratta di manifestazioni a cui partecipa la crema della società italica trapiantata a Salonicco. Consoli, ambasciatori, presidenti di camere di commercio, direttori di istituti e banche, alte sfere militari, manager di grandi industrie, politici, direttori di tv locali e uno stuolo agghiacciante di zombie-parvenu. Praticamente un incubo, in cui manca solo Ambrogio e i Ferrero Rocher.

Ma io ormai ho il mio vestito del matrimonio,  e quindi non temo niente e nessuno. Quando c’è un’evenienza del genere mi chiudo in una cabina telefonica come superman e voilà ! divento l’irriconoscibile (fighissimo!) italiano all’estero in giacca e cravatta che partecipa a queste orrende situazioni.

Perchè lo faccio? Perchè come tutti i bambini sono attratto letalmente dalla merda e ci giochicchio, mi ci impiastriccio, ci faccio castelli, mi impacchio nel trash, mi rotolo nelle situazioni assurde, paradossali, nell’essere incredibilmente fuori contesto. E’ come drogarsi, credo, di certe sostanze che ti fanno viaggiare in mondi paralleli. Non puoi credere di essere lì con quella gente a fare quelle cose. Non credevi nemmeno esistessero davvero. Come stare a parlare con l’unicorno. Fatto per una o due volte l’anno è quasi salutare confrontarsi con queste persone: vedersele davanti e ringraziare il cielo di non essere ancora diventati così. Mia moglie la vede allo stesso modo. Odia tutto quel contesto, non ne vorrebbe mai fare parte, non ci riesce fisicamente (le viene il maldistomaco dopo un po’) ma pure lei ne è irresistibilmente attratta, come le mosche dalla lucina blu, che alla fine le frigge.

Inoltre non dimentichiamo altri due fattori importantissimi: primo, in genere in queste occasioni si mangia benone e prodotti italiani che qui costano un occhio, e non dimentichiamoci che noi semo italiani, se magna aggratis, quindi si parte e di corsa pure. Secondo: ci ho un blog in crisi di ispirazione, e da cose del genere due righe le tiri fuori sempre. Quindi, forti dei nostri vestiti da supereroi, ci buttiamo a capofitto, letteralmente da "morti di fame". Ma strepitosamente belli ed eleganti.

La serata di ieri, per i festeggiamenti del 63esimo anniversario della Repubblica, organizzata dal locale Istituto di Cultura Italiana e finanziato dall’Eni, che qui sta portando il metano, prevedeva una serata di grandi canzoni italiane. Solo per strada abbiamo capito che il buffet non era previsto e stavamo quasi per decidere di tornare a casa. Poi il trash l’ha avuta vinta, di nuovo.

Arriviamo a teatro e ci sbattono in prima fila, bersaglio di fotografi che all’indomani pubblicheranno le nostre belle facce in prima pagina. Smadonniamo. Inizia una lunghissima premiazione di quanti avessero in pratica finanziato l’evento. Interminabili discorsi di ringraziamento. Continuiamo a smadonnare.

Prima entra un coro di vecchiette italiche importate appositamente dall’Inps che intona l’Inno d’Italia, poi quello di Grecia, poi il Va’ Pensiero. Alle prime note dell’inno di Mameli (ribattezzato dalla bionda tradutttrice L’Innomanelli) tutti si alzano in piedi. Avreste dovuto vedere le facce mie e della mia consorte indecise fra il gelo e il panico. Non mi era mai capitato. Non so come abbiamo fatto a non rotolarci per terra ridendo in preda alle convulsioni. Mi sentivo come Gattuso, ero pronto anche a fare un po’ di stretching prima di spezzare le caviglie a Zagorakis.

Comincia poi il concerto vero e proprio come da scaletta. Il maestro Severino sembra un incrocio tra Massimo Ghini dopo anni di crack e Neri Marcorè che imita Gasparri. Viene presentato dalla biondissima traduttrice come artista famosissimo in Italia (faceva il consulente per Sarabanda e ha partecipato a Telethon, in pratica ci propina dell’insulso piano bar. Non male per uno uscito dal DAMS, credo). Indossa una sciarpetta, che fa tanto "maestro" così come le mossette sul palco, gli occhi chiusi mentre canta stravolgendo ( a la Dylan!) canzoni a volte già brutte di loro. Propone uno scontato mischietto di musica anni 60-70 più Ramazzotti e la Pausini che non sfigurano mai. Oltretutto il concerto è funestato da incidenti tecnici (il Dio della musica c’è!) che però – purtroppo – non stroncano la performance definitivamente, bensì allungano solo la nostra agonia e quella dei vari Modugno, Paolo Conte e Carosone buttati in pasto a una platea di ottuagenari. In uno di questi imbarazzantissimi momenti, frutto della brillante organizzazione italiana e dell’avanzata tecnologia greca, saltano le casse, e il maestro Severino per alleggerire l’atmosfera imbarazzante venutasi a creare, recita testualmente "IT’S THE BIUTIFUL OF THE DAIRECT"  e ridacchia. Da solo, ovviamente, poichè immagino che nessuno in quel teatro pieno di gente, sia arrivato a connettere le sue parole astruse col tentativo di battuta pippobaudiana in inglese (e allora perchè non l’intramontabile Give it today, give it tomorrow ! ). Comunque cala una cappa di gelo antartico e io continuo a ripetermi, no, non l’ha detto, non è possibile, no lui non mi rappresenta, no, Belrusconi non mi rappresenta, oddio no, ma che davero davero mi rappresentano questi?

L’italiano ruffiano piano barista si palesa in tutta la sua infamia su una canzone di Modugno in cui modifica l’intro, allungandola a dismisura e trasformandola praticamente nel celebre syrtaky, il che scalda i cuori dei greci presenti. E scatta di nuovo il battimani. E’ l’unica cosa che in genere gli italiani conoscono della cultura greca contemporanea, ed è stata resa famosa da un film non greco. Poi arriva l’orripilante momento Renzo Arbore, in cui il percussionista prende un djembè e scende dal palco per far fare il battimani al pubblico, sfidando le artriti degli attempati (e abbioccati) spettatori. Ovviamente non lo segue nessuno a tempo e diventa un momento quasi situazionista. Una cosa che ancora ora a pensarci mi provoca conati di vomito e brividi lungo la schiena. Erano anni che un concerto (o una sostanza stupefacente, o del cibo andato a male) non mi provocava tutte queste sensazioni. C’è il momento in cui il maestro decide di proporci sue composizioni, che (dice la traduttrice assumendosene le responsabilità) verranno presto interpretate da un grandissimo protagonista della musica italiana. Canzone di genere melodico napoletano, contentente le rime amore cuore, marechiare e nun ce lassamm cchiù, finestre vicoli sole spiagge. Praticamente l’anti Gomorra, per la gioia di Apicella e Noemi. Scatta il toto-grandissimo interprete destinato a trasformare questa chiavica – troppo bassa pure per Gigi D’Alessio- in un successo. Infine, come temuto, il bis. Prima Volare. Di cui sbaglia pure un paio di versi (ma si può?). E poi? Ovviamente l’inno degli italiani all’estero. Lasciateli cantare. Con la chitarra in mano. Cambia anche una strofa (‘perchè sono ricco-sono a Salonicco’) che fa venire giù il teatro. Voglio vedere quando lo invitano a Tel-Aviv che s’inventa. Lasciamo il teatro ancora basiti, ripetendoci che non è possibile, e che mai più, e che non può essere che ancora nel 2009 noi italiani nel mondo siamo quest’ammucchiata invereconda di stereotipi da dopoguerra, ma insomma.

Poi le chiedo  – "Oh ma lo hai saputo che ci sono in giro le foto dei festini a Villa Certosa con le donnine in topless?". E lì realizzo che nel 2009, noi, gli italiani, siamo percepiti ed amati nel mondo per tutto questo (volare, pizza, ferrari) e in qualche modo rappresenta il meglio di quello che abbiamo da offrire -come immagine – al momento, nel Berlusconistan. Magra consolazione, ma lasciateci cantare, va.

Update: post gemellato qui e video del momento incirminato courtesy of pattymeet

 

Piantala con ’sti bonghi, non siamo mica in Africa

May 29th, 2009 | By benty in Senza categoria | Comments Off on Piantala con ’sti bonghi, non siamo mica in Africa

Verona e’ un bel posto. Se ti ammazzano a calci cinque fascisti non c’e’ nessuno, se stai in piazza a suonare arriva la polizia

Nipresa

 

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