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Batti Il Tuo Tempo

June 5th, 2006 | By elrocco in Senza categoria | 22 Comments »

La salute di una squadra di calcio si misura prendendo il polso al centrocampo. Ovviamente la sana e robusta costituzione del gioco è data da diversi e numerosi fattori, ma ogni allenatore sa che  bisogna partire da qua. Compito del centrocampo è  di reggere il brodo.  Datemi un centrocampo e vi farò la squadra.

Brasile. Emerson è il loro unico problema,  troppo tedesco per gli standard brasiliani, incapace di fare il numero della foca monaca e corre pure troppo. L’80% dei brasiliani avrebbe visto bene al suo posto Dunga, meno vivace  ma con i piedi migliori. Il resto è tranquillamente paragonabile al miglior Brasile di tutti i tempi: 1982.

Argentina. Dopo lo sconforto iniziale per la mancata convocazione del burrito Ortega, la nazionale argentina ha dovuto ripegare su Mascherano, Cambiasso e Riquelme. Miscela ottimale con un portatore d’acqua, il classico finto lento di centrocampo e uno che sradica palloni e sa già dove metterli.  Se non fanno la fine dei bond…..

Inghilterra. Il più forte centrocampo del mondiale, superiore sulla carta anche al Brasile. Molti allenatori si masturberebbero furiosamente in panchina al solo pensiero di poter schierare contemporanemante Lampard e Gerrard ma, visto che parliamo di Sven, i tabloid si aspettano di meglio. Potrebbero optare tranquillamente anche per un 4 2 4 con largo a destra lo Spiceboy (sigh). Posizione ottimaleper  il migliore piede destro del mondiale riuscendo  nell’unica cosa fuori dal normale che gli riesce : crossare e firmare contemporanemante contratti di sponsorizzazione.

Francia. Manca Karembou, il giocatore che ha vinto più di tutti al mondo: campionati nazionali, coppe campioni, intercontinentali, europeo e coppa del mondo. Senza mai giocare. Il portafortuna quindi non c’è ma chi schiera come asse portante Makele, Vieira e Zidane non può non fare bene.

Rep Ceca. Panico a Praga dopo la sconvolgente dichiarazione che la nuova figa di Buffon tiferà Italia.  I tifosi si consoleranno con una linea mediana basata su Poborsky, Rosiscky, Nedved. Velocità, talento e potenza. Avevo capito tutto quando Nedved da perfetta puttana del calcio in fase premondiale aveva dichiarato il suo addio alla nazionale. Se il piccolo Mozart si mette a suonare, i cechi, ingenuamente sottolineiamo,  pensano che stavolta dalla cekia saranno cazzi per Buffon.

Italia. Finalmente Gattuso è un opzione come tante che rischia giustamente di non essere minimamente presa in considerazione. Un grande passo in avanti per una nazionale che si è tormentata per troppo tempo  su perchè gattuso non marca zidane e su perchè gattuso al posto di del piero. Mi sento come dopo le elezioni: liberato da un peso.  Piedi buoni ci vogliono e piedi buoni abbiamo: De Rossi, Pirlo e Camoranesi con Zambrotta in aggiunta. Finalmente si sa a chi dare la palla. Se reggono le gambe…ho detto tutto. Ho detto Tutto.

Queste sono le mie pretendenti al titolo.

Il mondiale è diviso in (parte 2 di 3).

June 5th, 2006 | By turismosessuale in Senza categoria | 8 Comments »
Seconda parte di un gioco che sta appassionando grandi e piccini. Dai creatori del Sudoku e di Ercolino Sempreinpiedi, la SuddivisionedellesquadrediGermania2006 in gruppi strambi con linguaggio giovane e accattivante.
 
Gli eterni delusi
 
Spagna. E chi, se no? Una categoria che sembra fatta su misura per lei. Gli spagnoli dominano da sempre le competizioni europee, sfornano fior di giocatori ed offrono un signor calcio. Però niente, oh, ‘sta nazionale non ne vuole sapere di funzionare. Sarà il loro anno? No. Però un po’ spiace, in fondo.
Inghilterra. Almeno loro un mondiale se lo sono organizzato e vinto. Tolta quella pittoresca parentesi, però, non gli resta molto. Questa volta hanno un centrocampo da favola, una difesa impenetrabile e un attacco mediocre. Sarà il loro anno? No. Alla faccia di chi "non tifo Italia, tifo Inghilterra". Fighetti del cazzo. L’indie non esiste.
 
I sarannofamosi
 
USA. "Ah, aspettate solo che gli americani imparino a giocare a pallone!". 
Costa d’Avorio. "Ah, prima o poi una squadra africana lo vince, il mondiale!".
Giappone. "Ah, il calcio in Giappone sta crescendo enormemente, vedrete che mondiale che farà".
Iran. "Ah, per me si imbottiscono con una bomba e si fanno saltare in aria. Vedrai se non ho ragione."
 
Gli assatanati
 
Repubblica Ceca. Nedved, Poborsky, Koller e compagnia calciante sono all’ultima chiamata della loro eccellente carriera, e il ricambio generazionale non sembra all’altezza. La squadra che da ormai dieci anni si presenta al mondo col miglior calcio (trapezisti e funamboli brasiliani permettendo), è alfine giunta al capolinea: o la va o la spacca. Ora o mai più. Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Furia ceca. Ciao mamma.
Serbia e Montenegro. Anzi, Serbia o Montenegro. Meglio ancora, Serbia e non Montenegro. Eliminato diplomaticamente Vucinic, l’unico montenegrino della squadra, si può tranquillamente eliminare la seconda parte, anche per evitarci, almeno questa volta, i doppi sensi sul nome. E fortuna che non si è qualificata la Macedonia. Comunque, dicevamo: la categoria "assatanati" non può fare a meno di una buona dose di slavità, di slaveria e/o di slavamento.
Croazia. Comunque, dicevamo: la categoria "assatanati" non può fare a meno di una buona dose di slavità, di slaveria e/o di slavamento. Davvero, non ho altro da dire sulla Croazia. Scusate.
 
I rivoluzionari
 
Argentina. No no, fermi, il tizio con la faccia sulle magliette di quelli che girano coi cani e le sigarette della droga stavolta non c’entra. L’Argentina è rivoluzionaria per colpa di un demente travestito da allenatore capace di lasciare a casa pedine del calibro di J. Zanetti, Samuel, Demichelis e Veron, il tutto nel nome dell’armonia nello spogliatoio. Giusto convocare, in loro vece, le loro riserve (o ex tali) nei rispettivi club d’origine. Burdisso e Cufrè, giusto per citarne due a caso, non mancheranno di deliziare le platee coi lanci millimetrici in direzione dell’omino delle bibite (ciao Dietnam) e con dribbling in grado di ubriacare perfino la più tenace delle zolle di terra. Un’agenzia ANSA dell’ultimo minuto ci informa che hanno trovato un vaccino contro l’aviaria, ma che la scienza è ancora impotente di fronte a Sorin.
Olanda. Caso analogo. Non dirò che l’Olanda è rivoluzionaria per colpa di un demente travestito da allenatore per rispetto nei confronti del di lui passato. Mi limiterò a pensarlo. Marco Van Basten, forse il più meraviglioso esemplare di puntero ad aver mai calcato un terreno di gioco, ci tiene a farci sapere che non è detto che perchè uno è stato grande sul campo lo sia automaticamente anche in panchina. Almeno, questo è quanto si legge tra le righe dando una rapida occhiata alla lista dei giocatori lasciati a casa, da Seedorf a Huntelaar, e a quella dei convocati, dove a farla da padrone è il temibile AZ, un dentifricio a forma di squadra di calcio che non ha mai disputato un match di Champions League dall’alba dei tempi ad oggi. Come se, chessò, l’Italia convocasse 4-5 giocatori del Palermo. Ma per favore.

Dilemmi mondiali

June 5th, 2006 | By benty in Senza categoria | 7 Comments »

(mi permetto di postare qui un post di qualche settimana fa già apparso nel mio blog: mi pare che qui c’entri molto di più)

 

Ma se l’Italia, hai visto mai, dovesse aggiudicarsi la coppa del mondo di calcio, vincendo il mondiale di Krante Cermania prossimo venturo, quali conclusioni dovremmo trarre sul nostro calcio malato?

Che il calcio italiano era sano, efficiente e ha prodotto la migliore squadra del mondo, e dunque non è successo nulla, siamo sempre i più bravi e la simpatia itraliana, ed è tutta colpa dei giudici comunisti, al solito?

Che siamo già fuori dal tunnel, ce la siamo vista brutta ma siamo già in netta ripresa, ed anzi è cambiato proprio tutto (pur non cambiando niente) a meno di due mesi dall’esplosione dello scandalo?

Che il sistema della corruzione premia comunque i più efficienti, quindi paga, e va assolutamente esportato? Diventeremmo un modello da seguire per le altre nazioni, cosicchè salterebbero fuori dappertutto come funghi i Mogginho, i Paparesten, i De Santisky?

Oppure significa che abbiamo ormai raggiunto anche i più alti livelli dei massimi organismi internazionali, che abbiamo messo le mani sulla Fifa, che Sepp Blatter è come un Carraro qualsiasi?

Questi sono dubbi oziosi, che tanto coi piedi quadrati che metterà in campo Lippi il rischio non si corre proprio. L’importante è partecipare con stile. Roba innata per noi. Lo stile Italia, il calcio quello "sano", (ahaha) lo rappresenta Totti, uno che in genere durante i mondiali si diletta a sputazzare in faccia gli avversari.

Ve lo meritate Gennaro Gattuso.

almeno ci si conosce, ovvero il mio primo Mundiàl

June 5th, 2006 | By TheHighwind in Senza categoria | Comments Off on almeno ci si conosce, ovvero il mio primo Mundiàl

il primo mondiale che ricordo, anagrafe docet, è l’ovvio Italia ’90. non è che poi avessi capito bene che cosa stesse succedendo, avevo 16 anni in meno, un paio di occhiali rossi che potrei fare concorrenza al signor Sparks e una panzetta invidiabile, ma è così che è cominciato.

penso di essermi accorto dei mondiali alla semifinale (ma era semifinale? il mio interesse ondivago per il calcio si andava delineando già random) con l’Argentina (ma era l’Argentina? ma che avete fatto a prendermi a bordo?!?)

il ricordo fulminante mi infila a casa di amici dei genitori, quelle case del centro vista-Mole, con tanto di bandiera appresso (io, non la Mole), cena e partita (nel senso di "si mangia davanti alla partita e arrivederci buoneducazione") con sbandierìo sostenuto in salotto stando attenti alle suppellettili. la partita comincia e si consuma il dramma.

il figlio degli amici paterni ZAC aveva appeso la sua bandiera gigante formato sindone al balcone (poi, dico io, che cazzo appendi il bandierone sul balcone alla torinese, quello che dà verso il cortiletto interno, quando è palese che va esposto fuori? il tempo mi avrebbe dato ragione sulla scarsa sanità mentale del personaggio) e non riusciva a staccarla. e giù lacrime. il sottoscritto, che presentava una pietas non comune (di lì a poco sfociata in un cuore granata grande accussì), fece per prestargli la sua, ma lui no, lui piangeva, lui si disperava, lui voleva sbandierare il suo iperbandierone sborone. fatto è che l’Italia uscì, e fu allora che si consumò il dramma.

vedevo negli occhi del povero Marco, lo chiameremo per nome, una tristezza assurda (cit.). voleva sbandierare come un ossesso e sentiva di aver tradito la sua Italia, la prima di cui avrebbe avuto memoria (l’anagrafe ci aveva piazzati abbastanza vicini), e io non potevo farci niente. da lì, mi sono ripromesso che il calcio non era roba per me, che quel senso di delusione e frustrazione lo avrei lasciato il più possibile fuori dalla porta.

infatti ora tifo Toro. non sono mai stato tanto intelligente…