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Inconsolabile

November 11th, 2006 | By benty in Senza categoria | 7 Comments »

Consapevole del fatto che l’ispirazione che conduce alla vera arte può arrivare solo dalla sofferenza e dal disagio, me ne stavo in attesa delle emorroidi per rimettermi a scrivere un post. Quando invece, ieri, il fattaccio.

Stacco tardi dal Kika, dopo una serata apprezzabile, e un set di cui andavo  piuttosto fiero. Dalle dieci alle sei e mezza sono riuscito a non suonare nessun pezzo scontato, tipo niente roba facile come Drupi o Amedeo Minghi, per dire. Nel frattempo mi sono preso cura di dimezzare le scorte settimanali di birra del bar, che nonostante ciò ancora mi paga. Solito scenario di fine serata, luci che si accendono, gente che si attarda, baristi che puliscono il bancone e cameriere che spazzano a terra. Io insonorizzo le loro ultime fatiche, fino a che il padrone mi minaccia di morte se non mi stacco dal mixer. Riscuoto il mio onorario, barcollando mi reco alla fermata dell’autobus che a quell’ora già hanno ripreso a circolare i mezzi, si fa giorno. Il 6, che mi porta dal centro a Kalamarià, passa subito e lo prendo al volo. Mi siedo con le cuffie nelle orecchie e presto crollo fra le suadenti braccia di quello sfaccimme di Morfeo, ma non non il centrocampista.

Al mio risveglio il trauma.

Non trovo una valigetta dei cd, quella grande. Zottàta come direbbero a Roma. Cerco chiedo insisto, vado al capolinea per sapere, perchè mi rassicurino. Invece no, ragazzo rassegnati, è persa. Per sempre. La mia reazione, al solito composta e signorile, compromette seriamente un posto in Paradiso alla mia anima, a meno che Dio e i suoi parenti più stretti non abbiano seri problemi d’udito. Poi, a seguire, il cupo sconforto.

"Fortunatamente" era la valigetta delle selezioni,  soprattutto dei cd masterizzati (ciao Siae! Vieni a prendermi e baciami il culo). Da un punto di vista economico non ho perso che una trentina di cd originali, nessuno dei quali introvabile. Da un punto di vista affettivo è una tragedia. C’erano dentro i primissimi cd masterizzati, roba risaliente al 97, o prima, accozzaglie informi di canzoni senza un perchè, compile adorate e straconsumate, pensate, riflettute, studiate, limate, numerate, nominate, catalogate. Quella valigetta per me era come una città. Coi bassifondi lerci dove suonavano i punk, i quartieri alti frequentati dai nomi grandi, le zone residenziali ordinate e pulite dell’indiepop, i grattacieli newyorkesi dove risuonavano i Sonic Youth e le favelas latinoamericane. Io conoscevo tutte le strade là dentro, le scorciatoie, i percorsi, le bellezze e le bruttezze. Ogni tanto costruivo un quartiere nuovo, la città si allargava. Ogni sera a mettere musica era per me un giro in quella città.

Adesso mi sento in lutto, e di ricostruire dalle macerie non ho ancora voglia. Ho diritto a crogiolarmi nel dolore insostenibile della perdita, lasciatemi solo. Ho anche buone scorte di Nutella in caso di fulminei crolli del livello di serotonina. Niente cd nuovi quindi oggi, ma solo inedia e pulsioni masochistiche. E stasera al Pulp suonerò per segno di protesta e solidarietà con me stesso, soprattutto i cd che hanno al bar.