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Cuervo nights

January 23rd, 2005 | By benty in Senza categoria | 8 Comments »

Il Cuervo si definisce cafè-bar. Da due settimane ci lavoro il sabato in pianta stabile come dj; mi avevano contattato prima delle feste. Le premesse erano state eccezionali. Carta bianca sulla musica da passare, volume a volontà che qui è tutto insonorizzzato mica si scherza, 35-40 euro a notte sia sabato che venerdì. Dopo le vacanze di Natale le cose sono leggermente cambiate. Sarebbe meglio solo il sabato per iniziare. E va bene, non c’è problema. Il volume tienilo basso per carità, che i vicini si sono già lamentati due volte. Ma non era isolato acusticamente? Eh si, ma ci dev’essere qualche perdita. Ah, già che ci siamo, non è che potresti passare anche un’oretta di musica commerciale? No. Ma sai, sarebbe per i clienti più giovani …. No. Ma che ti costa? Non ne ho, non ne suono, non ne voglio ascoltare. Se volete ve ne procuro un po’ e ve la mettete sul pc, io mi faccio una pausa e voi suonate quello che vi pare. (e così inizia il viaggio di Benty nel fantastico mondo della musica commerciale sul p2p, nomi mai sentiti, sigle sconosciute, discomania hit e buddha bar come se piovesse, Molella a farla da padrone). E al primo pagamento ho anche realizzato che si erano fatti lo sconto, scendendo a trenta euro. Vabbè che se ci sommiamo quello che mi bevo e quello che offro in giro dovrei lasciare una quindicina di euro io ogni volta. E la mia donna inoltre non paga ed esce ubriaca da quel posto, tutte le volte.

Il Cuervo è stato aperto circa tre mesi fa da Ievsi e Abraam. Ievsi vuol dire "sapore" in greco, e ditemi voi se ci si può chiamare così. E’ una bionda ossigenata, truccata in maniera pesante, credo sia più giovane di me e gestisce, oltre al bar, anche un negozio di abbigliamento. Dà pochissima confidenza, ha un’espressione perennemente annoiata/disgustata ma esegue immediatamente ordini del tipo "Offri un giro di sfinnakia (*) ai ragazzi laggiù". Quindi non posso dire che mi dispiaccia. Abraam è un presunto trentenne, che però di anni ne dimostra almeno dieci di più, mica come il sottoscritto. Ha dei capelli assurdi che non riesco neanche a definire: stempiatura alta, lunghi dietro, vagamente ricci e unticci, mi ricorda qualcuno, ma non so chi. Vive angosciato da fantasmi che non ho ancora bene interpretato, morirà di cirrosi, che è la stessa fine che farei io se lavorassi in un bar tutte le sere.

Ha un sacco di difetti il Cuervo: luce troppo alta, tavolini in mezzo (eh ma d’altronde è un caffè), clientela del vicinato parecchio discutibile, mobilia anonima, ampie vetrate sulla strada che mostrano impietosamente quanto sia spesso vuoto. E com’è noto la gente non entra volentieri in un locale vuoto. Per non parlare dell’impianto stereo, che di per sè sarebbe anche discreto, se non fosse che non esiste nè mixer, nè ingresso per le cuffie, impossibilitando il preascolto. Alla fine il mixer l’ho portato io, proprio come le cuffie, lo aggiusteranno e temo che mi verranno addebitate pure le spese. Quindi anche ieri sera per il secondo sabato consecutivo, mi sono dovuto arrangiare a mischiare musica (senza cuffie nè mixer), giocando con le minuscole manopolette dei volumi, sfumando un cd nell’altro. Dopo ogni birra diventavano sempre più piccole e confuse e difficili da trovare, le dannate manopole.

Il Cuervo vive una situazione lievemente schizofrenica, soprattutto dopo il mio recente arrivo. La fase caffè, ovvero quella di giorno e prima serata, è desolante. Pochi tavoli, gente che gioca a tavli (una specie di backgammon locale) mentre sorbisce un caffè. E’ quella la situazione che trovo quando arrivo verso le 9 e mezza il sabato, una visione straziante.

I camerieri in quei momenti propendono al suicidio per la noia. Ce ne sono due: Iotis e Rania. Iotis ha vent’anni e ha appena finito di fare il soldato, non va all’università, non legge libri. Lo raccontava ieri sera a due che volevano rifilarci una enciclopedia sul sesso e sul pronto soccorso a soli 500 euro al mese per il resto della nostra vita. Mi avevano quasi convinto, gli abbiamo offerto uno sfinnaki e si sono finalmente tolti dalle palle. Rania, l’altra cameriera, ha ventiquattro anni, credo che abbia vissuto in Germania ed Inghilterra, ha degli occhi vispi e si lascerebbe volentieri andare all’arte dell bondage quando le metto i Cure. (parentesi per gli indiesnob: Oh non mi rompete il cazzo, io Cure li metto e volentieri, altrochè). L’importante è che sono celeri nel dissetare il bravo dj.

La seconda fase è quella bar, quando verso mezzanotte e mezza il posto comincia a riempirsi, io approfittando della confusione aumento il volume. Tutto diventa più bello, i giri di shottini diventano continui e arrivano a sovrapporsi, la musica migliore, le ragazze più belle, l’ambiente più figo. In genere sono già alla quinta birra quando comincia questa fase. Ieri a un certo punto c’era gente che ballava e cantava, Abraam e Ievsi sembravano molto soddisfatti, anche perchè il 70% della gente l’avevo portata io, dalla scuola e non solo.

La popolazione tipo del Cuervo nella fase tranquilla è composta da clienti o molto giovani o abbastanza avanti con gli anni, tutti residenti nelle vicinanze o semplici e casuali passanti. Fra i "residents" vale la pena ricordare il Mago, un ragazzone che va in giro in maniche corte in pieno gennaio (e non è caldo) ed è specializzato in giochi di prestigio con cui sa strappare anche applausi. C’è Katerina, dotata di un seno assolutamente felliniano. C’è Olga, praticamente una modella, che si aggira nelle vicinanze della postazione del dj, facendogli sbagliare i mix con quel pancino scoperto e la scollatura generosa. C’è Nikos, il primo fan dei Ramones che lavora nel campo della vendita piscine, credo. C’è la bionda misteriosa, non se ne sa il nome, amica dei capi, una donna bellissima circondata da un alone misterioso, accompagnata ad un uomo inutile, come tutte le belle donne del mondo. A volte canticchia, quando mi guarda mi guarda storto. Poi ci sono gli adolescenti, accaniti giocatori di carte e altri ameni giocarelli, che mi hanno scannerizzato all’arrivo, senza rivolgermi la parola. Probabilmente mi odiano per il mio tentativo di cambiare il tipo di musica (prima si sentiva solo dell’orrenda musica greca o della house-commerciale) e anche il tipo di clienti. Non più tranquilli giocatori e sorbitori di caffè del quartiere, ma appassionati rockers ubriaconi e rumorosi provenienti da tutta la città, donne devastate dall’alcol, freak di varia natura. E’ in atto una guerra intestina al Cuervo, ma non se n’è accorto quasi nessuno.

Nel frattempo, forse per paura di perdermi come munifico cliente, quelli del Casablanca si sono ri-fatti sotto, proponendomi semi-ufficialmente il venerdì come resident. Questo significherebbe in parole povere il harakiri del mio fegato e il mio ritorno al celibato, in quanto la mia ragazza mi ha già minacciato. Ovviamente accetterò.

(*) sfinnaki: lo shottino, che qui è tradizione offrire dopo la seconda/terza consumazione