All Posts from April 28th, 2006

Dolci commiati: Offlaga Disco Pax ad Ancona

April 28th, 2006 | By benty in Senza categoria | 10 Comments »

Si conclude in gloria, più che in bellezza, la mia abituale permanenza pasquale nel suolo italo-marchigiano. Infatti ieri sera mi sono tolto lo sfizio, non piccolo, di ri-assistere, ad un anno di distanza, al concerto della mia band italiana del corazon dell’ultimo anno e mezzo, almeno. Di scena, ancora al Thermos ( strenuo baluardo della buona musica nelle Marche, vista la finaccia che stanno facendo Barfly e Mamamia) gli Offlaga Disco Pax, e non aggiungo aggettivi, che il nome ormai basta a sè stesso, e a me pure. Il locale comincia a riempirsi presto, tanta gente lì dentro non l’avevo mai vista. Me lo sentivo che il tam tam blogghico, le copertine dei magazine, i premi accumulati nell’ultimo anno e soprattutto il passaparola, avrebbero richiamato molta più gente rispetto all’anno scorso. Quindi arrivo con largo anticipo e mi piazzo fra le prime file. I simboli più rappresentativi dell’immaginario offlaghiano sono già ben disposti sul palco: manifesto anti centrale Offlaga, proveniente dalla bassa bresciana, tabella "Ceska Posta" in legno, confezioni di Tatranky a go-go e sopra di esse la foca talpa dei cartoni animati cechi, del periodo guerra fredda. Sul leggìo di Max troneggia anche una copertina – credo -di cronaca vera.

Purtroppo prima degli Offlaga si abbatte sull’ignaro pubblico una estenuante e superflua performance di un duo, dedito ad una specie di elettronica tamarroide a tratti con interventi di chitarra, su cui vengono riversati testi random, o almeno così voglio sperare. Primo pezzo: te lo ricordi Kurt Cobain, con i capelli lunghi e la camicia a quadri? Secondo pezzo: guarda il porco davanti alla tv che ingrassa, ad libitum. Terzo, quarto e temo quinto pezzo: mi arrendo, e accendo ripetute sigarette all’esterno del locale. Quinto pezzo: Iggy pop suck my dick, col finale a medio alzato e urletti di circostanza, chino il capo in segno di resa incondizionata, idealmente sventolo bandiera bianca. Ma passiamo al clou della dorica serata.

Introdotti da inadeguate canzuncielle cubane si sistemano sul palco Enrico (boccia di vino e tastiere) Max (maglietta Diaframma e tosse) e Daniele (maglietta Bright Eyes e nonchalance). Partono con Kappler, dopo i proclami autoreferenziali (ODP è un collettivo neosensibilista contrario alla democrazia dei sentimenti etc..), che l’anno scorso mi ero probabilmente perso. Fanno tutti i pezzi di Socialismo Tascabile e nei bis anche l’inedita Cioccolato IACP e di nuovo Enver (non il noto epigono di Paulo Sousa). Li trovo molto a loro agio, nonostante qualche problema alle luci, sciolti e sicuri. Dopo oltre un anno di concerti e di crescente successo era quanto mi aspettavo. Daniele ed Enrico restano come l’altra volta abbastanza defilati e dediti alle musiche (alcuni brani credo abbiano subito dei lievi riarrangiamenti, sia rispetto all’album che al concerto dell’anno scorso) e lasciano a Max la scena, il ruolo dell’istrionico narratore, che assolve con teatralità misurata ma efficace. Non mancano le piogge di Tatranky e Cinnamon, di cui approfitto a piene mani. L’anno scorso non mi ricordo di aver visto le copertine di Felicità di Al Bano e Romina, esibite sempre su Tatranky. Il pubblico degli Offlaga è composto da gente strana, direi; gente che canticchia racconti, che ridacchia amaro, gente attenta alle storie quanto trasportata dalle musiche. Gli Offlaga lo sanno bene, ed hanno imparato a giocare con le pause, attendendo prima di far partire quelli che sarebbero equivalenti dei refrain delle canzoni, se quelle degli ODP fossero normali canzoni. Fra cui ormai arcinote sono Kappler: "suo figlio signora ha la faccia come il culo…" , Tatranky: "… la fabbrica ! " e "ci hanno davvero preso tutto", praticamente tutta Robespierre,e  "bisogna avere stile anche nei momenti peggiori" su De Fonseca. C’è entusiasmo fra gli astanti, gli anthem vengono urlati dai più. Gli ODP non sono più pertinenza di una minuscola nicchia e non si può che compiacersene.  Gli annunciati 5 quarti d’ora scorrono via rapidi. Questa la fredda cronaca.

Poi dovrei starvi a tediare sui peli che mi si drizzano e sugli agghiaccianti scenari di desolazione da abbandono che si materializzano davanti agli occhi dell’intrepido cronista ogni volta che ascolta De Fonseca, di quelle che non saranno mai emozioni da poco per me, o dello stomaco tagliato a fette da Cioccolato IACP, che non avevo mai ascoltato. Meglio di no direi. Un rapido saluto a Max, il furto di un manifestino che arricchirà il mio parco arredamento casalingo e poi via, si ritorna al paisello. Offlaga Disco Pax: tutto il resto…beh, lo sapete anche da soli, via.