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Questa e’ la storia di uno di loro

September 4th, 2007 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

Ancora una volta tu contro loro. Ancora una volta in fila, presso la DEH (pron. dei’) l’azienda erogatrice di corrente elettrica, per un ennesimo cambio di residenza. Di nuovo la trafila, di nuovo staccare il numerino, di nuovo seduto ad attendere, di nuovo l’arroganza insopportabile delle impiegate allo sportello da affrontare, con pazienza umilta’, rassegnazione e inossidabile spirito di sopportazione. Come mille altre volte, in mille altri uffici, a confrontarti, senza speranze con l’abominevole mostro burocratico ellenico.

Sapete quanto odiose possano essere le persone che arrivano dopo di voi, e che mentre voi fate bravi bravi la fila, vengono chiamate prima, scavalcano tutti, spavalde in modo ingiusto. Ma ovviamente hanno delle precedenze che a voi sfuggono, mostrano una odiosa e offensiva familiarita’, una connivenza con le maledette sportelliste che e’ l’unico motivo per cui VOI siete ancora li’ con le vostre stracazzo di bollette in mano, e loro sono fuori in un attimo, per cui voi siete pronti a farvi umiliare pubblicamente, a farvi spiegare per l’ennesima volta che NO, ovviamente non bastano i documenti che avete portato, occorrono ben altre carte, ben altre deleghe, ben altre scartoffie per ottenere cio’ che si vuole. Qualunque cosa sia.

Ma avete letto bene. Da oggi non parlo piu’ di me. Parlo di VOI.

Io oggi ero uno di quelli che scavalcava la fila i-n-t-o-c-c-a-b-i-l-e. E uscendomene fra mille occhi colmi di invidia e rancore della gente ancora in attesa, salutavo leggiadro cinguettando "Certo cara, grazie mille sei stata gentilissima guarda, ti aspetto a scuola, dai vieni venerdi che facciamo l’iscrizione della tua figliuola, ma si che te lo faccio lo sconto. Buona giornata!"

Dream vs nightmare

August 27th, 2007 | By benty in Senza categoria | Comments Off on Dream vs nightmare

Fine settimana onirico. Campeggio libero in spiaggia a Sithonia, una caletta irraggiungibile a voi comuni mortali, una luna sfavillante sulla sabbia candida e lo sciabordio delle acque di cristallo a cullare i nostri sonni, fra una birra e una insalatissima Riomare, io che faccio finta di cantare Poatcard from Italy (ma anche Ti ringrazio mio signore) alla chitarra e lei che ride come una matta. Una scena surrealmente bella, in cui l’unico elemento di disturbo e’ stata una volpe affatto intimidita dai campeggiatori abusivi all’evidente ricerca di cibo. Il giorno dopo, sotto un solleone, il movimento massimo consisteva nello spostarsi dall’asciugamano alla riva per rinferscarsi, davanti a noi il monte Athos si stagliava imperioso se avevi voglia di nuotare appena oltre gli scogli. Abbiamo proseguito poi sorseggianto delle "Claritas" sotto ombrelloni di canne, rimirando le rovine bizantine di Toroni su un mare sbrilluccicante in modo irreale. Abbiamo coronato degnamente la giornata spendendo la bellezza di 10 euro a testa per mangiare pesce e poi per bere un caffe’ al tramonto, con un panorama mozzafiato sul mare compreso fra la prima e la seconda propaggine della penisola. Ci aspettava un ritorno senza traffico, accompagnati da vecchi brani di Jens Lekman, con la citta’ finalmente rinfrescata da una pioggia salvifica e ancora negli occhi i colori violenti del mare, dal blu scuro al turchese dal verde bottiglia all’azzurro.

La mattina del lunedi’ e’ subito un incubo. Comincia alle sette con una sveglia brusca, alle sette e un quarto chiama l’ex padrone di casa che vuole farci rimuovere l’insegna della scuola, urlo cosi’ tanto che sveglio la mia dolce meta’. Alle 7.20 chiama il nuovo affittuario che dice che invece no, se la tiene lui l’insegna (gli serve che sono un comiato politico, fra tre settimane ci sono le elezioni), e dico va bene, convinto di aver chiuso un affarone, alle 7.25 chiamo quello della rimozione tabelle – che avevamo contattato con fatica da una settimana – gia’ pronto con la gru e lo mando a casa. Lui mi manda giustamente senza alcuna fatica affanculo. Alle 7.30 mi chiama la socia e mi si fotte senza vasellina, dice che ho fatto una stronzata, io difendo fiaccamente le mie posizioni. Alle 9.00 accompagno la mia fidanzata al lavoro rincuorandola sulle nostre floride condizioni economiche, ecco brava, adesso fai bancomat e ritira i soldi che ti ha regalato mamma’ per il compleanno, sisi, non c’e’ problema vedrai ce la faremo, penso a tutto io, dai dammi 50 euri. Verso le 10 viene fuori che ha ragione la socia e ricomincia il circo delle telefonate che si ripete altre tre volte. Alle 10 e trenta pago il resto dell’affitto all’avidissima padrona di casa mia e resto senza un euro. Intanto il resto della Grecia e’ in fiamme,  qui e’ subito ritornato il caldo fottuto, siamo a 34 gradi, ma in compenso adesso ci sono anche le zanzare di notte. Chiamano quelli delle Pagine Utili, che hanno pure sbagliato a scrivere l’indirizzo della scuola e pero’ vogliono il resto dei soldi, trovo modo dunque di lititgare pure con loro. Conclusione della mattinata lavorativa: siamo tutti in stand by, io la socia, l’ex padrone, l’affittuario politicante, quello della gru, quelli delle Pagine Utili e soprattutto la mia ragazza.

A ripensarci adesso mi manca pure la volpe sfacciata. Non tutti la pensano cosi’.

Benty vs meccanici greci

July 6th, 2007 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

La mia auto ha vari problemi, oltre al fatto che è la mia, quindi soggetta a trasformarsi in tempo record in un immondezzaio. Fra questi ulteriori problemi un rumore inquietante di origine ignota e qualcosa di veramente grave ai freni. Il che mette a rischio anche l’incolumità della stessa donna che se ne serve per recarsi al secondo lavoro con cui al momento mi mantiene, la stessa donna di cui al post più sotto e ancora sotto (sento già i vostri commenti, "ma guarda questa povera crista quante ne deve passare").

Finalmente trovo modo e tempo di recarmi da un meccanico. Ne ho uno sottocasa. Gli porto la macchina. Gli spiego i problemi, gli dico che quest’estate dovrò andarci in Italia e voglio viaggiare ragionevolmente sicuro. Gli lascio la macchina per tre giorni. Quando vado a riprenderla mi dice che:

1) Il rumore non si sa da dove viene

2) I freni gli sembrano a posto

3) Fanno 20 euro, che nel dubbio ho cambiato le pasticche, graziearrivederci

Allora tosto mi reco alla ricerca di uno serio, giro e rigiro il mio sobborgo da 100.000 anime e ne trovo uno che si occupa solo di bmw. Entro, mi guardano malissimo, chiedo se si trova un meccanico nelle vicinanze, i loro sguardi da malevoli si trasformano in irridenti.

No, non ce ne sono notoriamente da queste parti, il più vicino è a millemila chilometri da qui, oh spovveduto turista italiano.

A parte che non sono turista. E poi non mi do mica per vinto, o stronzissimi meccanici greci al soldo della biemmevu che poi qui la chiamate bemevè che proprio non si può sentire. E mi metto alla disperata e solitaria ricerca di un meccanico amichevole. Giro e rigiro, e ne trovo uno a cinquecento metri dagli stronzissimi. Per entrare nel sotterraneo c’è una curva a gomito con pendenza del 70% e larghezza di due metri scarsi che richiede la patente sportiva. Chiedo se posso lasciare la macchina lì a uno che sta fuori e sembra aggiustare un’ambulanza, mi dice, no, oh sprovveduto automobilista di lingua scarsamente ellenica, devi entrare nel tunnel della morte. Dico io rassegnato, vabè. Mi inoltro ed esce un altro sbraitando e insultando, madovecazzovaimbecille. Ormai mi trovo a metà della discesa agli inferi. Quindi mi esibisco disinvoltamente in una partenza da fermo in retromarcia su vicolo con pendenza che nel frattempo sembra aumentata, il tutto condito da insulti di vario genere che ora coinvolgono anche un paio di passanti. Infine parcheggio e scendo, spiegando inutilmente che quell’altro mi aveva detto che. Poi gli spiego i problemi, gli dico che quest’estate dovrò andarci in Italia e voglio viaggiare ragionevolmente sicuro. Gli lascio la macchina per tre giorni. Quando vado a riprenderla mi dice che:

1) Il rumore non si sa da dove viene

2) I freni gli sembrano a posto

3) Fanno 20 euro, che nel dubbio ho cambiato l’olio, graziearrivederci

Mi tengo dunque la macchina guasta oltre al caldo di cui al post precedente. Stabilito come x il numero di bestemmie al minuto pronunciate in una giornata a temperature normale, elevato alla n per quanti gradi centigradi ci sono al momento, moltiplicato per 1/y, stando per y le possiblità di trovare un meccanico che aggiusti il trabiccolo in tempo utile, calcolate le possibilità che mi rimangono di andare in paradiso una volta giunto nell’aldilà.

Benty vs tecnico dell’aria condizionata

July 6th, 2007 | By benty in Senza categoria | 1 Comment »

Questo e’ un blog di servizio, l’avrete ormai intuito. Siamo qui a farvi capire come funzionano le cose da queste parti, a mettervi al corrente, o meglio in guardia. A grande richiesta tornano le vere tragedie greche, le conversazioni impossibili e a breve (consideratelo un regalo del sotoscritto) la rubrica "dammi tre parole" che tanto lustro diede a questo blog azzurrino a suo tempo, scatenando anche qualche riprovevole incidente diplomatico. Ovvero, Impara il greco con Benty in soli 25 anni, o ti restituiamo i soldi.

Andiamo ad iniziare con il tecnico addetto al ripristino dell’aria condizionata. Come pochi post sotto accennavo la Grecia e’ stata colpita da un’ondata di calore anomala circa una settimana fa, temperature che hanno lambito i 45 gradi. Chiamo in ritardo il tecnico per aggiustare l’aria condizionata

tecnico uno (consigliato dalla padrona di casa) si certo, capisco. Vengo stasera

contattato due giorni dopo: vengo domani

contattato all’indomani: forse oggi pomeriggio

Intanto provvedo all’acquisto e al montaggio di un ventilatore, che ci ha letteralmente salvato la vita. Contatto un secondo tecnico: vengo stasera.

(dieci giorni dopo chiama come se fosse la cosa piu’ naturale del mondo) verrei domani mattina

benty: la mattina non ci sono, facciamo il pomeriggio?

tecnico due: si certo, chiami che fissiamo l’appuntamento

Per essere certo vado a fissare l’appuntamento di persona nel loro ufficio. Mi accoglie un vecchio scorbutico. Gli espongo la ragione della mia visita, sono qui, mi dica quando verrete.

Vecchio scorbutico: eh ma lei aveva detto che la mattina non poteva, ora i ragazzi sono in giro, non so quando finiscono. Quando finiscono passeranno.

benty: si, certo capisco. Ma quando finiscono? Sa, avrei un lavoro, magari potremmo concordare un’ora e …

vecchio scorbutico: no, non si puo’ deve apsettare a casa

Non importa se hai una vita che prevede sporadiche uscite dalle mura domestiche. Devi aspettarli e forse, quando potranno verranno. Occorre avere pazienza e fede. Realizzo dunque che la salvezza dai colpi di calore in questo paese e’ riservata alle categorie quali casalinghe, pensionati e paralitici costretti a letto, mi arrendo e mi tengo il caldo. Gli improperi verso il Creatore aumentano di volume, intensita’, e devo dire con un certo qual compiacimento anche in fantasia.

Alitalia vs Benty

July 4th, 2006 | By benty in Senza categoria | 9 Comments »

Aeroporto di Fiumicino, ennesimo ritorno, mi reco al banco per il check-in, la signorina Alessandra mi dice spavalda "Prima di tutto vorrei farle un’offerta. Il suo volo e’ in overbooking, (tutta questa gente che vuole andare a Salonicco? ndB) quindi cerchiamo volontari che rinuncino al viaggio di stasera. In cambio le offriamo una notte all’Hilton e 350 euro da spendere in voli Alitalia. Domani sara’ a Salonicco alle 13. Le interessa?".

Probabilmente il mio leggero entusiasmo trapela dal fatto che inizio a fare capriole urlando "Urrah!",  e facendo la danza del Moonwalk. Mi vedo gia’ in vasca idromassaggio a fare aromaterapia mentre mi portano la cena in camera, e soprattutto un biglietto gratis per questa estate, la fantasia galoppa.

Mi dice la signorina, soddisfatta di aver trovato un altro cliente disponibile a rinunciare al biglietto, di ripassare fra mezz’oretta, che sistemiamo tutto. Nel frattempo spendo fortune in carte telefoniche, devo dirlo a tutti, guardate cosa m’e’ successo, che cosa fantastica, la fortuna mi arride, mamma’ ho fatto bingo quest’estate torno con l’aereo e non pago, amore mio quest’estate ce ne veniamo in Grecia gratis,  zia aspettatemi che stasera mi fermo a Roma di’ a mia cugina di prepararsi che stasera ce ne andiamo a bere e non sai cosa mi e’ successo, la vita e’ meravigliosa. A Dio se esiste devo cominciare ad essere simpatico. Questo penso.

Torno al desk dopo mezz’ora, la signorina mi dice di aspettare ancora tre quarti d’ora, ma di non preoccuparmi, che all’hotel mi portano loro. Tanto e’ tutto a posto. Questo mi dice.

Girovago felice per l’aeroporto, che non mi e’ sembrato mai cosi’ bello e colorato. Evivva l’Alitalia, evviva l’Italia, evviva gli aerei e gli alberghi di lusso e i biglietti gratuiti. Ma che cosa fantastica, va a finire che vinciamo pure il mondiale.

Se avessi una memoria storica mi sarei fermato a pensare. Mi sarei insospettito. Al netto di un sano vittimismo dovrei essere consapevole che a me queste fortune non capitano. Mai. Quindi c’e’ qualcosa che non va. Avrei dovuto restare calmo. Ma la mente era gia’ rivolta ai miei conti in banca salvati dall’Alitalia, almeno per questa estate. Troppa grazia.

Al terzo ritorno al desk la signorina Alessandra, un po’ meno sorridente, mi dice che l’emergenza overbooking non c’e’ piu’, e che l’aereo parte fra diedci minuti e che quindi avrei dovuto fare in fretta. Non ho tempo nemmeno per bestemmiare a dovere, nemmeno per dire, "Ma come? Mi aveva detto che…". Cellulare senza batterie, impossibilita’ di avvertire tutti quelli che avevo messo in all’erta. Nervi, odio per l’Alitalia, per gli aerei, per tutti.

Come per Fantozzi in una celebre scena scomparivano il ficus benjamin dall’ufficio, e la poltrona in pelle umana, cosi’ i miei sogni si sgretolano mentre corro angosciato e amareggiato verso il cancello 8. Niente aromaterapia, niente drinks romani, niente viaggi estivi a carico dell’Alitalia, niente cena in camera. Corri e zitto.

Arrivato li’ il volo viene ritardato prima a terra, di mezz’ora, fra gli insulti di greci diretti a Salonicco, portoghesi diretti a Lisbona e spagnoli diretti a Barcellona. I voli si erano sovrapposti, le uscite cambiavano ogni dieci minuti, le traduzioni (solo in inglese) dei comunicati approssimative e come sempre inascoltabili. Nell’aereo abbiamo aspettato un’altra mezz’oretta, con navette che portavano ogni 10 minuti dalle tre alle quattro persone, famiglie dislocate negli ultimi posti disponibili a macchia, roba che manco alle gite delle elementari, fra le urla strazianti dei bambini che volevano stare vicino a papa’ e invece venivano dirottati su altri posti, valigie che non entravano piu’ da nessuna parte, gente in piedi che urlava, panico organizzativo gestito da personale provato, comprensibilmente nervoso e su cui i passeggeri hanno pensato bene di scaricare ogni sorta di improperi.

Nessuna spiegazione da parte dei piloti, ci hanno detto solo scusate il ritardo, ma non e’ colpa nostra, in inglese non hanno tradotto manco quello, solo Thanks for your patience. Evidentemente non capivano gli insulti in greco, altro che patience.

Ovviamente non ci servono la cena nell viaggio di due ore (anche se l’ora sarebbe adatta) ma degli schifidi paninetti con la sottiletta, a differenza di tutte le altre compagnie greche che fanno quella tratta.

Arriviamo tardissimo, tutti arrabbiatissimi e stravolti e io di piu’, che ho capito anche che nella vita non faro’ mai l’aromaterapia e l’idromassaggio e anzi sono tutto sudato da far schifo. Se ricordo bene non hanno tradotto in inglese neppure il tipico messaggio che fanno in genere dopo lo sbarco "Speriamo di avervi presto di nuovo a bordo". Li avrebbero impalati, giustamente.

Benty vs Professionals – part three

September 4th, 2003 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

Anni fa il vostro adorabile Benty era fidanzato in Italia, addirittura a Fabriano. Da non crederci, direte voi. Oppure direte "Ah". E cliccherete sulla crocetta in alto a destra. Comprensibile. Lei era ricca, molto ricca, altra casta sociale (a Fabriano la società è tutt’ora divisa in caste, se non lo sapevate). Andavamo in giro per la ridente cittadina e lei mi diceva "Lo vedi questo ? E’ mio". Si riferiva ad un palazzo di tre piani situato in pieno centro. "La vedi questa ? E’ mia" e mi indicava una collina coltivata a vigna. Proprio una collina, mica un pezzetto. Ci eravamo conosciuti ad una festa dove io mettevo i dischi, entrambi ubriachi, e io l’accusai di avermi trafugato un paio di cd. Quando voglio so come far impazzire una donna. Fu subito ammmore. Litigavamo spesso per motivi politici, lei era destrorsa convinta, famiglia di imprenditori, Berlusconi era da un paio d’anni salito al governo, lei lo aveva ovviamente votato. La passione durò poco : finì, un po’ nella noia, un po’ perchè io quella volta feci , forse , l’unica scelta egoista ed azzeccata della mia esistenza, decidendo che era più importante partire per fare l’erasmus a Lisboa che avere una ragazza. Poi non partii più quell’anno, ma quello dopo. Ma questa è un’altra storia e figuratevi che ve ne frega a voi. La ragazza comunque si consolò presto, con uno più grande di lei (lei era già più grande di me di tre anni). Un notaio giovane, ricchissimo, di successo, con una discreta notorietà nel circondario. Poco dopo che si erano messi insieme lei mi telefonò, una sera, e mi raccontò, fra le altre cose, che il tipo non le permetteva di indossare scarpe da ginnastica. "Sono scelte" commentai. Seppi tempo dopo che si erano poi sposati, credo che adesso abbiano un figlio.

Oggi sono andato dal notaio. Era lui. Alto, distinto, elegantissimo, più che abbronzato carbonizzato,direi, occhi di ghiaccio, nessuna inflessione dialettale, poco espansivo. Un notaio d’altronde. Capelli cortissimi, biondo scuro, con un qualcosa di nazista. Successo e ricchezza evidenti ma non ostentati, controllo assoluto della situazione, un vero dominatore sociale. Pareva preso da certe interviste a professionisti che fanno di solito su Cosmopolitan. Si, ogni tanto mi leggo Cosmo, ce l’ho nella pila di riviste in bagno a Salonicco. Così sapete che letture vi aspettano se mi venite e trovare.

L’aitante notaio doveva leggerci un atto di non so che tipo. E dire che quelle cose le ho pure studiate. Ci siamo stretti la mano alla fine, con un interminabile sguardo. Dritto negli occhi, a brave distanza, neppure l’ombra di un sorriso. Nè mio, nè suo. Credo sappia chi sono io. Non credo impazzisca di gioia a pensare che la madre di suo figlio, non più di sette anni fa, stava con me. Magari mi spingo troppo in là con l’immaginazione , ma credo che il suo volto ben rasato abbia tradito un minimo sussulto di disgusto. Me lo immagino tornare a casa e dire a sua moglie "Cara, indovina chi è venuto in studio stamattina? Il tuo "ex", quel capellone comunista, ah ah! Ma come facevi a stare con uno così ? Neanche la barba si era fatto. Dovevi essere proprio disperata in quel periodo". Credo che anche lei debba essere percorsa da brividi poco piacevoli, pensando con chi sarebbe potuta finire. A dire il vero pure io, però.

Forse , sicuro, ci piace di più

August 21st, 2003 | By benty in Senza categoria | 1 Comment »

Adoro il confronto diretto con i professionisti, specie se giovani, poichè mi immedesimo meglio, in quanto scatta subito (nella mia capoccetta) il confronto. Ricorderete della mia incondizionata ammirazione per l’elettrauto greco. Oggi giornata di banca. Lei, allo sportello, amichevole oltremodo. Da giovane aveva anche saltuariamente bazzicato una specie di gruppuscolo che avevamo, agli albori delle gioiose scoperte dei prodigi alcolici. Non lo so se si tratti davvero di un ricordo o solo di una suggestione, ma ho una specie di immagine sfocata di lei di qualche anno fa. Rimmel che cola dagli occhi e le sporca la faccia pallida, barcollante stordita , sorretta da qualcuno, ha appena vomitato o sta per farlo. Era stata per un periodo anche ambita , sebbene su di me non avesse mai esercitato alcuna sorta di fascinazione . Credo fu una fase fugace della sua gioventù che adesso ricorderà con simpatica benevolenza come il suo periodo ribelle, ora rimosso per sempre. Oggi è indiscussa dominatrice della situazione della sua filiale di banca, si è sposata, sembra avere la sua vita sotto controllo totale. Vedo in lei quella sicurezza che raggela , a tratti ; quella che io non credo arriverò ad avere presto, quella sicurezza che prescinde dalla sfera economica, forse anche dalla vera e propria posizione sociale. La sicurezza di essere un personaggio definito, riconoscibile e catalogabile facilmente dalla società. La sicurezza che ti porta a rispondere senza tentennamenti, giri di parole o ipotesi fantascientifiche a domande quali "Cosa fai?" e "Stai bene ?". Poi siamo passati a lui. Camicia blu aperta a mostrare un catenone d’oro, abbronzato, ben rasato, basetta coltivata. Competente, rassicurante, cade su un paio di congiuntivi, dice parole come "switchato". Mio padre pende dalle sue labbra. Non credo che sia molto più grande di me, forse 4 o 5 anni di differenza. Forse i miei stessi studi. Lo ascolto e mi perdo nel suo disquisire di fondi obbligazionari, azionari, monetari, tassi di interesse e indici. Io dovrei saperle come lui queste cose, le ho studiate per 10 anni, cazzo. E invece no. Me ne sto zitto in ascolto, fino a che la mia attenzione provata comincia a focalizzare una specie di intervista doppia, tipo le iene : una domanda secca , una risposta a bruciapelo prima mia poi sua, su uno schermo diviso verticalmente in due. Il pubblico avrebbe riso solo alle mie risposte, e non perchè più simpatiche. Non so cosa mi avvilisce di più, se la mia condizione del tutto fuori dai binari che avevo (avevano ?) tracciato per il mio destino o il timore che avrei meglio soddisfatto le aspettative di mio padre se avessi saputo cosa è un Kilovar e un fondo azionario gestito. Invece io stavo calcolando quanto mancava all’Homesleep weekend, alla partita di calcetto di stasera, a settembre per comperare Ratman a scaricare qualcosa ancora degli Smiths. Il refrain di una certa canzoncina di Beck comincia a suonarmi autobiografico in modo impressionante. Meglio non pensarci, ma poi alla fine non è che mi rattristo più di tanto

Benty vs professionals (1)

June 13th, 2003 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

E’ bastato un attimo per capire la verità. Un nulla. Una verità amara e dura da digerire. Accorgersi in un flash che nella mia vita ho sbagliato proprio tutto. In un secondo ho visto come stanno le cose e sono stato assalito dal rimpianto, per come sarebbero potute essere e invece non saranno mai. E’ bastato che lui mi parlasse. Mi ha aperto gli occhi , ma ormai è troppo tardi per cambiare. Avrei voluto diventare esperto e pratico come lui, rapido, concreto, intuitivo, efficiente. Fottuto elettrauto, io ci metto 3 giorni a tirar su 70 euri, e ci ho pure studiato 10 anni.