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Titoli scontati: il mio grasso grosso matrimonio greco

May 23rd, 2008 | By benty in Senza categoria | 18 Comments »

Alcuni ultimi – si spera – flash dalle mie nozze, in pratica l’equivalente dell’album delle fotografie. Una specie di post-pagella, un ringraziamento a punti sparsi.

Un grazie all’Alitalia. Il primo carico di invitati arriva e la nostra gloriosa compagnia di bandiera gli perde i bagagli. Per rendere tutto piu’ avvincente quel giorno Salonicco sembra la Val Padana, 9 gradi, pioggia,  cielo plumbeo, Benvenuti in Grecia, "o pais’ do sole". Come non bastasse al povero Tommaso gli si incricca la schiena. Quindi ben prima del suo primo tsipouro (da cui sviluppera’ poi una vera e propia dipendenza) deve farsi delle overdosi di Voltaren per sopravvivere. Non si riescono a trovare macchine da noleggiare. Ciliegina sulla torta la sposa resta chiusa in camera da letto per due ore, col rischio di farsela addosso, a causa di una maniglia rovinata che avevamo provveduto a far cambiare appena il giorno prima. Quando si dice partire col piede giusto. Tenaci.

Un secondo grazie all’Alitalia, che col secondo carico di ospiti in arrivo pensa bene di ritardare il volo a causa di un guasto, di farli scendere dall’aereo rotto, e di farceli risalire dopo un paio d’orette, cosi’ da farli viaggiare tranquilli. Ma si dai, diamogli pure dei meritatissmi finanziamenti statali ! Competitivi.

Un grazie al folle Michele, che subito dopo una soberrima vacanza ad Amsterdam, (o forse ancora sotto gli effetti di) decide d’un tratto di onorarci di una visita a sorpresa, in solitaria in moto, e me lo ritrovo a casa cosi’, all’improvviso. Non ho avuto il cuore di dirgli a quel punto che non era stato nemmeno invitato, e quindi l’ho ringraziato, come sempre, sacrificando al suo altare un paio di giovani vergini greche. Vergini si fa per dire. Mi-ti-co.

Un grazie a tutti i parenti e agli amici che hanno sborsato una cifra astronomica in stanze d’albergo pur di esserci, accontentandosi di sistemazioni piuttosto discutibili. In particolare vorrei menzionare Berna, che ha tranquillamente abbandonato a se’ stessa la sua giovane famigliuola per venirsi a fare una tre giorni alcolica in Grecia, e pure Meck e Cri, che a dispetto di tutti gli altri ospiti sistemati dagli sposi in un’alberghetto sfigato, per lo stesso prezzo si sono sistemati nel migliore hotel della citta’, in virtu’ di una incredibile botta di culo presentatasi sottoforma di pacchetto offerta col loro volo. Gli altri ospiti combattevano con gli scarafaggi, mentre loro si facevano le saune incluse nel prezzo. Invidiatissimi.

Un grazie alle mie cuggine de Roma, Ele e Ba, solite mattatrici indiscusse, instancabili nottambule, ballerine, intessitrici di relazioni sociali a manetta. A fine permanenza si sono ritrovate, piu’ o meno consapevolmente, ad aver invitato mezza Salonicco a casa loro per l’anno prossimo. Cuggine, se vi pare che stiano scherzando aspettate l’anno prossimo, e vedrete che purtroppo facevano molto sul serio. Inossidabili.

Un grazie a Tolis, il figlio della piu’ vecchia puttana di Verona e impagabile aiuto dj nella festa al Flou. Poi siamo arrivati io e Enzop e si e’ scatenata l’apocalisse, peccato non averne memoria. Alcolista.

Un grazie a Enzop e Serena (ciao Sere’!) che vengono accolti in suolo tessalonicese al grido di "Che ce frega d’Alemanno noi c’avemo Enzo P!". Coinvolgo suo malgrado Enzo in un dj set al Flou, dove mi lascia la consolle su un pezzo dei Sonic Youth che non ricordo, ma che consisteva in venticinque minuti di distorsioni. Lui si che sa come farsi amare dalla folla. Per non farci fare lingua in bocca a fine serata ci hanno dovuto trattenere con la forza, nonostante la nostra sbandierata eterosessaulita’. Tutto perche’ gli ho messo gli Art. 31 e Curre Curre Guaglio’ che pareva di stare rint’o cientr’ social’ occupat’ e non in Macedonia. L’ultima toccante  immagine che ho di lui e’ vederlo cantare a occhi chiusi "La societa’ dei Magnaccioni" da me personalmente eseguita alla chitarra la sera del banchetto, e per giunta a piedi nudi, con un trasporto e una commozione che nemmeno certe fan di Gigi D’Alessio. Straziante.

Un grazie a nonno Vittorio (nonno della sposa ma mo’ pure mio) che ha rubato presto la scena agli sposi, ha ballato come un matto, si e’ divertito, ha parlato a tutti i greci in italiano facendosi capire piu’ di me quando parlo in greco, e si e’ dimostrato semplicemente un mito vivente a cui andrebbe edificata una statua in oro massiccio. A 90 anni si e’ sobbarcato un viaggio che smidollati del mio calibro a stento reggerebbero, ed era la prima volta che si recava all’estero nella sua lunga vita. Tutto cio’ per accompagnare la sposa all’altare. E non c’era manco l’altare. Commovente.

Un grazie alle mie studentesse Dimitra e Cristina, fenomenali nel coinvolgere chiunque – soprattutto nonno Vittorio – nei piu’ sfrenati balli greci, e rendendo il loro professore orgoglioso come un pavone per come snocciolavano parolacce. Animatrici.

Un grazie al tempo che ci ha fatto temere il peggio per tutta la settimana prima delle nozze e invece poi, la sera del banchetto, ci ha regalato una serata talmente mite da poter mangiare tranquillamente in riva al mare, nonostante le reiterate catastrofiche previsoni della sposa/Cassandra. Secondo lei avrebbe sicuramente nevicato. Incoraggiante.

Un grazie ai miei, in particolare a Bradas, sempre pronto a intonare baritonalmente O’ Sarracino  al momento giusto abbandonando la povera Ila, futura sposa al suo destino, e a Sista, sempre pronta ad alcolizzarsi abbandonando la povera figlia Bea a se’ stessa. Buon sangue non mente. Genetici.

Un grazie alle amiche della sposa, anche perche’ si sono dovute sorbire la mia pesantissima compagnia per quasi tutta la loro permanenza, visto che la mia consorte, di mattina, preferiva giustamente dedicarsi al sonno antirughe piuttosto che a fargli vedere quelle 4 cose degne di essere viste a Salonicco. In particolare mi restera’ nel cuore la serata del martedi’ prima delle nozze quando, come ogni settimana, ho messo i dischi all’Ekkentron. Mara -l’ultima delle sue amiche ad atterrare in Grecia addirittura dalla Germania! – era arrivata quella sera stessa, tutti gli altri erano spossati da una giornata di duro turismo, Tommaso ancora alle prese con la schiena scricchiolante. Arrivano tardi, stanchi e determinati ad andare a letto presto. Mia moglie mi fa "Guarda, siamo passati solo per un salutino, se ci devi offrire ‘sto shottino fai in fretta che fra dieci minuti siamo fuori di qui". E’ bastato uno sguardo di intesa col barman. Dopo tre ore di danze sfrenate, all’ottavo giro di sfinnaki, sono usciti barcollando e cantando all’unisono "All that she wants" e le 4nonblondes. Lo ritengo un trionfo personale. Eroici.

Un grazie a mi compadre Juan e a tutti gli amici greci, che dal niente mi hanno tirato su, la sera prima delle nozze, una fenomenale sagra di paese a casa sua, nel suo splendido giardinetto dotato di amache. Pressoche’ senza preavviso gli ho portato a casa quaranta persone che si sono abboffate di deliziose fideua e tortillas, tornando a casa brille e entusiaste. Fenomenali.

Un grazie alla sposa, arrivata in comune sotto i fumi dell’alcol, e che afferma di non avere capito assolutamente nulla di quanto pronunciato dagli officianti presso il municipio. Dice che il fatidico si’ le e’ stato estorto con il raggiro e l’inganno. E’ bello sapere che l’amore trionfa sempre su tutto, anche sulla reale intenzione di sposarsi. Inconsapevole.

Chi di blog ferisce

July 26th, 2007 | By benty in Senza categoria | 7 Comments »

Hai un blog dalle alterne fortune ormai da quattro anni. Alterne fortune e’ dire tanto, ma ti ha dato le tue porchissime soddisfazioncine. Inoltre hai una fidanzata fuori dal comune, di quelle che stenti a volte ancora a credere a tanta grazia piovuta dal cielo, da oltre un anno. Con la tua fidanzata a volte ne parli di questo benedetto blog e la inizi ai piaceri di altre e ben piu’ meritevoli letture blogghiche. Regolarmente la povera donna ci va sotto. Nonostante cio’ non potete ancora definirvi una coppia apertamente disfunzionale, ma a un certo punto le dici: ma perche’ non te ne apri uno pure tu?

Ora capisco benissimo che questa puo’ sembrare la tipica frase del fidanzato sfigato blogger, ma d’altra parte e’ anche un riflesso condizionato dal fatto che lei oramai di blog ne legge, ne parla, ne cita, ne scopre, ne segnala, ne compra i libri addirittura. In realta’  il tuo incoraggiamento e’ dovuto al fatto che lei abbia oggettivamente da sempre il dono naturale della scrittura. Al di la’ del fatto che poi sia la tua fascinosissima fidanzata. Voi liberissimi di non crederci, ed eventualmente – fra un po’ –  di ricredervi. Tanto e’ vero che ancora intatti conservi i vostri adolescenziali carteggi di 15 anni fa, pensa un po’.

"Se ti aprissi un blog avresti un sacco di successo", le dicesti a un certo punto. Lei si schermi’, "Nono, sono troppo pudica per esibire quello che scrivo al pubblico ludibrio, e troppo narcisa e sensibile per non restare ferita dalle loro eventuali critiche". Tu le dici, "Si in effetti, tu parli di "cose abbastanza morbose" il che potrebbe renderti assai popolare nella blogpalla, ma poi anche ci hai i retaggi cattolici che te lo impedirebbero, questo spudorato smascherarti". E poi – maledetto sia quel giorno e sia anche la tua lingua – butti li’ anche la spacconata triste, triste da mettersi a piangere ancora oggi, di quelle che sai che un giorno te le ricacceranno in gola o su per il culo, ma pero’ tu fai lo sborone lo stesso, ed ormai e’ troppo tardi e ti esce "E poi con tutti i blog che ci sono oggi in giro se non ti linko io chi ti legge?". Ah ah ah. un sacco forte.

Chissa’ se e’ stato allora amore mio che hai deciso di darmi una lezione su vari fronti. Uno, sulla proverbiale imprevedibilita’ femminile, e sul fatto che voiuomini non ci capite davvero una mazza di noidonne. Due, sulla proverbiale mia stronzaggine, tse’ ci ho il blog da 4 anni, che ne sai te della vita. Tre sul tuo indiscusso talento di creare, raccontare, portare le tue pippe mentali ad estreme conseguenze scritte che con uno sforzo minimo a farti emergere dalla blogmelma ci avrebbe messo poco o niente.

Fatto sta che ieri sera, davanti al mio bel piatto di garganelli ai gamberetti e pomodoro, me l’hai confessato, messa ineluttabilmente all’angolo da eventi – gioiosissimi – prossimi futuri. E mi sono sentito dentro un Truman Show. Tutti sapevano tranne io. Perche’ la’ dentro, nel tuo stracazzo di blog da 200 accessi al giorno realizzati in tre mesi –  ci sono pure pezzeti di vita mia, da cui tu poi elabori, remixi, esondi, sbarelli, inventi traiettorie, che per certi passaggi ricordi alcuni scarti laterali che odorano di genio, una mezz’ala di quelle come non ce ne sono piu’, dal dribbling fulminante, un numero dieci di quelli che da soli valgono il prezzo del biglietto. E io, che il campioncino ce l’avevo in casa sotto mentite spoglie, me l’ero perso. Cresceva fra gli applausi di tifosi ogni giorno piu’ numerosi e appassionati, e ignorato da me, quello che-di-internet-ne-sa, quello-col-blog-di-quattro-anni-che-se-non-ti-linko-io-non-ti-leggera’-nessuno. Ah ah ah. Un sacco forte.

Sono dunque qui a ricoprirmi il capo di cenere, a fare pubblica ammenda, e non certo a dedicare un ovvio marchettone al tuo blog, che ormai vola alto, sicuro e solo, e non e’ sicuramente dei miei miserrimi link che abbisogna per raggiungere la giusta notorieta’ che gli spetta. Certi fratelli sapevano e sono rimasti silenti e conniventi, accodati al tuo culto in espansione come l’universo, che in tre mesi ha portato alla ribalta te e il tuo blog. Sto approntando la categoria di link "blog traditori" qui sulla sinistra, limbo in cui rinchiuderli per sempre, mefistofelici tramatori alle spalle di un onesto libero professionista quale mi ritengo tutt’ora.

In realta’ ora che lo so l’esperimento dovrebbe avere termine, (cosi’ recita l’intestazione del tuo blog) ma invece sono qui a dirti che per me leggerti restera’ sempre uno di quei piaceri universali, oggettivi, e gioisco della tua decisione di condividere tanta bellezza scritta con gli altri. Direte, embe’ potevi dirglielo stamattina mentre prendevate il caffe’, ma sai benissimo che adesso siete una coppia apertamente disfunzionale, e forse d’ora in poi vi parlerete solo sui commenti del blog.

Dunque, signore e signori, ecco a voi in tutto il suo blogghico splendore la mia fidanzata, che – fatevi pure rodere il fegato – e’ bella tanto per quanto scrive bene. Pattymeet in Gallivant.

So quando mi trovo di fronte a un genio : Semo gente de Fuligno, Gianluca (Gianluigi?) Ginorra

July 12th, 2007 | By benty in Senza categoria | 13 Comments »

Si certo, ieri tutti a struggervi per gli Arcade Fire a Ferrara, che poi scommetto non sapete manco le parole di una loro canzone a memoria. Ma intanto non siete capaci di riconoscere la classe di certi protagonisti nostrani, che non siano nella vostra piduistica (cfr bdd) cerchia. Affetti da provincialismo cronico vi lasciate sfuggire perle come questa che io, attento osservatore col privilegio della maggiore oggettivita’ dovuta alla distanza, vi propongo da buon ultimo. Purtroppo non sono io a scoprirlo Gianluca Ginorra, ad apprezzarne per primo lo spleen, la poesia che si fa vita quotidiana, la forza devastante del neorealismo imposta dal dialetto, la rassegnazione a una vita che non si puo’ cambiare, a una condizione che sembra senza vie d’uscita, la sofferenza shoegaze, o caciottagaze che trasuda impietosa, come la lacrima dalla forma di pecorino. Altro che Perturbazione, altro che Smiths. Ascoltate. Un giorno mi ringrazierete.

Gente de Fuligno

Si tu me vedi sull’uscio della porta mentre faccio l’unginetto o preparo ‘n panino cor salame pe’ mi fijo, oppure che scenno giu’ ‘n’gandina a prenne la bbicicletta porto su pure la caciotta torgo le molliche da lo tavolo e me metto a rassetta’ casa

si tu me vedi mentre sargo su n’ derazza a vede’ se li panni se so sciuttati li scenno ha piovuto ‘n’ ora prima so ancora umidi, secondo te co sta faccia cosi’ semblice umile e servizievole, de dove potemo da esse?

SEMO GGENTE DE FULIGNO, SEMO FATTI CUSCI’, SEMO GGENTE TANTO VONA, SEMO FATTI CUSCI’, NON CE POI DA’ ADDOSSO, NON EMO FATTO MAI DER MALE A NISCIUNO

si tu me vedi rincagnado e ringobbito perche’ m’hanno portato in matrimonio a Spoleto e io non ce volevo veni’. Chiedo n’ passaggio a n’ paesano de Fuligno, me lo danno, me bbuttano in machina,  me catapultano, me metto n’ machina cusci’

si tu me vedi che risargo su ‘n terazza e riscenno giu’ ‘n gandina a e mi moje me dice che so ‘rrivati i parenti da fori non li conosco, me dice che so de secondo grado, me dice va in paese a prenne na mozzarella, sto sul letto stracco, non vojo scenne, ariva na macchina me chiede indicazioni pe’ Terni, non c’ho voja de risponne, je dico "Va dritto pe’ cusci’ "

SEMO GGENTE DE FULIGNO, SEMO FATTI CUSCI’, SEMO GGENTE TANTO VONA, SEMO FATTI CUSCI’, NON CE POI DA’ ADDOSSO, NON CE LA POTETE AVE’ CO’ NOI

qui audio e video

qui solo audio streaming

qui l’mp3

Un grazie eterno e Ele e Gecco

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Per dare speranza al paese

February 23rd, 2007 | By benty in Senza categoria | Comments Off on Per dare speranza al paese

C’è bisogno di un rilancio, da parte di ognuno di noi, per dare speranza a un paese come il nostro, in evidente difficoltà. Anche dall’estero non esito a farmi carico delle mie responsabilità, e sono pronto a rilanciare l’Italia e gli italiani. Comincio da me stesso, rilanciando il mio trascuratissimo m-blog, l’antica arte dell’mp3 blogging. E lo faccio con uno degli orgasmi multipli che questo 2007, sovraccarico di uscite musicali, mi provocherà presto. Nuovo pezzo delle venerate Electrelane , qui.

Ricapitolando

October 12th, 2006 | By benty in Senza categoria | 3 Comments »

Vediamo se ho capito bene. Se avete un SUV pagate più tasse, perchè il Papa ha detto che non c’è più il limbo. A meno che non permettiate a quelli delle Iene di farvi un test istantaneo che rivelerebbe la vostra assunzione di stupefacenti, cosa che non renderebbe felici nè sindacati nè confindustria. No,allora ricominciamo. Se gli aerei dell’Alitalia volano perdono soldi, e quindi probabilmente ci penserà Google a comprarsela trasmettendo poi su Youtube dei video di aerei in volo che generino profitti. A meno che la zona grigia di Tronchetti Provera, quella del ceto medio che ha il SUV, smetta di vendere droga ai parlamentari. Non proprio eh? Allora ci riprovo. Bobo Vieri mentre guarda la Pupa e il secchione intercetta il governo coreano che lancia bombe nucleari sulla missione in Libano, urlando "Non siamo in una democrazia, questo è banditismo!". Ma se le cose stanno così non capisco poi perchè Berlusconi abbia fatto schiantare un elicottero contro un grattacielo di Manhattan in risposta allo scippo di retequattro, dichiarando sanzioni pesanti contemporaneamente contro Bush, la Corea e Fiorello in prima serata su raidue. Forse perchè le Iene lo avevano beccato positivo all’antidoping a bordo di un SUV che perdeva profitti?

Il fatto è che fra mezz’ora vado all’aeroporto ad accogliere quella donna meravigliosa che amo follemente, e quindi sono appena appena confuso. Dunque non vi lamentate se latito un po’

Buon John Peel day ! (e vendetelo quel SUV, che ingrigisce la zona mista)

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Nè triste, nè solitario, nè final

July 25th, 2006 | By benty in Senza categoria | 31 Comments »

Vedi amore, una volta io avevo un blog. Una di quelle paginette, tipo diario online, non so se hai presente, ecco. Andavano di moda fra il 2003 e il 2006. Scrivevo di cose varie, che riguardavano cavoli miei, tutta robetta abbastanza inutile, ma che a un certo punto radunava ogni giorno fino a una una cinquantina di scansafatiche che lo leggevano. Gente a cui sono affezionato come a dei cugini, ad alcuni perfino come dei fratelli.

Poi d’improvviso sei arrivata tu, come uno tsunami. Tu con i tuoi occhi che si sono presi in ostaggio cervello, cuore, tutto, anche le frattaglie. E i pensieri che mi servivano per mettere in piedi quelle misere due idee settimanali dentro il blog, ti sei presa pure quelli. Tutti per te, come il resto. Che poi non è che sei arrivata e ti sei fermata, come si potrebbe pensare. Così magari qualche forza mi sarebbe rimasta, forse. No no. Sei arrivata, hai stravolto tutto, e poi te ne sei andata. Lo so, mica potevi rimanere di più. Troppo bello, troppo facile, troppo scontato sarebbe risultato l’happy ending, e tutti vissero felici e contenti. No. E tutti sopravvissero a stento invece, pagando col sangue le esose bollette telefoniche, affannandosi dietro email, SMS, lettere, plichi, piccioni viaggiatori e accontentandosi di incontri sempre troppo fugaci. Maledizione.

Te ne sei andata da dove sei venuta, che poi, ironia della sorte, è da dove vengo anch’io, più o meno. Solo che adesso io lì non ci abito più, da quattro anni. Forte, no? Cioè, abbiamo inscenato il capolavoro definitivo che può essere espresso dalla nobile "arte di complicarsi la vita" (usciranno presto i fascicoli mensili con gadget incluso, una palla antistress, a cura di Edizioni Tagedie Greche/De Agostini). Ovvero riuscire ad avere una relazione internazionale a distanza con una che, se non è porprio della tua stessa città d’origine, abita a meno di un’ora di distanza. Forte, troppo forte.

Eppure, sai, l’amore è così, non guarda in faccia a niente e a nessuno: lo dicono i baci Perugina e spesso anche il nostro mentore Paolo Crepet. Semplicemente accade, stravolge, fa più danni di Mastella alla Giustizia, ma in effetti ti fa stare parecchio meglio e meno in tensione. Io per esempio me l’ero scordato che l’amore facesse tali sfracelli, e ancora me ne capacito poco a dire il vero, mica ci ero più abituato. Quello ci mette un niente e da trentatreenne scafato che eri ti spacca esattamente in due, ottenendo due quasi diciassettenni scemi. Non si cura di tragedie che forse un giorno, nemmeno tanto lontano, così greche potrebbero non essere più. Figurati se guarda in faccia a un blog.

Io a questo blog denutrito gli voglio anche bene, lo sai. Però sono arrivato a un punto che non lo riconosco mica più tanto il mio pargolo. Una volta ci scrivevo di sensazioni, storie, pensieri pure se filtrati. Adesso che tutto quello che penso e che sento è diretto verso te, qua dentro ci finiscono gli avanzi, brandelli di racconti, resti di ispirazioncine. Ormai parlare di me, cosa che finora ho fatto nel blog  in vario modo, senza parlare di te, e di quella cosa totalizzante e magnifica che rappresenti nella mia vita, sarebbe come leggere un articolo della Fallaci senza dentro insulti agli arabi, come un’intervista a Emilio Fede che non loda Berlusconi o che non smerda la sinistra. Altamente improbabile, ed evidentemente non sentito fino in fondo. Si corre pure il rischio che il blog mi diventi uno di quelli adolescenziali-amorosi-monotematici, del tipo che quando li apri parte un midi di laura pausini, mio dio che orrore (minuscole intenzionali). Meglio un blog di destra, che adolescenziale. Non se la merita una fine del genere la mia creatura. Che forse era un blog del cacchio, ma almeno due pregi ce li aveva: era sincero e a tratti dignitoso, quello si. Dunque sarebbe meglio staccare la spina che vederlo rantolare così.

Ma non ho cuore di farlo e so che tornerei a vederlo, a parlarci, a tirarlo su di morale. Magari a scriverci anche solo di che tempo fa. E allora facciamo che mi prendo una pausa da lui a tempo indeterminato e torno quando avrò qualcosa di qualche pubblico interesse da dire. Che tanto conoscendomi sarà prima di quello che intendo, sono un debole.

E dunque buona estate a voi che vi ostinate a leggere; io per adesso non ho più forze per il blog, che come diceva la pubblicità dei Pavesini, chi ama brucia.

Electrelane, that’s ammore

November 6th, 2005 | By benty in Senza categoria | 9 Comments »

Care Electrelane

Sono un vostro piccolo fan di appena 32 anni, che per un destino cinico e baro si trova a vivere a Salonicco, e non a Brighton a qualche isolato da casa vostra, come avrebbe voluto. Intanto volevo ringraziarvi di essere tornate qui dopo un anno e mezzo , mi eravate mancate, davvero. Io vi voglio bene, lo sapete. Poi volevo ringraziarvi anche per Axes, cosa che avrei dovuto forse fare prima, ma per fortuna c’è un sacco di gente più brava di me a scrivere di dischi che ci ha pensato come meglio non avrei potuto. Quando l’ho visto sullo scaffale, nello scorso giugno, mi sono limitato a comprarlo, senza prima aver letto quasi nulla. Un atto di fede, dopo la folgorazione dell’anno scorso. Ricompensato da un disco non facile, meno immediato di The power out, non solo per la mancanza dei testi nella maggior parte dei brani. Ma a me piace il rumore, e anche i suoni poco dritti, sennò non sarei un vostro piccolo fans. Un disco splendidamente complesso e scuro Axes. Poi volevo chiedervi scusa. Intanto per Kostas, che l’anno scorso era con me e ieri invece è stato costretto ad accompagnare la moglie al concerto degli gli A-ha. Però sono contento che certe cose vengano fuori, così mi do ragione da solo a rimanere felicemente single. Non divaghiamo. Volevo chiedervi scusa perchè a Benicassim nel 2004 non sono riuscito a vedere tutto il vostro set, che non avevo la compagnia idonea, ma il solo avervi visto – seppure da lontano – è stato un tuffo al cuore. Poi volevo chiedervi scusa per quello che ieri sera prima del vostro concerto ha risposto alla domanda del cantante del gruppo d’apertura (i 5 stars hotel, greci e sorprendentemente bravi) che chiedeva se dovessero smontare da soli la strumentazione. Uno dalla folla ha urlato "Lascia che questo lavoro lo facciano i maschi", riferendosi a voi e alle vostre presunte attitudini sessuali. Si è scatenata l’ilarità generale. Vabbè era una battuta. Di pessimo gusto, e avete ragione in pieno quando parlate di sessismo. Infine volevo chiedervi scusa per essermene andato prima degli encore, ma non siate severe con me, aver perso On Parade dal vivo è già una tremenda punizione. Purtroppo il sabato sera lavoro come dj, fra le mie mansioni c’è anche quella di condividere il piacere della vostra musica con quanti si vengono a bere una birra, e lo faccio sempre, ci mancherebbe altro. 

Ho visto un’oretta di concerto e ne sono uscito gongolante di gioia. Avrei voluto invitarvi a casa mia a fare due spaghi dopo, volevo stare ancora un po’ con voi, ero felice, volevo abbracciarvi proprio, se non fosse stato un gesto troppo da Benigni. Avete cominciato con One two three lots, e poi Bells, proprio come su Axes.  Avete un tiro dal vivo che mette spavento, soprattutto Emma vi trasforma sul palco, diventate adorabilmente toste, fate rumore, mi piacete tanto tanto tanto, come direbbe quello. Mi piace il ritmo crescente della maggior parte dei pezzi che cominciano ipnotici e poi accelerano, si induriscono, deflagrano, pistano. Come in Those pockets are people o in Two for Joy, che quando esplodono le chitarre mi viene da fare un headbanging selvaggio che però reprimo e resta interno, che eravamo davvero troppi ieri sera allo Xilourgeio. Ecco magari la prossima volta ci organizziamo meglio si fa una cosetta per pochi, tipo anche a casa mia eh? In mezzo ai nuovi pezzi di Axes avete infilato come perline i brani di The power out ( Birds, This Deed, Gone under the sea,Take a bit…) accolti sempre da un gridolino di gioia del pubblico pagante. Adoro anche l’attitudine misurata che avete on stage, sembrate non farvi sopraffare dall’energia che rilasciate in suoni, a parte la trance di Mia che suona a occhi chiusi, e Verity che a volte sembra trasformarsi in cugino It. La cover di Coehn, the Partisan, è stata resa dal vivo in maniera magistrale, parecchio meglio che su cd, fragorosa, feroce, eccellente. Voi siete post punk, vero? O new wave? O kraut art rock? O noise? Voi siete le nuove Sonic Youth, i nuovi Neu! o i nuovi Stereolab? E’ così che leggo in giro. Possono definirvi anche le nuove Lollipop, per me restate detentrici del titolo di miglior band femminile sulla faccia della terra. Titolo che vi verrà consegnato da me e Marina in persona. La cosa che mi ha più colpito ieri sera è realizzare quanto in un anno vi siate affiatate, e quanto il vostro suono stia diventando sempre più vostro, particolare, definito, riconoscibile. Il fatto che Axes vi allontanerà le favori del grande pubblico, mi fa anche piacere, così per una volta pure io posso fare lo snob che gli piacciono solo quelli sconosciuti o quasi. Che poi sconosciute non lo siete, visto che avete anche una pagina su Wiki .

In realtà questa è una lettera d’amore. Io vorrei adottarvi, perchè qui non ho una famiglia. Vorrei Verity come sorella maggiore saggia, colta e cool al contempo, Emma come sorellina minore, dolce, indie e caciarona. Ros a te ti conosco poco, che l’anno scorso c’era Rachel, (Ros e Rachel?) comunque sembri simpatica, potremmo anche essere amici, al limite una cugina. Adesso dovrei chiedervi il favore di lasciarmi un po’ solo con Mia, perchè le vorrei parlare in privato. Si, capisco che un blog non è il luogo più adatto, ma cercate di capirmi.

Cara Mia

tu mi hai spezzato il cuoricino con la tua faccia da bambola e il sorriso timido. Covo questa passione dall’anno scorso, dalla celebre performance senza reggiseno, e non posso più nascondermi. Io ti amo, vorrei sposarti e vivere per sempre con te, ecco l’ho detto. Si lo so, è un po’ prematuro, ma io intanto ho già pensato ai nomi da dare ai nostri figli, un paio sono addirittura negoziabili. Abbiamo così tante cose in comune Mia, te ne devi convincere, ti renderò una donna felice. Pensa che bello, andremo in tour e ti terrò i piccoli a bordo palco, sciogliendomi in sguardi di ammirazione e sospiri d’amore. Oppure ti farò diventare insegnante di inglese nella mia scuola tra un tour e l’altro, che ne dici? Ho letto che scrivi e che fai la dj. Anch’io scrivo, ho un blog , pensa. E anche io metto i dischi un bar proprio come te . Solo che tu lo fai a NY e io in una città appena meno a la page. Ah e poi a casa ci ho pure la chitarra elettrica e pure a me piace farci rumore. Si in effetti è perchè non so farci altro. Però vedi Mia, quante cose in comune? Lo vedi che siamo fatti l’una per l’altro? Ti sembrano coincidenze? Ti sembro adolescenziale? Solo per quella scritta "MIA I LUV U" davanti all’hotel? Ti sembro ossessivo? Solo per le minacce di morte settimanali che mi diverto a rinnovare alla famiglia di Amanda Moore? Ieri, quando tutta sudata e spettinata macinavi riff in accelerazione, senza scomporti troppo, ho cercato i tuoi occhi per vedere se anche tu mi amavi. Poi hai suonato per sbaglio l’attacco di Atom’s Tome,  Verity ti ha guardata storta, ti sei fermata, che c’era un altro pezzo in scaletta. Ed è stato lì che mi hai sorriso arrossendo, ne sono certo. Ormai ho capito che mi ami anche tu. Quando ti sentirai pronta fammi sapere che prenoto le fedi e la chiesa. Si, Verity può farti da testimone, se è così che desideri. Alle bomboniere pensaci tu.

tuo Benty

Benty’s readers digest (un post nato vecchio)

July 7th, 2005 | By benty in Senza categoria | 16 Comments »

Soundville

Venerdì scorso ero fra i quattro gatti presenti al Soundville, festival musicale che si tiene a Macerata. Bel palco, scelta dei gruppi coraggiosa. Non potendo assistere alla seconda serata, che prevedeva Perturbazione, Arte Molto Buffa e (sigh!) Zen Circus, ho presenziato alla serata con A toy orchestra, Goodmorningboy e Benvegnù. I primi sono giovani ma già parecchio convincenti, li posizioniamo sullo scacchiere della Buona Musica dalle parti di Yuppie Flu, e per me anche un po’ Blonde Redhead. Si scambiavano strumenti come l’Inter e il Milan fanno coi giocatori finiti. Poi Goodmorningboy, che fa tutto da solo, o quasi, chitarra acustica in mano e si lascia accompagnare da un batterista solo per un paio di canzoni. Pezzi frizzanti – io avevo ascoltato roba sua iniziale, un po’ più virata allo psichedelico – potremmo ritrovarci dei (un?) Violent Femme fatti a casa. Peccato il suo set sia stato un po’ stritolato dal precedente e dal successivo. Mi sto anche gustando l’album, rivendicherò la loro (sua) scoperta qui in Grecia come mia personale, e venite a contraddirmi. Infine Paolo Benvegnù, con una resa live  molto più robusta rispetto all’album- che a mio avviso è ottimo. Per i primi cinque o sei brani non rivolge parola all’audience, poi si cimenta in una clamorosa imitazione di Benedetto Sedicesimo, con una presentazione della band davvero esilarante. Poi riattaccano, fanno quasi tutto l’album e una bella cover di In a Manner Of Speaking. Fine concerto. Saluto i soliti presenzialisti e torno a casa.

Ha senso bullarsi del fatto che i concerti siano gratis e vicino casa e poi andarsene via dopo aver comprato tre cd e una maglietta? Ha senso organizzare concerti nelle Marche, sbattersi per portare ottimi gruppi, in piazze bellissime, e ritrovarsi in cinquanta persone? Ha senso che nel discobar in fondo al corso di Macerata ci fosse almeno il triplo della gente che al concerto ad ascoltare Dame la Gasolina?

Traffic

Sabato sono salito a Torino. Lo so, la sterile aneddotica da blog è un’usanza riprovevole. Però vorrei urlare al mondo che ho fatto quasi tutto il viaggio in treno in compagnia di quattro modelle, appena silurate da un concorso di bellezza. Entrano nel mio scompartimento e volgo gli occhi al cielo, cominciando subito a credere in Dio. Poi purtroppo hanno deciso di parlare, riconvertendomi ad un ateismo intransigente. Da quel momento avrei preferito essere insieme a quattro ultrà della Lazio. Stupide, infantili, odiose, insopportabilmente vanesie, superficiali, razziste, inutili al genere umano. Almeno degli Irriducibili già si sa, e illusioni non te ne fai. La scusa della mia trasferta sabauda era vedere i New Order. In realtà andavo a vedere Enzop, non me ne vogliano Bernard, Pete e Stephen. Alla stazione incontro per la prima volta la donna che ha la colpa di avermi proiettato verso l’imperitura fama radiofonica, Violetta. Costei ci porta dalle parti di Label, ma poi per me e fratello Enzo il richiamo dell’aperitivo si fa irresistibile, quindi fuggiamo. Tre mojitos, ottanta chili di roba da mangiare e un innamoramento fugace, dopo che avevamo appena finito di parlare della scena folktronica finlandese (oh ma se sono fissati questi che ci posso fare io?) arriva Maxcar,avvolto nello splendore di una maglietta recitante "I am analog" con tanto di cassettina. Ci dirigiamo verso il parco della Pellerina, a cui ancora associo meravigliosi ricordi stoogesiani dell’anno scorso. Lì incontriamo Max, il padrone del cane broccolone, (molto California Style) e più tardi anche Dario. Da qui in poi il racconto si fa appannato, perchè il Sansimone, rigorosamente caldo, inizia a dare i suoi effetti psichedelici. Trascuro gli 808 state, che pure rafforzati strumentalmente non ne escono male, solo un po’ noiosi. Nel frattempo mi faccio due chiacchiere con Max e Jukka – che mi ha convinto sul fatto non solo che Benicassim abbia un cast coi controcazzi,  ma che perfino gli Oasis presentino validi motivi per essere visti. Poi Tony -deusexmachina – Wilson ci presenta un gruppo di suoi amici. I New Order. Perdiamo Maxcar, e se volete un bel racconto del concerto eccolo qua. Io me ne sono stato bello comodo qualche fila indietro, birre fresche in mano, a esaltarmi in compagnia dei miei fratelli. Anche di quelli che hanno urlato "Bolsi!" appena usciti i mancuniani. Non mi aspettavo una tale forza d’urto live. Il più in forma è Peter Hook, che fa il vero bassista roccherolle, con le pose e tutto. Per dire, Krafty, che a sentirla al volume ridicolo a cui mi costringono a suonare al Cuervo, sembra una mezza cagatina da frocetti, dal vivo m’ha letteralmente sventrato. Con True Faith ci è sgorgata la "deejaytelevision generation" che avevamo dentro, con Love Will Tear Us Apart si è urlato parecchio avvicinandosi all’orgasmo, con Blue Monday introdotta pure da un campionamento di Kylie si è addirittura ridacchiato, oltre che zompettato. Con She’s lost control, penultima nell’encore, è infine arrivata l’eiaculazione. Si è vero, la voce di Ian Curtis non è che me la sostituisci così come nulla fosse. Quella disperazione cupa era ben lontana dai festosi cinquantenni che rockeggiavano elettronici sul palco. Qualcuno mi ha detto che avrebbero dovuto limitarsi a fare pezzi dei New Order, lasciando in pace i Joy Division. Io non lo so bene, ascoltare quei pezzi, anche se mi ha trasmesso un umore ben diverso da quello che provo con i brani originali, mi ha fatto piacere – da fan dei Joy Division. Alla fine, la storia umana del gruppo, per tre quarti, era quella, erano quei tre sul palco. E così ci si mette in pace l’anima sul fatto che New Order e Joy Division siano musicalmente band diverse, e non una la continuazione dell’altra. Ma questo nessuno lo mette in dubbio, nemmeno i tre superstiti, che hanno semre rivendicato, strumenti alla mano, una svolta decisa. O quasi. No?

Lo scoppiettante finale della serata prevede la conoscenza di innumerevoli bloggerz della lobby della bagnacauda (alla vostra sinistra, di recente apertura) fra cui Catpower, Kiara (che mi viene introdotta come la blogger più baccagliata d’Italia), Rumoriesperanze, il Boss (con i capelli) e dulcis in fundo Enrico, signora e cognata. Una famiglia devastata dalla piaga blog, il governo dovrebbe intervenire. Ritroviamo Violetta e infine partiamo verso il Giancarlo. Lì, in condizioni che non definirei esattamente di freschezza e lucidità, ricominciamo ad avvertire il morso della sete e balliamo le canzoni messe da Wilson e Shaun Ryder. Alle quattro e mezza Enzop si ricorda che io ho un treno e mi riconduce mio malgrado alla stazione. Sennò mi sarei fermato a vivere a Torino, immagino.

Poi come tutti i bravi emigranti, mi sono preso o ferribbotto, ho salutato mammà, ho versato lacreme napulitane, ho fatto scorta di pummarola e me ne sono tornato a Salonicco, che da fare ce n’è parecchio.

Off topic: Bush ha vinto di nuovo: combattere la guerra contro il terrorismo fuori dall’America, diceva. In Europa per esempio (copyright Leonardo)

Update sull’attacco terroristico da Simona, che si trova in zona e ci aggiorna con notizie di prima mano.

A proposito di eiaculazioni precoci 2: Offlaga Disco Pax – per caso – ad Ancona

May 6th, 2005 | By benty in Senza categoria | 9 Comments »

bisogna avere stile anche nei momenti peggiori

Voi non sapete tante cose che mi sono successe negli ultimi mesi, roba che dal blog non passa per ovvi motivi. L’autoreferenzialità ha un limite. Non potete sapere che la mia colonna sonora da due mesi a questa parte, gli ascolti più frequenti e descrittivi del mio stato d’animo sono stati "Last Goobye" del buon Jeff Buckley, "Dopo che", dei rimpianti Massimo Volume e "De Fonseca" degli entusiasmanti Offlaga Disco Pax. A buon ascoltator, pochi testi e zero parole.

Mi soffermerei sugli Offlaga Disco Pax, da qui ODP. Perchè li amo, nonostante l’hype nostrano che, per vari motivi, li circonda. Che è tutto meritato e spero cresca ancora e che diventino ricchi, famosi e che delle groupies fichissime e comuniste se li spolpino vivi, che siano adorati da folle oceaniche, che i bambini a scuola imparino a memoria e canticchino Kappler. Anche se purtroppo dubito, visto che qui vanno molto più i bambini che "fanno oh". Gli Offlaga li conobbi grazie a una delle solite portentose compile di Enver, che conteneva Robespierre, the anthem. Me la diede dopo l’Independent days a Bologna nel settembre del 2004. Sulla via del ritorno iniziai ad ascoltarli e li mandai in loop quasi fino a casa. Ovviamente arrivavo come sempre in ritardo, che l’avanguardistico mondo dei blog aveva già abbondantemente sezionato e analizzato il fenomeno Offlaga. Ma ero felice lo stesso, perchè mi ero di nuovo innamorato, grazie a un solo brano, e non mi succedeva da un po’, specialmente con una band italiana. Gli ODP li amo per motivi opposti a quelli che mi portano ad adorare i Blonde Redhead. Gli ODP sono uomini normali, imperfetti, citazionisti, retrò, vestono magliette prese ai concerti (Autechre, Kraftwerk), si richiamano a un mondo e a un immaginario che mi appartengono, anche se solo in parte. Più come generazione – trentenni loro, come me- che per ragioni di vicinanza regionale. Le loro storie da collettivo sensibilista sono avvincenti, amaramente divertenti, o rassegnate e strazianti – come nel caso di De Fonseca. Il loro suono, come si è già detto ovunque, spazia da certa elettronica povera a chitarre gonfie di feedback mybloodyvalentiniani, ma passa soprattutto dal recitato – che nonostante le differenze non può non ricordare gli immensi Massimo Volume; un sound che non rinnega i debiti più o meno evidenti con certi eighties (di quelli buoni) , fino a quotare apertamente i cccp e le loro atmosfere. La differenza, dai MV e da cccp, che me li rende ancora più vicini, è quella impossibilità di prendersi completamente sul serio. Sarà per le storie intimiste eppure universali scritte da Max Collini, sarà per il suo accento emiliano così umano, che stempera le strutture anche cupe create da Daniele alla chitarra e da Enrico al casiotone. Sarà che a Max manca il phisique du role per fare la rockstar. Sarà quel che sarà, io del loro Socialismo Tascabile non faccio a meno da mesi ormai. Me lo ha inviato Angela/Luisiana fino in Grecia e le sarò grato ancora a lungo. E per chi avanzasse ancora delle riserve sull’operato del tutto indipendente del sottoscritto come giramanopole , sappiate che da mesi Robespierre fa parte della playlist del Cuervo, in Grecia. Ecco.

Stasera me ne andavo per Ancona con uno dei miei migliori amici, uno di quelli che mi hanno forgiato musicalmente e non solo. Adesso lui ha un po’ mollato, e allora gli stavo parlando di questi ODP che lui non conosceva, e io gli dicevo cercali che a te piacciono sicuro. Lo so, perchè la maggior parte dei concerti dei Massimo Volume li abbiamo visti insieme, e nel 1995 (o giù di lì) per compleanno gli regalai Lungo i Bordi, e anche perchè fu lui ad avvicinarmi ai cccp, a suon di vinili. Ci avviciniamo al Thermos, benemerito locale anconetano (dove per cinque euro, anni fa, mi sono visto dai Sodastream a Crisitina Donà)  e avverto chiaramente da fuori del locale la coda finale di Tono Metallico Standard. Gli dico "Entriamo, che questo è il gruppo di cui parlavo prima, facciamo a tempo ad ascoltarli" convinto che si trattasse solo di un cd che stava suonando il dj. E invece, sorpresa, c’erano loro tre, gli Offlaghi sul palco, nel loro splendore, davanti a cui tutto il resto è desistenza. Il concerto è filato via veloce: acustica purtroppo mediocre e solo sei pezzi (fra cui anche Enver, Piccola Pietroburgo, e ovviamente Robespierre, niente Cinammon,sigh). Ma vorrei farvi schiumare invidia, perchè se è tutta la vita che non arrivo a prendere bacchette lanciate da batteristi anemici o plettri buttati da chitarristi affetti da tisi, ieri mi sono aggiudicato al volo un Tatranky scaraventato con vigore popolare verso la folla da Max Collini. Quello stesso Max Collini che ha definitivamente appagato la mia morbosa curiosità musical-feticista mostrandomi, in forma del tutto privata, la De Fonseca, quella vera. E’ stato come se Battisti m’avesse mostrato una bionda treccia tagliata. Non ho resistito e l’ho messo in imbarazzo davanti a tutti, ne sono consapevole. Voi ci avrete la foto col cellulare della salma del papa. Io della ciabatta bianca e azzurra della ex di Max, ricordo  e simbolo dell’amore sconfitto. E me ne vanto.

Venezia è bella, ma io ci vivrei (Ghe sboro!)

May 1st, 2005 | By benty in Senza categoria | 13 Comments »

You see, every stone is talking, every single stone has a history

Non vi parlerò della bellezza si Venezia, ma piuttosto della mia disabitudine ad essere circondato da cotanta bellezza. Ho fatto scorta di bellezza per un anno almeno. Ne sono uscito completamente stordito e vi assicuro che l’onda anomala di spriz e ombre su cui ho audacemente surfato ne ha colpa fino a un certo punto. Non vi racconterò del mio amore per Enver che, già solo a parlarne in qualità di guida turistica della Serenissima, è stato a dir poco impagabile, perchè non è mai bello lasciarsi andare a effusioni in pubblico. Si passerebbe da Blow up a blowjob, meglio di no, dai.

Certo non sono state tutte rose e fiori. Per esempio quando quella siculo-veneta-filosvedese con gli occhi da gatta normanna che ci ha letteralmente perseguitato non se la smetteva più di citare pezzi di canzoni, ogni due parole, pescando dai canti dei gondolieri a Morgan dei Bluvertigo. Per omettervi il peggio. Alla fine abbiamo dovuto mandarla via con l’aiuto delle forze dell’ordine. Oppure rendersi conto che la propria vita sociale, di cui si era moderatamente soddisfatti, equivale a una morte apparente se paragonata con cinque minuti della vita di Enver, che conosce tutti, da Aldo alle fondamenta a chiunque suoni, abbia suonato o suonerà qualcosa nel triveneto, da professori universitari offlaghiani convinti a ultrà dell’Unione. No, non quella di Prodi. Dopo un po’ cadi in depressione e lo vuoi uccidere, anche perchè neanche lui è capace a confezionare petardi, e questo crea del gran disagio, ma per fortuna che io certe cose non le faccio. E comunque è stato un peccato che sia entrato così duramente sulle caviglie di quel ragazzino (8 anni? parlo sul serio), facendolo mettere a piangere, perchè poi siamo dovuti fuggire a gambe levate da quel campo, e dire che avevamo già mostrato un calcio effervescente in quei pochi scambi effettuati fin lì. 

Gli aspetti che mi hanno colpito di Venezia, nella mia terza visita ufficiale, sono stati vari. In primis che a Venezia ci siano così tanti veneziani. Impressionante, non me n’ero mai accorto, sono quasi più dei giapponesi. E non sono dei figuranti, perchè ho scoperto che a Venezia questi ci vivono proprio. Nel senso che esistono dei quartieri popolari, come il Casteo (metal!) simili all’Afama di Lisbona, all Barrio Gotic di Barcellona, con i panni stesi fuori, i bambini che giocano, i veci che si fanno le ombre di bianco svaccati nei tavolini fuori dalle osterie. Posti dove il PCI si imponeva alle elezioni con percentuali cavriaghesi. Mi è caduto il mito della Venezia esclusivamente città di ricchi e destrorsi. Altra cosa che lascia piacevolmente colpiti è la quantità di iniziative artistiche, musicali e non solo, in atto. Tutti i muri di Venezia sono tappezzati di manifesti di party, dj set, esibizioni, vernici, installazioni, mostre. E c’è una popolazione studentesca nutrita e bella, in maggioranza gioiosamente femminile. Mi è caduto il mito di Venezia città moscia popolata solo da vecchi. Gli Ska-j dal vivo in una delle centinaia di deliziose piazzette hanno radunato una folla notevole composta solo in parte minoritaria da turisti, e ci hanno fatto dimenare al ritmo del loro jazz-ska, e hanno fatto muovere anche gli indiefighetti più snob, anche quelli che scrivono per riviste musicali, di quelli che dicono che loro non ballano porprio mai. Mi è caduto il mito di Enver. Mi ha sorpreso quanto poco costi da bere: spriz a un euro, birre a tre e mezzo massimo, senza contare che le ombre te le poteva offire un qualunque alcolizzato di passaggio. Mi è caduto il mito della Venezia costosissima. Inoltre negli indieclub suonano anche I wanna be your dog, che è stato come sentirsi al Cuervo.

Off Topic: Per i greco-ortodossi buona Pasqua. Per i fan dei Led Zeppelin sappiate che Plant oggi era ospite della Ventura. Per quelli che erano a San Giovanni a Roma una domanda? Ma le sapete davvero a memoria le canzoni di Irene Grandi e dei Negrita (!?!) o mettono dei cori preregistrati? Per gente senza una cippa da pensare: errare humanum est, perseverare diabolicum. Sempre per loro,io me ne vado con tutta probabilità a vedere i Sonic Youth a Istanbul, per la prima volta in Turchia, sia io che loro. Adesioni?

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