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Storia di un ebook mai nato. Tema: IL MIO PRIMO CONCERTO

September 11th, 2013 | By benty in ah la musica! | Comments Off on Storia di un ebook mai nato. Tema: IL MIO PRIMO CONCERTO

Non potendosi considerare come mio primo concerto quello a cui sono andato in età pre-puberale insieme a tutta la famiglia (credo fosse Bobby Solo. Ricordo che mio padre era infastidito dai volumi altissimi e dall’acustica roboante. Fu lì che decisi di non portarlo mai a vedere i My Bloody  Valentine, che per inciso ancora non conoscevo), il mio primo concerto vero e proprio deve considerarsi quello dei Litfiba , tenutosi  a Fabriano il 19 settembre 1991, presso il Palasport cittadino. Era la penultima tappa di El Diablo Tour.

Si tratta del concerto che ti vai a vedere anche se non sai esattamente cosa ti aspetta (avevo iniziato ad ascoltare i Litfiba solo pochi mesi prima) ma siccome sei un adolescente di provincia che deve ostentare sicumera e conoscenza delle cose, anche se è il primo concerto a cui assisti, fai finta che siano da sempre il gruppo della tua vita (cosa che accadrà comodamente subito dopo, per almeno due anni, fino a che tale sorte toccò agli incolpevoli  Nirvana) anche se poi non sai  i testi delle canzoni, tranne un paio di ritornelli e per il resto muovi la bocca smozzicando sottovoce mezze parole e annuendo convinto.

Loro freschi del concertone del primo maggio, quello famoso in cui infilarono un preservativo sul microfono, episodio che li elevò perciò al ruolo di trasgressivi certificati in diretta TV, con la benedizione di Vincenzo Mollica. Noi freschi di patente e autoproclamatici trasgressivi locali, una cosa a metà fra l’alcolismo del primo Vasco Rossi e la lucidità del tardo Vasco Rossi.

Suonarono canzoni dell’album che portavano in tour, di Pirata e credo anche qualcosa di precedente, quindi poi alla fine poteva pure andarci peggio (cosa che accadde inevitabilmente anni dopo, con i tour di Terremoto nel 93 e finanche Spirito nel 95). Ricordo i cani antidroga che circolavano per il palazzetto e a un certo punto qualcuno (Pelù?) che, dopo aver indossato una parrucca bionda, mimò una fellatio a Renzulli mentre costui eseguiva divertito l’ennesimo assolo.

Il battesimo del ruock maledettoah mi fu dunque impartito da Piero Pelù, con tanto di coda di capelli  e pantaloni rossi di pelle aderentissimi,  e da Ghigo, fomentatissimo nei suoi inconfondibili birignao chitarristici. Un indelebile marchio a fuoco, una stimma che mi porterò dietro finché campo, mannaggia a me.

Avevamo diciotto anni e i capelli lunghi, eravamo contro il sistema che voleva addirittura proibirci di fumare, e odiavamo abbastanza anche il governo, gli yankees, la polizia, la grande finanza, le multinazionali e i matusa in giacca e cravatta. Pelù era perfetto nel  1991 per essere il nostro maitre maître à penser, ché c’era anche abbastanza poco da penser alla fine.

Per dire come ci siamo ridotti: oggi io sono un triste elettore del PD e Pelù lavora a Raidue in prima serata, con Cocciante e la Carrà. Forse è alla fine andata meglio a me.

Se quella volta fossero passati gli Shellac dalle mie parti anziché i ruockerz fiorentini, già in declino artistico inarrestabile, adesso vanterei un curriculum da giovane concertgoer di tutto rispetto, un pedigree indie invidiabile sin dagli inizi e avrei visto solo concerti di cui non dovrei ancora a quarant’anni vergognarmi . Come peraltro mi capita a volte anche quando voto PD. Da questo punto di vista i Litfiba mi hanno preparato alla vita in maniera esemplare.