Posts Tagged ‘atletismi’

Scapoli contro invecchiati

September 10th, 2004 | By benty in Senza categoria | 9 Comments »

Lo scenario è il seguente: stadio national coliseum di Nebbiano. E’ già in corso da alcuni giorni il prestigioso torneo di calcetto di Nebbiano che vede in palio come primo premio non meno di due ambitissimi prosciutti. Esordisce stasera il temutissimo Speciale f.c. Il nome non dovrebbe trarre in inganno, di speciale non c’è assolutamente nulla se non (letteralmente) il cognome di colui che si è preso la briga di iscriverci a tradimento alla competizione, che non ha nemmeno avuto la forza di trovare una denominazione accettabile per contraddistinguere la squadra. La società ha condotto una sontuosa campagna acquisti che ha portato, fra gli altri, all’ingaggio del celebre bomber Bentopoulos, espatriato a cercar fortuna nel campionato ellenico ben due anni fa. L’equazione fra l’amaro esilio dell’attempato goleador e la vistosa impennata di qualità del livello calcistico greco, che ha fruttato di recente un campionato europeo, è sotto gli occhi di tutti. Se si è spostato a Salonicco anche Beppe-goal Signori ci sarà un cacchio di motivo. Spalti ingenerosamente semivuoti, terreno in condizioni accettabili, serata ventilata. Lo Speciale f.c. si impernia su un asse di veterani in forza alla Stella Rossa, organico di cui già si era fatto menzione su queste pagine. Praticamente una manica di avvinazzati, fumatori incalliti e perlopiù trentenni precocemente avvizziti, una squadra votata totalmente all’entropia in campo. L’avversario di stasera è la giovane formazione Pallotta, in cui militano perfetti sconosciuti ma molto atletici, sbruffoncelli e vestiti di sfolgoranti tenute gialloverdi con tanto di sponsor. Il raffronto con le divise della Speciale f.c. è impietoso: pantaloncini ognuno di un colore diverso, magliette bianche della peggior qualità, drammaticamente aderenti ai grassi ventri dei poco atletici calciatori. Ma la cosa peggiore è che per una sadica idea di Buccia, nel pomeriggio, sfruttando col raggiro la forza lavoro minorile a costo zero del centro di aggregazione giovanile, le squallide t-shirt erano state istoriate nella parte posteriore con dei numeri ottenuti con una approssimativa tecnica stencil a base di vernici altamente tossiche. E fin qui ci sarebbe stata anche una qualche logica, se vogliamo. Ma ancora ci si interroga sul perchè dell’orrendo logo di pac-man che mangia le pilloline, ben visibile sulla parte anteriore degli straccetti. A contatto col sudore il tutto si è presto trasformato in una illustrazione psichedelica abominevole. L’effetto visivo dall’esterno è aberrante.


Ma torniamo ai fatti strettamente calcistici, si fa per dire. Prima della discesa in campo le squadre si schierano attorno all’arbitro che rammenta a tutti le condizioni di gioco del torneo. Prima e più importante regola, da osservare strettamente visto anche l’incombente campanile sul campetto, l’assoluto divieto di bestemmiare. Lo Speciale f.c., storicamente anticlericale, viene corso da un brivido: nonostante l’abbondanza di riserve si capisce che difficilmente riusciremo a terminare la partita in numero di giocatori in campo sufficiente. Qualcuno commenta appropriatamente con delle bestemmie non troppo sommesse. Poi l’arbitro si ingarbuglia su una serie di regole inventate ad hoc per il torneo, e alla fine bisogna trascinare via con la forza Lorenzo, il portiere nonchè avvocato dello Speciale f.c., che, codice civile alla mano, contestava vivacemente la legittimità di alcune norme.


Il match ha finalmente inizio. La formazione vede esclusi dalla formazione iniziale i fratelli Benty. Il Pallotta a.s. è tonico e aggressivo, il gioco maschio, la gara risulta inizialmente molto equilibrata. Il predominio nel possesso palla dello Speciale non produce nulla più che un paio di azioni poco pericolose, quando una improvvisa falla difensiva (un marcatore che stava rispondendo al cellulare per accordarsi su una partita di erba in arrivo dall’Albania) porta il Pallotta in vantaggio. Grande è lo scoramento dei calciatori in panchina, numerose le imprecazioni fra i denti, addirittura qualche sigaretta viene accesa per il nervosismo. Passano i minuti, gli anni pesano, le notti non finiscono all’alba in una via. I giocatori dello Speciale f.c. vanno in chiaro debito d’ossigeno, non attuano nessun tipo di pressing e sprecano il poco fiato in corpo per maledire iddio della sorte avversa, dell’arbitraggio demoscristiano e del destino cinico e baro toccato loro. Si introducono forze fresche dalla panchina, solo il bomber naturalizzato greco, forse ritenuto non adatto all’agone o in ritardo di preparazione, non viene ancora schierato in campo. Lui sembra tuttavia sereno. Finchè non viene il suo turno, col compito di entrare a rilevare Vanni, l’unico che a onor di cronaca potrebbe legittimamente fregiarsi dell’appellativo di calciatore. Una pesante responsabilità dunque. Dopo due inutili scatti brucianti anche l’ossigeno in dotazione all’oriundo salonicchese si esaurisce, scorte annuali incluse. E’ a questo punto che si avvicendano per lui delle visioni a sfondo musical-religioso. Lo si vede ansimante trotterellare per il campo e rivolgersi a delle presenze invisibili agli altri. Non sanno che, avvolto da una tunica bianca, dal cielo è sceso per lui direttamente Frank Black , in tutta la sua mole a consegnargli le chiavi del paradiso e svelargli i segreti di Fatima e Medjugorge. Ok, voi forse voi li conoscevate già, ma Benty no. Ma quando da un calcio d’angolo battuto dal prode Venanzetti i difensori del Pallotta vanno in bambola, è Benty che si scuote dal suo torpore, si avventa a mo’ di condor sulla palla e la spedisce sbilenca addosso al portiere. Mormorio di disapprovazione del pubblico, mani fra i capelli degli uomini in panchina, frasi amare che provengono dal coach (“Ma chi cazzo ce l’ha chiamato quell’infermo?”). Ma la palla resta sospesa a mezz’altezza, non trattenuta dall’estremo difensore. Sembra un attimo infinito quello in cui scatta l’orgoglio ellino-italiano e Benty, da terra, effettua una semi-spaccata che ne comprometterà la fertilità negli anni a venire. Ciò che conta è che la sfera finisce in fondo al sacco. Lo stadio viene giù, la panchina si alza in piedi ed entra in campo a festeggiare, il mister urla entusiasta (“Sono anni che cercavo un campione di siffatte caratteristiche offensive!”). Si riparte, ormai Benty ha anche iniziato a respirare, scongiurando la necessità di una rianimazione. Adesso che sente lo stadio con lui e che in testa risuona potente il riff di Smell Like teen spirit, a simboleggiare la riscossa, Benty sembra trasfigurato. Pressa, corre, sputa pezzi di polmone, incoraggia i compagni, entra con durezza sulle caviglie altrui, così per festeggiare. Ed è ancora su un cross proveniente dalla destra, il nostro con abile finta si libera del diretto avversario, riceve palla, riesce a non svenire e appoggia un piattone destro d’altri tempi sull’angolo alla sinistra del portiere. E’ l’apoteosi finale. Riultato ribaltato con doppietta dello straniero su cui nessuno avrebbe scommesso nulla. Per quanto ci riguarda la partita e anche i ricordi lucidi finiscono qui. Il match viene vinto, lo Speciale f.c. delira di gioia, le donne in visibilio chiedono autografi e notti di passione, alcuni giocatori stravolti dallo sforzo vomitano a bordo campo per celebrare (questa è l’unica vera). Il finale che vorrei lasciarvi è ciò che dà un senso alla parola professionalità. Avete presente il Parma di Scala che faceva corsette defatiganti in campo a fine partita? L’equivalente per lo Speciale f.c. è stato sedersi attorno ai tavoli dell’osteria del paese, ancora sudati ed in preda a spasmi per la tosse, aprirsi innumerevoli birre, accendersi innumerevoli sigarette e iniziare una combattuta partita a tressette. La Lazio di Tommaso Maestrelli sarebbe stata orgogliosa di noi.


Sipario.


Tags:

Campioni del cuore ( per fare e per crescere …)

September 9th, 2004 | By benty in Senza categoria | 6 Comments »

E’ un momento bellissimo quello che stiamo vivendo. La nazione finalmente unificata, destra e sinistra a braccetto assieme, Berlusconi che fa linguainbocca con Bertinotti. Non mi sentivo così fiero di essere italiano da quando la Nannini e Bennato cantavano "Notti magiche" e campeggiava ovunque la rivoltante mascotte Ciao. C’era Luca Vialli ancora che volava sul campo di calcio e Roby Baggio irrideva difensori come Feltri fa con gli ostaggi in mano ai terroristi.

E’ anche un momento molto difficile questo, ma lo supereremo agilmente, considerato che sabato riparte il campionato più bello del mondo. Cioè quello italiano, per capirsi. E poi fra un po’ tocca anche ai reality show: l’isola dei famosi, il grande fratello. Ma le tragedie che si succedono a ritmo giornaliero hanno oscurato un evento molto importante per la nazione televisiva. Quasi nessun blog ha avuto l’accortezza di analizzare il nuovo reality della mediaset, Campioni. Una grave pecca a cui qualcuno doveva pur sopperire, ed infatti eccomi qua, nell’unica opportunità della mia vita di recensire uno show televisivo italiano su questo blog. Ora o mai più.

Campioni è il reality show terminale, capace di inglobare e ibridare una serie di tematiche a cui gli esemplari di homo italicus televisivus domesticus non sapranno resistere. Dopo anni la famiglia italiana trepida all’unisono davanti ai teleschermi, ce n’è davvero per tutti.

Il calcio in primis. Allenamenti, amichevoli, riscaldamenti, partite, e poi il match a colpi di penalty e shoot out. Inoltre questo show, dà ad ogni telespettatore la possibilità di sentirsi per davvero commissario tecnico, concretizzando il trito adagio che gli italiani siano 58 milioni di allenatori. D’altronde se ce la fa Graziani… Al misero costo di un sms si possono scegliere i giocatori da includere di volta in volta nella formazione titolare a tutto scapito di quelli meno telegenici, come è giusto, che anche l’occhio vuole la sua bella parte. Inoltre lo show si spinge fin dentro gli spogliatoi, nei campi in cui i giocatori si allenano, nelle loro camere dei ritiri, negli autobus delle trasferte. Si va a carpire il gossip pallonaro alla fonte, i pettegolezzi che prima erano fortificati entro mura di gomma quali le frasi "Per me tutto finisce al 90esimo minuto" o "Queste sono faccende di spogliatoio". Col cacchio! Campioni inizia al novantunesimo e non dà tregua per tutta la settimana, rende la voce di spogliatoio spettacolo. Era una grave lacuna informativa e Campioni copre una fetta di mercato scoperta, o meglio ne inventa una che prima non c’era. Meraviglioso n’est pas?

Ma non di solo calcio vive l’uomo, figuriamoci la donna. Salta all’occhio la invidiabile telegenicità dei prescelti. Manzi muscolosissimi, messi ben in mostra già dalla prima puntata, ma scommettiamo che non mancheranno audaci riprese dei campioncini con asciugamano annodato alla vita durante il corso della stagione. Ci sono anche slavi, africani, brasiliani a conferire un bell’effetto United Colors of Berluscon. Tutti sorridenti, disinvolti davanti alla telecamera (anche sventrando la grammatica, ma questo è un vezzo, parte integrante del calciatore moderno) magari ognuno col suo bel segno distintivo particolare (le treccine, il pizzetto, l’orecchino, il tatuaggio) e veniamo così aiutati un ad identificarli e a identificarci nel personaggio, un po’ come succedeva nel villaggio dei puffi (io mi sentivo molto puffo forzuto ndB). Dove sono i Marocchi, i Luca Fusi, i Bruscolotti, i De Napoli ? Possibile che nel calcio del dopo Beckham non esistano più calciatori davvero brutti e che siamo condannati per sempre ad assistere ai piagnistei di mammole come Totti e Inzaghi, più attenti alla piega del capello che a buttarla dentro? E’ il definitivo primato del telecalcio sul calcio?

La mossa di marketing è chiara, spostare sul telecalcio anche quelle ultime sacche di resistenza televisiva, costituite dalle "adolescenti" in cerca di Tariconi da adorare e le "pensionate/casalinghe" in astinenza da Beautiful (è così che si divide il mondo per i markettari, che non lo sapevate?). Per accalappiarsi anche quest’ultima fetta di telespettatrici occorreva iniettare fortissime dosi di soap-opera/reality show dentro lo spettacolo. E la prima puntata si è dimostrata esemplare. Un trionfo di mamme in lacrime, figli in lacrime, abbracci di mamme e figli (in lacrime). Mi sono letteralmente venuti i brividi mentre Gigi D’Alessio, il neomelodicamorrista intonava "Campioni del cuore di questa città", (plagio dichiarato e inquietante dell’Inno di Forza Italia) e i giovani calciatori esclusi si scioglievano in pianti sulle spalle delle fidanzate, deluse più di loro per il proprio futuro di veline già compromesso. Inoltre c’è il giocatore di sedici anni a cui mancavano tanto i genitori essendosi allontanato da casa per la prima volta, quello negro che c’aveva la moglie incinta e l’hanno pure escluso (poveriiiiiino), le promesse a papà e mammà "Vederete che ce la farò, è il mio sogno", gli pseudo-Totti, le storie (costruitissime) di rivalità e di amicizie nate e interrotte per misteriosi litigi (una donna?), le famiglie di immigrati che gioivano per l’inclusione dei propri filgiuoli nella prestigiosa rosa del Cervia, gli infortuni ripresi in diretta e romanzati a dovere, il finto errore della presentatrice (gnocca ma un po’ legnosa, wooden chick?) che ha prima ammesso poi escluso un biondino (regolarmente in lacrime durante la performance di D’Alessio). Una specie di Holly e Benji in formato reality show. Gli sguardi allibiti degli allenatori di Inter Milan e Juve davanti a questi bamboccetti che non facevano altro che frignare, testimoniavano ancora una volta la resa incondizionata del calcio davanti al telecalcio.

Ultimo grande tema, dopo il calcio (target: uomini e bambini) , i maschioni fighetti (target: donne e gheys) e le sceneggiature soapoperistiche (target: tardone) è manco a dirlo la figa (target: maschi sopra i tredici anni). Subliminale, ma costantemente presente sottoforma di presentatrice con le tette belle di fuori, di pr (?), di sorella del calciatore, di fidanzata, di tifosa, di curiosa, in seguito – si dice- in forma di preparatrice atletica provocante e poi il giovedì un bel pienone con le serate in discoteca (ripresissime of course). Inutile sottolineare la notevole funzionalità delle donne a rientrare nelle sceneggiature telenovelistiche di cui sopra.

Insomma uno show davvero per tutti, che ci ha offerto squarci agghiaccianti per il presente (tirare il rigore con la mamma che fibrilla sul megaschermo piazzato dietro la porta, Toldo imbarazzatissimo che si è prestato alla pagliacciata, Piccinini ingrifato sull’uno contro uno) e che getta un’ombra inquietante anche sul futuro. Il calcio è già malato abbastanza (scommesse, doping, diritti televisivi, gestioni fallimentari etc..). Se il programma avrà il successo che temo io, magari dal Cervia si potrebbe passare in un futuro non tanto remoto alle serie superiori, fino a dare l’ultima mazzata alla credibilità del gioco del pallone. O forse, semplicemente, fino a fargli ammettere davvero la propria natura di reality show, varietà preconfezionato ad uso e consumo dei telespettatori, dove man mano l’ars pedatoria perderà importanza a scapito di aspetti quali i flirt dei calciatori con le veline. Ah, mi comunicano dalla regìa che quello succede già. Giuan Brera, where are thou?

Tags:

Degli Europei di calcio (3): De bello lusitano

July 5th, 2004 | By benty in Senza categoria | 11 Comments »

La Grecia favola, sorpresa, il miracolo, l’evento storico, la storia incredibile, la Grecia come la Danimarca, il pronostico sovvertito, sul tetto dell’Europa, l’Europa si inchina alla Grecia, la piccola che bastona le grandi, la Grecia che fa ballare il syrtaky, la Grecia che fa quello che può, che si arrangia con quello che ha, la Grecia squadra simpatia, la Grecia che brilla senza stelle, senza dive, senza campioni, senza capricci, senza treccine, senza cipolle, senza sponsor, la Grecia che gli stipendi di tutti i giocatori insieme non fanno quello di Totti, la Grecia dei panchinari, la Grecia è nel mito, sull’Olimpo del calcio, gli eroi, i semidei, gli atleti olimpici, l’urlo di Filippide, le sette fatiche di Ercole, i pelidi guerrieri, la Grecia umile, semplice, seria, organizzata, combattiva, testarda, anti-diva, concentrata, sfacciata, fortunata, cinica, decisa, la Grecia che corre, che gioca, che si impegna, che non molla, che lotta, che vince, che trionfa, la Grecia esalta la squadra, il senso di appartenenza alla squadra, lo spirito di squadra, che cazzo di squadra, il collettivo, Otto Rehagel, il condottiero tuetonico, il tedesco per niente freddo, il grande tattico, il geniale stratega, l’artefice della vittoria, il creatore del gruppo, il catenaccio, il calcio all’italiana, il trapattonismo, cambia il modulo e vince, mette il libero e vince, gioca a uomo, gioca a zona, la Grecia esempio ai Beckham, lezione per tutti, epica, mitologica, sensazionale, la Grecia difensivista, l’antigioco, la morte del calcio, l’antispettacolo, il pressing, i raddoppi, le sovrapposizioni, il sacrificio, le marcature asfissianti, l’inestricabile tela di centrocampo, l’allegria greca, la felicità di un popolo, il delirio ad Atene, la follia ellenica.

Ammazza che palle che hanno fatto già co’ sta Grecia.

Tags:

Degli Europei di calcio (2): permaflex championship

June 21st, 2004 | By benty in Senza categoria | 11 Comments »

1) Prima di Portogallo-Grecia


La squadra materasso, la vittima predestinata, ci faranno un mazzo così, è sicuramente il girone più difficile, l’importante è già esserci, il modulo non mi convince, no l’importante è partire bene, ma perchè Renaghel si ostina a lasciare fuori Tsiartas?, no l’importante è fare bella figura, saranno tre sconfitte, se riuscissimo a pareggiarne almeno una, così per andarcene con un puntarello, i nostri ragazzi devono lottare, devono farsi rispettare, devono farsi valere, non dobbiamo fare i catenacciari come l’Italia.


2) Dopo la vittoria con il Portogallo


I nostri eroi, la sorpresa del torneo, l’esordio inaspettato, questi ci hanno le palle, l’impresa leggendaria, la fantastica nazionale, la piccola Grecia abbatte i giganti, la grande Grecia si impone al debutto, la superGrecia, la Magna Grecia, grandi ragazzi, non avevano la pressione, hanno dominato a centrocampo, hanno giocato con umiltà, una lezione ai presuntuosi portoghesi, Figo strapazzato, (ma dai, è un giocatore finito), ma che si credevano che eravamo così scarsi?, gliel’abbiamo fatta vedere noi, altrochè, e adesso vinciamo anche con la Spagna, il magico undici, Dellas gioca con la Roma mica cavoli, certo che se non ci fossimo difesi così bene…(con un catenaccio d’altri tempi), certo che abbiamo anche giocato, mica è stata solo fortuna, siamo orgogliosi di voi, avanti così, non ci fermiamo più adesso, Otto Renaghel è un santo gli dobbiamo parecchio, molto, tutto: viva pure la Germania, alè.


3) Dopo il pareggio con la Spagna


Bell’impresa, bloccati gli spagnoli, siamo davvero la sorpresa, non se l’aspettava nessuno, ormai siamo qualificati, siamo troppo forti, grande Charisteas, ma perchè a parte Raul chi c’ha la Spagna eh?, allora se pareggiamo e arriviamo secondi giochiamo contro la Francia, ma ci pensi, contro Zizou !?, guarda che con la Croazia meritavano di perdere, ah è vero, allora vinciamo anche con loro, Otto Renaghel aveva degli avi greci, ecco perchè vince, ha fatto benissimo a lasciar fuori l’inutile Nikolaidis, è un fine stratega, abbiamo una squadra stellare, la Russia?, ce la sbrighiamo nei primi dieci minuti, la partita più facile, quelli non vedono l’ora di tornare da quelle stangone delle mogli, ma che dici la vinciamo la finale?, per me Seitaridis è meglio di Roberto Carlos, eh infatti lo vuole il Real, certo ormai siamo da Real, troppo forti, bravi, gasiamoci, grande Grecia, avanti così, siamo orgogliosi di voi, vanto della nazione, degni eredi degli atleti olimpici e dei massimi filosofi occidentali.


4) Dopo due minuti di Russia Grecia (1-0)


Noo, incredibile, che sfortuna, è un complotto, si sono venduti la partita, che coglioni, ma come hanno fatto a prenderlo così? ma Otto che cazzo combini, metti dentro Nikolaidis per Dio, tirate fuori le palle ragazzi, per adesso siamo ancora con voi


5) Dopo venti minuti di Russia Grecia (2-0)


Lo sapevo, ma dai, Renaghel è tedesco, da quando in qua i tedeschi capiscono di calcio?, giochiamo peggio dell’Italia, uno schifo, è il destino della Grecia, siamo un popolo destinato alla sconfitta, non posso crederci, a me non me n’è mai fregato niente, figurati, io tifo Olanda, ci siamo fatti mettere sotto, ma che squadra è? non hanno espresso 10 minuti di calcio accettabile in tre partite, ci siamo arrivati solo per culo, non meritiamo niente, i soliti greci del cazzo, si sono cagati sotto, Dellas è finito. E poi si ricomincia dal punto 1, ovvero: la squadra materasso, la vittima predestinata, ci faranno un mazzo così, è sicuramente il girone più difficile, gli arbitri contro, la sudditanza psicologica, il modulo non mi ha mai convinto, ma perchè quel testone di Renaghel si ostina a lasciare fuori il talentuoso Tsiartas?, che figura di merda, quelle segacce devono lottare, quegli zombies devono farsi rispettare, quei ballerini mancati di Syrtaky devono farsi valere, sarebbe stato meglio fare i catenacciari come l’Italia sin dall’inizio.


6) la Grecia passa il turno grazie al gol del Portogallo e all’allineamento contemporaneo delle sette stelle di Hokuto con lo zenith di Saturno


Siamo indubitabilmente la sorpresa, siamo inarrestabili, vinceremo, Otto è un diretto discendente di Zeus, il dio del pallone, adesso la Francia non fa paura ( e poi pescare a scelta dai punti 2 e 3), il tutto fra clacson, bandiere e deliri di folla in piazza.


Basta, che palle, stasera Pixiesmogwaiblackrebelmotorcycleclub e mercoledì Tragedie Greche se ne va in vacanza in Italia (l’unico italiano che se ne va dalla Grecia mentre gli altri arrivano, noi siamo il prototipo di anticonformismo) e si trasforma per qualche mese nel tristissimo “Tragedie marchigiane”. Potrebbe essere l’ultimo post da qui per la stagione in corso, ma forse anche no.

Tags:

Degli europei di calcio (1) : Ortodoxia uber alles

June 14th, 2004 | By benty in Senza categoria | 12 Comments »

I megamanifesti della Vodafone, che sponsorizza la nazionale di calcio ellenica, da qualche settimana proclamavano orgogliosi slogan di incoraggiamento “Non siete 11, siete 11 milioni” (che sarebbe il totale della popolazione greca). I giornali sportivi nel giorno dell’esordio recitavano “Orgoglio nazionale”. Il clima di attesa però era quello della mattanza. Girone di ferro, con dentro gli organizzatori portoghesi, da affrontare proprio al debutto. Prevale comunque la gioia di esserci, che da queste parti non è un fatto per niente scontato. Questa è la seconda apparizione della Grecia agli europei, dopo la magra figura in Italia nell’80, e la terza partecipazione totale, contando anche la disfatta dei mondiali in USA del 94. Mai un gol segnato in competizioni internazionali. Due ore prima del fischio d’inizio la città appare pressochè deserta, mentre io torno con le scorte da campionato europeo: una cassa di birre da mezzo litro e qualche tonnellata di patatinenocciolinecazzatine. Un’afa da deserto del Sahara, i televisori con il volume al massimo sono tutti sintonizzati sulla prima rete, la telecronaca si potrebbe ascoltare tranquillamente anche dalla strada.


Al fischio di inizio le scorte di alcol di casa Benty erano state già pesantemente messe alla prova; dai posti sui divani Ikea prenotati da giorni, i fortunati prescelti fumavano come in un’oppieria di Bankhog. L’atmosfera tuttavia risultava abbastanza rilassata, come quando non hai nulla da perdere e serpeggiava la speranza non confessata che il Portogallo non infierisse eccessivamente. Invece, sarà stata la fierezza nazionale, saranno state le bestemmie alemanne di Rehnaghel , sarà stata l’emozione dei portoghesi, la Grecia sembrava parecchio spavalda. Quel matto di Karangounis ha addirittura segnato e, cosa incredibile, i biancazzurri mettevano sotto il mio amato Portogallo. In difesa Traianos Dellas, pupillo locale – è di Salonicco calcisticamente cresciuto nell’Aris ed ha una casa al mare vicino a quella della mia ragazza – non lasciava passare un filo d’aria. A centrocampo Figo e Rui Costa giravano a vuoto, mentre si organizzavano i soccorsi per il recupero del disperso Pauleta. Io e i greci ivi presenti (2 su quattro già erasmus in Portogallo e nettamente filolusitani) non ci credevamo.


Parentesi sentimentale-esistenziale. Si affrontavano i due paesi dove (se si eccettua l’Italia) ho vissuto di più. I paesi da sempre ultimi in tutte le classifiche europee, economiche o di altro tipo. Uno a cui devo il cambio di rotta del mio destino, oltre all’anno più felice della mia vita. L’altro che tutt’ora mi ospita e direi, quasi, mi coccola. Avrei giurato che il mio cuore sarebbe stato 100% lusitano, ma vedere l’umile Grecia combattere così, una di quelle sorprese che il calcio offre sempre più di rado, il debole che schianta sul piano fisico e tattico il favorito, trovarsi in mezzo alle facce incredule e ubriache dei miei amici di queste parti, mi ha spaccato il cuore in due. In verità ho anche gioito sul rigore realizzato da Bassinas. Filolusitani, cercate di perdonare un quasi transfuga.


Poi la partita è finita come sapete e la nostra sbornia è proseguita altrove.


Il giorno dopo, il titolo più sobrio che credo di aver letto fra giornali e TV mi sembra sia stato “Vittoria leggendaria”. Ovviamente è già in atto la beatificazione di Rehnaghel: uomo ossessionato dalla moglie (la cita in qualunque intervista, sembra che sia stata lei a contattare la federazione greca per trovare lavoro al marito) , l’allenatore tedesco che ha escluso dall’undici titolare giocatori come Tsartas, la mezzapunta più dotata di talento e Nikolaidis, il Beckham locale che è sposato con una cantate molto famosa (in Grecia) e si è trasferito a cercar fortuna a Madrid (sponda Atletico, lo trovate in panchina in genere).


Il punto debole dei greci, come popolo, è l’estremismo delle passioni. Dalla quasi certa esclusione a suon di legnate e dalle teste basse, si è passati ai piani riguardanti la conquista del sistema solare, in un solo trionfale pomeriggio. Le domande più ricorrenti che i giornalisti rivolgono ai giocatori e all’allenatore sono “Riusciremo a vincere la finale?”. Dando per scontato tanto il passaggio del turno, quanto di quarti e semifinali. Gli unici che sembrano tenere i piedi ancora per terra sono i giocatori. Io intanto non smetto di sperare che anche o meu querido Portugal possa passare il turno. Non dimenticate che la Grecia è approdata in Portogallo battendo la Spagna fuori casa. Tutto è possibile, anche che ci sia ancora gente disposta a votare De Michelis.

Tags:

Stella Rossa f.c.

April 6th, 2004 | By benty in Senza categoria | 3 Comments »

Ieri sono tornato al Campo Vecchio, per allenarmi coln la Stella Rossa dove giocano mio fratello e molti miei amici. Erano circa 18 anni che non ci mettevo piede, dopo i tre anni in cui fui tesserato dal Borgo a.s., società che non esiste più.

Il Borgo era la squadra proletaria della città e la sua rivale storica era la Fortitudo, società invece ricchissima. C’era dunque anche un odio di classe che si aggiungeva a quello sportivo. La differenza era lampante già dalle borse: le nostre, usurate e di seconda mano, eravamo obbligati a riconsegnarle a fine stagione. Le loro, lussuosissime, cambiavano ogni anno ed avevano scomparti infiniti per le scarpe. Il Borgo era composto dai teppistelli locali, gente che a dodici anni fumava, beveva e si diceva addirittura che alcuni avessero già fatto sesso. Dei veri alieni. In seguito alcuni si sono suicidati, altri furono ospitati nelle patrie galere, qualche caso di alcolismo e molti finiti nelle catene produttive delle aziende locali. Altri hanno addirittura espatriato. Oltre ai ricordi delle piccole dolorose crudeltà di cui solo giovani adolescenti possono essere capaci, oltre ai ricordi delle delusioni infrante prestissimo, oltre ai ricordi delle numerose umiliazioni per le mancate convocazioni, oltre ad essere stata probabilmente l’ultima volta in cui ho fatto qualcosa credendoci così tanto, oltre ai ricordi dell’eccitazione della domenica mattina quando si giocava in casa o si andava in trasferta, oltre ai ricordi delle ostilità dei gruppetti e delle piccole lobby già esistenti, oltre ai ricordi degli allenamenti con ogni condizione climatica, oltre ai tre anni di panchina perchè occorreva far posto ai figli degli sponsor, ai figli degli amici del presidente o semplicemente alla molta gente più calcisticamente dotata di me, rimangono delle parole. Le frasi indelebili che ho imparato dal mister sono le seguenti

  • qui tutti sono utili e nessuno indispensabile. Salvo poi finire in panchina per lasciare spazio a chi non si veniva mai ad allenare, ma giocava meglio
  • questo non è nè un tiro nè un passaggio. Invece adesso questo gesto tecnico si chiama tiro-cross ed ha trovato una sua collocazione nell’immaginario collettivo
  • il calcio non è uno sport da signorine. No comment, qui siamo davanti ad un dogma.
  • il calcio è uno sport facile, basta fare gol (er carcio è ‘no spor facile, basta fa er go, nella versione originale). Chapeaux

A tanti anni di distanza sono divenuto un molle giocatore da calcetto, sport da quarantenni sedentari, che invero è da signorine, visto che in teoria non è ammesso o quasi il contatto fisico. Ieri ho realizzato di aver perso i movimenti da giocatore di calcio, i mille piccoli accorgimenti oltrechè la tenuta fisica, il coraggio di avventarsi sulla palla senza temere i contrasti duri, o di effettuare un dribbling, la capacità di calcolare in maniera corretta i rimbalzi e le traiettorie su un campo più lungo.

La Stella Rossa f.c. è la squadra del circoletto a.r.c.i. locale, e presenta una chiara connotazione politica: neanche il nome è stato scelto a caso. Se l’alcool rientrasse fra le sostanze dopanti, qui si rischierebbero squalifiche costantemente, visto che si gioca la domenica mattina. Il fumo è tollerato negli spogliatoi e quando si gioca anche in panchina. Quando fa freddo, nella maggior parte dei casi la squadra non si allena, e non c’è alcun bisogno di informare gli "atleti" che si autoescludono con piacere. Credo che siano i degni eredi del glorioso Borgo a.s.

Tags:

Le grandi domande della domenica

March 14th, 2004 | By benty in Senza categoria | 9 Comments »

 



  • Nelle statistiche di Tragedie Greche, anche questo mese compare un ingresso dal blog di Personalità Confusa. Mi sapete dire come si spiega tutto ciò, dando per scontato che il Confuso non si sognerebbe neanche di linkarmi, (come è sacrosanto) ?

  • L’inizio in contemporanea delle seconde edizioni dei due reality più seguiti (Farma, ovvero la Fattoria e Fame Story, ovvero Operazione Trionfo) sancirà nuovamente un buio periodo di incomunicabilità fra me ed il resto del mondo che non parlerà d’altro per i prossimi mesi?

  • Ma se nel centro sociale dove sono stato ieri, gli occupanti pagano regolarmente l’affitto, allora dopo si chiama centro sociale affittato (e mo co’ o cazz’ ce cacciate, contratto di locazione triennale alla mano) ?

  • Ma è destino che io debba sempre finire in squadre di calcetto in cui imperversano i Maradona e i Platini (si lo so ‘sto post sarà la terza volta che lo linko, uffa) ? Tutti “dieguiti” nei primi cinque minuti, finchè c’è ossigeno. Dribbling inconcludenti, tacchetti superflui, azioni personalissime, un passaggio neanche a parlarne ( e qui si usa molto incolpare di tutto la palla). Nel secondo tempo, quando l’ossigeno è ormai un ricordo, l’ambulanza staziona preoccupante fuori dal campo e dei sinistri avvoltoi sopra di esso, e le gambe hanno la stessa consistenza dello Tsatsiki, di colpo tutti credono di essere diventati dei “petit roi” (il plurale in francese non lo so, lasciatemi in pace). Per l’esattezza dei Platini al giorno d’oggi, ovvero grassi, ansimanti e convinti di poter benissimo giocar da fermi, senza nessun accenno al pressing e men che meno ai ritorni in difesa. Lanci lunghi e pedalare. Ne beccassero uno, dico. Comunque quando gioco con gente evidentemente più scarsa di me mi sento chiaramente più sicuro e , se non mi metto a fare il cretino, do il meglio. Riprendere l’attività fisica dopo cinque mesi potrebbe comunque portarmi a breve nelle condizioni di Bossi, ci ho quasi 31 anni ci ho, altro che giovane.

Tags:

We are the champions my friends vs. I am a loser baby

March 1st, 2004 | By benty in Senza categoria | 3 Comments »

 


Oggi a Lamìa si è disputata la finale della coppa nazionale di basket. Aris Salonicco contro l’odiato Olimpyakos Pireo, una specie di Juventus greca: qui vincono sempre tutto loro. Le tifoserie greche non sono celebri per la loro mansuetudine; l’incontro è stato sospeso tre o quattro volte per lancio di oggetti in campo, fra cui razzi e fumogeni. Gli arbitri hanno sospeso l’incontro, ed hanno poi deciso che la partita si sarebbe svolta fino alla fine, ma a porte chiuse. Il palazzetto è stato sfollato, gli ultrà caricati sui pullmann e rispediti a casa. Dall’inizio della gara erano passate circa quattro ore, quando il match è stato ripreso. I volti dei telecronisti erano stravolti. Per la cronaca hanno vinto i gialloneri dell’Aris.


L’Aris è la squadra per cui simpatizzo qui in Grecia, perchè ha una storia parallela a quella della mia Lazio. Seconda squadra della città per numero di tifosi, innumerevoli vicissitudini societarie che la stanno portando sull’orlo del fallimento e conseguente scesa in piazza dei tifosi per protestare. Odio profondo per i cugggini del Paok simpaticamente ribattezzati i turchi o gli zingari, tifoseria marcatamente di destra. Mi tocca fare anche qui la minoranza nella minoranza. Poche ma mitologiche vittorie, innumerevoli tonfi, di cui il più bruciante e recente è la sconfitta nel derby, proprio nella finale della coppa di calcio dell’anno scorso. La differenza qui è che se si tifa per una società, si tifa sia per una squadra di basket che per una di calcio, ed in teoria per tutte le squadre degli altri sport cosiddetti minori. Almeno ci si consola: l’Aris calcio sta per retrocedere, mentre il basket l’anno scorso ha vinto anche la coppa campioni. I successi sono così rari che uno vale quasi l’altro e vanno comunque festeggiati come se fossero sempre delle coppe dei campioni. Oggi in piazza davanti alla Torre bianca, simbolo della città, c’erano migliaia di tifosi, il versante giallonero di Salonicco era in festa: bandiere, striscioni, clacson a non finire, sciarpe, cori, abbracci e fiumi di alcol. Non ti veniva da credere che si stesse festeggiando una misera coppetta nazionale di basket. L’unica cosa più patetica di tutta questa situazione era un italiano, con tanto di sciarpa, che neanche riusciva a fingere entusiasmo. Se ne stava lì, nostalgico per le memorie di antiche di promozioni in serie A1 vissute da giovane con il Fabriano basket, si guardava intorno piuttosto stralunato, anche perchè avrà saputo al massimo due cori a dir tanto.

Tags:

Gli adoratori di Makis

July 10th, 2003 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

Oggi hanno cancellato quella che sarebbe dovuta essere l’ultima partita di calcetto della stagione. Direte voi " E ‘sti cazzi". Non so darvi torto. Ma l’ho presa male. Quest’anno in Grecia una delle poche cose che sono riuscito a fare con costanza , oltre che a bruciare soldi in internet e birre, è stato giocare a calcetto. Ogni giovedì andavo con dei colleghi di un amico di Dimitra a giocare nella zona dei ricchi, Panòrama. Il range dell’età varia dai 28 ai 50 anni. Il livello invece è costante : basso in maniera imbarazzante. Non è solo lentezza. Non è solo affanno. Non è solo mancanza di tecnica. E’ molto molto di meno. La cosa più singolare è che per qualche maledizione non si riesce mai ad essere in numero pari. O 9 o 11 e di fare cambi manco se ne parla. Quindi una squadra, la mia in genere, decreterà la fine della partita quando la mancanza di ossigeno sarà causa di allucinazioni a sfondo religioso. Ci si divide in due scuole di pensiero : quelli che credono di essere Platini e quelli che credono di essere Maradona. La prima categoria è di gran lunga prevalente, poichè la maggioranza dei convocati al secondo dribbling di seguito rischia il colpo apoplettico. I Platini insistono a cercare di risolvere la partita con lanci lunghi. Lunghissimi : che ci costringono a cercare per ore il pallone nel mezzo della vegetazione circostante. Da vedere però sono affascinanti : una volta che hanno la palla al piede alzano la testa, a scorgere la soluzione di gioco più opportuna, sembrano calibrare la potenza del tiro e ponderare quanto il vento potrebbe influire sul traversone. Ecco io già a quel punto torno in difesa, che tanto lo so che è rimessa per gli avversari e mi avvantaggio. Anzi spesso esco direttamente fuori dal campo per iniziare la ricerca esterna. Di Maradona ce ne sono un paio, ma si sa che quando ce n’è uno è già in sovrannumero. C’è un portiere solo (l’altra squadra fa i turni a seconda della fine delle scorte di ossigeno) che assomiglia a Paolo Brosio, ma spesso sembra essere più stupido. C’è Nikos, che soffre di tachicardia ed è lui che sa dare dei veri brividi alla partita : quando gli prendono gli attacchi e non si sa se sopravviverà. C’è Krissos , un fenomenale cotrollo e tiro, ma solo quello e da qualunque parte del campo, a prescindere dai compagni liberi che attendono rassegnati dei facilissimi assist in area dalla partita precedente.C’è Apostolis, il vecchietto inossidabile, che corre più di parecchi trentenni, e l’unica cosa che sa fare è passare la palla a Makis. Makis è il protagonista assoluto. Lui è il classico numero dieci, il Maradona di quartiere, dotato di notevolissimo controllo della palla, velocità che nel branco di tartarughe lo fa apparire una specie di Ben Johnson sotto cocaina, un dribbling secco, un tiro potente. Il classico insopportabile tappetto con la palla sempre attaccata al piede. Io grazie a Dio gli gioco contro e uso scaricare i miei nervi di una settimana sulle sue fragili caviglie. Si sa, se ti tieni sempre la palla sei più soggetto alle botte, la classe di cui madre natura ti ha fatto dono si paga in termini di dolore. E siccome se già ti atteggi a superiore mi stai sul cazzo, se ti atteggi a superiore fra elementi pronti per l’ospizio mi stai due volte sul cazzo. Allora lo falcio impietosamente e con gusto, non chiedo scusa e lo lascio a terra mugolante. Io non sono falloso in genere, davvero. E se faccio un fallo chiedo sempre scusa. Con Makis no : non mi darebbe la giusta dose di soddisfazione. Ma non solo a me : in realtà in mio è un atto di vendetta nei confronti di chi da Makis e dai suoi fulminanti dribbling viene costantemente irriso e anche verso quelli della sua squadra che hanno i coglioni spappolati dal suo perpetuo dribblare e dai suoi rarissimi passaggi. Io riscatto il collettivo, e i sorrisini maligni, quando lo lascio a terra a rotolarsi dal dolore, si scorgono più fra i visi esasperati dei suoi compagni di squadra che dei miei. Tuttavia oltre a nonno Apostolis esistono altri elementi che ripongono su Makis tutte le loro speranze di vittoria e altro non fanno che passargli la palla ed applaudire forsennatamente le sue, invero, brillanti giocate. Loro Makis lo adorano perchè li fa vincere nonostante siano delle pippe coi piedi quadrati. Makis da loro la possibilità di vantarsi della vittoria per tutta la settimana in ufficio. Mi viene da pensare che non conducano esistenze esaltanti se è così che raggiungono la massima soddisfazione. Lo scandaloso bagaglio tecnico che ho potuto osservare fra i miei compagni di calcetto mi aveva portato erratamente a generalizzare che in Grecia non sapessero proprio giocare. Mi sono dovuto ricredere quando abbiamo partecipato ad un torneo con una selezione degli elementi migliori delle due squadre del giovedì. Ogni squadra con cui abbiamo giocato ci ha brutalmente massacrato. Ma al nostro attivo abbiamo anche collezionato due successi. In un caso la squadra si è presentata con un elemento in meno e l’abbiamo spuntata solo nel finale dopo lungo rincorrere. Nell’altra gara ,portata a casa con un secco 2-0, gli avversari non si sono neanche presentati.

Tags: