Beatriz, ovvero l’epopea del manager zen e delle assunzioni

19 October 2007 | By benty in Senza categoria

Primo colloquio di lavoro Lunedi’

Si presenta cosi: piccola cerbiattina, indifesa, poverina, erasmus di appena 21 anni, innamorata di un greco, tenera, lei, dolce, puccipuccipucci. Parla discretamente il greco. Le offro un posto da insegnante, per quattro giorni alla settimana. Lei accetta felice, arrossisce per la gratitudine, oh piccolo virgulto, oh giovincella di Castilla, oh mia nuova insegnante del cuore, io credo in te.

Secondo incontro, per la firma del contratto, Mercoledi’

Arriva piu’ spavalda. Ci fa presente che ha sottoscritto un contratto anche con un’altra scuola di lingue, nostra acerrima concorrente, e proprio negli stessi giorni che aveva promesso di lavorare da noi. Sbianco e rischio l’infarto. Mi riprendo e le dico con tatto "Mandali a farsi fottere, che noi ti diamo piu’ lezione da fare a settimana, quindi guadagni di piu’". Lei dice, sperduta "Ah, si, certo, qui preferirei lavorare davvero, scusa ma mi sono sbagliata, e’ che non avevo capito i giorni in cui avrei lavorato. Sai, dev’essere colpa del mio greco". Io che sono comprensivo le dico "Non ti preoccupare".

Venerdi’

Mi si presenta alle otto e trenta, il venerdi’ prima dell’inizio delle lezioni, la poverapiccolacucciolaindifesapuccipuccipucci,  a orari ormai decisi, con me esausto ma soddisfatto dell’immane lavoro di cucitura, diplomazia, convincimento, necessario per realizzare una tabella delle lezioni che soddisfi tutti, clienti paganti e insegnanti. Viene accompagnata da un pirla greco che ne fa le veci. Lei ha gli occhi rossi perche’ – ci dice l’accompagnatore – e’ tutto il giorno che piange, sta tantotantotanto male. Che problema ti turba, o piccola candida giovane Beatriz? Ah, sapeste cosa mi accadde. Per interrompere il contratto l’altra scuola minaccia di far valere una orrenda penale da seicento euro. Stavolta la sperduta povera Beatriz dice rivolgendosi a me "Sei tu che hai sbagliato a dirmi i giorni in cui avrei avuto lezione". Mi perplimo, che non mi pare mica piu’ tanto piccola e indifesa. Intanto l’accompagnatore si spertica in mie lodi tanto esagerate quanto assurde, essendo la prima volta che lo vedo, dice che ha tanto sentito palrare bene di me. Temo si inginocchi a mi cominci una fellatio seduta stante. Ma come accennavo ormai e’ venerdi’ sera, tutto e’ irremovibilmente deciso e lunedi’ cominciano le lezioni. Ho bisogno di questa stronzetta, purtroppo, nonostante mi stia gia’ passando per la testa di stendere a testate sul naso l’accompagnatore adulatore, come nella celebre scena di High Fidelity, al Championship Vinyl con Tim Robbins massacrato da Cusak & co. Non ho scelta. Mi offro al sacrificio "Vabbe’ diciamo che c’e’ stata una incomprensione. Paghiamo la penale a meta’  e non se ne parla piu’ ", e lei la piccola iberica dal cor gentile a me si rivolse con codenste soavi parole "No, mira, hai sbagliato tu, e’ colpa tua, io non la pago la meta’". Che immagino sia un ottima frase da spendere col proprio capo, prima ancora di essere assunta. Bestemmiando dentro decido che allora va be’ la paghero’ io la stracazzo di penale, vaffanculo pure a te, piccolo cerbiatto idiota, basta che si cominci con le lezioni.

Lunedi’

L’avvocato telefona all’altra scuola per tentare di raggiungere un accordo. La proprietaria sbraita che "No, non cedero’ mai, me ne fotto dei soldi della clausola penale, se quella non si presenta giovedi’ a lezione la trascino in tribunale, potete contarci, gli faccio restituire tutti i soldi che perdo dalle iscrizioni e pure il danno d’immagine". Impallidisco e bestemmio al contempo. Riesco trovare alle 22.30 un nuovo professore per le lezioni del martedi’ e giovedi’. Enrique, portoghese che parla uno spagnolo perfetto, ma essendo appena arrivato in Grecia non parla affatto la lingua locale, dunque non posso dargli le prime classi. Si presenta e contestualmente alla stretta di mano lo assumo, prima che me lo fotta qualche concorrente, pesno. Beatriz restera’ da noi per i giorni che puo’, ovvero lunedi e mercoledi’. Per il resto mi tocca rivoluzionare l’intero programma delle lezioni. Le madonne vengono giu’ a catini. Pero’ alla fine, vaffanculo, siamo a posto, anche se con piu’ prof essoridi quelli che speravo. La piccola Beatriz viene confortata da sottoscritto, che le conferma le ore gia’ decise, e le dice, ti daro’ anche altre ore di lezioni private, non ti preoccupare, tutto andra’ bene. Lei si scioglie in un pianto commossissimo, poco ci manca che ci abbracciamo come padre e figlia e scorrano i titoli di coda.

Martedi’

Mi chiama la dolce piccola tenera insegnante de la Mancha tutta allegra e mi dice "Ma lo sai che passo’? Ho parlato con quelli dell’altra scuola e alla fine mi fanno rescindere il contratto senza penale ne’ tribunale?". Bestemmio, in spagnolo perche’ m’intenda. Poi aggiungo "Oh che bello, magari a saperlo prima. Adesso pero’ per quei giorni ho un altro professore. Quindi stammi bene." Clic.

Mercoledi’

Arriva Enrique, quello nuovo, io sono raggiante, prima di cominciare la sua lezione mi fa che "Guarda, ho saputo stamattina che a causa di problemi personali dovro’ tornare in Spagna a fine novembre". Levo gli occhi al cielo, tiro giu’ quelle quindici madonne in trenta secondi senza farmi accorgere, torno a respirare, mi ricompongo e dico sorridendo sereno "Va bene, non c’e’ problema, ti ringrazio della franchezza. Pero’ ovviamente non ti assumo piu’ , ate’ ja’".

Contestualmente telefono disperato a Beatriz "Mia cara, scusa per la scortesia di oggi, ma sai, avevo clienti e davvero non avrei potuto trattenermi oltre a cianciare amabilmente con te. Que tal? Todo bien? Tortilla? Ahah. Fiesta? Corrida? No, ti volevo dire, sono molto contento che non andrai a lavorare da quei cattivoni, e all’uopo volevo offrirti, a riprova della mia sconfinata fiducia per il tuo retto operato, di venire a lavorare per me in quei giorni. Che ne dici? L’altro prof? Quale altro prof? Ah, L’ALTRO prof! EH non so, boh. Gia’ che ci siamo, che ne diresti di mostrarmi un po’ di riconoscenza accettando di fare per me delle lezioni private il venerdi’, che siamo scoperti? Ah non lavori proprio il venerdi’? Ma se te lo chiedo come favore? No eh?! No vabe’, grazie tante, buon fine settimana querida. Adios"

7 Comments on “Beatriz, ovvero l’epopea del manager zen e delle assunzioni”

  1. come ti capisco, uh, come ti capisco…

     

  2. castigala cazzo. ate’ ja

     

  3. Ma alla fine chi me la fa queste benedette lezioni di inglese???

     

  4. orazio: da me nessuno, temo

     

  5. bro tranqui vengo giu io!!

     

  6. poi dici che non hai una vita spericolata come quella di jack

     

  7. Mai fidarsi delle tenere cerbiatte. Lo so per decennale esperienza.