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Coraggio (questo è un posto selvaggio ?!)

September 26th, 2006 | By benty in Senza categoria | 12 Comments »

Lavorare stanca, ci hanno intitolato pure un film con questa frase. Io ancora sono in fase pressochè di cazzeggio, e già arrivo a fine serata esausto, pur senza aver fatto nient’altro che noiosissima trafila in segreteria. Dunque, sostanzialmente, attese infinite inframezzate da qualche potenziale cliente da intortare. Il massimo del brivido ce l’ho avuto oggi, quando la poltroncina (Ikea) s’è schiantata di colpo sotto il peso di una futura studentessa di spagnolo. Ci si diverte con poco da queste parti. Sarà che qui il tempo è ancora bello, e si fatica a dimenticare gli ormai remoti ozi estivi, fattostà che si diviene recalcitranti, non ci si abitua all’idea che ormai è autunno e quindi è ora di mettersi davvero sotto, a laurà.

Ma io ancora di lavorare a pieno ritmo non ho voglia. Smetterei anche adesso se potessi. E invece più o meno consciamente sto pure cercando modi per arrotondare, magari raddoppiando le serate passate a (bere e ) mischiare dischi. Non mi fate quei sorrisini ironici, che ho già avuto delle proposte, hanno provato a strapparmi al Kika per il sabato, mi hanno lusingato con una megaofferta di dieci euro in più sull’ingaggio e io, da vero signore ho detto NO (per adesso almeno). Parliamoci chiaro, io sarei già pronto per la pensione, come orientamento. Peccato che non ne avrò mai una, con tutta probabilità. Direi che siamo decisamente davanti ad una chiara manifestazione di quella che qualcuno, nei commenti al post precedente, chiamava "verve imprenditoriale", appunto.

Juan, il mio collega e amigo catalano, ma molto più greco di tanti greci che conosco, me lo dice sempre, riferendosi alla mia discutibile svolta imprenditoriale "Compadre, l’hai voluta la bicicletta …?". E io invariabilmente rispondo "Que no compadre, yo queria un motorino, con la bici se anda sudando demasiado, joder". Lui che di coraggio ne ha, incoscienza e coerenza pure, ha deciso diversamente. Troppo stress a lavorare per la scuola. Parliamo di diciotto ore a settimana, in genere concentrate in quattro giorni. "Da quest’anno faccio solo lezioni private, a casa mia se possibile". Come non capirlo, d’altronde deve imparare a suonare l’uti (uno strumento musicale mediorientale, tipo un buzouki che ha avuto un attacco fulminante di orchite), vuole dedicare più tempo a sè stesso, fare più viaggi con la sua moto, coltivare il suo orticello, decidere da solo il suo programma di lezioni settimanali, a chi insegnare e quando. Va detto che se lo può permettere perchè lo spagnolo è parecchio di moda, e di lezioni ne trova quante ne vuole, trova pure gente disposta a imparare il catalano (come se mi chiedessero di insegnare il marchigiano !) e invece chi insegna italiano deve tirar su tutto quello che trova. Tutta colpa di Berlusconi, secondo me. Ma per lui questa scelta significa anche rinunciare a farsi versare i contributi previdenziali, e quindi, d’estate anche al sussidio di disoccupazione. Mica poco.

Arturo, altro collega ispanico ma valenciano, nonchè notevole imbrattatele, ne seguirà le orme. Non ha tempo per l’arte, deve seguire l’ispirazione, basta con la scuola, solo lezioni particulares, che lavorando meno rendono sicuramente di più (un’ora e mezza 20 euro). Troppo stress dicono. Arturo credo lavorasse addirittura 12 ore a settimana, l’anno scorso. Troppo stress, avete letto bene.

Non sono sicuro che questa sia gente che ha completamente perso la trebisonda. Al contrario penso che a volte mi piacerebbe avere il coraggio che ci hanno avuto loro. Abbandonare delle certezze, anche piccole, per avventurarsi in esistenze da pseudoboheme, incertezze che ti ripagano in qualità della vita. Vi assicuro che non si tratta di persone che hanno il sederino ben parato dalle famiglie foraggianti. E’ gente che se sbaglia paga di tasca sua. Eppure ci hanno il coraggio di fare un vita (ancora più) rilassata.

Più coraggiosa di loro conosco solo una ragazza, un avvocato. Non c’entra tanto col relax, ma sempre coraggio è, adesso vi spiego. Lei ha già deciso, scatenando tregende familiari non da poco. Lascia tutto, lavoro, casa, amici e si imbarca verso un paese e una vita che di certezze non gliene danno mica tantissime. Tipo la Grecia. Lei minimizza, sostiene che non è poi ‘sta gran cosa, mica ci vuole poi tanto fegato a partire. Qui le è stato promesso un lavoretto per cominciare. Poi quando impara la lingua, forse, chissà, bisogna vedere. Ma lei dice che è convinta e che non ne poteva davvero più di quella vita. E allora viene a vivere con me (e anche per questo vi assicuro che ce ne vuole di coraggio).

E dunque, nel solco della grande tradizione italiana della sitcom di coppia, dopo Casa Vianello siamo lieti di presentarvi, "Tragedie greche al quadrato", due spiantati, innamorati ed emigrati nella Grecia di oggi. A presto, su questi schermi. Stay tuned.

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