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Rock my boat: Arabella nights

July 11th, 2006 | By benty in Senza categoria | 6 Comments »

Voi, appassionati e fedeli nullafacenti che vi dilettate nella lettura di codesta infame paginetta antinazionalistica, ricorderete che per un certo periodo questo e’ stato un blog "imbarcato", come recitava il sottotitolo in alto a sinistra. 

A proposito di nazionalismi, vorrei menzionare il simpatico striscione che faceva bella mostra di se’ ieri sera dal palco del circo massimo, recitante FIERI DI ESSERE ITALIANI, scritto a caratteri stranamente somiglianti a quelli che usano certe curve nazistoidi, e che guarda caso si trovava porprio vicino a Buffon con tanto di benemerita croce celtica, in basso a destra. Complimentoni, davvero fiero di essere dei vostri, pure io, come no.

Comunque.  Adesso questo e’ un blog infradito per via di certi discorsi sulla felicita’ che vi risparmio. E poi e’ anche estate, magari fra un po’ mi diventa un blog ciabatta, chi puo’ dirlo. Torniamo a noi.

La stagione djeistica invernale al Kika si chiuse a fine maggio, in anticipo di un mese rispetto a quello che desiderava il mio datore di lavoro Panagiotis, che ha continuato a tenere il bar aperto ( e semivuoto) anche per il mese di giugno pur senza il mio nome di prestigio in cartellone ogni sabato. C’erano dei motivi, come risultava da certe intercettazioni telefoniche fra Moggi e El Rocco. Mi era stato proposto di iniziare a mettere dischi in uno dei bar estivi piu’ frequentati dagli indirocchers cittadini, l’Arabella, nome che riporta piu’ alla coniuge di Orazio, residente a Topolinia, che a un rock bar. Non vi fate fuorviare. Qui giova una digressione.

D’estate i millemila bar di Salonicco, che sono sempre pieni d’inverno, chiudono quasi tutti. La citta’, prettamente studentesca, si svuota e tutti si riversano nella meravigliosa e misconosciuta penisola Calcidica ad affollare campeggi studenteschi e beach bar d’un certo livello, dove peraltro si esibiscono dj abbastanza di grido e gruppi niente male (Frank Popp Ensamble, Federico Aubele, Kid 606 etc…). Pero’ in citta’, per i residenti a oltranza, aprono "ta karavia", ovvero le navi. Sono queste delle imbarcazioni di varia foggia riadattate a bar estivi urbani, in numero di tre-quattro, attraccate tutte nei pressi del lungomare cittadino, a poca distanza l’una dall’altra, all’altezza del monumento ad Alessandro Magno. Esse riescono ad ospitare alcune centinaia di persone l’una e offrono selezioni musicali piuttosto diversificate. Non si paga l’entrata, ma si pagano care birre e drinks. A orari prefissati le navi fanno un rinfrescante giretto del golfo, di una mezz’ora tre quarti d’ora. Va detto che la vista della Salonicco by night dal mare e’ indubbiamente molto affascinante.

C’e’ il Clio’, la nave che ha aperto per prima, dove suonano solo reggae, ed e’ il termomentro di come vanno gli affari in genere, non vi si trova posto a sedere quasi mai e il fine settimana viene presa d’assalto che manco certi gommoni da Tirana per Bari. Ce ne sono, di queste navi, un paio orrende a connotazione musicale greco-discotecara, che lavorano anche d’inverno come veri e propri club afterhour, fino a mattina inoltrata e dispongono anche di piste al chiuso. C’e’ un classic rock bar, che non mi ricordo come si chiama, relativamente nuovo, dove la scelta musicale va dai Bon Jovi ai Guns’n’Roses, Dio ce ne scampi. E poi c’e’ l’Arabella, l’unica nave a offrire rock di stampo indipendente, a seconda dei dj che vi si trovano. Lo conobbi l’anno scorso quando inizio’ a lavorarvi il mio amico nonche’ mischiadischi di fiducia Tolis, di venerdi’, e fu cosi’ che divenni cliente fisso per tutta l’estate. Ma e’ un posto in cui si capita volentieri anche in altri giorni della settimana, ad ascoltare musica che altrove difficilmente passano, soprattutto d’estate.

Fattosta’ che il mio dj del cuore nonche’ sodale, quest’anno a fine maggio menziona il mio augusto nominativo ai tipi dell’Arabella, poiche’ costoro cercano nuovi dj. Accertato che non suonassi solo pezzi di Eros Ramazzotti, i proprietari mostrano interesse e, sempre tramite il mio amico, mi fanno sapere di tenermi disponibile gia’ dagli inizi di giugno, che si comincia, forse addirittura anche due volte a settimana. Gioia alle stelle, che si lavora anche d’estate, in un posto dove la gente e’ piu’ sciolta, tende a ballicchiare, e’ parecchia di piu’ (fino a 200 persone sicure ogni sera del fine settimana). Per non parlare dei soldi, il doppio di quello che prendo al Kika, anche se per qualche ora in piu’ (a volte si finisce alle 8 di mattina, col sole gia’ alto, e comunque sempre di giorno).

Poi pero’ i tipi dell’Arabella – dopo che m.ero dimesso dal Kika –  si tirano indietro. Si parla di una mezza cospirazione della lobby dei dj locali, che non ci stanno a perdere tre serate su sette, di cui due fra quelle dell’affollato fine settimana, che vengono pagate 20 euro di piu’. Cosi’ mi dicono, io stento a crederci, ma mi ritrovo a giungo senza nulla da fare il sabato e un po’ immalinconito a vedere altri che suonano, lo sapete come sono questi dj.

Poi ci ripensano, e un venerdi’ mi chiedono di cominciare a mettere i dischi la domenica. Proprio da domenica scorsa, serata passata alla storia per una certa finale di calcio, non so se ne avete sentito parlare. Accetto con riserva, dico vengo, ma dopo la partita, senno’ niente. Cioe’ cosi’ spocchioso da dettare condizioni prima di iniziare. Nonostante cio’ accettano. E ovviamente la finale non poteva che finire dopo supplementari e rigori.

Passo una giornata in ansia, con tanto di temporale pomeridiano che avrebbe pregiudicato questo atteso esordio, teso a riorganizzare i dischi che non sistemavo da fine maggio, a preparare qualche cd con band relativamente nuove (tipo i Beirut, che qui arriveranno fra un paio d’anni, immagino), parto presto, trovo un baretto dotato di megaschermo nei pressi della nave, vinco il mondiale, mi alzo a braccia in aria urlando "Campioni del mondo" arricchito da alcune forti invocazioni a divinita’ cattoliche davanti a una cinquantina di greci allibiti, e poi corro a imbarcarmi, senza nemmeno vedere Cannavaro che tira su la Coppa del mondo.

La serata si preannuncia moscia e subito vessata da inconvenienti tecnici (un cdj che si rifiuta a tratti di restituirmi i miei preziosi cd e all’uopo va spento e riacceso ogni cinque pezzi) . Le cameriere mi trascurano, e fatico a farmi irrorare di birra, cosa che al Kika sarebbe impensabile (prima regola innaffiare il dj, dice il mio capo), dei milioni di euro spesi in messaggi per radunare una piccola folla di amicicolleghistudenti si fanno vivi in due, uno dei quali un cliente fisso, quindi non conta. ‘Na traggedia. Metto pezzi senza entusiasmo, roba che in teoria dovrebbe riempire piste, invece non c’e’ materiale umano per riempire alcunche’. A un certo punto uno mi chiede i Kiss, e quasi decido di buttarmi a mare.

Invece poi qualcosa, sul tardi, cambia. Arriva un gruppo di nemmeno dieci persone determinato a far casino. Cominciano subito a fare richieste che decido di accontentare volentieri, costituendo i tipi quasi la meta’ della clientela presente. Roba che mi riporta alla gioventu’ flanellata, si dipana poi per le vie del punk, dello ska, del rock steady, fino ad arrivare in qualche modo ai mano Negra e Los Fabulosos Cadillacs, passando da tutti i luoghi comuni musicali da rockparty, Violent Femmes, Pixies, Clash, Cure, Joy Division, Depeche Mode, una sorta di greatest hits, che di interrompere il flow con gli Art Brut oggi proprio no. Metto da parte velleita’ snobistiche, e mi appare come sempre in questi casi San De Luca evangelista, che dall’alto della sua nuvoletta, ammantato di luci strobo e stringendo un Techics 1200 sulla destra e il suo ultimo libro sulla sinistra, mi dice "Falli ballare ragazzo e avrai sempre ragione. O quasi". Mi rincuoro. Quelli mi si entusiasmano, ballano, saltano, offrono sfinnakia da bere, urlano di gioia ad ogni pezzo di loro gradimento, contagiano i baristi (il mio personale termometro su come va la serata sono loro, contenti i baristi contenti tutti), che a loro volta offrono da bere al bravo dj, le cameriere sorridono, i padroni vengono a farmi i complimenti, i clienti pure, arriva altra gente, nulla di che’, ma sempre meglio di prima, guardo le luci della citta’, la luna rossissima, sono pure campione del mondo stasera, sorrido soddisfatto.

Fino alle sette di mattina non smetto di suonare, anche a nave abbandonata, e mi congedo dai capi fra promesse di conferme, e promozioni a serate da fine settimana. C’e’ poco da crederci, che sono sempre dei greci. Pero’ intanto ci suono di nuovo venerdi’, e se passate da queste parti fate un fischio, che si brinda.