Senza Kika

28 May 2006 | By benty in Senza categoria

Ieri sera ho messo i dischi per l’ultima volta in questa stagione al Kika. Si dovrebbe ricominciare ad ottobre. C’era poca gente, quasi tutti amici miei, gran caldo. Andrea e Nausica sono rimasti fino alla fine, loro che c’erano anche quando ho esordito, mi hanno portato una bottiglia di vino bianco per celebrare la chiusura. Mi mancherà parecchio quel posto. Ma non solo. Anche tutto il rituale di preparare i dischi il pomeriggio, appendere le locandine (che nel frattempo ci siamo pure montati la testa e abbiamo dato un nome alla serata) uscire da casa con le mie borse dei cd che mi sento un eroe, prendere l’autobus per scendere in centro ascoltandomi l’ultima selezione preparata per la serata, arrivare e farmi fare il caffè, passare quelle due ore buone di solitudine e sfogarmi con playlist che svariano di volta in volta dal twee al goth, a seconda di come mi gira, aspettare che si riempia, piano piano verso le due, clienti fissi e gente fresca, magari qualche studente che passa sul tardi per un saluto e uno sfinnaki, sorridere nei rari casi di gente che comincia a muoversi, impazzire col cdj sinistro che legge la metà dei cd, imporre con orgoglio al mondo ellenico gli A Toys Orchestra, i Le man avec les lunettes, gli One Dimensional Man, gli Yuppie Flu, i Giardini di Mirò, i Julie’s Haircut, i Canadians, i Disco Drive, De Fonseca ed Enver degli Offlaga (qualcuno sa perchè) e poi vedere il mio capo che ballicchia finalmente sui Clap your hands say yeah, morire un po’ quando viene imposto l’abbassamento del volume, entusiasmarsi quando invece al contrario viene  chiesto di alzare (in genere siamo in fase Stooges), Tolis che urla ogni volta "Alexander, a older brother!" quando arriva il momento Arcade Fire, gioire dentro quando vengono a chiederti cosa stiamo ascoltando, prendermi dei rari complimenti quando passo New Model Army, Sunny boys, Dubrovniks, che qui in Grecia ci hanno un loro perchè, esaltarmi e zompettare tanto su Human Fly dei Cramps, quanto su Stereo dei Pavement, svuotare Heineken da trentatre a un ritmo da idrovora, chiudere sempre la serata con Sitting on the dock of the bay, unica clausola impostami e ben accetta. Poi andarmene a mangiare qualcosa da Iannis quello delle sfogliatine calde che è già giorno.

Ieri si respirava aria di smobilitazione. Invece di prendermi per i capelli e staccarmi dai cd player, come è in genere costretto a fare ogni volta verso le 5 e mezza, il capo mi ha lasciato suonare quasi fino alle sette, c’era una bella atmosfera, raccolta, quasi familiare. L’ultimo pezzo della stagione è stato ponderato con cura, e ci ha un perchè: Just be thankful for what you’ve got, nella adorata versione yolatenghiana.

8 Comments on “Senza Kika”

  1. ringrazio anche a nome della ciabatta

    (Toys e Le Man…)

     

  2. l’ho scritto in fretta, dio come sei pedante. grazie

     

  3. (e certo, perché Gli Le Man va bene, invece… :PPP)

     

  4. dirti pedante è dirti poco. piuttosto, ti cedo lo ius primae noctis su una mia eventuale discendente per quel documentario sui mv. interessa?

     

  5. salonicco senza il sabato sera e la tua musica al kika sarebbe stata un’esperienza diversa. meno bella. il kika pieno in tante notti invernali, il kika tranquillo di sabato scorso, la prima volta che sono passato di li’ era inizio ottobre, siamo a giugno ormai, il kika mi ha visto ridere scherzare incazzarmi innamorarmi parlare di tutto restare in silenzio.. e sabato con le prime note di everybody hurts partite a sorpresa le lacrime sono iniziate a scendere. di nuovo, grazie di tutto.

    andrea

     

  6. andre, se Vasco Rossi fosse ancora vivo ti definirebbe un inguaribile romantico

     

  7. sì sì come no. Devo prima metterci le mani. Poi come un vecchio bavoso mi scoperò tua figlia al compimento dei suoi bei diciottanni

    (guarda che il professore sei te, no io)

     

  8. Bello.

    Anche qui si è chiuso la stagione al Covo, venerdì scorso, dopo il concerto dei Suburban Kids With Biblical Names. Un paio d’ore a riempire e svuotare la pista di proposito, serata con molta meno gloria (e gente) della tua, poi ho anche ceduto il mixer a Ferruccio dei Cut, non c’era più nessuno che conoscevo e sono andato a casa senza sentire qual era l’ultima canzone. Ma ci sta anche questo, qualche volta.

    ciao,

    e.