Kika’s Nights

29 January 2006 | By benty in Senza categoria

Il Kika è piccolino, e un giorno magari vi posto anche una foto. Credo che 50-60 persone sia la capienza massima, oltre cui si può ufficialmente parlare di calca. C’è una mini-strobo al soffitto, e una parete è dipinta in stile pseudosurrealista, con un cielo azzurrissimo in cui fra le nuvole si rincorrono rotoli di carta igienica e lische di pesce. L’autore credo stia scontando il resto dei suoi giorni in un centro di riabilitazione. E’ un posto secondo me accogliente, più colorato degli altri bar, volutamente kitsch. Si trova al piano terra è ha il raro coraggio di una finestra che dà sulla strada, da cui la gente osserva quante persone ci sono dentro, ed eventualmente sceglie di entrare. Il bancone è così piccolo che le mie due borse dei cd sopra non ci stanno, sono costretto a metterle su uno scaffale che si trova in basso e quindi ad esibirmi per tutta la serata in un su e giù snervante. In genere finisco alle sei strisciando in ginocchio, e la mattina dopo mi svegliano i crampi. Però adesso ci ho due polpacci che nemmeno Sebino Nela. La clientela è divisibile in categorie e sottocategorie che, per la rubrica "Salonicco da bere", andiamo volentieri ad illustrare

Le piccioncine

Una coppia di fedelissime clienti, spesso te le ritrovi in apertura di serata ad ascoltare Death in Vegas e Peaches, spesso in chiusura quando esigono Jolene degli White Stripes, Drugs don’t work dei Verve o qualunque cosa dei Velvet Underground mentre si scambiano effusioni. Ieri dopo aver soddisfatto la richiesta di Pulp e James una di loro mia ha detto "S’agapò". Adorabili.

Gli anarchici

Gli anarchici arrivano tardi, sono clienti storici del locale, non mi hanno particolarmente in simpatia (prima ci lavorava un amico loro il sabato), a stento mi salutano, sono sempre assorti in discussioni fittissime che immagino di basilare importanza per le sorti umane e progressive. Tutto quello che sanno dirmi è "Metti i Ramones", poi però non ballano, a meno di ubriachezze ragguardevoli. Fra di loro si annoverano pure i rivali, dj designati a suonare negli altri giorni della settimana, quelli che godono ad ogni passaggio sbagliato o ad ogni volta che il cdj non ti legge il disco. Malvagi.

Gli amici

Gente che da tre anni insiste a seguirmi nei bar più malfamati della città, gente a cui credo di dovere dei soldi. Si riscontrano, all’interno di tale gruppo, varie sottocategorie fra cui gli esperti (vedi sotto), i nostaglici anglofili, che li fai contenti soltanto con gli Inspiral Carpets e gli Stone Roses, quelli che "Io e te siamo i due migliori dj della città", quelli che "Oh, ma i Clap Your hands say yeah ce l’hai? E gli Arcade fire quando li metti eh? E degli Unbelievable Cazzons hai ascoltato niente?". Quelli che non se ne vanno finchè non metti i Tindersticks, e tu, ovviamente tergiversi. Fra di loro anche Andrea. Sempre al mio fianco. Impagabili.

Gli studenti

Questa invece è gente che mi deve dei soldi. Si sentono forse moralmente obbligati a passare dal bar, e a dire il vero non capisco perchè, visto che non ci sono voti in ballo da dare a scuola. In particolare ce ne sono un paio preoccupantemente insistenti. Prima o poi ci passano tutti, ma in genere non vi fanno ritorno, che Kalamarià non è una zona popolata da ascoltatori dei Sonic Youth e finiscono nell’ultima categoria, quella dei raccapricciati. Doppiogiochisti.

I random

I random o ce li trascina qualcuno, o guardano dalla finestra, si incuriosiscono e entrano. In genere non restano che per un drink, rappresentano una categoria residuale. Immagino che per la maggior parte sia gente che non ha trovato posto nei bar più rinomati della città, che si trovano tutti nei paraggi. Fodamentalmente scontenti, a parte rare eccezioni. Si lanciano occhiate del tipo "Dove cazzo siamo finiti?". Maggioritari.

I clienti storici

Si annoverano Dimos, un fastidioso personaggio che se non gli metto la canzone che vuole inizia a cantarne il ritornello sopra ogni altro pezzo che passo a squarciagola. Questo mese è il turno di "Everyday i love you less and less", meglio conosciuta dal tipo in questione come "Unless, unless, unless". Il dramma è che tende all’ubriachezza e all’oblio, quindi per amor di patria mi trovo costretto a metterla anche due volte, che la prima se l’è persa, e potrebbe continuare così per il resto della notte.

Periklis, almeno credo. Uno che non mi ha mai rivolto la parola, viene da solo, sta anche tre ore a banco senza aprir bocca, ogni tanto il capo si muove a compassione e gli fa compagnia. Ieri l’ho visto che tamburellava le dita e a occhi bassi canticchiava gli Smiths, e mi sono commosso.

Kostas, un uomo inquietante, una versione rovinata dall’alcol del Jack Nicholson di Shining. Arriva tardi, già a pezzi, si trascina personaggi misteriosi dietro. Con lui basta poco: Buzzcocks – Ever fallen in love, Undertones – Teenage Kicks, Clash – I fought the law e te lo sei già conquistato. Una volta mi ha chiesto: tu credi di conoscere te stesso, ma invece hai paura. Ho salutato lui e gli omini in camice che lo portavano via. Irrinunciabili.

I gggiovani

I ggiovani arrivano presto, in genere si strafanno di cocacole e cioccolate calde mentre limonano felici. Assolutamente impermeabili agli stimoli musicali. In genere li uso da cavie, sottoponendoli a 10 minuti di Marquee Moon, o ai My Bloody Valentine, così per vedere l’effetto che fa. Una volta uno ha ordinato uno shottino di ginlemon, suscitando l’ilarità generale. Gli hanno dato un tè e un buffetto. Impresentabili.

Gli anziani

Agli anziani non è che puoi mettergli gli Arctic Monkeys. Quelli mi si imbizzarriscono. Occorre blandirli con Tuxedo Moon, Bauhaus, Stranglers. O ancora indietro, Lou Reed, Bowie, Iggy pop. Se sono di buonumore quando passo al momento garage li vedi che ondeggiano su My Baby she’s gone dei Creeps, e quando tocca ai Sonics sarebbero lì lì per ballare. A volte gli anziani sono della categoria random, e allora bisogna andarci più delicati. Nonostante il rischio di slittamento del toupè, annuiscono convinti su qualunque pezzo datato pre-90. Inossidabili.

Gli amici del capo

Sapete che il mio capo è leader dei tremendi Grovers: il bar è quindi frequentato da una pletora di suonatori, fan, musicisti e personaggi a vario titolo equivoci. Gente più vicina ai cinquanta che ai trenta. C’è la celebre cricca del "garage", che di tanto in tanto si impossessa del locale e anche dei piatti facendo valere la legge del più forte: ti porto 40 clienti. Digli di no. Imbattibili.

Gli entusiasti

Ad ora se ne contano tre. Uno è il barista, gli altri due sono passati una volta e mai più visti. Quindi forse andrebbero categorizzati come gli alticci. Il barista, Mitsios, ha le sue fisse che in genere soddisfo prima che inizi a spaccarmi i maroni coi faith No More. Zounds (Demystification), Dogs die in hot car (I love you cuz i have to), Stereolab (French Disco), President of U.S.A. (Lump). Comunque non gli basta, ed ogni volta decide una canzone che si sceglie personalmente dai cd in dotazione al locale. Ieri sera mi ha imposto le Veruca Salt, e mi ha dato occasione per risvegliare il ragazzo degli anni 90 che era in me. Gli devo però la scoperta degli Stems. Il secondo entusiasta è uno che ha esultato continuativamente per 6 o 7 pezzi dimenandosi, sbraitando per l’incredulità e mettendosi le mani fra i capelli ad ogni passaggio (roba facile: Blur, Supergrass, Happy Mondays, Cure…). Mi hanno costretto a mettere Raffaella Carrà per farlo smettere. L’altro avventore entusiasta è restato assolutamente galvanizzato dalla mia scelta della versione di Surfin Bird dei Trashmen e non dei Ramones. Mi ha detto "Tu sei Dio".  Basta poco, che ce vo’?

I raccapricciati

Gente che dopo una fugace apparizione ha giurato di non mettere mai più piede in quel posto arredato in maniera imbarazzante, dove si ascolta musica di merda, e frequentato da figuri loschi. Ineluttabili.

A parte quello che ho scritto metto anche bella musica, ogni tanto.

9 Comments on “Kika’s Nights”

  1. Kostas comincia a starmi simpatico, mi sembra il Luigi del circolo dove vado; si dimentica sempre che lavoro lì sopra e mi manda a fanculo perché non gli do una lira per il parcheggio…

    ma il cartello “non si accettano richieste” no?

     

  2. minchia! lo shottino di gin lemon!!! Gli hai sparato?

     

  3. non credo che sarò mai così vicina al Kika come la prossima settimana.quasi quasi mi dispiace non venire lì a chiederti Two more years una seconda volta…

     

  4. pare di capire che gli unici che limonano sono i giovanissimi. che mestizia per noi auldies.

    sai anche dirci se esaminano giornali tipo Lando, che ritornano alla luce dopo un’era di arbitrario oscuramento?

     

  5. ma quanto sono belle le tue descrizioni?:)

     

  6. Guarda, io in un locale che passa i Sonics (anche solo una volta) ci bivaccherei. Chiederei l’asilo politico, cazzo.

     

  7. cavoli io ci farei la firma per un locale così nella città ducale…gli studenti ce li abbiamo già e gli ubriachi molesti si trovano!!

     

  8. grande il kika, tra novembre e dicembre alcuni dei sabato notte piu’ validi che io mi ricordi, anche se sabato scorso l’ho passato a cristonare, incazzarsi con della buona musica di sottofondo e’ un piacere..

    ciao

    andrea

     

  9. tipologie che vedo nei locali anche in italia… ma mai tutte insieme come li’ :-))