Five Star Hotel

14 January 2006 | By benty in Senza categoria

Il primo concerto della stagione 2006 mi vede di fronte a un gruppo greco che canta in inglese, i Five Stars Hotel. Nome del cacchio, ne convengo, e temo pure non grammaticalmente ineccepibile. Sono in piedi da qualche anno, hanno fatto da support ai Six by Seven e alle Electrelane qui a Salonicco, i loro pezzi passano nelle radio dedite a del buon indie-pop-rock, quindi non è che siano gli ultimi arrivati. I componenti hanno suonato in passato in svariate altre formazioni cittadine, anche relativamente di successo (Morà sti fotià) non sono musicisti di primo pelo, l’età media è sulla trentina. Non hanno ancora all’attivo nessun album, ma vari ep. L’ultimo è stato presentato ieri, con uno show-case presso lo Xilurgeio (vi hanno suonato fra gli altri Arab Strap e Giardini di Mirò). Mi avevano fatto una buona impressione nei sei o sette pezzi suonati prima delle mie beniamine, e quindi ho deciso di tornare a vederli appositamente ieri sera.

Si compongono di cantante frangettato, decisamente dedito alle birre a giudicare dal ventre prominente che stona con una corporatura media. E notoriamente le magliette a righe orizzontali non sfinano. Egli si cimenta alle tastiere, e al tamborine, con fare assai svogliato e giacca appena spillettata. Occorre ammettere che ha una gran voce, e una pronuncia inglese assolutamente impeccabile. Ogni tanto indulge in dei gorgheggi parecchio morrisseyani, troppo riconoscibili per passare inosservati. Poi c’è il chitarrista, fuma come un camino, suda come un cammello. La presenza del suo strumento è discreta, non strafà, nè con gli assolo nè con i  volumi, il suo lavoro lo fa bene, e nei tre quattro pezzi in cui c’è da farsi sentire si sente; il ruolo rispetto alle keyboards è nettamente secondario insomma, ma ben assolto. Poi c’è il synth a sinistra, suonato da un biondino magro, dinoccolato e ciuffoso, spesso impegnato come seconda voce e a spennellare il tutto con dei tocchi di elettronica null’affatto invadenti. Poi da qualche parte ci doveva essere il bassista, ma io l’ho solo sentito, perchè probabilmente si celava dietro la mole del cantante, gran macinatore di giri semplici e parecchio "catchy". Insieme all’ottima batteria direi che pestano il giusto, i pezzi partono quasi sempre dalla sezione ritmica. Riascoltandoli mi accorgo che hanno un certo qual tiro, con almeno la metà dei brani che potrebbero candidarsi tranquillamente al dancefloor, visto che ultimamente nel mondo si balla pure il roccherolle; in precedenza mi era sfuggito questo dettaglio della ballabilità, ma poi a ripensarci qui in Grecia non si balla affatto il roccherolle, quindi non è che li aiuterà a vendere più copie.

Veniamo alla musica. I FSH suonano un pop di stampo chiaramente britannico, debitore tanto ai Pulp e ai New Order almeno quanto agli Smiths. La presenza delle due tastiere spesso tira in causa gli Stereolab (anche quelli di French Disco, ma non solo) di cui campeggiano anche adesivi sugli strumenti. Le melodie non sono affatto banali, i ritornelli si lasciano canticchiare, i testi non puntano troppo in alto ma non sembrano neanche delle porcate invereconde, il tutto avvolto in tinte piuttosto malinconiche e scure, senza sconfinare però nel goth. Cioè i Cure devi proprio sforzarti di sentirceli, ma forse in qualche brano, qua e là spuntano pure loro, se ci fai caso. Come dicevo sopra, parecchi pezzi sono caratterizzati ritmi addirittura ballabili, e gli inserti di elettronica sono piazzati al punto giusto, disseminati nella maggior parte delle canzoni. I punti dolenti sono una presenza scenica nulla, se non irritante a volte. Il carisma il cantante ce l’avrebbe pure, ma si muove zero, dà spesso le spalle al pubblico (che ieri sera era sorprendentemente nutritissimo, ma composto perlopiù da conoscenti/conosciuti), indulge troppo in dialoghi e pagliacciate con gli amichetti della prima fila, non coinvolge. Tutti gli altri musici restano invece al loro posto e fanno il loro porco dovere. Altra nota negativa la monotonicità di almeno 4 pezzi piazzati a metà concerto, che hanno fatto sprofondare tutti in uno stato comatoso, dal quale poi riprendersi è stato piuttosto difficoltoso, nonostante l’innalzamento del ritmo.  L’ultima accettata la riservo per il singolo scelto per il lancio dell’album di uscita prossima, This is the night, deboluccio ai primi ascolti, sfigura anche davanti alle canzoni proposte ad inizio concerto. Simpatica e discretamente riuscita la cover delle Shirelles, Be my girl, carinissima la confezione metallica rotonda del cd.

Avrete capito che non c’è nulla di particolarmente originale nella loro musica, ma per la Grecia un gruppo così, di spiccata attitudine indipendente, senza per forza dover suonare punk o pseudo garage, è una bella novità. Gente che si può permettere di suonare in giacca, di far muovere qualche culo, gente che di britpop (nell’accezione migliore del termine, scordatevi gli Oasis) ne ha masticato a sufficienza, musiche che rimandano volentieri ai migliori ottanta e a volte (certe tastierine sooooo vintage) pure più indietro. Quindi questo blog, nonostante i ragazzotti non siano nè amici nè parenti, decide coraggiosamete di supportarli e di sottoporre al vostro augusto e severo giudizio le tre tracce dell’ep,a mio avviso – ripeto – poco rappresentative della qualità media dei brani ascoltati. Ovviamente qui. Fatemi sapere se vi piacciono, oppure no.

(venerdì prossimo John Cale e Bob Mould)

6 Comments on “Five Star Hotel”

  1. BUONA DOMENICA !!!!!!

     

  2. nella prima ci ho intravisto echi di Samantha Fox (Enver di sicuro ce l’ha quel pezzo…) e sì, mi hanno davvero divertito se quello era l’intento!

    però al frangettato digli di assumere qualcun altro alle tastiere, ‘nze ponn sentìììì!!!

     

  3. o.t. : posso essere inserito tra la “lobby delle due torri” ora che sono stabilmente a Bologna??

    :))

     

  4. so che aspettavi l’ultima copia del Mucchio. intanto, ecco qua: http://babysnakes.splinder.com/post/6868694

     

  5. eheh, ho scorso tutto il blog di del papa, si parla ovviamente di barche, di grillo come un berlusconi qualunque. davvero troppo facile prevedere le reazioni scomposte, con contraddizioni evidenti (stigmatizzare tutti i comici-censurati-martiri, ma una delle ultime copertine del Mucchio era su sabina Guzzanti). grazie comunque della segnalazione

     

  6. quel john cale? wow!