A proposito di eiaculazioni precoci: Blonde Redhead a Salonicco

17 April 2005 | By benty in Senza categoria

Allow me to show you the way which I adore you

Il mio amore smodato verso i Blonde Redhead risale, se ben ricordo, all’ aprile del 1997. Sul mese protrei sbagliarmi, ma sull’anno no, perchè fu allora che uscì Fake Can Be Just As Good. I mai troppo idolatrati evangelisti di Suoni e Ultrasuoni passavano spesso Kazuality su radiodue, e fu devozione sin dal primo ascolto. Non fu difficile restare ammaliato dal loro suono, riconoscibile distillato di classe cristallina.

Il mio innamoramento per i Blonde Redhead, si deve alla loro bellezza, in primis, e per questo li ho approcciati a suo tempo, non mentiamoci. Ebbe a dire Kazu, della loro musica  “Non siamo no wave, né tantomeno avant-pop. La nostra musica tende a raggiungere lo stato di bellezza e di estasi. Partendo dal punk-rock, tracciamo delle linee melodiche dolci che esplodono in irruzioni di violenza. Sia la musica che l’uso della mia voce tendono ad enfatizzare la nostra ricerca del bello, senza le barriere dei generi”. Ma poi con il tempo scopri anche altre cose che vanno oltre la formale bellezza, aspetti che ai primi appuntamenti/ascolti, non avevi notato o apprezzato abbastanza. La dolcezza struggente,  la delicatezza che si fa potenza ma che resta sempre sotto controllo. Per trasformare l’infatuazione in amore eterno basta e avanza, all’improvviso capisci che non puoi più fare a meno di loro. Della voce di Amedeo che ha un qualcosa di teneramente battistiano, dei riferimenti a Pierpaolo, e godi tanto delle radici da giovani Sonic Youth, quanto delle virate ultime verso composizioni più melodiche.

Una volta furono anche intervistati da Pandolfi e De Luca, e in radio risultarono abbastanza poco loquaci, al limite dell’antipatia. Il che non ha minimamente scalfito i miei sentimenti amorosi verso la loro musica.  Alcuni conservano gelosamente per anni un oggetto come fiore secco regalato al primo appuntamento, o lo scontrino della prima pizza mangiata assieme. Il momento del mio ineluttabile innamoramento per i Blonde Redhead è cristallizzato in una cassettina grigia da 90 della BASF che temo sia rimasta in Italia, sepolta dalla polvere. In coda al lato A c’era anche un pezzo di quell’intervista, in testa al lato B tre pezzi.

La mia storia d’amore disperato coi Blonde Redhead ha incontrato delle notevoli difficoltà, perchè per un motivo o per un altro non riuscivamo mai a incontrarci. Same old story, io in Grecia, loro in giro per il mondo; maledette relazioni a distanza, la mia croce e delizia. L’anno scorso poi avevano finalmente preso coraggio decidendo di venire a trovarmi quasi fino a casa, a Senigallia, ed invece io ero a Torino a tradirli spudoratamente con Iggy. Una scappatella che credevo non mi avrebbero mai perdonato. Mi ero quasi rassegnato ad averli persi per sempre.

Quando ho letto che sarebbero venuti in Grecia ero pronto alla trasferta ad Atene per mostrare che avrei fatto tutto per loro, dando per scontato che avrebbero suonato solo nella capitale. Magari avrei finto di passare di lì per caso, e con la scusa di un caffè gli avrei proposto di non lasciarci mai più. Poi invece con un sospirone hanno deciso di darmi un’altra possibilità, perchè alla fine possono dire quello che vogliono, ma mi vogliono bene pure loro. E’ stato allora che si è saputo di una data a Salonicco. Immaginatevi la gioia del sottoscritto.

Anche se un po’ temevo, che la gente qui non avrebbe capito, che sarebbero passati inosservati, che la città non avrebbe risposto all’evento come dovuto, come un fatto del genere meritava. Le ansie di noi innamorati quando per la prima volta portiamo il nostro amato a casa, e abbiamo paura che nulla sia all’altezza, e ci sentiamo inadeguati, e crediamo che i nostri amici ci imbarazzino, e temiamo che la casa non le piaccia dopo che abbiamo spazzato e smacchiato e riordinato tutto il santo giorno. Invece, grazie anche alle due settimane che hanno visto un paio di brani di Misery is a butterfly piuttosto pompati dalla radio coorganizzatrice dell’evento, l’Idrogeio si è riempito. Piacevole la schiacciante prevalenza femminile.

I miei timori erano tuttavia fondati. Qui i Blonde Redhead non sono mica così tanto conosciuti, anche da gente che di musica ne ascolta parecchia: fate conto che esistono in tutta Salonicco due bar dove si possono ascoltare i Blonde Redhead, e tutti e due mi hanno visto/mi vedono ancora alla consolle. Avevo già parlato delle fisse musicali di ogni paese, i Blonde Redhead non rientrano fra le manie locali, al contrario dell’Italia. Mi fregio di aver contribuito nel mio piccolo a diffonderne il verbo in terra ellenica. Lo sapete com’è quando uno è innamorato, non smette un momento di parlare dell’altro, non smette di pensarci, mostra a tutti le fotografie, e quant’è bello e quant’è bravo, e insomma alla fine rischia di diventare anche un po’ monotematico. 

Per una volta la venue è perfetta, c’è parecchia gente ma stiamo belli comodi, a pochi passi dal palco, i generalmente disastrosi organizzatori greci sono riusciti a farne una giusta. Nei giorni precedenti mi ero rattristato leggendo recensioni assolutamente negative dei concerti del trio in Italia, altre lovestories finite irreparabilmente, quindi temevo un po’ anche la delusione. A rendere un innamorato ancora più nervoso possono contribuire anche terzi incomodi, come i del tutto inadatti Das Pop, che si sono piazzati in mezzo per un tempo interminabile, ad aprire il concerto. Di loro ricordo tre pezzi discreti e poi noia da college rock, a metà fra i Soulwax pre-2manydjs e un qualunque gruppetto da mtv con video girato in california.

Poi ci siamo guardati negli occhi con tutti e tre, quando sono saliti sul palco. Adesso, se io fossi una donna, credo che proverei a sposare uno a caso dei gemelli Pace. Sicuramente Amedeo, altro che a caso. Non importa. Non essendo omosessuale neanche un po’ , non posso che godermi nel suo sconcertante fulgore lo spettacolo di pura bellezza offerto dalla dea nipponica. Fatto che a tratti rischia di distrarre dalla musica, e distrarsi è vietato. Sarebbe come se la tua donna ti stesse facendo una dichiarazione di amore e d’un tratto si accorgesse che le stai fissando le tette. No, non si fa. Tutta la scaletta in ordine non me la ricordo, sarebbe come ricordarsi tutti i baci dati e ricevuti durante una notte di sesso. C’era My violent life, c’era Fake can Be Just as Good, A Cure, Hated because of her qualities, ( e non Loved despite..), c’era In Particular. Non c’è stata Kazuality, ma c’era Water. Poi c’erano molte carezze nuove da Misery is a Butterfly, quelle che la gente cantava a gran voce come Messenger, Doll is mine e Equus. A un certo punto, mi sembra su Melody, mentre cantava seduta alla tastiera/clavinet, Kazu scuote la testa verso Amedeo si tocca il collo, e fa segno di fermarsi che a continuare il pezzo non ce la fa. Io non ho bisogno di spiegazioni, che ho le mie fonti . Ma qui mi sono piaciuti i greci astanti, che hanno sostenuto con un grande applauso il gruppo e la ex modella, senza bisogno di spiegazioni. Kazu ci ha detto che stava perdendo la voce in questi giorni, e ha chiesto se ritenevamo che che il concerto dovesse continuare, non potendo più cantare. Altro applauso lunghissimo come risposta. Nei momenti di debolezza l’amore cresce a dismisura, a volte. I tre parolottano, il concerto riinizia  e in seguito, la prode kamikaze, immolerà stoicamente la sua ugola e interpreterà anche pezzi che richiedono i suoi acuti. C’è anche un encore nutrito, i tre sembrano metterci ancora più grinta, in particolare Simone che pesta sulle pelli infaticabile e fa delle facce a metà fra l’orgasmo e la smorfia di dolore. Un concerto semplicemente fantastico, che alla fine mi sono acceso una sigaretta e volevo chiedere se anche a loro era piaciuto come a me. I Blonde Redhead sono belli da ascoltare, belli da vedere, sono sicuro che profumano pure, se ti avvicini. Adoro la loro misura che non si avvicina mai alla freddezza, le code soniche ( e gli occhi azzurri e poi…) e quel misto di violenza dosata, passione sognante e malinconico pop, il loro spleen tendente al tetro. E poi l’eleganza, Cristo, l’eleganza onnipresente nei dettagli minimi, dalle giacche scure dei gemelli al vestitino corto di Kazu, da come Simone impugna la bacchetta destra ai "Thank you" pigolati dalla Makino. Si muovono sul palco con l’autorevolezza di chi sa di non aver alcun bisogno di scomporsi, neanche durante le furiose cavalcate noise.

La verità è che dentro il concetto astratto di BRH c’è tutto quello che io non sono e ammiro, e li amo perchè sento che mi completano: sono colti e intellettuali, eleganti , seri ma non musoni, concentrati, cool senza essere trendy, classici eppure modernissimi, rasentando l’avanguardia. Quasi fastidiosamente perfetti. Che è tutto il contrario del sottoscritto. Per questo credo che dovremmo sposarci e vivere per sempre insieme, io e loro.

6 Comments on “A proposito di eiaculazioni precoci: Blonde Redhead a Salonicco”

  1. in radio risultarono abbastanza poco loquaci, al limite dell’antipatia

    …in realtà furono piuttosto buffi, anche se un po’ catatonici. Prima dell’intervista (alla radio nazionale italiana, ndr) dissero: “non è che l’intervista possiamo farla in inglese?”. “ma voi siete italiani!”. “Si, ma è per Kazu, lei non parla italiano…”

     

  2. (alla radio nazionale italiana, ndr)

    eh ma l’ho detto sopra che era radiodue e che era suoni e ultrasuoni, che non si capisce? mh.. a rileggere forse no…

     

  3. dannati blonde redhead!!! ben 5 anni fa mi facevi scaricare i loro brani dalla rete…. sei sempre un passetto avanti.

    ciao bro

    mig

     

  4. Io AMO Kazu Makino!

    Tanto da non essere riuscito ad aprire bocca quando me la sono trovata davanti alla ricerca di un bagno per rinfrescarsi, limitandomi a guardarla passare, eterea e sfuggente, con la bocca aperta in un incomprensibile borbottio ebete.

    Cheers!

     

  5. io li ho visti 3 volte…diciamo che la prima volta nel 1999 è stata insuperabile.bellissimo.ma l’ultima volta , l’anno scorso, mi hanno un po’ deluso ( = meno emozionato)

     

  6. commento un vecchio post ma anch’io sono innamorato dei BRH! In tempi ancora liceali scoprii Fake can. Li ho visti tre volte, tutte emozionanti, anche se l’ultima in quel catorcio (senza acustica) di palastampa torinese. ciauz!

    mau