(Radio) 4 +6 (by) 7. Tutto in una notte

20 February 2005 | By benty in Senza categoria

Da qui a giugno l’unico concerto che è stato confermato a Salonicco è quello di Tonino Carotone, a marzo: spero che basti a darvi un’idea sulla situazione di magra che viviamo qui in città. Però ieri c’erano ben due concerti. Radio 4 al Vilka e Six by Seven allo Xilurgeio. Cioè per mesi non c’è niente e in un giorno solo, i geniali organizzatori riescono ad accavallare ben due date. No. non è questione di accaparrarsi i clienti. I concerti si svolgono in due locali a dieci metri di distanza l’uno dall’altro. Per l’ingresso occorre pagare due esosissimi biglietti. Per entrare a Benicassim dove (ok non è venuto Morrissey) c’erano Lou Reed, Belle and Sebastian, Teenage fanclub, Primal Scream etc.. ho pagato 55 euro. Ieri per Radio 4 e Six by Seven praticamente uguale. No. Non è questione di competizione. Perchè poi gli organizzatori dei due concerti si sono messi d’accordo: hanno allungato a tempo indeterminato il brodo del pubblico dei Six by Seven con ben due support band, ed una interminabile attesa. Attesa volta a dare il tempo a noi, poveri stronzi che avevamo pagato due biglietti, di trasferirci da un locale all’altro. Figuratevi che uno dei del management del locale dove suonavano i Six by Seven era venuto a vedere prima il concerto dei Radio 4. No. Non è questione di antagonismo. E’ che sono proprio stronzi. Quando poi i greci mi dicono che loro hanno inventato il "politismos" la civilizzazione, vorrei sottoporre alla loro cortese attenzione anche questi illuminanti esempi. Passiamo alla nuda cronaca degli eventi.

Prologo. Ero reduce da un interminabile seminario su "come utilizzare attività ludiche all’interno di una lezione", che mi ha peraltro visto vincere diverse cartomonete essendo stato eletto capitano nel gioco di ricomposizione del testo del "Ragazzo della via Gluck". Un’altra medaglia da appuntarsi al petto con orgoglio. Per presentarmi in forma al seminario la sera antecedente mi ero lasciato andare come mia abitudine alle peggiori gozzoviglie alcoliche in giro per la città, fino ad orario tardo. Ci tenevo a presentarmi brillante la mattina alle dieci all’Istituto italiano di cultura. Quindi arrivato a casa nel pomeriggio non avevo trovato altro da fare che sprofondare in un sonno comatoso. Al risveglio avevo davanti a me due concerti, mica uno.

Prima dei Radio 4 c’è una support band locale, ragazzini che hanno ascoltato troppo i Nirvana. Proprio come me. Il bassista è alto un metro e quaranta, non scherzo, e per darsi una visibilità ha deciso di abbigliarsi con una salopette arancione, tipo tecnico a.n.a.s. I Radio 4 si presentano energici. Il cantante, a sorpresa è Anthony l’amico gay di Charlotte (che significa non ho mai visto Sex and the City?). Come tutti voi sapete questi ragazzi nuiorchesi suonano una musica che si chiama il "panchefanche", già al secondo pezzo hanno suonato Party Crasher ma il pubblico ci mette un po’ a scaldarsi. Mi piace come suona il chitarrista, tutto scattoso e robottoso e spastico sul palco, e intanto grazie all’acustica oscena del Vilka, è l’unico strumento che non si lascia completamente soffocare dalla sezione ritmica, che come tutti i gruppi che fanno il panchefanche, domina. Il panchefanche si dovrebbe ballare, ma la gente ci mette un po’ a scaldarsi. Però poi si scalda, soprattutto dopo aver cantato happybirthday to you al tastiere (cfr Elio) che compiva trent’anni. Alla fiine devo ammettere che mi sono divertito, ho ballicchiato, ho canticchiato e questi qui ci hanno proprio un bel tiro dal vivo, mentre su disco non è che mi avessero proprio fatto ammattire. Ero pure partito con aspettative basse memore che qualche cattivone di Blouap li aveva crocefissi come "l’anello debole del panchefanche". Per i più sprovveduti, il panchefanche è come il roccherolle, ma più danzereccio, a volte pare quasi aus.

Finiti i Radio4, che stavamo tutti con un occhio all’orologio, è cominciato l’esodo verso lo Xilurgeio. Tutti un po’ bestemmiando all’arrivo. Lo Xilurgeio è piccolo e scomodo. E’ già strapieno e continuano a stiparci dentro gente. Arrivando dal Vilka che sembra sempre semivuoto da quanto è grande, l’irritazione nel contatto con la folla è inevitabile. La gente è già spazientita dell’attesa, e sembrano quasi rimbrottarci con lo sguardo, come a dire "Oh ce l’avete fatta a finire con sto cacchio di panchefanche, che qui si aspettava voi per cominciare eh !".

I Six by Seven sono inglesi e sono tre. Batteria, chitarra/voce, tastiere. A sorpresa il tastierista è Cluadio Bisio (cosa vuol dire non ho mai visto Zelig? e Zanzibar almeno?). Di loro non so moltissimo, senonchè qui in Grecia sono precchio apprezzati come capita a parecchie compagini che da noi farebbero il tutto esaurito solo in un pub: i Puressence, i Tindersticks, i Waterboys, gli olndesi Nits, Tim Booth e i suoi (defunti) James, i Death in Vegas. Vabbè adesso ve ne verrete fuori che voi li ascoltavate dall’età di tre anni e sono da sempre i vostri gruppi preferiti. Allora diciamo che voi non fate testo e tagliamo la testa al toro.

Non mi dispiacciono gli albionici, ho deciso arbitrariamente che hanno alternato cose più interessanti a pezzi di britpop appena più ruvido, o di indie rock se preferite scegliere fra due termini che non significano assolutamente una mazza da almeno dieci anni. Robetta poco originale a metà fra Placebo e Pulp, piuttosto che i Jesus and Mary Chain come mi avevano annunciato certi beninformati. Ho gradito soprattutto Speed In Speed Out dei pezzi di questo tipo. Le cose più interessanti dal mio punto di vista sono state i brani più lenti, dove la chitarra ulula ma resta sullo fondo, si mescola alle tasiere acide e pare di ascoltare i My Bloody Valentine, oppure i Sonic Youth nel finale sonico di European Me. Oppure gli Spiritualized. Oppure i Mrlene Kuntz. Oppure i Mogwai. Mi direte che ormai il finale sonico lo fa anche Mino Reitano e che non è una discriminante per giudicare positivamente un concerto, almeno dal 1960. Ma preposto che a me piace sempre il finale rumoroso, vorrei aggiungere: lasciatemi in pace che siete proprio degli indiesnob del cacchio.

Epilogo. Dopo il concerto c’è Tim Holmes dei Death in Vegas a mettere dischi. Ha messo pure quello che ultimamente vi piace tanto LCD soundcoso che racconta dei Daft Punk che gli suonano a casa. Ma la gente non ballava. Qui la gente in genere balla altrove, mai nei rock bar. Parte pressochè integrante dell’apparire indie in Grecia è assolutamente non muoversi se c’è la musica da ballare. Credo che si rischi di venire radiati dall’albo degli indie kids locale. Allora bisogna stare attenti e muoversi con circospezione. Uscendo abbiamo trovato volantini che annunciavano anche un dj set i uno dei Nightmare on Wax da qualche parte, sempre lì vicino.  Ma ho preferito cedere alla tentazione di una birretta pacifica, che alla musica per oggi avevo già dato. Il fatto che durante la birra non si sia parlato altro che di Arcade fire, MC5 e Bloc Party non ha rilevanza.

Nella foto il cantante bassita dei Radio 4 nella foto il tastierista dei 6 by 7

6 Comments on “(Radio) 4 +6 (by) 7. Tutto in una notte”

  1. Ma quanto sono strani sti Greci? … stammi bene.

     

  2. ma anche a milano gli indie kids non ballano. sorseggiano. ascoltano.

     

  3. ‘sono come me’ [cit]

     

  4. complimenti per la seratina… per il resto niente da dire se non altro che anche io come i greci buontemponi non amo ballare nei locali rock, ma solo perchè i dj’s si portano la cassetta da casa… e ce la sparano uguale tutte le sere… magari sentissi gli LCD in una delle piste rock da ballo di firenze… mi fionderei in pista…

    ciao ciao

     

  5. I Six By Seven! Per uno strano scherzo del destino sono uno dei miei gruppi preferiti. E non so mica perchè… Sono brutti, sfigati, con delle facce improponibili e musicalmente un pelino derivativi… ma mi piacciono. Già mi piacevano, poi me ne innamorai perchè vennero a suonare a Forlì in un buco di locale solo perchè la sorella del cantante insegnava inglese a Forlì. Che teneri…

     

  6. ieri sera ho conosciuto il primo vero greco della mia vita. dimitri, ma non so se si scriva così. è completamente pazzo. ci tenevo a fartelo sapere.