The sad professor

16 November 2004 | By benty in Senza categoria

Fondamentalmente sto cercando di essere il professore che avrei voluto avere e che non ho mai avuto. E’ qualcosa che faccio per me quindi, e non per loro. Sono sempre disponibile, sorridente, paziente, gentile e se possibile con una maglietta dei Sonic Youth. Non infierisco se non studiano, sdrammatizzo se s’impappinano, incoraggio i timidi, tengo a freno un minimo i casinisti. Cerco di avere una parola per tutti, autoironizzo sulle mie clamorose defaillance linguistiche in greco, gli dico sempre “Bene, bravi, bravissimi” anche quando realizzo che non hanno assolutamente capito una mazza di quello che ho appena spiegato. Cedo pressochè a qualunque loro richiesta, li lascio da soli durante i test in classe, giusto il tempo di scopiazzare. Gli masterizzo i cd e prendo in prestito i loro giochi da pc. Sono l’unico professore che si confonde con la massa studentesca a farci due chiacchiere durante l’intervallo, per farsi una sigaretta, per parlare di musica o di bar dove la birra costa poco. L’anno scorso ci andavo pure a giocare a calcetto o a cena con alcuni. Rispondo a tutte le loro domande sull’Italia, sempre quelle – in loop – da due anni, con lo stesso entusiasmo della prima volta. Mi sforzo persino di non incantarmi sulle studentesse più carine quando balbettano scempi grammaticali che neanche Biscardi quando è in forma. Mi ricordo tutti i loro nomi, anche se sono in realtà solo dieci nomi che si ripetono uguali per tre classi diverse, quindi ricordarsi il nome è anche relativamente facile. Difficile è associarlo alla persona giusta. Ogni nome può appartenere fino a tre persone, allora devo inventarmi pure dei soprannomi. Ad esempio ho tre Sofia, che distinguo in “la vecchia, la ciccia e l’ubriacona”. Due Ioanna, “la secchiona e l’anarchica”. Due Anastasia, “la timida e la timida”, ma riesco a non confondermi lo stesso. Ho anche due gemelle, per altro bellocce, su cui giuro di non aver mai avuto fantasie sessuali che mi vedessero in alcun modo coinvolto assieme a una certa quantità di panna, Irini e Iliana. Le dovrei distinguere – mi hanno spiegato personalmente – perchè una ha le unghie più lunghe e l’altra invece no. Ma non mi ricordo quale delle due le abbia lunghe, e tiro a indovinare. Non se ne sono avute a male sinora. C’ho Kostantina che gioca a pallavolo, ha 14 anni e in mezzo a tutti quegli studenti universitari si trova a meraviglia. Ho Kostantinos, 16 anni che invece mi sembra che ci si trovi una merda. C’ho Voula e Katerina, le uniche che posso tranquillamente definite invaghite del loro professore, tutte risatine e sospiri e darsi di gomito appena mi giro per scrivere alla lavagna, uno strazio. C’ho Spyros, sposato, che viene ad imparare l’italiano dopo che ha lavorato tutto il giorno presso la sua azienda che ha a che fare in qualche modo con i mitili, che esporta in Italia. Sa dire solo “cozze e faffangulo”, ma è contento così. C’ho Vassilikì che cambia ogni volta acconciatura e due volte su tre non la riconosco e le chiedo se ci siamo già presentati. C’ho Vassili che è la fotocopia sputata di Eros Ramazzotti, ma se possibile con l’espressione ancora più da minorato. C’è Dora che parla sempre mentre spiego, e poi si lamenta che non ha capito e mi tocca riiniziare da capo, e deve avere una specie di relazione di tipo master-slave con Thanassis. Ma sembra soddisfatto: me li immagino mentre lui la implora di frustarlo col gatto a nove code. C’era Agathì che mi chiamava “signor Andrea”, ma poi se n’è dovuta andare in un’altra classe e me l’è venuto a dire quasi piangendo. C’ho Kostas che si ammazza dalle risate, a prescindere.


Io non lo so se poi ci so veramente fare come insegnante o se sia solo una questione di buona sorte che mi abbiano praticamente raddoppiato le ore rispetto all’anno scorso. Però mi diverto davvero, e lavorando questo mi era successo solo dietro una consolle, ma con molto più stress, sigarette e birra.


* coi tempi che corrono meglio cautelarsi: i miei studenti sono tutti maggiorenni. Tranne un paio di Kostantini.

16 Comments on “The sad professor”

  1. Non so se si può parlare di insegnante ideale. Io tra gli insegnati che ho avuto conservo un bellissimo ricordo di uno che arrivava in classe e iniziava scrivere alla lavagna qualche titolo di libro che ci consigliava di leggere, a chi si lamentava dei costi rispondeva “rinunci alla tua dose quotidiana…”.
    Una mattina è arrivato in classe, non ha detto niente, ha spostato tutti i banchi e ha inizato a recitare “Il Piccolo Principe”, così, senza dire niente, ha solo recitato per due ore. Grande. Era divertentissimo il compito in classe d’italiano. Era capace di darci 16 tracce diverse, spesso con del tutto evocative del tipo “Alla stazione aspettando”.
    Io il professore che avrei voluto avere l’ho avuto.

     

  2. io anche. Il mio professore di filosofia. L’ho rivalutato quando stavo per uscire dal liceo, perchè era stronzo nelle interrogazioni e non scioperava. In realtà era solo contro i sindacati attuali. Sembrava non dare confidenza, invece aveva capito tutto. Quando ci ha portato a Rimini, ci ha lasciato liberi la sera, dicendoci solamente “mi raccomando, non litigate coi milanesi”

     

  3. Io avrei voluto farmi la professoressa d’ Italiano, guarda un po’…….

     

  4. Io lo vorrei un prof come te 😉

     

  5. uh, io mi sento un po` come te
    in primavera metto di proposito la maglietta dei sonic youth e durante i compiti se li sgamo a copiare non gli dico nulla

     

  6. Non ti dovresti lamentare, secondo me ti adorano… Tu di diverti come un matto… perchè sei davvero un prof. ‘cool-figo’. Io ho avuto un professore di italiano di Napoli in trasferta nel Mugello, che era fortissimo, una volta iniziando a parlare dell’Infinito di Leopardi e finì la lezione come un esagitato spiegandoci Marx e Engels e la Rivoluzione russa, musicalmente però non andava oltre Gino Paoli…
    ciao Simone Bolognesi
    ps grazie di avermi linkato sul tuo blog

     

  7. io il massimo dell’entusiasmante che ho trovato tra i professori era un nonnetto che non voleva che lo sfiorassimo perchè “gli attaccavamo il disagio giovanile”
    🙂

     

  8. … forte collega, io pensavo di essere il più “buono” facendo ascoltare agli studenti musica mentre disegnano … dispiace solo che ascoltino musica di merda!

     

  9. CIAO BENTYYYYY!!!!!
    Adesso mi stampo sto pezzullo e lo porto alla Alessi così mi schiatta davanti alla faccia.

    Stammi bene

    Piero

     

  10. infatti io ti ho sempre immaginato come una versione lo-fi/disco-stu di r.williams dell’attimo fuggente.
    mi raccomando però non fare lo stesso errore di mancini o del trap in corea: distanza, esigere il lei, io sono il mister e te obbedisci. altrimenti la squadra ti scappa di mano: mai impostare il discorso “sono uno di voi” piuttosto in “veniamo dallo stesso posto, c’è sintonia”. un bacio alle gemelle. elrocco

     

  11. dai che sei un prof in gamba!
    sabrina,altra espatriata

     

  12. ..io invece me l’ero sempre immaginato come Robbie Williams, nel video di RockDj, mentre si strappa vestiti e pelle davanti alle ragazzine in delirio.. 😉

     

  13. sei un bravo prof,sì.se non altro non ti imbottisci di psicofarmaci con lo sguardo oltre la finestra..fisso nel vuoto.(prof italiano,prima superiore.la leggenda narrava di una vacanza forzata al roncati,celebre ex manicomio bolognese).
    sono cose che segnano,eh.

     

  14. grande benty, per le tue alunne oramai rappresenti quello che nadia cassini rappresentava per tutti noi quando vestiva i panni della pornoprofessoressa nelle commedie sexy degli anni ’70. ciao! s

     

  15. egon Vassilissa, sono puta, può interessare?

     

  16. grande Benty.