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Salonicco è figlia unica (Franz Ferdinand come to Greece)

November 22nd, 2004 | By benty in Senza categoria | 15 Comments »

La pin of the week non è casuale. Ci hanno fatto il grande onore di venirci a trovare i Franz Ferdinand, mica cazzi. Adesso che non sono più così di tendenza, adesso che vanno pure all’MTV award, adesso che nessun indieblogger se li fila più, adesso che hanno cominciato ad ascoltarli pure in Francia, ebbene adesso – anzi sabato scorso – sono venuti qui. In genere da queste parti i gruppi che surfano sull’onda dell’hype non ci passano, che costano troppo o ci hanno di meglio da fare. Non succedeva dal 91 che un gruppo al top della propria carriera facesse tappa in Grecia, dall’epoca degli Inspiral Carpet: questo mi hanno detto gli autoctoni. In realtà so che i Radiohead sono passati, poco prima di Kid A, con il risultato di non riuscire nemmeno a riempire un palazzetto dello sport. Chiaramente ci siamo dovuti trasferire ad Atene, 504 km a sud si Salonicco, per vederli in azione. I FF hanno suonato al Rodon. Vedete, quando qualche artista che sia un minimo apprezzabile passa col suo tour in Grecia, fa al massimo una tappa, snobbando altre città, ed è al Rodon di Atene che suonerà. C’è passata, fra gli altri P.J. Harvey l’anno scorso. Quindi io me l’immaginavo come un posto leggendario, dall’acustica incredibile e dalla visuale unica, dalle pareti grondanti storia della musica e dal palco in oro massiccio, dalle guardarobiere in topless e dai buttafuori laureati in psicologia. Mi sono invece trovato di fronte ad un ex-cinemino che mi ricordava di quando facevamo le assemblee di istituto al liceo, con la gente assiepata sulle scale. Cominciamo pure male, che mi tanano immediatamente la macchinetta fotografica all’entrata. Tutto esaurito da settimane, 1200 anime in attesa della band del momento. Situazione rara per la Grecia.


Dopo una mezz’oretta di ritardo su quanto annunciato dal programma i quattro frangettati si presentano in tutta la loro indietudine e con le immancabili cravatte di pelle, attaccano con Michael, suonano tutto il loro dischetto con il prevedibile delirio di folla su Take me Out, Dark of the Matinee e su This fire, che noi salonicchesi canticchiamo con un certo trasporto, soprattutto nel ritornello che fa “burn this city”. Antiche rivalità, capirete. Darts of pleasure viene fuori parecchio accelerata un po’ più ruvida poichè Kapranos a fine concerto sembra pure un tantinello svociato. Dev’essere stato il gigantesco sforzo profuso per dire due parole in croce di greco, fra cui “grazie ragazzi” e “buonanotte ragazzi” ( no davvero il ragazzo ci ha provato).


[ Kapranos il giorno prima del concerto. “Iassou daddy! Domani torno in Greece, quel posto da dove vieni tu. Senti ti volevo chiedere come si dice – il signor Nick Mc Carthy alla mia sinistra – in greco? Si , certo che te li i porto i cinque chili di olive nere, te l’ho promesso. Si certo, anche la feta. Vabbè papà lascia perdere, chiedo in loco va’. Si, lo so che la zia Athanassia ci avrebbe ospitato tanto volentieri, ma ci pagano l’albergo. Right, me l’hai già detto che fa la moussakà più buona del Pireo, ma poi non mi entrano più i pantaloni attillati. Ciao mo’ vado che ci ho il soundcheck, kalinikta”]


Il concerto è comunque tirato e brillante, i ragazzi sul palco si divertono, noi sotto pure, si balla che manco in discoteca, si canta che neanche a un karaoke bar di Tokyo, si beve Metaxa abilmente imbucata, che fuori fa freddo e quella non ce l’hanno tanata almeno. Perchè ce l’aveva il nostro amico, chiaramente. Propongono anche quattro o cinque pezzi nuovi, di cui però uno avrebbe anche potuto essere una cover. Mi sembra di aver carpito due titoli, I’m Your Villain e One of the stars. Pezzi dinamici e debitori tanto ai Talkin heads quanto a Donna summer, tiro disco e chitarre veloci. Se Take me out ci era tanto piaciuta per quel famoso cambio di ritmo, sul primo pezzo nuovo mi è sembrato che la velocità variasse più volte, per finire accelerando. Non male insomma.


La serata si conclude in bellezza, scorrazzati dal benemerito amico Hristos in giro per i bar più cool di Atene. Il primo è davvero folgorante, il Decadence: una casa di due piani, un dj per ogni piano, musica “straordineria”, spillette a profusione, donne socievoli e in cravatta, baristi odiosi, birre esosissime. Ci hanno raccontato che ‘sto posto aveva una storia, che ogni dopo-concerto, una volta, gli artisti e i loro entourgare vi si ubriacavano fino a notte fonda, non ultimi Mark E. Smith e Nick Cave. Ovviamente anche lì hanno suonato due o tre pezzi dei FF, e addirittura ad un certo punto hanno iniziato a vociferare che Kapranos e soci si sarebbero fatti vivi. E noi ce ne siamo andati. Poi è stata la volta del Corto Maltese, altro locale in centro, omonimo del circoletto arci per alcolisti della natìa Fabriano. Vedi alle volte. Il luogo trendy della città negli ultimi mesi. Praticamente uno stanzone, pieno come un uovo, dove abbiamo ascoltato dagli Human League agli Underworld, ai Manonegra. Buttati un po’ così, a casaccio mi è sembrato, che neanche io quando metto musica ubriachissimo. Eppure mi hanno assicurato che è trendissimo e indie-issmo. Sarà. Però c’era gente che ballava parecchio, cosa che nei “rockbar” di Salonicco non succede.


Il che ha scatenato fra di noi trasfertisti settentrionali tutta una serie di riflessioni negative sulla povera Salonicco, rea di non valere un cazzo come città, che fa un milione e passa d’abitanti e non ci sono concerti, che la gente fa schifo, e guarda invece Atene, che figata, è l’unico posto in Grecia che somiglia all’Europa, e guarda che bar, e guarda che fiche, e senti che musica, e visto che concerti. Io annuivo, poco convinto, terminandol’ennesima birra. Si è vero. A Salonicco la gente ascolta perlopiù musica spregevole, non ci sono soldi nè interessi per organizzare qualcosa di buono, a nessun livello. Si fa pochissimo. I concerti sono rarissimi, i rock bar sono mosci e frequentati dai soliti quattro gatti, che non ballano. Mai. Rock è perlopiù sinonimo di heavy metal, come testimoniano le sole due emittenti di musica non esattamente allineata al mainstream. Ma con i numeri che ha Atene si potrebbe fare qualcosa di più che essere l’unica capitale europea sistematicamente snobbata dai tour delle band che contano ( e anche quelle che non contano). Ve lo dico io: Bologna o Torino, in quanto ad attitudine, a gente, a musica e a concerti ad Atene la stracciano 10 a zero.


Poi hanno passato anche al Corto Maltese un paio di pezzi dei Franz Ferdinand, e allora ho deciso che mi ero proprio rotto i coglioni di ascoltare i Franz Ferdinand ovunque, eccheccazzo, non si sente altro da due giorni, perdìo, manco i buzouki così ossessivi.


Poi sono andato a mangiare dalla versione greca dello zozzone, detti “Vromika” che vuol dire proprio zozzoni, letteralmente. Solo che fanno i souvlaki. Probabilmente di carne di cane, ma a quell’ora, con quel quantitativo di birre sullo stomaco, sono comunque una benedizione. Poi siamo andati a dormire in una casa di un’amico di un’amico di un’amico, con vista stratosferica sull’Acropoli. Tiè.


update 23.00 So che lo troverete incredibile, ma alla televisione hanno appena detto che davvero i FF dopo il concerto di Atene sono andati a mangiare dalla zia di Kapranos, che davvero si trova in una zona del Pireo. Se viene fuori che hanno mangiato moussakà e la zia si chiama sul serio Athanassia, potete iniziare a chiamarmi Nostradamus II: prossime manovre a) mi metto in proprio b) faccio fallire la SNAI.