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Un’umiliazione in tre atti

October 10th, 2004 | By benty in Senza categoria | 14 Comments »

Atto I


Si presenta il tecnico dei telefoni con un’ora di ritardo, compie un’operazione elementare per aggiustarti il PC e la connessione, già che c’è decide di metterti a posto tutte le linee telefoniche di casa a differenza di quanto aveva fatto il primo tecnico che aveva attivato la linea. E’ amichevole, ti chiede dell’Italia e di come ti trovi qui, ti parla delle feste popolari che fanno nel suo paesello del nord, Kastorià. Te ne rallegri: visto che sono tutti luoghi comuni quelli sull’inefficienza e sull’antipatia dei tecnici dell’OTE, che invece non è vero proprio niente, si tratta di gente tanto per bene. Gente a cui al momento del commiato tu tendi la mano per ringraziare (sapendo che non può chiederti una lira essendo l’installazione già pagata in bolletta) e invece vuole trenta euro per quarantacinque minuti scarsi di lavoro. Ritiri la mano e la porti alle tasche, dove di euro ne trovi 27, dice che bastano, ti lascia pure il cellulare in caso tu abbia bisogno di altri lavoretti, non ti lascia nessuna ricevuta. Ringrazi vivamente ma ti senti un notevole coglione.


Atto II


C’è questa festa di compleanno di un tizio quarantenne pressochè sconosciuto, con l’aggravante che chiede anche a te di mettere i dischi in occasione del party (“…e non ti scordare gli Art. 31, che li ascoltavo sempre quando studiavo in Italia”). Tu ti sei già messo d’accordo col diggei ufficiale – nonchè teoricamente uno dei tuoi migliori amici da queste parti – per spartirsi il set amichevolmente: mica fifty-fifty, ti basta un’oretta e mezzo toh, giusto il tempo di ambientarti. Da gran signore quale sei ti presenti persino con un regalo: una bottiglia di rosso Ageorgitiko, fra i pochi vini bevibili in Grecia. All’improvviso, dal nulla o quasi, fa la sua apparizione anche la tua collega-che-ambisce-ad-essere-la-tua-confidente e tu non ne poi già più delle sue paranoie in loop, dei suoi pianti, del suo vittimismo a oltranza. Continui a bere, non hai alternativa. Risultato della serata: quando tocca a te a passar musica l’alcol ha già dimezzato la tua determinazione, il diggei ufficiale non ne vuol sapere di togliersi dalla postazione, ti invita alla consolle e poi ti consente di allungargli i dischi che hai deciso di mettere. Inoltre, realizzerai all’uscita che è la prima festa di compleanno a cui ti invitano, per una volta che ti presenti col regalo e ti senti moralmente a posto,e in cui ti devi pagare tutte le bevute da solo. E la torta faceva anche schifo. Te ne vai triste, ubriaco, economicamente impoverito e allarmato poichè sembra che abbiamo finalmente trovato un maniaco che si diverte a chiamare alle tre di notte. Ciò non ti proibisce di continuare a sentirti un emerito coglione.


Atto III


Come ogni tarda mattinata ti rechi in centro per andare al lavoro, ti divincoli come un’anguilla nel traffico metropolitano, combatti come un leone per un parcheggio. Sei fermo in fila quando una vecchia isterica davanti a te decide improvvisamente di fare retromarcia: probabilmente neanche ti sfiora o ti tocca appena, tu la mandi a quel paese ma decidi di lasciar correre, poverina. Non fai nemmeno in tempo a sentirti un coglione – che sai bene cosa ti sarebbe successo a parti invertite. Ma non hai ben realizzato che è lei a scendere dall’auto sbraitando , minaccia di chiamare le autorità, ti lascia assolutamente impietrito. Tu rifiuti di darle il minimo dato personale, la gente, come in ogni sud del mondo, fa subito capannello attorno al luogo del misfatto e inizia a sputare sentenze e scambiarsi pareri. C’è un sole lurido, il traffico si blocca, la colonna è tutta una sinfonia di clacson e bestemmie, la vecchia non accenna a far spazio, temendo che appena toglierà la sua auto dal centro della strada questo sporco immigrato non farà che fuggire. E infatti appena si scosta un po’, la vecchia si becca il secondo vaffanculo in italiano in pochi minuti, mi vede sfilare disinvolto e resta da sola a smadonnare su “panagie” ortodosse, illusa che da una targa italiana potrà mai risalire al colpevole. Mentre fuggi, ancora confuso e accaldato hai un’epifania, come quando un sentimento imprecisato d’improvviso prende contorni chiari, una forma e un nome. Non ti senti più un coglione. Adesso è ufficiale. Sei veramente un coglione.


(e adesso voglio il Poverino’s speciale per il migliore film straniero in concorso)