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In Sakis we trust

May 11th, 2004 | By benty in Senza categoria | 5 Comments »

Sakis Rouvas, universalmente conosciuto come Sakis, voi non sapete neanche chi è. Come è pure giusto. Sakis Rouvas è un idolo pop greco, nulla più che una fotocopia sbiadita di Ricky Martin, ma andate voi a spiegarlo ai greci, che credono davvero che da Goodies (catena di fast food greca – fotocopia di Mac Donald, che qui viene superato in termini di vendite da Goodies) si mangi infinitamente meglio che da Mac Donald. Brutta bestia il nazionalismo, e scusate la divagazione fastfoodica, che però invece a ripensarci, c’entra alquanto. Perchè la musica di Sakis potrebbe essere tranquillamente accostata al sapore degli hamburger di un Goodies, plastificati ed insipidi, proprio come quelli del MacDonald. A me Sakis ricorda anche una delle geniali interpretazioni di Fabio De Luigi di qualche anno fa, Fabius, mi pare – il modello scemo. Sakis qui in Grecia è adorato da stuoli di teenager decerebrate e dalle comunità gay, per le quali è una vera icona al pari di Amanda Lear, Raffaella Carrà e Madonna. E’ quel tipo d’artista per cui non riusciresti nemmeno a provare davvero antipatia se solo non fosse onnipresente in televisione e in radio, con video che non sono null’altro che tristissimi quanto dichiarati spot Vodafone, di cui è testimonial (come l’altra gay-icon Beckham). I suoi video, in cui il fisicaccio da ex ginnasta è sempre umidiccio per arrapare le giovinastre, sono tuttavia più originali delle canzoni, per immaginare la banalità delle quali basta che pensiate ai provini scartati da Ricky Martin e dal figlio di Iglesias, reinterpretati in greco, con inserti di inglese e spagnolo. Brividi eh? Inoltre Sakis ha un notevole successo all’estero, perchè le teenager prive di encefalo sono ovunque, mica solo qui. In particolare in Francia (dove è anche entrato in classifica e si dice che riempia palazzetti dello sport quando fa tappa con i suoi tuor) e nei paesi del nord Europa. In qualche modo a me ancora poco chiaro, Sakis fa anche parte di un certo jet set europeo, millanta amicizie con attrici famose, soubrette decadute e stilisti italiani.


Sakis quest’anno è chiamato a rappresentare il suo paese all’Eurovision, la gara canora europea a cui l’Italia, autarchica e fiera del suo Sanremo, si rifiuta di partecipare (credo che l’abbia fatto in un paio di occasioni, una con “Gente di mare” di Raf ed un’altra con i Jalisse). L’atmosfera di Eurovision ricorda parecchio quella di Giochi senza Frontiere, e rappresenta per molti paesi europei quello che Sanremo è per noi. La differenza principale da Sanremo è che le canzoni sono leggermente meno incredibili, poichè del tutto appiattite sui vari generi mainstream che dominano i palinsesti radiofonici d’Europa (latin su tutti, ma anche altra robaccia etnica, pseudo r&b, fino a dei goffi tentativi di hip hop, e parecchie wannabe Kylie e Shakira). Il che le lascia dunque delle cagate inaccettabili per chiunque sia dotato del dono dell’udito e ne sappia fare un minimo di buon uso. Un’altra differenza dal festival dei fiori è che le canzoni non devono necessariamente essere inedite: il singolo con cui Sakis terrà alto il nome della Grecia, “Shake it“, ci fracassa i coglioni già da varie settimane. Il paese comunque fibrilla: un giorno si e l’altro pure le news riportano una notizia su Sakis, i bookmakers lo danno per vincente , addirittura il sindaco di Atene vola ad Istanbul, sede dell’Eurovision 2004, per mostrare l’appoggio del paese, in terra straniera e nemica. Lo sanno tutti che la Grecia è favorita quest’anno. Se non vincono con Sakis non vincono più. E non hanno mai vinto, ovviamente. Come senz’altro ben saprete, l’anno scorso fu nientemeno che la Turchia ad aggiudicarsi l’ambita competizione, l’anno prima la Lettonia. Tutti paesi che tanto hanno dato alla musica internazionale, converrete.


Purtroppo per me, in occasione della trasmissione dello show in TV, si è formato un gruppo d’ascolto piuttosto nutrito che ha deciso di fare base a casa mia, proprio in virtù delle mia idiosincrasia nei confronti della manifestazione. Speravano di mangiare a sbafo la mia celebre pasta al forno mentre mi avrebbero colonizzato casa, gli stolti. Se Dio vuole invece quella sera io dovrei essere al Casablanca a mettere dischi ed ubriacarmi, come ogni fine settimana. Se la cosa dovesse appassionarvi potete sempre seguirla qui . Nel caso in cui aveste deciso di non andarvi a leggere il testo della canzone, è mio dovere preciso informarvi che il refrain di “Shake it” fa più o meno così “Shake, shake, shake, shake it mi amor, crazy for love, gimme some more”. E come direbbe Vincenzo Crostino, viva la buona Musica !!!

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