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Alexandra e i traditori (post fuffoso)

March 30th, 2004 | By benty in Senza categoria | 1 Comment »

 


A volte mi prende la disperazione professionale. Tutto quello che devo fare nel mio lavoro è spiegare quattro semplici cose, all’infinito, tanto da sembrare una versione di Italian for dummies. Ti dici che sono tutti studenti unversitari, che parlano già almeno inglese, che a studiare italiano non li costringe mica nessuno, che non è un grande impegno per loro mettersi giù cinque minuti prima di venire in classe e riportarmi un test accettabile. Sono tutte cose che abbiamo già detto mille volte, ripeto in continuazione. Mi sento come una vecchia professoressa di italiano arteriosclerotica, una di quelle che alle medie odiavo, in virtù del mio passato da giovane casinaro. Credi che comunque ce la possono fare i tuoi ragazzi. Poi ti trovi da solo, di notte, in compagnia di una caffettiera di espresso e di mezzo pacchetto di Marlboro Light, a correggere pile di compiti, composizioni, test consegnati in ritardo (ma io ho adottato la figura del prof tollerante e non di rado mi ritrovo anche a berci una birra coi miei studenti, se non proprio a gicarci a pallone).


E lì il panico, i dubbi, le lacerazioni.


Ma allora non hanno davvero capito un cazzo ? Ma allora ‘gli è tutto da rifare’? Ma allora sono sul serio un insegnante incapace, che non può essere colpa loro se fanno tutti gli stessi errori, dopo quasi 5 mesi di italiano. Dove ho sbagliato? Da dove ricominciare? Forse ho dato loro troppa confidenza? Forse sono tutti destrorsi e questa è la loro vendetta per le mie infinite menate sul Nano?


Poi per fortuna mi passa sotto gli occhi un test pressochè perfetto. Padronanza della lingua, utilizzo di espressioni che avevo sicuramente spiegato in classe, ricchezza di lessico, impeccabile coniugazione dei verbi, anche i fottuti participi passati irregolari. Mi sollevo per un attimo. Allora non tutto è perduto ! Break sigaretta. Chi sarà mai la benedetta studentessa, colei che in parte pose fine ai miei dubbi professionali in questa notte sfiancante? E’ Alexandra, più grande degli altri, ha 33 anni, parla già tre lingue oltre al greco, studia anche spagnolo e portoghese. E’ quella che in classe mi interrompe di continuo, per chiedermi cose che il resto degli studenti probabilmente non imparerà mai. Il loro interesse si accende solo quando accenno alle traduzioni delle parolacce. Alexandra no, lei vuole sapere, vuole conoscere il significato di ogni singola parola, manco fossi un vocabolario vivente; lei interviene di continuo, lei corregge gli altri, a lei quello che dico in classe non basta mai e mi viene a rompere il cazzo anche durante l’intervallo, mentre diseducativamente mi fumo una sanissima sigaretta. Alexandra mi aveva francamente rotto i coglioni, non mentiamoci. E invece ieri sera quasi l’avrei abbracciata per la gioia e il sollievo, nonostante mi attragga fisicamente quanto Rosy Bindi. Poi un retropensiero: io da giovane le secchione come lei le odiavo. Così come i professori finto disperati, e godevo a farli soffrire ancora di più, se potevo. Era una guerra, andava combattuta, con ogni mezzo. Noi di qua, loro di là. Adesso temo davvero di essere passato dall’altra parte della barricata, da infame traditore. Non si cresce, si tradisce, questa è l’amara conclusione.