All Posts from February, 2004

Take her to the other side

February 9th, 2004 | By benty in Senza categoria | 3 Comments »

Non ero mai entrato in camera di Lena prima di oggi. Principalmente perchè Lena non era veramente definibile come una nostra amica. La incontravamo una volta ogni due o tre mesi, per caso o per eventi di rilievo, come quando il vecchio gruppo di amici era più o meno costretto a riunirsi, e lo faceva con gioia e vino. A me Lena era stata simpatica da subito. Mi vedeva in disparte ed iniziava a farmi un sacco di domande, per tirarmi dentro ai discorsi. Era una bambolotta, piccolina, bionda, occhi azzurri grandissimi ed un sorriso luminoso. La prima volta che la vidi fu quando andammo insieme alla mia ragazza e ad altre quattro persone, tutte stipate su una ford fiesta guidata dal sottoscritto, ad un concerto di un fenomenale gruppo di jazz-ska. Ho questa immagine di lei, e dei suoi due migliori amici che dopo il concerto si fermano fuori dal Mylos ipnotizzati davanti ad una luna gigantesca ed arancione, mentre noi, scarsamente inclini agli scorci romantici, eravamo già diretti verso la macchina. Poi la rividi al matrimonio di due nostri amici, dove in preda ai liquori locali, mi convinse ad imparare dei balli greci. Mi chiese se ancora mi ricordavo di lei. Le amiche carine della tua ragazza, anche se non intime, sono quelle che non ti scordi. L’ultimo ricordo che ho di lei è ad una festa di onomastico, per me fin a quel punto noiosissima, in cui Lena arrivò in ritardo. Fu praticamente l’unica che mi rivolse la parola. Parlammo per tutta la sera di musica, di lavoro, del suo ragazzo che era marinaio ma avrebbe trovato un lavoro sulla terraferma per stare insieme a lei. Ci ripromettemmo di andare a prendere un caffè tutti e quattro insieme una volta. Pochi giorni dopo sapemmo della sua gravidanza, subito a rischio perchè il ciclo continuava a venirgli, ma non era il ciclo, erano emorragie, e lei aveva continuato a prendere pasticche. Il bambino lo perse al momento di partorire. Non sapemmo in tempo che era stata ricoverata e non riuscimmo ad andarla a trovare prima che la dimettessero. Ho saputo che in quei giorni terribili la gente andava all’ospedale per consolarla e finiva che lei consolava loro. “Trelloharumeni” la definivano alcuni: la pazza allegra. Una che aveva il sole dentro dico io. L’anno prima aveva perso il papà. Insomma non proprio fortunata. Ma sempre con un sorriso che mi chiedevo come mai non l’avessero ancora scritturata per una pubblicità di dentifrici, una roba indescrivibile e una voce dolcissima. L’ho rivista oggi Lena, a casa sua e non sorrideva più. Le ho portato dei fiori bianchi, mentre sua mamma, piegata sulla sua bara aperta, urlava “Aspettami bambina mia, che arrivo fra poco, io da sola non ce la faccio”. Appena si entra in camera sua c’è un armadio vecchissimo tempestato dalle foto dei suoi gruppi preferiti e delle scritte grandissime fatte a pennarello da lei stessa. In quelle più in basso c’era scritto a caratteri cubitali Pavement e Swans. Nella scritta più in alto, la più grande, Lena aveva scritto “Take me to the other side”. Vicino c’erano foto di Nick Cave, dei Ramones, di Iggy, dei Nirvana, dei Joy Division, dei R.E.M, e mille ritagli di giornali musicali, innumerevoli nastroni di reggae e di punk, i dischi dei Clash, gli Smiths, i Cure, i Bauhaus, i Sonic youth. Sul tavolino c’erano riviste sul matrimonio, perchè lei era entusiasmata dall’idea del suo matrimonio, che sarebbe stato celebrato a Pasqua. Ne aveva parlato con la mia ragazza l’ultima volta che si erano viste, sotto Natale. Non vi parlerò della scontata ed insostenibile brutalità del rito funebre che ho vissuto oggi, nè delle stranianti messe cantate in greco. Vi dico solo che adesso Lena si riposa su una collina con vista sul mare e sulla città e che poco prima di andarsene ci ha lasciato un tramonto che somigliava da vicino al suo sorriso.

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Una storia

February 4th, 2004 | By benty in Senza categoria | 7 Comments »

Lungo prologo (ovvero come nasce un post del cazzo)

E’ la storia di un senso di disorientamento lungo una vita e che non ha davvero eguali. C’è uno che è in perenne veleggiamento a vista, senza piani che vadano oltre il mese, senza capire la rotta, ma finge che tutto sia comunque sotto controllo. Si tratta solo di mentire con un sorriso, a sè stessi e alla ciurma. E poi è la storia di un altro che cerca sempre di fare il passo più lungo della gamba, che ostenta e si ritrae e sembra solo cercare approvazione dagli altri, come un cane scodinzolante. Basterebbe parlarci due minuti sul serio per farsi un’idea. Non saprebbe dove andare a nascondersi. E’ anche il racconto noioso di uno che continua a fuggire da qualcosa a cui non è più tanto sicuro di voler sfuggire, poi ci ripensa e si volta indietro, ci ripensa ancora e riparte, mille volte, fino a restare stordito dalle sue continue oscillazioni. Senza riuscire a capire e già immaginandosi a rimpiangere. Poi di nuovo si gira e ad un certo punto non vede più vie d’uscita. Il primo intanto insiste a rassicurare tutti e a costruire le indiscutibili ragioni per cui " Tutto è O.K. , siamo sulla strada giusta, do not worry for me, e di qui che si passa". E’ anche la storia di promesse mantenute, di ritorni dolceamari, di rimproveri e assurde lontananze, a volte di realistica mancanza di ambizione, altre di bugie che ormai sono state ripetute così tante volte da confondersi con la realtà (come gli slogan di Berlusconi) . Si compatirà il personaggio che si schernisce, si disprezzerà quello schizofrenico affetto da infantilismo razzistoide, si ascolteranno discorsi circolari, si vedranno posizioni imbarazzanti (non meno di certi stili di scrittura) e si ammirerà la classe nelle finte ubriacanti , alla Rivaldo quando era in forma. Finte strabilianti esibite proprio al momento di rispondere a domande semplici semplici. Quell’altro ancora ci ripensa, “ Massì , divertiamoci, facciamo una festa, facciamoci un’altra birra”. Anzi adesso me ne apro una pure io. Tutto quello che si vede fare in questo film è il protrarsi dei lamenti inutili di questi specialisti del nulla e il perpetuo rimandare delle decisioni di quegli altri cattedratici dell’arrabattamento. E molte sigarette. Azione zero. Mai uno che si incazzi come Schwarzenegger e prenda in mano la situazione. Mai un’impennata, soltanto improbabili equilibrismi. Non è nient’altro che lo spaesamento di un quindicenne, vissuto con soli quindici anni di ritardo. Roba da far eiaculare Muccino di gioia. C’è anche uno che guarda gli altri da lontano: tutti che decollano e atterrano mentre lui resta sempre lì a galleggiare, con una insopportabile autocommiserazione a fare compagnia alle sue traballanti giustificazioni, il tutto velato da qualche sberleffo. E non fa ridere. Gli basta nascondere tutto quello che c’è di improponibile dietro una battuta scema, delle manie post/pre-adolescenziali o l’ennesimo post sul Nano et voilà. E’ strano come verso la fine della storia vengano tutti schiantati dal peso di continuare a fare la parte dei buffoni, o di quelli self confident, ormai adulti e “direi” quasi felici, proprio quando le cose sembrerebbero andare davvero bene.

Epilogo.

Lo spettatore si rende conto che è una boiata troppo patetica e ci rinuncia. Esce incazzatissimo dal cinema durante l’intervallo, chiedendo indietro i soldi del biglietto. Non glieli restituiscono. Anche se deve ammettere che quella del regista non gli sembra la solita lagnosa messa in scena di quanto sappia essere profondo e autoanalitico. Al contrario ci vede proprio una necessità di alleggerirsi, rivelando infine a tutti quanto sia finto, vuoto e piatto, senza alcuna vergogna. Lo spettatore quando vuole sa addirittura essere oggettivo. Domani, al prossimo post su Berlusconi, farò finta di niente, vi dirò che ero ubriaco e che era solo fiction, mica sono davvero io quelli là. E vi offrirò un’ altra birra, fintando a destra, sbilanciandovi, e filando via veloce a sinistra, con la palla ben incollata al piede. Come se sapessi davvero dove andare a fare cosa. No sympathy required, lo so da me che erano meglio i post su Tinto Brass.

Scorro in basso la scrollbar e do una letta a ‘sto blog azzurrino: mi metto nei panni di uno che ci capita per la prima volta. Cosa si trova davanti ? Un commento sul counter, una segnalazione di blog pessimi, immagini televisive grottesche rubate ad altri e varie amenità assortite. Da leccarsi i baffi. Direi che somiglia molto alla mia idea di "raschiare il fondo del barile". Se non c’hai niente da dire, tanto vale che lo chiudi il blog, ho pensato. Sai che perdita. Sarebbe più significativo scrivere quando hai qualcosa da raccontare, come fanno tutti o quasi i blog che leggo. Quelli si che mi assorbono. Le storie che scrivete, ragazzi, mi tengono sveglio notti intere; scrivo più sui commenti nei vostri blog che post sul mio. Non mi sento tanto portato per i post intimisti. Ma tanto per cominciare sono imbattibile a fare le scelte sbagliate, anche quando non mi va di farle. E poi, a volte, questo blog sono costretto ad usarlo anche come valvola di sfogo, che nel mio caso non è esibizionismo e nè tanto meno ricerca di compassione e pacche di incoraggiamento sulle spalle. Non dico cos’ è per non cadere nel ridicolo, ho stima di voi e perfino ancora un po’ di me stesso. Sto solo provando a mettere ordine nei pensieri, sperando che ciò mi riesca nel vederli scritti. Si, potevo benissimo scrivermeli su un pezzo di carta, a casetta mia, e rileggermeli, come avrete giustamente pensato. Ma purtroppo ci ho la maledizione del dover scrivere su un blog, eccheccazzo. E poi così posso sempre sperare che qualcuno passi di qui e si offra di metterceli lui in ordine. Neanche stasera avevo un granchè da dire, ma almeno è roba vera questa; e poi alla fine è solo una storia.

 

 

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Blogstar anch’io

February 3rd, 2004 | By benty in Senza categoria | 5 Comments »

Ieri il contatore segnava circa 9400 ingressi, stamattina me ne trovo 12500. Questo può significare due cose: Shinystat adesso visualizza le pagine viste e le somma ai reload, oppure – molto più credibile – il mio blog è stato citato sul Grande Fratello e ho beneficiato di tremila ingressi durante la notte. Vi lascio la scelta.

Talent scout

February 3rd, 2004 | By benty in Senza categoria | 7 Comments »

Invece di tenersi i suoi segreti Giulia continua a segnalare giovani meritevoli bloggers poco conosciuti. Loro invece segnalano e insultano i blog “peggiori”. Non sono per niente politically correct (cattivi cattivelli, non si fa) però andatevi a sbirciare i blog che mettono alla berlina (soprattutto dei poveri teen bloggers tutti cuoricini e faccine) e giudicate da soli. Nel mio piccolo mi permetto di segnalare questa chicca .