Pane educazione libertà

17 November 2003 | By benty in Senza categoria

30 anni fa, il 17 novembre 1973, i militari greci ricevevano l’ordine dal colonnello Ioanidis di irrompere con i carrarmati nell’università di Atene, da giorni occupata da migliaia di studenti che protestavano contro la dittatura di Papadopoulos. Fu una strage. Il numero preciso dei morti non venne mai accertato (dai 60 ai 73 , contro i 13 ammessi dalle fonti informative del regime). La società greca fu molto scossa. La dittatura cadde circa un anno dopo, non prima dell’esplosione del caso Cipro, con l’avanzata dei turchi e di molti altri lutti. La protesta degli studenti ad Atene fu il secondo eclatante gesto di insofferenza verso i golpisti del ’67, dopo l’attentato fallito da Panagoulis su cui la sua allora compagna, Oriana Fallaci, scrisse il libro “Un uomo”. C’è anche gente in Grecia che afferma che al Politecnico, quel giorno, non avvenne nulla, che nessuno perse la vita. Recentemente su uno dei quotidiani più importanti, Bima, è stata pubblicata l’intervista all’ex soldato che guidava il carrarmato che sfondò i cancelli dell’ateneo quella notte. Non esattamente un pentito “Quelli erano arrampicati sul cancello e mi chiamavano ‘fratello’ e mi dicevano di fermarmi. Me li sarei mangiati. Per me erano tutti parassiti, io ero un fascista”. Questa non è una ricorrenza di tutta la Grecia. Anzi. Innanzitutto non è una festa ma una commemorazione funebre: solo le scuole chiudono, il resto del paese lavora normalmente. Si tratta di una ferita aperta che divide questo paese ancora oggi. Ieri ad esempio gli studenti della destra (non post-fascista come AN in Italia) che hanno provato a deporre fiori fuori dall’università, sono stati ricacciati indietro a bastonate dai tolleranti studenti della sinistra, che , come ogni anno in questo periodo, occupano di nuovo le facoltà e organizzano dibattiti e varie altre attività “per non dimenticare”. Della manifestazione del 17 novembre scorso a Salonicco le cose che ricordo con più imbarazzo sono le scazzottate, le sassaiole e i rispettivi insulti fra sinistra estrema e lo”pseudo-centro-sinistra-di-governo” (PASOK). Personalmente non credo che queste diatribe c’entrino molto con gli ideali degli studenti morti per protestare contro i dittatori, ma forse non sono ancora abbastanza dentro lo spleen greco e dunque non capisco. So però di parecchia gente che ha smesso di partecipare alla commemorazione a causa del continuo ripetersi di questi fastidiosi episodi, di anno in anno. Per domani di nuovo ci si prepara a sfilare e a recitare i soliti slogan triti e ritriti. Girano insistentemente voci di “grossi casini” che scoppieranno durante i cortei. Gli anarchici sono molto caldi, i 7 arrestati a giugno dopo gli scontri avvenuti durante il summit dei leaders europei, sono arrivati al sessantesimo giorno di sciopero della fame, e versano in condizioni critiche. La città è tappezzata di manifesti e i muri imbrattati di slogan che inneggiano alla loro liberazione. In date come il 17 novembre il sentimento di anti-americanismo dei greci diviene più evidente. Si tratta di una antipatia forte e ancora molto diffusa che non riguarda solo le fasce più estreme della sinistra. Tutti i cortei raggiungeranno il loro apice davanti alle ambasciate USA: è lì che verranno urlati gli slogan a squarciagola, è lì che tutti gli scontri in genere avvengono, dove la polizia attende in massa i manifestanti, dapprima si becca insulti e qualche oggetto. Poi arrivano i veri facinorosi, iniziano a sfasciare gli sportelli delle banche e la pula carica. A tre manifestazioni (per differenti motivi) ho partecipato l’anno scorso e sempre così è andata, un dejà vu. Perchè tanto odio? Gli USA, tramite la CIA, finanziarono la dittatura e Washington riconobbe come legittimo il governo instaurato dai colonnelli con il golpe del ’67. Il partito comunista non a caso venne legalizzato solo dopo l’abbattimento del regime dei colonnelli. Ecco perchè questo è l’unico paese dei Balcani dove non hanno attecchito i regimi comunisti. Ce ne erano semplicemente degli altri. Non so come fossero davvero i regimi comunisti: la dittatura greca, per quel che mi hanno raccontato, viene ricordata come uno fra i più sanguinari e cupi periodi storici. Storie di torture e persecuzioni, esili e carcerazioni che anche gente della famiglia della mia ragazza ha vissuto. Gente ancora in vita. 30 anni sono davvero pochi, credo che sia per questo che qui il senso della democrazia, anche se anestetizzato dai media, è ancora molto vivo. Credo sia per questo che fenomeni da noi tollerati, come gli scandalosi revisionismi storici o la presa del potere pubblico e privato da parte di un solo discutibile personaggio (non faccio nomi), non vengono del tutto compresi. Il 17 novembre è anche la sigla utilizzata dai gruppi terroristici nati all’indomani della caduta del regime; questi gruppi sono stati sgominati definitivamente l’anno scorso, in curiosa concomitanza con le lamentele degli Stati Uniti sulle condizioni di sicurezza assicurate dalla Grecia durante i giochi olimpici di Atene 2004. Il titolo del post è lo slogan più famoso che si trovava dipinto su tutti i muri in quei giorni di rivoluzione.

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2 Comments on “Pane educazione libertà”

  1. sei un disfattista…viva i i carambinieri e viva i colonelli..tié!

     

  2. io sarò disfattista, ma so per certo che tu sei un romanista 🙂