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Dammi tre parole (2)

July 10th, 2003 | By benty in Senza categoria | Comments Off on Dammi tre parole (2)

podòsfero = calcio

sciùt (shoot) = tiro

Maradona = Maradona

pùsti, tha su spàsso ta pòdia, na màthis na dribblari oli tin ora = frocio, ti spacco le gambe ,così impari a dribblare sempre

dietitì putanas iè = arbitro figlio di puttana

passarè mu , gamo to theo mu = passa porco dio

Platini = Platini

Gli adoratori di Makis

July 10th, 2003 | By benty in Senza categoria | 2 Comments »

Oggi hanno cancellato quella che sarebbe dovuta essere l’ultima partita di calcetto della stagione. Direte voi " E ‘sti cazzi". Non so darvi torto. Ma l’ho presa male. Quest’anno in Grecia una delle poche cose che sono riuscito a fare con costanza , oltre che a bruciare soldi in internet e birre, è stato giocare a calcetto. Ogni giovedì andavo con dei colleghi di un amico di Dimitra a giocare nella zona dei ricchi, Panòrama. Il range dell’età varia dai 28 ai 50 anni. Il livello invece è costante : basso in maniera imbarazzante. Non è solo lentezza. Non è solo affanno. Non è solo mancanza di tecnica. E’ molto molto di meno. La cosa più singolare è che per qualche maledizione non si riesce mai ad essere in numero pari. O 9 o 11 e di fare cambi manco se ne parla. Quindi una squadra, la mia in genere, decreterà la fine della partita quando la mancanza di ossigeno sarà causa di allucinazioni a sfondo religioso. Ci si divide in due scuole di pensiero : quelli che credono di essere Platini e quelli che credono di essere Maradona. La prima categoria è di gran lunga prevalente, poichè la maggioranza dei convocati al secondo dribbling di seguito rischia il colpo apoplettico. I Platini insistono a cercare di risolvere la partita con lanci lunghi. Lunghissimi : che ci costringono a cercare per ore il pallone nel mezzo della vegetazione circostante. Da vedere però sono affascinanti : una volta che hanno la palla al piede alzano la testa, a scorgere la soluzione di gioco più opportuna, sembrano calibrare la potenza del tiro e ponderare quanto il vento potrebbe influire sul traversone. Ecco io già a quel punto torno in difesa, che tanto lo so che è rimessa per gli avversari e mi avvantaggio. Anzi spesso esco direttamente fuori dal campo per iniziare la ricerca esterna. Di Maradona ce ne sono un paio, ma si sa che quando ce n’è uno è già in sovrannumero. C’è un portiere solo (l’altra squadra fa i turni a seconda della fine delle scorte di ossigeno) che assomiglia a Paolo Brosio, ma spesso sembra essere più stupido. C’è Nikos, che soffre di tachicardia ed è lui che sa dare dei veri brividi alla partita : quando gli prendono gli attacchi e non si sa se sopravviverà. C’è Krissos , un fenomenale cotrollo e tiro, ma solo quello e da qualunque parte del campo, a prescindere dai compagni liberi che attendono rassegnati dei facilissimi assist in area dalla partita precedente.C’è Apostolis, il vecchietto inossidabile, che corre più di parecchi trentenni, e l’unica cosa che sa fare è passare la palla a Makis. Makis è il protagonista assoluto. Lui è il classico numero dieci, il Maradona di quartiere, dotato di notevolissimo controllo della palla, velocità che nel branco di tartarughe lo fa apparire una specie di Ben Johnson sotto cocaina, un dribbling secco, un tiro potente. Il classico insopportabile tappetto con la palla sempre attaccata al piede. Io grazie a Dio gli gioco contro e uso scaricare i miei nervi di una settimana sulle sue fragili caviglie. Si sa, se ti tieni sempre la palla sei più soggetto alle botte, la classe di cui madre natura ti ha fatto dono si paga in termini di dolore. E siccome se già ti atteggi a superiore mi stai sul cazzo, se ti atteggi a superiore fra elementi pronti per l’ospizio mi stai due volte sul cazzo. Allora lo falcio impietosamente e con gusto, non chiedo scusa e lo lascio a terra mugolante. Io non sono falloso in genere, davvero. E se faccio un fallo chiedo sempre scusa. Con Makis no : non mi darebbe la giusta dose di soddisfazione. Ma non solo a me : in realtà in mio è un atto di vendetta nei confronti di chi da Makis e dai suoi fulminanti dribbling viene costantemente irriso e anche verso quelli della sua squadra che hanno i coglioni spappolati dal suo perpetuo dribblare e dai suoi rarissimi passaggi. Io riscatto il collettivo, e i sorrisini maligni, quando lo lascio a terra a rotolarsi dal dolore, si scorgono più fra i visi esasperati dei suoi compagni di squadra che dei miei. Tuttavia oltre a nonno Apostolis esistono altri elementi che ripongono su Makis tutte le loro speranze di vittoria e altro non fanno che passargli la palla ed applaudire forsennatamente le sue, invero, brillanti giocate. Loro Makis lo adorano perchè li fa vincere nonostante siano delle pippe coi piedi quadrati. Makis da loro la possibilità di vantarsi della vittoria per tutta la settimana in ufficio. Mi viene da pensare che non conducano esistenze esaltanti se è così che raggiungono la massima soddisfazione. Lo scandaloso bagaglio tecnico che ho potuto osservare fra i miei compagni di calcetto mi aveva portato erratamente a generalizzare che in Grecia non sapessero proprio giocare. Mi sono dovuto ricredere quando abbiamo partecipato ad un torneo con una selezione degli elementi migliori delle due squadre del giovedì. Ogni squadra con cui abbiamo giocato ci ha brutalmente massacrato. Ma al nostro attivo abbiamo anche collezionato due successi. In un caso la squadra si è presentata con un elemento in meno e l’abbiamo spuntata solo nel finale dopo lungo rincorrere. Nell’altra gara ,portata a casa con un secco 2-0, gli avversari non si sono neanche presentati.

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