Mondiale Portogallo 1998

02 June 2006 | By benty in Senza categoria

Questo che si appresta a cominciare sarà per me il terzo mondiale da emigrante.

Il primo fu nel 98, e ricordo che a Lisboa si bolliva. Per arrivare dal Bairro de Santa Caterina a Graça da Donato, un erasmus pugliese che non si sa come prendeva la rai,  i giovani erasmus squattrinati usavano agarrar se fora do eletrico, il 28 quello giallo, con i sedili in legno. Non era tanto per non pagare il biglietto, quanto per il pensiero di non poter andar via da quella città (che ormai si era agli sgoccioli) senza aver di nuovo provato il brivido di salire su per l’Alfama mentre i suoi muri ti sfiorano, e ti si rivela il Tejo. Roba da veri meninhos de rua.

La partita d’esordio del Brasile me la vidi assieme a gente del bairro, in una tasquinha sotto casa, a forza di imperiais Sagres e lupini.

La prime tre partite italiane le vedemmo invece da Donato. Anche per non rinunciare al commento di Brunone Pizzul. Roba che oggi, per ascoltare il commento di Cerqueti o chi per lui non cambierei manco canale. Ovviamente c’era tutta la nutrita community erasmus italiana a inveire su Cile, Camerun, Austria e soprattutto Maldini sr, che ancora osava mettermi in discussione Baggio per Del Piero. Io col Cile in realtà già gongolavo per i prodigi del Matador, che avrebbe vestito biancoazzurro la stagione successiva, la gente attorno a me disapprovava. Il nazionalismo da italiano all’estero mi sarebbe salito solo più tardi, quatro anni dopo in Grecia. 

Il giorno prima della partita con la Norvegia eravamo a far campeggio libero al Portinho de Arrabida. A qualche centinaio di metri dal boschetto dove c’eravamo accampati trovammo un baretto, proprio in riva al mare, con tanto di televisione e sardinhas. Eravamo una cricca cosmopolita e variegata ma compatta nell’insultare un Del Piero irritante. Il ritorno fu un interminabile viaggio in vespa, con glorioso finale cinematografico del ponte del 25 aprile e Lisboa che ti si para davanti, e a te verrebbero le lacrime se non avessi gli occhi già pieni di moscerini.

La semifinale con la Francia fu un delirio alcolico-psicotropo di dimensioni clamorose anche per quell’annata di deboscio cronico. Giri di charros così vorticosi da stordire, vinho verte, vinho tinto, e cerveja a cascate. Riacquisimmo la lucidità solo per ascoltare il rumore sordo della traversa presa da Gigi Di Biagio, poi ci ributtammo sull’alcol, per dimenticare, si diceva.

In finale non si poteva che tifare Brazil, sia per lealtà verso gli amici brazileiros, sia per semplice calcolo festaiolo. La larghissima comunità brasiliana a Lisboa era in fermento da giorni per i preparativi della festa, un delirio sarebbe stato. Non c’erano dubbi sul chi avrebbe vinto. Ci prefiguravamo già samba scatenati con mulatte discinte ed euforiche, caipirinhas a pioggia, fanculo Zidane il cognac e il camembert. Quindi ce ne andammo a vederlo in un ristorante brasiliano, adibito alla bisogna in curva per la torcida. Contagiati tanto dalla loro allegria quanto dalla loro disperazione ce ne andammo a casa fra bandiere verdeoro ammainate e sguardi di una tristezza che stringeva il cuore. Poi andammo a devastarci in qualche bettola del Bairro Alto

5 Comments on “Mondiale Portogallo 1998”

  1. lenços, toalhas.

     

  2. Complimenti per il blog. Un altro ottimo spazio di calcio parlato.

    Se vi ho scoperto e’ colpa di Squeeze, sappiatelo.

     

  3. L’indieblog dei mondiali! La lettura è stata un vulcano di emozioni: segnalerò.

    Però i più comodi commenti in modalità pop-up li mettete,vero? (Tanto gli accessi li moltiplicate lo stesso)

    Eddai 🙂

     

  4. comunque con la francia siamo andati fuori ai quarti…col cazzo che maldini ci portava fino in semifinale 🙁

     

  5. e la francia in semifinale ha battuto la croazia con doppietta (!!) di lilian thuram O____o