Come ti tiro su una scuola privata di lingua italiana in Grecia, in dieci semplici mosse

11 September 2005 | By benty in Senza categoria

La dolorosa – per voi – assenza del tenutario del presente blog non era da ascriversi, come di solito accade, ad un blocco dello scrittore, nè (ahimè) a delle vacanze prolungate. Tutt’altro. Cose da dire ce n’erano, altrochè. Tutte scarsamente significative come sempre, ma ce n’erano. La causa principale, oltre alla mancanza di una linea internet per un mese, è da ricercare nella folle impresa che potete  leggere sinteticamente nel titolo di questo post, ed analiticamente nei dieci punti sottostanti

1. Attendere l’offerta

Essendo in Grecia, non è che uno si fa venire delle idee da solo. Si lascia pazientemente il tempo alle idee perchè vengano a te. Dicembre dell’anno scorso, la capa mi chiama perchè, dice, deve parlarmi. Io temo il licenziamento, e invece arriva la proposta-shock: "Mettiamo su una scuola insieme a Kalamarià (hinterland riccastro a oriente della ridente Salonicco – ndB)". Non ci penso un attimo e accetto. E’ il mio sogno da sempre distruggere il sistema capitalistico dall’interno, e vedrete che ci riuscirò.

2. Attendere e basta

Essendo in Grecia, si attende. Per qualunque cosa. Nel mio caso circa sette mesi. Così, senza colpo ferire, la proposta va in sonno, e non vi si fa ulteriore cenno, come se non se ne fosse mai parlato. Tanto da temere a più riprese che si fosse trattato solo di una crisi di schizofrenia galoppante della capa, e quindi si torna a temere il licenziamento. Nel frattempo la proposta resterebbe l’unico motivo per restare in Grecia, che l’altro motivo, nel frattempo, ci ha repentinamente piantati, abbandonandoci da soli a casa. Si, ci piace farla molto più tragica, il nome del blog non è casuale. Non si demorde comunque.

3. Cercare dei locali da affittare

Nel frattempo la potenziale società – ancora inesistente – si arricchisce dell’ingresso di un terzo elemento, designato al coordinamento dei corsi di spagnolo e al supporto logistico del sottoscritto alla direzione. Accolgo la novità con sollievo. Alla fine delle lezioni, (maggio-giugno) si inizia freneticamente a correre per realizzare l’ambizioso progetto. Punto primo: cercare dei locali da affittare. Non è così semplice come sembra. Kalamarià ha dei prezzi d’affitto che neanche Manhattan, impallidiamo a più riprese. I posti migliori sul pesodromo (l’isola pedonale/corso della città, dove si fa lo struscio) se li sono già accaparrati altre scuole, e noi dobbiamo essere presenti là. La maggioranza dei proprietari di immobili è composta da una schiera di psicopatici, e questo non facilita le cose. Inoltre parecchi condomini praticano un ostruzionismo imperterrito contro le scuole: non le vogliamo nei nostri edifici, ci sentiamo dire. Gli studenti portano caciara, sporco e malattie. Queste le inoppugnabili argomentazioni. Così, per semplificarsi la vita e riparmiare sull’acquisto dei quotidiani di annunci immobiliari, si decide anche di trasferirsi a vivere in zona, nello stesso periodo. Si arricchisce il bagaglio lessicale con termini essenziali quali "ammobiliato, appena ristrutturato, e vista incomparabile". Evidentemente in italiano significano cose diverse.

4. Combattere contro gli imprevisti

Il giorno prima della firma del contratto di nascita della società, l’elemento subentrato si defila accampando scuse quali "Ho scordato la moussakà in forno, mi spiace dovrete fare senza di me". Ci si dimezza immediatamente il capitale, che resta comunque sufficiente per l’acquisto di una Skoda usata, al limite. Il giorno prima della settimana di fuoco ci si becca rispettivamente1) la socia colica intestinale, che la mette ko, ricoverata per due giorni 2) io influenza corredata da sfebbrate, tosse, raffreddori tutt’ora in corso. Indovinate su chi ricade tutto il lavoro in quei due giorni? Indovinate in quali giorni dell’estate greca viene a piovere mentre il sottoscritto smadonna e perde muco in quantità industriali per le strade della città? Indovinate chi diviene completamente afono il giorno che deve effettuare due fra le telefonate più importanti dell’intera faccenda? Indovinate chi, incurante di tutto ciò, la sera stessa se ne va a vedere i Cure a 500 km di distanza in auto e torna il mattino dopo alle sette?

5.Combattere contro la burocrazia

Delle mie odissee nei meandri più spaventosi della burocrazia greca già sapete. Qui il tutto si innalza all’ennesima potenza, e raggiunge vette di lirismo sublime, roba che il Processo di Kafka era una passeggiatina in riva al mare. Uffici pubblici greci ad agosto: il vostro incubo peggiore. Roventi, semivuoti di impiegati e strapieni di gente in fila, popolati da esseri metà umani e metà moduli da compilare, in greco. Praticamente de-informatizzati, si conta un pc ogni dieci persone sedute dietro gli sportelli. Trafile infinite, timbri da mettere su un documento che si possono ottenere solo vincendo una caccia al tesoro, convalide per avere le quali occorre sobbarcarsi viaggi transcittadini, e sentirsi dire alla fine che "No, non era questo che le avevo chiesto". Fantozzi non era commedia, bensì solo fantascienza in salsa ellenica. Resta il quesito irrisolto: perchè in tutti i documenti da compilare occorre scrivere anche i nomi dei propri genitori?

6. Attendere l’arrivo di mammà

Le corse infinite fra burocrazie e acquisti in vista dell’apertura hanno un leggerissimo effetto collaterale, si trascura tutto il resto, inclusa l’igiene personale. Ciò può comportare diversi problemi se vi siete appena trasferiti, e praticamente in casa non funziona nulla. Poi ci si sorprende realizzando che si sono improvvisamente accumulati dei mucchi di mondezza in terrazzo, con la preoccupante presenza di gabbiani che volteggiano attorno. Ma siamo adulti, sappiamo fronteggiare questi inconvenienti, abbiamo tempra, ci daremo da fare. E infatti arrivano d’urgenza dall’Italia mammà e papà, con la scusa di vedere casa nuova e la scuola si insediano per una settimana, cimentandosi in una serie di lavori casalinghi che non avrei risolto nemmeno in due anni e con copiosi esborsi di euri. Quando si dice l’autonomia raggiunta.

7. Coordinare il lavori di ristrutturazione

Le leggi greche per i locali da adibire ad aule per i centri di insegnamento di lingua straniera hanno vincoli parossistici. I cessi possono essere delle turche minuscole senza finestre, visto che a riguardo non viene detto nulla, ma guai a costruire corridoi che siano miniori di un metro e venti e ad avere scale con scalini maggiori di 18 centimetri. Tutto ciò va spiegato a degli operai albanesi, che nel frattempo ritardano la consegna e gonfiano di giorno in giorno il preventivo, roba che neanche la manovra fiscale del governo Prodi. Non vi dico le risate al momento di scrivere sulle fatture con un albanese e un italiano che non sanno scrivere in greco. Uno spasso.

8. Immedesimarsi nel ruolo del proprietario

Il primo passo verso la perfetta immedesimazione nel ruolo di imprenditore, nel metodo Stanislavsky, è quello di sviluppare un odio viscerale per gli impiegati pubblici. Sono viscidi, odiosi, nullafacenti, indisponenti, sarcastici, impietosi. Occorre ripeterlo tutte le mattine davanti allo specchio dieci volte. Maledetti parassiti, penso, mentre prendo il sussidio di disoccupazione che in realtà non mi spetterebbe neanche. Altra imprescindibile tappa del vostro cammino verso lo status di imprenditore è quello di trattare con supponenza i propri sottosposti. Io non ne ho ancora, purtroppo. Quindi provo a fare la voce grossa con i fornitori per ora, e davvero non mi spiego le loro convulsioni dalle risate ogni volta che tento di imporre la mia rigorosa linea aziendale (no, in realtà non ho neanche quella). Con gli operai albanesi invece occorre essere simpatici, che non si sa mai. Però si diventa razzisti, e si capisce che si è  sulla strada buona per completare il proprio personale cammino di crescita imprenditoriale, ovvero diventare degli stronzi belli e fatti. Io che sono diligente e ci tengo a diventare un piccolo emulo di Berlusconi ho già iniziato a piangere lacime amare per i soldi versati in tasse, introducendo ogni frase col lamentoso refrain "Lo stato si mangia tutto il nostro lavoro". E’ assolutamente irrilevante che io non abbia ancora effettuato alcuna dichiarazione dei redditi, nè presentato alcun bilancio aziendale. Pur non avendo pagato nulla agli avidi esattori, tanto lo so che sarà così, e allora meglio portarsi avanti col lavoro. Per fare e per crescere.

9. Marketing aggressivo

Il fatidico giorno dell’apertura delle iscrizioni si avvicina, avete già litigato col tipografo, col grafico, con quello delle tabelle luminose. Non avete uno straccio di materiale pubblicitario, nè una qualsivoglia insegna che indichi dove cacchio dovrebbe stare sta famosa scuola di cui non fate altro che parlare. Allora appendente l’unica cosa in vostro possesso, un vecchio banner impolverato della scuola centrale, col numero di telefono sbagliato, assicurato a dei tubi arrugginiti con del fil di ferro abilmente ottenuto da delle gruccette da tintoria. Quando si dice attenzione alla sicurezza.

10. Attendere le iscrizioni

E qui comincerà, da domani, l’agonia. Verranno ad iscriversi ai corsi di lingua i piccoli bastadi? E’ normale vedere quindicenni ambosessi che camminano per le strade del quartiere trasformarsi in sacchi di fruscianti euri? Riuscirà il vostro eroe a metter su dodici stipendioli l’anno contro gli otto del suo precedente lavoro? A quando i festeggiamenti per il primo milione di euro? Riuscirò a realizzare il sogno di diventare il primo direttore di scuola che ha gravisimi problemi a scrivere nella lingua locale? Riusciremo a fallire prima o dopo Natale? A questi ed altri interrogativi troveremo risposte, battistianamente, solo vivendo

 

18 Comments on “Come ti tiro su una scuola privata di lingua italiana in Grecia, in dieci semplici mosse”

  1. dai che il panettone lo mangi!!!

     

  2. manco leggo il post, lo farò in seguito,sono ubriaco di amore e di brunello di montalcino donato alla donna che amo per il suo compleanno. approfitto per dirti che nonostante la mia eterosessualità profonda, ti voglio bene.baci

    mig

     

  3. ma la capa è gnocca?

    ma a che cazzo serve ad un greco sapere l’italiano? no, per sapere 🙂

     

  4. yoshi: la capa non è gnocca; a cosa serva a un greco imparare l’italiano me lo chiedo da due anni, ma pur non trovando risposta alla domanda continuano a voler imparare, grazie a Dio.

    mig: smettila di fare il servaccio della gleba, e vienimi a trovare.

    Boss. forse neanche il panettone mi mangio, che mi tocca star qui a chiudere i conti di fine anno. ma pensa te, che assurdità.

     

  5. grande, brò, il primo passo per un rientro trionfale da uomo nuovo e imprenditore vincente che ci libererà dal nano è compiuto.

     

  6. apriamo la campagna: un panettone per benty.

    forza e coraggio! sappi che almeno qualcuno tifa per te.

     

  7. ti sono vicino.

    questo è il copione, saddie dirige, enver musica, bdd ci darà il contributo statale, io chiamo jerry calà e facciamo il film. parti uguali.

    elrocco

     

  8. le tre i: italiano, impresa e informatica (perché anche da direttore il blog lo tieni aperto, no?).

    sulle tue perplessità sul fatto che il direttore a malapena parli la lingua locale non sono d’accordo: il direttore della scuola d’inglese piú grande qui è noto per parlari comi stanlio i ollio anchi doupo trentah annei che vivei a barei. dà piú affidabilità sul fatto che sia di madre lingua, probabilmente.

     

  9. in tutto questo, com’era il concerto dei cure?

     

  10. la cravatta.

    E’ fondamentale la cravatta, per diventare imprenditori.

    Non dico indossarla, ma almeno possederla, santiddio.

     

  11. e se il capuannu (cit) lo facessimo là?

    (Benty ha la cravatta con le foto dei sonic youth stampate)

    *Rocco: il binomio enver-musica finirà sulla mia carta d’identità da rinnovare, alla facciaccia di voi blogger 😛

     

  12. Sono basita da questo interesse greco per l’idioma italico!! In bocca al lupo e fatti raccontare dagli allievi come gli e’ venuta sta voglia… non sia mai che io riesca a convincere qualche svizzero!

     

  13. Il tuo percorso professionale punta inequivocabilmente in una direzione: ministro dell’istruzione. Benty VS Moratti. Mi sembra uno slogan niente male.

    mboccallupo

    MX

     

  14. E’ un caso che tu abbia pubblicato il tuo sfogo ellenico l’11 settembre?Domani comincio il mio volontariato in ospedale ma se vuoi mi metto a tua disposizione…

    n.b.: sono una maestrina che amerebbe (insegnare) all’estero, vedi tu

     

  15. l’italiano per un greco??

    ti trovi a camerino a fare l’erasmus e vuoi andare alla spiritosissima festa della spada …entri un bar e fai: áöïñìÞ, ðÜñôé íá ?? …guarda che fai fatica eh…

    diretturi o diretturi…che il vento ti soffi sempre alle spalle ,,,magari però procurati un pleid…

    un abbraccio

    fuccio

     

  16. Sanjurjo è vivo e lotta assieme a noi. Grande rappresentanza della torcida Aris all’olimpico, hanno fatto cagnara dal primo all’ultimo minuto, anche sull’1 a 5. Sanjurjo ha veramente fatto un goal alla Benty, sfiorandone un altro simile

     

  17. commenti(17)

     

  18. Però a questo punto siamo col fiato sospeso… tutte quelle domande senza risposta (battistianamente, una settimana non sarà sufficiente a scoprire vivendo, ma a raccogliere qualche iscrizione sì).

    Toccherà tornare a controllare gli sviluppi… 🙂