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Vulture club

May 3rd, 2005 | By benty in Senza categoria | 13 Comments »

Esiste un programma che viene trasmesso sulla rete pseudomusicale all music, e mi ha praticamente sconvolto la vita: si chiama The club. I clip di pochi secondi che passano in durante il programma, registrati nei peggiori club italiani, illustrano una suburra umana giovanile che mi ha lasciato inebetito. Non credevo che potessero esistere davvero delle persone del genere. E dire che non sono noto per le mie altissime frequentazioni. Stuoli di aspiranti sciampiste (con tutto il rispetto per la categoria) e disinvolti tamarri si presentano, rispondendo in modo idiota a domande stronze, cercano in pochi secondi di illustrare il nulla che li avvolge e li pervade. Riuscendoci in pieno. Lo scopo è attrarre l’attenzione su di sè, cercare amici, forse addirittura chiavare. Ma oltre che dimostrare la propria idiozia in video, ci si può inviare messaggi col cellulare, pagando sia per mandare che per ricevere sms. Ci sono già 128474 iscritti, e mi chiedo voi che cosa cacchio aspettiate ancora a iscrivervi. Rivalutare l’autoerotismo in chat, alla luce del successo di queste meritevoli iniziative, mi sembra  quantomeno doveroso. I neoproletari di labranchiana memoria sono capaci di riprodursi, occorre tristemente constatare.

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Venezia è bella, ma io ci vivrei (Ghe sboro!)

May 1st, 2005 | By benty in Senza categoria | 13 Comments »

You see, every stone is talking, every single stone has a history

Non vi parlerò della bellezza si Venezia, ma piuttosto della mia disabitudine ad essere circondato da cotanta bellezza. Ho fatto scorta di bellezza per un anno almeno. Ne sono uscito completamente stordito e vi assicuro che l’onda anomala di spriz e ombre su cui ho audacemente surfato ne ha colpa fino a un certo punto. Non vi racconterò del mio amore per Enver che, già solo a parlarne in qualità di guida turistica della Serenissima, è stato a dir poco impagabile, perchè non è mai bello lasciarsi andare a effusioni in pubblico. Si passerebbe da Blow up a blowjob, meglio di no, dai.

Certo non sono state tutte rose e fiori. Per esempio quando quella siculo-veneta-filosvedese con gli occhi da gatta normanna che ci ha letteralmente perseguitato non se la smetteva più di citare pezzi di canzoni, ogni due parole, pescando dai canti dei gondolieri a Morgan dei Bluvertigo. Per omettervi il peggio. Alla fine abbiamo dovuto mandarla via con l’aiuto delle forze dell’ordine. Oppure rendersi conto che la propria vita sociale, di cui si era moderatamente soddisfatti, equivale a una morte apparente se paragonata con cinque minuti della vita di Enver, che conosce tutti, da Aldo alle fondamenta a chiunque suoni, abbia suonato o suonerà qualcosa nel triveneto, da professori universitari offlaghiani convinti a ultrà dell’Unione. No, non quella di Prodi. Dopo un po’ cadi in depressione e lo vuoi uccidere, anche perchè neanche lui è capace a confezionare petardi, e questo crea del gran disagio, ma per fortuna che io certe cose non le faccio. E comunque è stato un peccato che sia entrato così duramente sulle caviglie di quel ragazzino (8 anni? parlo sul serio), facendolo mettere a piangere, perchè poi siamo dovuti fuggire a gambe levate da quel campo, e dire che avevamo già mostrato un calcio effervescente in quei pochi scambi effettuati fin lì. 

Gli aspetti che mi hanno colpito di Venezia, nella mia terza visita ufficiale, sono stati vari. In primis che a Venezia ci siano così tanti veneziani. Impressionante, non me n’ero mai accorto, sono quasi più dei giapponesi. E non sono dei figuranti, perchè ho scoperto che a Venezia questi ci vivono proprio. Nel senso che esistono dei quartieri popolari, come il Casteo (metal!) simili all’Afama di Lisbona, all Barrio Gotic di Barcellona, con i panni stesi fuori, i bambini che giocano, i veci che si fanno le ombre di bianco svaccati nei tavolini fuori dalle osterie. Posti dove il PCI si imponeva alle elezioni con percentuali cavriaghesi. Mi è caduto il mito della Venezia esclusivamente città di ricchi e destrorsi. Altra cosa che lascia piacevolmente colpiti è la quantità di iniziative artistiche, musicali e non solo, in atto. Tutti i muri di Venezia sono tappezzati di manifesti di party, dj set, esibizioni, vernici, installazioni, mostre. E c’è una popolazione studentesca nutrita e bella, in maggioranza gioiosamente femminile. Mi è caduto il mito di Venezia città moscia popolata solo da vecchi. Gli Ska-j dal vivo in una delle centinaia di deliziose piazzette hanno radunato una folla notevole composta solo in parte minoritaria da turisti, e ci hanno fatto dimenare al ritmo del loro jazz-ska, e hanno fatto muovere anche gli indiefighetti più snob, anche quelli che scrivono per riviste musicali, di quelli che dicono che loro non ballano porprio mai. Mi è caduto il mito di Enver. Mi ha sorpreso quanto poco costi da bere: spriz a un euro, birre a tre e mezzo massimo, senza contare che le ombre te le poteva offire un qualunque alcolizzato di passaggio. Mi è caduto il mito della Venezia costosissima. Inoltre negli indieclub suonano anche I wanna be your dog, che è stato come sentirsi al Cuervo.

Off Topic: Per i greco-ortodossi buona Pasqua. Per i fan dei Led Zeppelin sappiate che Plant oggi era ospite della Ventura. Per quelli che erano a San Giovanni a Roma una domanda? Ma le sapete davvero a memoria le canzoni di Irene Grandi e dei Negrita (!?!) o mettono dei cori preregistrati? Per gente senza una cippa da pensare: errare humanum est, perseverare diabolicum. Sempre per loro,io me ne vado con tutta probabilità a vedere i Sonic Youth a Istanbul, per la prima volta in Turchia, sia io che loro. Adesioni?

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