All Posts from September, 2004

Quelli che la Norvegia

September 12th, 2004 | By benty in Senza categoria | 14 Comments »

I Kings of Convenience a Quelli che il calcio, la Ventura che legge svogliata una presentazione del duo, ciccando clamorosamente la pronuncia sia del nome che del pezzo. Poi la Ventura che canta balla, fa battute e ride da sola e i due norvegesi che la osservano imbarazzati. Ma il pubblico applaude convinto. Mi viene da pensare che poi allora la TV greca non sia proprio ‘sto schifo. Bella impressione dobbiamo fare agli artisti di passaggio, dopo il celebre figurone di Guzzanti con Cobain. Bei momenti.

Ieri sera, a una festa pseudo-cl rivelatasi poi di rifondaroli assuefatti ai Modena City Ramblers (cattocomunismo dilagante), ubriaco per dimenticare che non stava funzionando assolutamente un cazzo, sono venute due insieme a chiedermi rispettivamente di mettere Staying Alive e Sweet Dreams di Marilyn Manson. Risposta: Robespierre degli Offlaga Disco Pax , tutto il resto è desistenza.

Scapoli contro invecchiati

September 10th, 2004 | By benty in Senza categoria | 9 Comments »

Lo scenario è il seguente: stadio national coliseum di Nebbiano. E’ già in corso da alcuni giorni il prestigioso torneo di calcetto di Nebbiano che vede in palio come primo premio non meno di due ambitissimi prosciutti. Esordisce stasera il temutissimo Speciale f.c. Il nome non dovrebbe trarre in inganno, di speciale non c’è assolutamente nulla se non (letteralmente) il cognome di colui che si è preso la briga di iscriverci a tradimento alla competizione, che non ha nemmeno avuto la forza di trovare una denominazione accettabile per contraddistinguere la squadra. La società ha condotto una sontuosa campagna acquisti che ha portato, fra gli altri, all’ingaggio del celebre bomber Bentopoulos, espatriato a cercar fortuna nel campionato ellenico ben due anni fa. L’equazione fra l’amaro esilio dell’attempato goleador e la vistosa impennata di qualità del livello calcistico greco, che ha fruttato di recente un campionato europeo, è sotto gli occhi di tutti. Se si è spostato a Salonicco anche Beppe-goal Signori ci sarà un cacchio di motivo. Spalti ingenerosamente semivuoti, terreno in condizioni accettabili, serata ventilata. Lo Speciale f.c. si impernia su un asse di veterani in forza alla Stella Rossa, organico di cui già si era fatto menzione su queste pagine. Praticamente una manica di avvinazzati, fumatori incalliti e perlopiù trentenni precocemente avvizziti, una squadra votata totalmente all’entropia in campo. L’avversario di stasera è la giovane formazione Pallotta, in cui militano perfetti sconosciuti ma molto atletici, sbruffoncelli e vestiti di sfolgoranti tenute gialloverdi con tanto di sponsor. Il raffronto con le divise della Speciale f.c. è impietoso: pantaloncini ognuno di un colore diverso, magliette bianche della peggior qualità, drammaticamente aderenti ai grassi ventri dei poco atletici calciatori. Ma la cosa peggiore è che per una sadica idea di Buccia, nel pomeriggio, sfruttando col raggiro la forza lavoro minorile a costo zero del centro di aggregazione giovanile, le squallide t-shirt erano state istoriate nella parte posteriore con dei numeri ottenuti con una approssimativa tecnica stencil a base di vernici altamente tossiche. E fin qui ci sarebbe stata anche una qualche logica, se vogliamo. Ma ancora ci si interroga sul perchè dell’orrendo logo di pac-man che mangia le pilloline, ben visibile sulla parte anteriore degli straccetti. A contatto col sudore il tutto si è presto trasformato in una illustrazione psichedelica abominevole. L’effetto visivo dall’esterno è aberrante.


Ma torniamo ai fatti strettamente calcistici, si fa per dire. Prima della discesa in campo le squadre si schierano attorno all’arbitro che rammenta a tutti le condizioni di gioco del torneo. Prima e più importante regola, da osservare strettamente visto anche l’incombente campanile sul campetto, l’assoluto divieto di bestemmiare. Lo Speciale f.c., storicamente anticlericale, viene corso da un brivido: nonostante l’abbondanza di riserve si capisce che difficilmente riusciremo a terminare la partita in numero di giocatori in campo sufficiente. Qualcuno commenta appropriatamente con delle bestemmie non troppo sommesse. Poi l’arbitro si ingarbuglia su una serie di regole inventate ad hoc per il torneo, e alla fine bisogna trascinare via con la forza Lorenzo, il portiere nonchè avvocato dello Speciale f.c., che, codice civile alla mano, contestava vivacemente la legittimità di alcune norme.


Il match ha finalmente inizio. La formazione vede esclusi dalla formazione iniziale i fratelli Benty. Il Pallotta a.s. è tonico e aggressivo, il gioco maschio, la gara risulta inizialmente molto equilibrata. Il predominio nel possesso palla dello Speciale non produce nulla più che un paio di azioni poco pericolose, quando una improvvisa falla difensiva (un marcatore che stava rispondendo al cellulare per accordarsi su una partita di erba in arrivo dall’Albania) porta il Pallotta in vantaggio. Grande è lo scoramento dei calciatori in panchina, numerose le imprecazioni fra i denti, addirittura qualche sigaretta viene accesa per il nervosismo. Passano i minuti, gli anni pesano, le notti non finiscono all’alba in una via. I giocatori dello Speciale f.c. vanno in chiaro debito d’ossigeno, non attuano nessun tipo di pressing e sprecano il poco fiato in corpo per maledire iddio della sorte avversa, dell’arbitraggio demoscristiano e del destino cinico e baro toccato loro. Si introducono forze fresche dalla panchina, solo il bomber naturalizzato greco, forse ritenuto non adatto all’agone o in ritardo di preparazione, non viene ancora schierato in campo. Lui sembra tuttavia sereno. Finchè non viene il suo turno, col compito di entrare a rilevare Vanni, l’unico che a onor di cronaca potrebbe legittimamente fregiarsi dell’appellativo di calciatore. Una pesante responsabilità dunque. Dopo due inutili scatti brucianti anche l’ossigeno in dotazione all’oriundo salonicchese si esaurisce, scorte annuali incluse. E’ a questo punto che si avvicendano per lui delle visioni a sfondo musical-religioso. Lo si vede ansimante trotterellare per il campo e rivolgersi a delle presenze invisibili agli altri. Non sanno che, avvolto da una tunica bianca, dal cielo è sceso per lui direttamente Frank Black , in tutta la sua mole a consegnargli le chiavi del paradiso e svelargli i segreti di Fatima e Medjugorge. Ok, voi forse voi li conoscevate già, ma Benty no. Ma quando da un calcio d’angolo battuto dal prode Venanzetti i difensori del Pallotta vanno in bambola, è Benty che si scuote dal suo torpore, si avventa a mo’ di condor sulla palla e la spedisce sbilenca addosso al portiere. Mormorio di disapprovazione del pubblico, mani fra i capelli degli uomini in panchina, frasi amare che provengono dal coach (“Ma chi cazzo ce l’ha chiamato quell’infermo?”). Ma la palla resta sospesa a mezz’altezza, non trattenuta dall’estremo difensore. Sembra un attimo infinito quello in cui scatta l’orgoglio ellino-italiano e Benty, da terra, effettua una semi-spaccata che ne comprometterà la fertilità negli anni a venire. Ciò che conta è che la sfera finisce in fondo al sacco. Lo stadio viene giù, la panchina si alza in piedi ed entra in campo a festeggiare, il mister urla entusiasta (“Sono anni che cercavo un campione di siffatte caratteristiche offensive!”). Si riparte, ormai Benty ha anche iniziato a respirare, scongiurando la necessità di una rianimazione. Adesso che sente lo stadio con lui e che in testa risuona potente il riff di Smell Like teen spirit, a simboleggiare la riscossa, Benty sembra trasfigurato. Pressa, corre, sputa pezzi di polmone, incoraggia i compagni, entra con durezza sulle caviglie altrui, così per festeggiare. Ed è ancora su un cross proveniente dalla destra, il nostro con abile finta si libera del diretto avversario, riceve palla, riesce a non svenire e appoggia un piattone destro d’altri tempi sull’angolo alla sinistra del portiere. E’ l’apoteosi finale. Riultato ribaltato con doppietta dello straniero su cui nessuno avrebbe scommesso nulla. Per quanto ci riguarda la partita e anche i ricordi lucidi finiscono qui. Il match viene vinto, lo Speciale f.c. delira di gioia, le donne in visibilio chiedono autografi e notti di passione, alcuni giocatori stravolti dallo sforzo vomitano a bordo campo per celebrare (questa è l’unica vera). Il finale che vorrei lasciarvi è ciò che dà un senso alla parola professionalità. Avete presente il Parma di Scala che faceva corsette defatiganti in campo a fine partita? L’equivalente per lo Speciale f.c. è stato sedersi attorno ai tavoli dell’osteria del paese, ancora sudati ed in preda a spasmi per la tosse, aprirsi innumerevoli birre, accendersi innumerevoli sigarette e iniziare una combattuta partita a tressette. La Lazio di Tommaso Maestrelli sarebbe stata orgogliosa di noi.


Sipario.


Tags:

Delio dove sei ?

September 10th, 2004 | By benty in Senza categoria | 6 Comments »

Cow parade, sparisce mucca di plastica: arrestati 2 italiani (Repubblica.it)

Facce ride (2)

September 10th, 2004 | By benty in Senza categoria | 9 Comments »

Questo blog, nonostante le vittime illustri già cadute nella trappola, si dichiara pregiudizialmente avverso al Faceroll, almeno fino a che non sarà dichiarato assolutamente trendy e indispensabile averlo, un po’ come l’amaro San Simone e l’iPod. L’anticonformismo non è nelle nostre corde, se lo è dura molto poco e ce lo rimangiamo volentieri. Scambio una figurina di Zagorakis, un’ora di lavoro manuale per cambiare tutte le URL dei vostri link ospitati su splinder da .it a .com e un braccialetto della fortuna brasiliano per avere la faccia di Rocco. Se davvero volete vedere la mia faccia dovete venire allo zoo e pagare regolare biglietto, come tutti.

Campioni del cuore ( per fare e per crescere …)

September 9th, 2004 | By benty in Senza categoria | 6 Comments »

E’ un momento bellissimo quello che stiamo vivendo. La nazione finalmente unificata, destra e sinistra a braccetto assieme, Berlusconi che fa linguainbocca con Bertinotti. Non mi sentivo così fiero di essere italiano da quando la Nannini e Bennato cantavano "Notti magiche" e campeggiava ovunque la rivoltante mascotte Ciao. C’era Luca Vialli ancora che volava sul campo di calcio e Roby Baggio irrideva difensori come Feltri fa con gli ostaggi in mano ai terroristi.

E’ anche un momento molto difficile questo, ma lo supereremo agilmente, considerato che sabato riparte il campionato più bello del mondo. Cioè quello italiano, per capirsi. E poi fra un po’ tocca anche ai reality show: l’isola dei famosi, il grande fratello. Ma le tragedie che si succedono a ritmo giornaliero hanno oscurato un evento molto importante per la nazione televisiva. Quasi nessun blog ha avuto l’accortezza di analizzare il nuovo reality della mediaset, Campioni. Una grave pecca a cui qualcuno doveva pur sopperire, ed infatti eccomi qua, nell’unica opportunità della mia vita di recensire uno show televisivo italiano su questo blog. Ora o mai più.

Campioni è il reality show terminale, capace di inglobare e ibridare una serie di tematiche a cui gli esemplari di homo italicus televisivus domesticus non sapranno resistere. Dopo anni la famiglia italiana trepida all’unisono davanti ai teleschermi, ce n’è davvero per tutti.

Il calcio in primis. Allenamenti, amichevoli, riscaldamenti, partite, e poi il match a colpi di penalty e shoot out. Inoltre questo show, dà ad ogni telespettatore la possibilità di sentirsi per davvero commissario tecnico, concretizzando il trito adagio che gli italiani siano 58 milioni di allenatori. D’altronde se ce la fa Graziani… Al misero costo di un sms si possono scegliere i giocatori da includere di volta in volta nella formazione titolare a tutto scapito di quelli meno telegenici, come è giusto, che anche l’occhio vuole la sua bella parte. Inoltre lo show si spinge fin dentro gli spogliatoi, nei campi in cui i giocatori si allenano, nelle loro camere dei ritiri, negli autobus delle trasferte. Si va a carpire il gossip pallonaro alla fonte, i pettegolezzi che prima erano fortificati entro mura di gomma quali le frasi "Per me tutto finisce al 90esimo minuto" o "Queste sono faccende di spogliatoio". Col cacchio! Campioni inizia al novantunesimo e non dà tregua per tutta la settimana, rende la voce di spogliatoio spettacolo. Era una grave lacuna informativa e Campioni copre una fetta di mercato scoperta, o meglio ne inventa una che prima non c’era. Meraviglioso n’est pas?

Ma non di solo calcio vive l’uomo, figuriamoci la donna. Salta all’occhio la invidiabile telegenicità dei prescelti. Manzi muscolosissimi, messi ben in mostra già dalla prima puntata, ma scommettiamo che non mancheranno audaci riprese dei campioncini con asciugamano annodato alla vita durante il corso della stagione. Ci sono anche slavi, africani, brasiliani a conferire un bell’effetto United Colors of Berluscon. Tutti sorridenti, disinvolti davanti alla telecamera (anche sventrando la grammatica, ma questo è un vezzo, parte integrante del calciatore moderno) magari ognuno col suo bel segno distintivo particolare (le treccine, il pizzetto, l’orecchino, il tatuaggio) e veniamo così aiutati un ad identificarli e a identificarci nel personaggio, un po’ come succedeva nel villaggio dei puffi (io mi sentivo molto puffo forzuto ndB). Dove sono i Marocchi, i Luca Fusi, i Bruscolotti, i De Napoli ? Possibile che nel calcio del dopo Beckham non esistano più calciatori davvero brutti e che siamo condannati per sempre ad assistere ai piagnistei di mammole come Totti e Inzaghi, più attenti alla piega del capello che a buttarla dentro? E’ il definitivo primato del telecalcio sul calcio?

La mossa di marketing è chiara, spostare sul telecalcio anche quelle ultime sacche di resistenza televisiva, costituite dalle "adolescenti" in cerca di Tariconi da adorare e le "pensionate/casalinghe" in astinenza da Beautiful (è così che si divide il mondo per i markettari, che non lo sapevate?). Per accalappiarsi anche quest’ultima fetta di telespettatrici occorreva iniettare fortissime dosi di soap-opera/reality show dentro lo spettacolo. E la prima puntata si è dimostrata esemplare. Un trionfo di mamme in lacrime, figli in lacrime, abbracci di mamme e figli (in lacrime). Mi sono letteralmente venuti i brividi mentre Gigi D’Alessio, il neomelodicamorrista intonava "Campioni del cuore di questa città", (plagio dichiarato e inquietante dell’Inno di Forza Italia) e i giovani calciatori esclusi si scioglievano in pianti sulle spalle delle fidanzate, deluse più di loro per il proprio futuro di veline già compromesso. Inoltre c’è il giocatore di sedici anni a cui mancavano tanto i genitori essendosi allontanato da casa per la prima volta, quello negro che c’aveva la moglie incinta e l’hanno pure escluso (poveriiiiiino), le promesse a papà e mammà "Vederete che ce la farò, è il mio sogno", gli pseudo-Totti, le storie (costruitissime) di rivalità e di amicizie nate e interrotte per misteriosi litigi (una donna?), le famiglie di immigrati che gioivano per l’inclusione dei propri filgiuoli nella prestigiosa rosa del Cervia, gli infortuni ripresi in diretta e romanzati a dovere, il finto errore della presentatrice (gnocca ma un po’ legnosa, wooden chick?) che ha prima ammesso poi escluso un biondino (regolarmente in lacrime durante la performance di D’Alessio). Una specie di Holly e Benji in formato reality show. Gli sguardi allibiti degli allenatori di Inter Milan e Juve davanti a questi bamboccetti che non facevano altro che frignare, testimoniavano ancora una volta la resa incondizionata del calcio davanti al telecalcio.

Ultimo grande tema, dopo il calcio (target: uomini e bambini) , i maschioni fighetti (target: donne e gheys) e le sceneggiature soapoperistiche (target: tardone) è manco a dirlo la figa (target: maschi sopra i tredici anni). Subliminale, ma costantemente presente sottoforma di presentatrice con le tette belle di fuori, di pr (?), di sorella del calciatore, di fidanzata, di tifosa, di curiosa, in seguito – si dice- in forma di preparatrice atletica provocante e poi il giovedì un bel pienone con le serate in discoteca (ripresissime of course). Inutile sottolineare la notevole funzionalità delle donne a rientrare nelle sceneggiature telenovelistiche di cui sopra.

Insomma uno show davvero per tutti, che ci ha offerto squarci agghiaccianti per il presente (tirare il rigore con la mamma che fibrilla sul megaschermo piazzato dietro la porta, Toldo imbarazzatissimo che si è prestato alla pagliacciata, Piccinini ingrifato sull’uno contro uno) e che getta un’ombra inquietante anche sul futuro. Il calcio è già malato abbastanza (scommesse, doping, diritti televisivi, gestioni fallimentari etc..). Se il programma avrà il successo che temo io, magari dal Cervia si potrebbe passare in un futuro non tanto remoto alle serie superiori, fino a dare l’ultima mazzata alla credibilità del gioco del pallone. O forse, semplicemente, fino a fargli ammettere davvero la propria natura di reality show, varietà preconfezionato ad uso e consumo dei telespettatori, dove man mano l’ars pedatoria perderà importanza a scapito di aspetti quali i flirt dei calciatori con le veline. Ah, mi comunicano dalla regìa che quello succede già. Giuan Brera, where are thou?

Tags:

Quasi senza parole

September 8th, 2004 | By benty in Senza categoria | 4 Comments »

Non parliamo più di guerra di resistenza


Non parliamo più di guerra di occupazione


Non parliamo più neanche di guerra


Non parliamo più per niente va’…

Tags:

Girlfriend in a blog (I know it is serious)

September 7th, 2004 | By benty in Senza categoria | 5 Comments »

E’ tornata e parla anche del nostro incontro a Bologna, e di come stavo per convincerla a tornare a Benicassim l’anno prossimo, magari a vederci Morrissey insieme.

Update: brother, per cortesia, adesso basta.

Perchè carine sono tante, tutte simpatiche, ma lei è proprio gnocca

September 5th, 2004 | By benty in Senza categoria | 27 Comments »

(La redazione di Tragedie Greche si dissocia dal titolo sovrastante diramato a blog unificati, ma si vede costretta ad adottarlo per paura di ritorsioni da parte della temibile mafia venetopiemontese)

Arrivo all’Indiependent days verso le quattro di pomeriggio, m’accatto una maglietta con la copertina di Goo dalle bancarelle abusive (bellissima però, me l’ha detto pure Marina P, anche se ancora mi deve una playlist) e punto l’ingresso dell’arena. Caldo fottuto. Già mi sono perso i Julie’s Haircut, ma l’entusiasmo per l’incontro coi miei fratelli di blog e loro compari di viaggio cancella ogni minimo accenno di delusione. La storia si ripete uguale a sè stessa, come a Torino così a Bologna. Veniamo investiti in pieno da una cascata di birre che volendo, con quei soldi avremmo potuto diventare azionisti di maggioranza della Nastro Azzurro. Ci mettiamo all’ombra, lasciando scorrere in sottofondo la musica dei gruppi pomeridiani. C’è giusto il tempo di sdoganare Max Pezzali e subito dopo accordarsi su una sanissima avversione per i revisionismi, in particolare sugli anni 80. Nel frattempo arrivano torme di bloggers: Uliva e C. dove scopro fra le altre cose che Uliva è alta, ha un sorriso bellissimo e non dovrebbe far parte della lobby delle 2 torri, Marinap e Fio che ci raccontano di essere entrambe in partenza per l’estero -beate loro -, Giulia e Colas che vanno in giro con i passerottini in stile Disney a cinguettargli giulivi sopra le capoccette, Brian Jones e la sua cascata di ricci ed Enver che sfoggia spillette labranchiane con nonchalance, dispensa cd, e mi spiega la complessa fenomenologia dello Spritz (lo Spritz al Cynar non me lo sarei mai immaginato), la Fagotta che prima di salutarla ho verificato che ci fosse il tatuaggino come trademark sul pancino e mi stava per vendere delle riviste con Britney Spears e Cristina Aguilera e invece poi mi sono accontentato di alleggerirla di qualche spilletta dei Libertines, Chiarabimbazazie che m’ha addirittura ammollato un suo biglietto da visita, e quindi mo’ mi vedo a costretto a trovarle un lavoro in Grecia, dove notoriamente abbondano posizioni di un certo rilievo per i giornalisti musicali. A un certo punto, quando già surfavamo audaci fra onde anomale di birra, fanno la comparsa Mark Lanegan sul palco con gli inutili Mondo Generator e, soprattutto, l’amaro San Simone, l’unico erede al trono del mai abbastanza osannato Raw Power. Poi abbiamo pure avvistato Valido, da lontano o almeno così il San Simone ci ha lasciato credere.

Quando Lanegan sale sul palco per il suo set veniamo purtroppo distratti dall’arrivo dell’avvenente Ragazza di blogger, (a cui il titolo di questo post fa chiaro riferimento) che grazie all’ausilio dell’amaro San Simone e di spezie orientali ben confezionate, ha il potere di farci dimenticare di tutto ciò che ci accade attorno. Solo più tardi avrò finalmente modo di conoscere A day in the life costretto a fare la radiocronaca del concerto e impossibilitato a mischiarsi alla festosa bolgia, rivedere dopo un anno in tutto il suo splendore il grande Paso, che può vantarsi di non avermi mai visto sobrio, Carlo che confondo con Marco, ma a quel punto avevo seri problemi anche ad articolare i movimenti e le parole. Ne fa le spese la povera second sight, che oltre a doversi sorbire tutta la storia della mia vita, e una dettagliata spegazione del sistema educativo greco, tenta disperatamente di convincermi che lei e secondavisione non sono sono neanche lontani parenti. Ed io insistevo "Si ma quei bellissimi post sul cinema…". Non ha quasi avuto il coraggio di contraddirmi, le devo ancora delle scuse per la figura barbina.

Nel frattempo abbiamo avuto modo di ignorare pressochè totalmente i Libertines (io Vertigo me la sono andata a sentire e ballicchiare e poi sembra che in realtà non siano "omini de panza").

Quando cominciano i Franz Ferdinand siamo già in preda all’euforia più assoluta, con Enzo accenniamo addirittura Born to be alive e Ramaya, ho costretto la Fagotta a ballare fra l’invidia malcelata degli altri bloggers, causandole un giramento di testa e anche il voltastomaco. Divertenti e autorevoli sul palco. Se volete un resoconto sui FF chiedete pure a Mammara: ci ha confessato che per lui è stato un concerto da sogno. Vabbè dai lo ammetto, mi è scattato anche il momento "cellulare" su Take me Out, ma che volete sono un tenerone. Enzo non mi ha rivolto più la parola, a ragione.

Sui Sonic Youth sono andato visibilmente in estasi, del tutto azzerato dal mero evento della loro presenza, vittima di una specie di sindrome di Stendhal, li ho ammirati a bocca aperta, ne ho respirato le aggressioni soniche fino a stordirmi di nuovo. Averli a dieci metri, vedere Moore che armeggia con la chitarra su 100% come farebbe un adolescente in cameretta, lasciandola in mezzo al pubblico, poi scendere dal palco, portarla a passeggio col cavo a mo’ di guinzaglio, lasciarsi inondare la testa dai loro intermezzi stordenti, Kim che volteggia divina e leggera, Drunken Butterfly (c’era eccome se c’era, l’ho realizzato solo stamattina all’altezza di Forlì), O’Rourke in seconda linea e la sua cravattina precisina, Teenage riot e poi un finale maestoso sancito da Rain on tin. Sono ancora totalmente appagato, per me è stata un’esperienza a metà tra l’apparizione ultraterrena e l’iniziazione ai piaceri del sesso tantrico, che anche senza i precedentemente illustrati abusi alcolici non avrebbe potuto sortire su di me nient’altro che quell’effetto devastante. Ho sentito uno che parlava di "scaletta debole", e gli ho risparmiato la vita, pensate.

Ho tentato inutilmente di convincere Fio con l’accento sulla "o" finale, (mi raccomando), a riaprire un blog, ho inutilmente provato a convincere la Fagotta di aver davanti un grandissimo calciatore, ho inutilmente spiegato ad Enzo che non stavo baccagliando nessuna bloggher e poi è stato il momento dei saluti. E pensare che se solo non avessero una vita loro me li sarei messi uno per uno dentro lo zaino ‘sta manica di blogger e me li sarei portati volentieri tutti in gita premio in Grecia. Io li ho invitati tutti, ma tanto non vengono, credo anche perchè atterriti dalla mia sbalorditiva logorrea alcolica, che poi loro non sanno essere del tutto indipendente dall’alcol. In realtà l’alcol mi inibisce e mi fa diventare ancora più timido di quel che sono già.

Ultime uscite di Benty in patria. Accorrete numerosi

September 3rd, 2004 | By benty in Senza categoria | 11 Comments »

Sembra che ci sarà un sacco di bella gente all’indipendent days di Bologna, domani. Me ne felicito. Nonostante le innumerevoli defezioni degli artisti annunciati. Chiamiamoli cambi di programma va’. Bene. Se vedete uno sciamannato, vestito male, probabilmente semiubriaco, che girovaga con fare alticcio corredato da un imbarazzante borsello, nobilitato da una spilletta degli Spiritualized e una di Mazinga Z, uno che blatera banalità con voce impastata, vicino a Enzo, beh quello sono io. Non evitatemi, almeno platealmente. Vogliatemi bene lo stesso.

Verdetti (Yo man, and the winner is…)

September 1st, 2004 | By benty in Senza categoria | 10 Comments »

MTV 2004 video awards: l’hip hop, la black music, l’r’n’b e il niumetal hanno veramente sfrantucat’o cazz’ (Squallor op.cit.). Quando sono apparse le figlie di Kerry e poi quelle di Bush (o erano le nipoti? Fa niente) mi sono immaginato Sanremo con lo spottino promozionale delle figlie di Berlusconi in bandana e a seguire quelle (ne ha?) di Prodi in bicicletta.

p.s. fra Modest Mouse, Yeah Yeah Yeahs e Franz Ferdinand hanno vinto l’award un gruppo di storpi californiani mai sentiti prima. Evviva.

Tags: