Ladies and gentlemen : I’m floating in space

27 March 2004 | By benty in Senza categoria

Sottotitolo: come Marquant, ovvero provare a raccontare il concerto di ieri sera degli Spiritualized senza utilizzare le parole psichedelia, gospel, lisergico, spaziale e space-ballad


Il primo concerto del 2004 per il sottoscritto è stato quello degli Spiritualized di Jason ‘spaceman’ Pierce. Cominciamo con il dire che gli Spiritualized non sono degli esseri umani, ma probabilmente dei marziani emigranti, infastiditi dalla sonda Pathfinder. Lo si capisce presto, essendo costoro completamente immuni alla legge di gravità, e anche per il fatto di esser riusciti a trasportare il pubblico a diversi chilometri di altezza per tutta la durata del concerto. Inoltre non parlano la nostra lingua, nel senso che non è uscito nulla dalle loro bocche fino alla fine del concerto. Qualcuno giura d’aver sentito dire “thank you” alla fine, ma io col cavolo che ci credo. Nelle loro vesti terrestri il gruppo si presenta con tre chitarre, due tastiere basso e batteria. Il capo del gruppo alieno si siede alla destra dell’astronave, occhi chiusi, perlopiù coperti dai capelli. Imbraccia uno strumento del tutto simile ad una chitarra e comincia a fare fuoco e rumore. Poi, alla fine, ci hanno riportato tutti a casa, sani e salvi. Tranne che all’uscita ci ho messo uno sproposito a ricordare dove avevo parcheggiato e da dove venissi.


Io non ricordo bene cosa sia successo là dentro: mi viene in mente solo tanta luce. Ad un certo punto ho creduto che fosse il paradiso: c’erano dei paesaggi tranquilli ed eterei, liquidi e morbidi, ci sentivamo tutti leggeri, si fluttuava parecchio e sicuramente c’era Dio nascosto da qualche parte. Visto che capitan Jason, invocava spesso lui e suo figlio (Lord let it rain on me, Walkin’ with Jesus) a volte appoggiando la voce ad accordi minimali di chitarra e piano. Altre volte invece gli Spiritualizzati attaccavano a manetta i motori intergalattici, quelli che quando li accendi tutte le stelle dai finestrini si vedono come strisce di luce. Lo so che non aveva senso la parola “garage” ai confini dell’universo, ma in verità quello mi ricordavano pezzi tipo Come togheter. Anche se rallentato, dopato, stordito. Adesso mi ricordo anche di un paio di veri inferni sonori: uno elettrico in apertura ed un finale ultrasonico, con la batteria in crescendo, che ci ha lasciati tutti a bocca aperta, come i bambini che vedono per la prima volta i fuochi d’artificio. Roba che se Lou Reed fosse già morto, starebbe guardando soddisfatto da una nuvoletta; ma per fortuna no. Sarà stato il jet lag causato dal momentaneo rapimento, ma , parlando di velluti sotterranei, ci è sembrato per un attimo di sentirne addirittura una cover , che invece non era altro che la loro Run. O era solo stordimento. E’ una cosa che non mi spiego come si faccia a ricordare in uno stesso live set sia i Sonic Youth che i cori di New Orleans. C’era Oh happy days prima e dopo il concerto, si proprio quella dello spumante. Allora lo vedi che sono alieni? Le loro armi simili a chitarre ci hanno lasciato dopo un viaggio ininterrotto di quasi due ore, esausti ed estasiati. Non ne volevamo più, era quella la dose perfetta.


Chiuderei dicendo che le pop-space-ballad del gruppo di Pierce, insieme a certo gospel lisergico, sembrano aprire nuovi confini alla psichedelia combinata con un pop acido a volte rumoroso a volte spaziale ed etereo. (Esperimento fallito).

3 Comments on “Ladies and gentlemen : I’m floating in space”

  1. 🙂

     

  2. grandi, vero? e io ricordo anche gli effetti di luce spettacolari.

     

  3. assolutamente superiori ad ogni aspettativa più rosea, caro Mammara. Una rivelazione