Ainda

04 October 2003 | By benty in Senza categoria

Capelli lunghi e spettinati, barba incolta e camicia di flanella, jeans malridotti,walkman con Tabula Rasa Elettrificata e Lungo i bordi in loop. Al suo “attivo” una carriera universitaria già in serio deficit di esami, una identità politica in via di definizione (una sinistra si, ma quale ?) e aspettative confuse ma oltremodo rosee per l’anno che stava per iniziare dopo varie peripezie e toccanti feste di arrivederci. Su un volo Alitalia Roma-Lisboa sola andata un “già-ventiquattrenne-ancora adolescente-dentro” si lasciava alle spalle una cittadina devastata da un terremoto e che da anni gli andava stretta, e si preparava ad affrontare piuttosto inconsapevolmente quello che sarebbe stato un anno indimenticabile. Dai, scriviamolo anche se gronda retorica da ogni parte : l’anno che gli avrebbe cambiato addirittura la vita. Le ultime parole famose , ripetute in continuazione fra sè e sé prima di partire : mi raccomando Benty, andiamo a divertirci, non impelaghiamoci in storie sentimentali serie, magari con una straniera, che poi non se ne esce più. Quando si dice la coerenza : dopo due giorni avrebbe conosciuto Lei, dopo sei giorni stavano già insieme, dopo sei anni esatti è a Salonicco a scriverne su un blog. Impossibile scalfire il suo entusiasmo : neanche le tre ore passate in aeroporto ad aspettare che qualcuno del comitato di accoglienza Erasmus si ricordasse di venirlo a prendere. E poi Lisboa, e la sua magia , che a spiegarla a parole le si dovrebbe dedicare un blog a parte, e probabilmente non si riuscirebbe comunque nell’intento e qui si vorrebbe farlo addirittura in mezzo post.

 

 

L a bellezza candida, decadente e coloratissima dell’Alfama, le notti di delirio stravaccati per le stradine fra i cento bar del Bairro Alto avvolti dalle nubi dei charros, gli artisti di strada e le bancarelle della Baixa, i resti del Chiado, la prima esperienza pseudoradiofonica all’università con Maicuzzo e “Radio Maria” dove passavamo Massimo Volume, P.J. Harvey, Assalti Frontali, Pavement, Marlene, Pixies, Santo Niente, Nirvana, C.S.I. e Sonic Youth in heavy rotation, l’affannosa ricerca di una casa, MGM e i suoi tour in Angola, il Bar Stadio e il Senor Manel che ci maltrattava ma ci voleva bene, i rave alla Ribeira, la Tasca di Chico, le emperiais a 250 scudi con i lupini, il pont’a’pè na cona –una bevanda un mistero – , la capoeira e “o samba” ballati per le strade, la scoperta di Internet, l’università dove si potevano prendere in prestito le chitarre e suonare fra birre e joints davanti ai professori allibiti, viaggiare aggrappato fuori dall’Eletrico n. 28 come i meninos de rua, il campeggio mai autorizzato alla spiaggia del Guincho e al Portinho de Arrabida, il vinho verde, l’adrenalina del dover iniziare tutto da zero, la cachupa a rua Poço dos Negros- cucina capoverdiana alle cinque della mattina per assorbire la birra bevuta ed estinguere la fame chimica, il Benfica perdente di Joao Pinto e il Porto tricampeao di Jardel, il drum and bass , il cielo mutevole e le nuvole che correvano come accelerate, Caetano Veloso e tutta la musica brasileira, il sabato la Feira da Ladra, stringere amicizia con spagnoli, austriaci, tedeschi , greci e africani, il martedì a ballare il reggae al Jamaica, il tramonto visto dal Ponto Final col sole sotto il ponte del 25 aprile, l’ebbrezza totale della festa di Sant’Antonio, conoscere una nuova città che odorava insieme di Europa, Africa e Brasile, Lisbon Story di Wenders, il casino assurdo dell’Expo 98, la cassetta che mi mandò il Capo con “Da Qui” e “Clandestino”, la seconda coppa Italia vinta dalla mia Lazietta vissuta in una pizzeria, Belem e i pasteis de natas, il Fragil e gli appuntamenti sempre davanti al Record, il primo concerto di Beck, el Pescador e i rastamanni, Pessoa e il caffè Brasileira, la scoperta di Cesaria Evora e delle“mornas “, la Ginginha, il fado –quello vero – che cantava acappella la padrona dell’Arroz Doce una volta chiuse le porte del bar dopo le quattro, il pao com Chourizo caldo di forno, improvvisamente O.K. Computer dei Radiohead, il B-leza, le Sagres a ettolitri, l’oceano mai visto, le feste continue dove si riuscivano a stipare anche un centinaio di persone dentro una casa – fino al rassegnato arrivo della polizia che sanciva in genere la riuscita della festa stessa, il rigore sulla traversa di Gigi Dibiagio ai mondiali di Francia, i miradouri – turistici quanto volete ma di una bellezza da stordire, Azambujeira e le case dei contadini alentejani (i montes), svegliarsi alle 7 di mattina ubriachi ad una stazione della metro dall’altra parte della città, i 1001 modi di cucinare il bacalhao, i viaggi in giro per l’Alentejo e l’Andalusia senza scadenze né programmi, i Madredeus e o Tejo che scorre lento e maestoso, rua Sao Paulo 216-2° andar dereita e la famiglia Brambilla ivi residente, il Bairro de Santa Caterina, la delusione dei Brasiliani pronti a festeggiare la vittoria del Mondiale e annichiliti da Monsieur Zizou , la curiosità febbrile che ci portava a teatro, al cinema, alle manifestazioni, il cazzeggio elevato a stile di vita quotidiano e le storie, le centinaia, migliaia di storie incredibili che capitava di ascoltare ogni giorno e che adesso purtroppo non mi ricordo più, di compagni di sbronze di una sera solamente, che si spostavano dall’ Europa al Sudamerica all’Africa con la stessa naturalezza con cui io potevo andare da Fabriano a Jesi.

 

 

Ah, e poi l’ammmmore assoluto, l’innamoramento, immaginatevelo, l’esplodere incontenibile dell’amore-quelloche-stavolta-è-quello-vero, proprio dentro una cornice come quella che vi ho descritto finora. Si certo, l’Erasmus è solo finzione e non vita vera, l’Erasmus solo perché te lo paga papà, 10 mesi non bastano a capire Lisboa , soprattutto da studente fancazzista e tutto quello che volete. So solo che non sono mai più stato così consapevolmente e sfacciatamente felice in vita mia.

 

7 Comments on “Ainda”

  1. la pro loco portoghese ti dovrebbe fare un monumento… ne facciamo una raccolta d’immagini da vendere col titolo “istanti portoghesi”
    benty, m’ hai fatto venire voglia di andare in portogallo… ma dimmi solo un’ ultima cosa (che tra l’ altro potrebbe convincermi definitivamente): ma la faiga c’é? 😉 buon cammino sognatore

     

  2. oh che bel messaggio!!!!
    ciao caro!

     

  3. eh sì, l’ammore fa grandi cose, anche far scrivere un post bello come questo…

     

  4. penso che la tua sintesi sia perfetta! hai vissuto Lisbona qualche anno prima di me…ma lo spirito é o mesmo….e la cittá non cambia e certe sensazioni sono le stesse…..che bello!!!

     

  5. sono risultata anonima al commento di prima …

    http://www.brasiliando.splinder.com

     

  6. che bello ‘sto post,da brividi proprio..e quanto ti capisco! Io ancora Lisbona non l’ho visto ma spero di farlo presto, intanto mi godo la mia bellissima Porto e questo week end vado alla Latada di Coimbra 🙂 ate’ logo!

     

  7. ah comunque il vinho verde regna e çla sagres pure ma..la super bock,cazzo!!