Children of the revolution

23 June 2003 | By benty in Senza categoria

So benissimo che in Italia di quello che è successo attorno a questo vertice UE se n’è parlato pochissimo, se non per mostrare il Nano miliardario che si esprimeva in un goffo inglese con i colleghi europei. Per tutta la domenica non sono riuscito a trovare neanche un trafiletto sui siti di Repubblica e Unità riguardo ai movimenti di piazza.

Sabato pomeriggio siamo usciti di casa, io e la mia bella, già un po’ allarmati per le notizie che stavano arrivando dall’università, dove si trovavano anche nostri amici. Ma il vostro solerte inviato è come San Tommaso, se non vede non crede, quindi è lì che ci siamo diretti. L’intenzione nostra era addirittura quella di marciare con gli anarchici , come avevamo già fatto tranquillamente giovedì.

A Salonicco sembrava ferragosto, la città era un deserto . Mi chiedevo dove fossero finite tutte quelle cazzo di auto parcheggiate sempre e ovunque al centro che rendono una normale uscita per una birretta una sorta di interminabile calvario, ogni fottuto giorno a ogni fottuta ora.

Niente, sparite TUTTE.

Davanti al ministero per la Tracia e Macedonia (una specie di consiglio regionale, suppongo) le strade erano state chiuse da autobus della polizia, peraltro già ben schierata. Più ci avvicinavamo al centro e più aumentava la presenza delle forze dell’ordine ad ogni angolo di strada.

Riporto fedelmente i commenti di alcuni vecchietti greci "Anche quando ci invasero i tedeschi era così!" . Non credo si riferissero alle orde di turisti crucchi che sciàmano ogni estate sulle isolette della Grecia. Le vetrine dei negozi del centro , dove i cortei avrebbero sfilato, erano state per la maggior parte sigillate da lamiere. Quelle non protette sfoggiavano ruffianamente bandiere della pace, simboli antiguerra e contro la globalizzazione, su di una campeggiava anche lo slogan "Resistete !". Scenario abbastanza post-nucleare che metteva ansia e tristezza.

Poi siamo arrivati a piazza Aristotele, dove fervevano già i preparativi per la grande sfilata del Social Forum e dei Comunisti del KKE. Qui abbiamo incontrato un gruppo di Cobas italiani, le squadre di ecologisti, più in là c’era il palco dei sindacati che trasmetteva musica orrenda a tutto volume, c’era una rappresentanza di turchi, un sacco di associazioni studentesche da tutta la Grecia e la miriade di gruppi a rappresentare i circa trecentomila altri partitini comunisti , che sommati raggiungono alle elezioni circa lo 0.1%. Un aneddoto curioso ma emblematico: esistono due partiti comunisti nati dalla scissione di un unico partito marxista-leninista perché, sembra , non fossero in grado di accordarsi sul nome. Quindi esiste un partito che si chiama ML-KKE ed uno che invece si chiama KKE-LM che è uguale, ma per qualche oscura ragione diverso. Ovviamente fra di loro si detestano. La gente stava ancora arrivando, ed invadeva lenta e pacifica tutta l’ampia via Egnatia : l’atmosfera era decisamente quella di una festa, con tanto di famiglie e gente di tutte le età.

Arrivati al campus, in cui venerdì vi ho raccontato che bell’ambiente da comune sessantottina si respirasse, ci prende invece il panico. Pisenlov una ceppa. Commento: triste verificare ancora una volta come il vostro solerte inviato non ci abbia capito una beatissima mazza. Durante la notte devono esser scesi gli ultracorpi ad impossessarsi dei tranquilli freakkettoni di venerdì sera.

Quello a cui mi sono trovato davanti è stata la preparazione scientifica e minuziosa di una guerriglia, e un po’ ci sono rimasto.

All’entrata dell’università c’erano capannelli di gente intenta a frantumare le lastre di marmo e i muretti dell’ ateneo per ricavarne pietre. Suppongo non si trattasse di collezionisti alla ricerca di souvenirs. Erano solo gli ultimi preparativi, di lì a poco i blocchi neri sarebbero usciti, e la maggior parte degli anarchici era già pronta alla allegra sgambata. Lo scenario era il seguente : almeno duemila persone, (150 per la questura, 4000 per gli organizzatori) ognuno col suo bel bastone o la sua bella spranga, con la maschera antigas all’ultimo grido, col cappuccio nero, il casco e i parastinchi. Vi parlo anche di ragazze piuttosto giovani o magari che a vederle avresti pensato di consigliar loro un’alimentazione più appropriata. Mi sono passati accanto con la massima tranquillità immaginabile soggetti che trasportavano vari carrelli della spesa riempiti di spranghe, tubi e mattoni. Temo che non fossero maniaci della raccolta differenziata. Dietro di me uno stava infilando con cura due o tre molotov nello zaino, non si sa mai, magari te ne viene utile una più tardi, non dovessero bastare per la festa. Dalla facoltà di filosofia si alzava già una colonna di fumo.

Io e Dimitra eravamo fra i pochissimi a volto scoperto là dentro e , fra quelli non ancora in maschera, i soli che non si fossero cosparsi il volto e le braccia di Malox in crema, per attenuare l’effetto dei lacrimogeni e delle granate urticanti. Neanche vedere qualche black block con ai piedi le scarpe della Nike mi aveva tranquillizzato. Io almeno indossavo una maglietta nera , Dimitra, furbissima, aveva avuto la bella pensata di mettersene una rossa sgargiante, ed in mezzo a quell’orda nerovestita risaltava come un lampeggiante. L’adrenalina nell’aria si tagliava a fette. Poiché in tutte le scampagnate che si rispettino si intonano allegri canti, anche qui la regola non è venuta meno: dopo rapide consultazioni viene accantonata l’idea di attaccare con "Quel mazzolin di fiori" eseguita a due voci e si opta per un più consono "Sbirri, giudici e ruffiani, pagherete tutti il sangue di Giuliani ". Non ricordo un solo sguardo allegro, solo tanta tensione. D’altronde che cazzo c’hai da essere allegro se stai per affrontare a sassate dei robocop schierati in numero nettamente superiore e super attrezzati alla battaglia ?

Il tempo di salutare la nostra amica Alex ed eravamo già fuori di lì. Il vostro intrepido inviato in zona di guerra si è praticamente cagato sotto ed è fuggito a gambe levate. Paranoicamente ci aspettavamo che qualcuno ci fermasse insospettito chiedendoci "Ehi ma dove sono le vostre spranghe ?". Ero pronto a ribattere che non avevo fatto una buona colazione e in genere non tiro mai molotov a stomaco vuoto, ecco tutto.

Siamo dunque tornati sui nostri passi verso la grande manifestazione che stava per iniziare , quella da 25.000 persone. I dati erano come sempre discordanti : sarebbero stati 50.000 i partecipanti per gli organizzatori , 100.000 solo per il nostro Manifesto di oggi (commovente partigianeria !), 15.000 per la questura, nessuna per 3 telegiornali su 4 del giorno dopo.

Era una moltitudine pacifica, allegra, variopinta, rumorosa, con tutto il corredo di fischietti, striscioni, tamburi ,slogan e le italianissime bandiere della pace , il vero business della manifestazione .A 10 euro l’una ne hanno vendute un fottìo. Conclusione : l’Italia fa sempre trend e la rivoluzione anticapitalista ha comunque i suoi costi.

La manifestazione doveva ancora cominciare verso le 17.00, i vari gruppi che partivano da diversi punti della città dovevano ancora riunirsi a piazza Aristotele quand’ecco che si è sollevata una nube di fumo nero dal fondo di via Egnatia , accompagnata da schianti, fiammate e urla belluine.

Sbagliato , non era la squadra di mangiafuoco del circo Togni : stava arrivando il blocco nero. Erano tantissimi , compatti, armatissimi (gruppo autodifeso si chiama) come le seguenti testimonianze possono confermare , basta che clicchiate qui, qui, e qui. I disordini sono cominciati da subito , il blocco ha scelto come primo bersaglio i giornalisti appollaiati con le telecamere sui tetti dei palazzi. In un attimo le lamiere a protezione delle vetrine sono state divelte con un certosino lavoro di cacciaviti . Viene dato alle fiamme il Mc Donald (un grande classico), vengono devastati poco meno di una trentina di negozi, una banca, un piccolo supermercato, vanno a fuoco alberi, cassonetti e in un caso il fuoco si estende fino al primo piano di un palazzo, vengono ridotte in cenere una ventina di macchine. Più parcheggi liberi al centro, ho subito pensato soddisfatto. Una allegra pioggia di molotov si è presto scatenata verso gli amici poliziotti (vedi? te l’avevo detto che tornavano utili!),oltre ai tradizionali sassi e bastoni . La polizia ha risposto con idranti, pallottole di plastica, e soprattutto con gas lacrimogeni in quantità industriale, come già avvenuto a Porto Carras, non lesinandone alcuni nocivi e proibiti da varie leggi internazionali come si vede qui. Non sono mancate le bombe urticanti, quest’estate di gran moda, e i sempre buoni vecchi manganelli. La reazione della pula non è stata all’inizio violentissima a dire il vero, ma è andata progressivamente crescendo di intensità (in televisione, ovviamente, non passerà quasi nessuna immagine di violenze sui manifestanti, ma si parlerà poi con insistenza di accerchiamenti e vigliacchi pestaggi da parte della Pula avvenuti in seguito, al riparo da sguardi impiccioni). Il blocco nero ha tentato di resistere ma si è sfaldato dopo i primi durissimi e lunghi scontri in via Egnatia che avevano lambito anche il palco allestito dai sindacati, da cui uno speaker si sgolava per invitare la polizia a smettere il fuoco (lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo, certe sane abitudini valgono anche qui). Alcuni ragazzi sono riusciti a tornare dentro l’università, altri si sono mischiati al corteo pacifico che è proseguito senza interruzioni per via Tsimiskì . Altri anarchici sono stati accerchiati e pestati nello spiazzo davanti la chiesa di Agia Sofia e a piazza Aristotele.

Gli altri manifestanti nel frattempo avevano cominciato a sfilare, ma era una marcia inquieta : da via Tsimiskì, ad ogni incrocio, si vedevano scorci della battaglia – alle spalle dei cordoni di pulotti ora onnipresenti – che si svolgevano poche centinaia di metri più su. Parecchi gruppi di manifestanti, anche fra i pacifisti, hanno duramente inveito contro la Polizia che continuava a fermare ragazzi, curiosamente tutti molto giovani e pochissimo incappucciati.

Gli sbirri poi sono usciti fuori in massa accerchiando la città universitaria, dove si trovavano parecchi black block che frattanto avevano iniziato a bersagliarli da dentro il recinto universitario con lanci di pietre e ancora di molotov, povere creature. L’assedio sarebbe durato fino a notte fonda, mentre si susseguivano voci per cui l’asilo sarebbe stato interrotto. Alcuni teorici del complotto mi hanno anche spiegato che la Polizia avrebbe facilitato il ritorno degli anarchici alle facoltà-base sperando che ,una volta dentro, i vandali sfasciassero lo sfasciabile dando così un buon motivo alle forze dell’ordine ( e alla destra che fra gli sbirri anche qui va per la maggiore) per invocare l’interruzione della legge sull’asilo. Fortunatamente così non è stato e si è evitata l’ennesima mattanza. Le voci parlavano anche di un quasi linciaggio interno all’università , da parte di un gruppo di anarchici che credeva di aver beccato un infiltrato, difeso però dai ragazzi di indymedia, ma di questa notizia non si hanno riscontri.

Momenti di indimenticabile simpatia : verso le 21 , tutto già abbondantemente terminato al centro, mi è passata davanti una pattuglia di piedipiatti mentre mi stavo fumando in pace una sigaretta con Dimitra in piazza Aristotele. Io manco me li sono filati. I loro commenti di insulti e scherno verso di noi sono iniziati da lontano. Uno, basso e grassoccio , mentre la pattuglia ci sfiorava mi fa :" Che cazzo c’hai da guardare Macaco?EH!? Che cazzo ti guardi MACACO di merda ?!". Pasolini diceva che i ribelli del 68 erano tutti figli di papà e che i veri proletari erano i poliziotti contro cui guerrigliavano. Sarà, ma a me sono andati sul cazzo più di quanto ce li avessi già bene in punta. Ah, le care forze dell’ordine , stronze ad ogni latitudine, sempre una sicurezza. Poi dice che uno tifa rivolta…

La giornata si conclude con 73 fermi ,di cui una trentina convertiti in arresti che porteranno la domenica seguente a nuove proteste davanti al tribunale e nuove manganellate sui contestatori stavolta del tutto inoffensivi e a volto scoperto. Mi pare giusto, così imparano a non armarsi. I cortei pacifici di sabato sono sfociati in 2 piazze diverse dove si sono tenuti concerti, il tutto in grande tranquillità. Io mi sono fatto un paio di birre (secondo gli organizzatori 4, per la questura solo una 1 cocacola) e poi me ne sono tornato a casa stremato per la giornata passata a camminare o a far finta di scappare da minicariche intimidatorie della polizia.

All’indomani nelle TV greche si sono visti ovviamente solo gli scontri, con pesanti critiche rivolte dai media alla polizia per aver permesso tutto questo macello ed è stata completamente ignorata la manifestazione pacifica, pure molto affollata. Le TV hanno optato per approfondimenti sulle tragedie dei poveri esercenti in lacrime che hanno visto i loro negozi in pieno centro andare in fiamme e a cui il governo ripagherà tutto. Pieno stile retequattro. Il preside della facoltà di filosofia, quartier generale dei black block durante l’occupazione, ha affermato in una intervista televisiva che gli edifici non hanno riportato danni ingenti, e che sarà possibile iniziare a lavorare di nuovo da subito. Io l’ho vista coi miei occhi filosofia : l’hanno un po’ imbrattata, ma era già così brutta che esteticamente ci guadagna parecchio con i graffiti.

Da Salonicco , il vostro solerte inviato in campo di guerriglia urbana, Benty

Links ai fatti di Porto Carras e more pics

http://www.triburibelli.org/sito/modules/xgallery/view_album.php?set_albumName=album19

http://www.lahaine.org/global/tesa_fotos_zonroja.htm

http://de.indymedia.org/2003/06/55390.shtml

http://de.indymedia.org/2003/06/55601.shtml

http://germany.indymedia.org/2003/06/55005.shtml

http://de.indymedia.org/2003/06/55578.shtml

http://de.indymedia.org/2003/06/55532.shtml

Oggi magari ci penserà ancora una volta Emilio Fido a mostrarvi quanto “i comunisti” siano cattivi, con qualche immagine degli scontri di sabato, perché qui a Salonicco è successo davvero un bordello.

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